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IL CASTELLO PICERNO

Si racconta che nell’antichità Picerno avesse un altro nome, Acerrona; lo dimostrano alcune tombe risalenti al II sec. a.C. rinvenute in contrada Serralta, già Campolongo, ma probabilmente si tratta di due insediamenti distinti, di cui Picerno sembra essere quello più esteso a ridosso del torrente Ontrato.


Lungo le suggestive e tortuose strade del paese non manca il castello, i cui resti sono evidenziati dai ruderi di una torre circolare, nella contrada urbana detta “Bassa la terra” o “Toppo S. Leonardo”. Quest’ultimo toponimo deriva dalla presenza di un monastero addossato al castello appartenente, come riporta la tradizione, alla famiglia Pignatelli.

Si racconta che all’interno di questo castello la vita dei baroni fosse alquanto comoda, poiché solo il popolo andava a lavorare portando poi i tributi all’interno della fortezza. Qui la moglie del barone, bellissima donna, subiva le angherie del marito, che portava all’interno ogni sua amante facendo soffrire la giovane innamorata. Il barone non volle sapere di quel dolore ed il cuore della donna si feriva ancora di più.

Un giorno, lungo le strade del villaggio, venne un forestiero proveniente dalla Puglia che vide la donna affacciata al balcone del castello. Appena egli la vide pensò: “E’ bellissima, ed io l’amerò per sempre”. Ed iniziò a cantarle e a scriverle in segreto l’amore infinito. La giovane donna non sapeva chi fosse a mandarle lettere e canzoni e, da illusa, pensò che fosse il marito che intendeva chiederle perdono. Un giorno, infatti, il barone le chiese di offrirsi per una notte d’amore.

Fu una gioia per la donna, che ritornò per pochi attimi felice come un tempo. Il suo sorriso, per un giorno divenne gioioso ed ella stessa iniziò a cantare sulla grande balconata del castello. In quel momento passò lo straniero, che dentro di sé si era arricchito dell’amore più nobile, ma ascoltando la canzone intuì che essa era dedicata allo spregevole barone.

Le cose non furono proprio come la baronessa le aveva pensate. Il barone decise di portarsi ancora le sue amanti nel castello e lei riprese a rattristare.

La trasmissione di memorie vuole che il povero viandante decise di andare via, pieno di dolore, per sempre da quel luogo, mentre la baronessa rimase infelice per sempre. Un’altra tradizione dice che la giovane donna comprese il dolore dello straniero, fuggì dalla tortura del marito ed amò per sempre il viaggiatore.

A voi e ai discendenti di quei Picernesi sta la scelta del finale della storia che più aggrada.

Autore: P. Rescio

 

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