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La Chiesa dei Santi Luca e Giuliano (Giovanni Quaranta )

La Chiesa dei Santi Luca e Giuliano

Il viaggiatore che attraversa la S.S. 407 -Basentana- o percorre l'Appia antica non può fare a meno di notare gli imponenti ruderi della -Chiesa caduta-, che s'innalzano imponenti verso il cielo nel centro storico, tra viale della Resistenza e via Garibaldi. Si tratta dei resti dell'antica chiesa parrocchiale di S. Luca e Giuliano, costruita a partire dal 1509, dopo che il clero di Grottole aveva ceduto la Chiesa di Santa Maria Maggiore (antica sede della parrocchia cittadina), al duca Onorato III Gaetano Dell'Aquila D'Aragona che, a sua volta, favorì l'insediamento dei Frati Predicatori (comunemente detti Domenicani) in Grottole e la fondazione del convento. La chiesa fu costruita in più fasi, sui resti di due piccole chiesette che, per questo motivo, furono rase al suolo. La facciata fu completata nel 1595 dallo scalpellino Giulio Carrara della Padula, come si può apprendere dalla data e dalla firma incise sul suo frontespizio. Sulla porta maggiore sono collocate cinque statue (attualmente solo 4 perché una è depositata presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Matera) riproducenti l'Eterno Padre ed i quattro Evangelisti. All'interno della chiesa erano presenti ben 9 altari tutti ornati di statue e quadri, la maggior parte di essi è conservata nelle altre chiese cittadine. Nel corso degli anni vari cantieri hanno interessato l'edificio, in particolare sono stati eseguiti lavori di consolidamento ed ampliamento della struttura. Ma già nel XVII secolo la chiesa subì i primi danni a seguito del terribile sisma del 1894, cui seguì, nella seconda metà del '700, il crollo del campanile che precipitò sulla navata centrale. La fragilità della possente struttura, dovuta a errori di progettazione, ai danni subiti dai terremoti o al luogo franoso in cui si trova la chiesa, impose al clero, periodicamente, gravose spese specialmente intorno al 1767. Da quando, dopo la metà del XVIII sec. i sacerdoti abbandonarono il tempio, nella struttura si sono verificati crolli a catena. Persa questa chiesa e soppresso il Convento dei Domenicani in Grottole, nel 1809 il clero tornò nella sede originaria di Maria Maggiore (1809). La struttura, mancando di manutenzione, subì nuovi cedimenti dopo il terremoto del 1980, quando il crollo interessò la parte sinistra della facciata. Quest'evento spinse la Soprintendenza ai Beni architettonici e del Paesaggio a realizzare il I lotto dei lavori di restauro della Chiesa, con il consolidamento di quanto restava dell'antico immobile, oggi ripiombato nell'antico abbandono. Da un documento del 1728, redatto dall'Arciprete Don Carlo Benincasa e dal Sindaco Ruggiero Lamagna, si può ricostruire la struttura del tempio così come si presentava all'epoca del suo maggiore splendore. Si legge così, che la facciata aveva due porte e, dall'interno dell'edificio, era possibile accedere al campanile. Questo era alto circa 52 metri, con due grosse campane ed una più piccola che faceva parte dell'orologio. Il tempio invece era a croce latina, alto poco più di 10 metri, lungo nel punto massimo circa 32 m e largo 20 metri. In corrispondenza dell'altare maggiore era situato il pulpito in legno lavorato, mentre alle spalle dell'altare maggiore si trovava il coro ed un decoroso organo a canne a 9 registri. Inoltre vi erano numerose fosse sepolcrali, e ben 5 fosse gentilizie per la sepoltura delle famiglie più nobili del paese. Le fosse sono state svuotate durante gli ultimi lavori, oltre a qualche altra suppellettile che sopravviveva all'interno. Del fasto che questa chiesa ha rappresentato per trecento anno oggi non resta che un rudere muto e silenzioso, dalle imponenti strutture e dai possenti archi di sostegno dell'antica cupola, ora scomparsa, che rendono solo in parte il passato splendore di questo luogo.

Autore: Giovanni Quaranta

 

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