Chiesa Matrice di S. Pietro Apostolo

 

La Chiesa Madre, sotto il titolo di San Pietro Apostolo, risale probabilmente agli inizi del 1600; è a pianta basilicale a sviluppo longitudinale, a navata centrale, con transetto trasversale, arco trionfale e presbiterio ad abside. 
La chiesa nel 1741 subì profonde trasformazioni strutturali: venne modificata la facciata, si aggiunse un frontone di tufi lavorati in cui al centro è dipinta l'effige di San Pietro Apostolo, barbato, a metà figura, che regge nella mano destra la coppia di chiavi, con la sinistra il triregno e sul capo reca la mitra. 
Il lato sinistro fu rinforzato da poderosi contrafforti a scarpata archeggianti, fiancheggiati attualmente dal Corso Vittorio Emanuele. 
Sul lato destro è posta la torre campanaria costituita da due ordini di forma cubica scanditi da cornici, recanti l'orologio e due monofore in cui sono sistemale le campane. 
Il campanile fu incorporato in una navata minore aggiunta, il cui muro longitudinale fu ripartito all'esterno in tre arcate, a cui si addossarono una serie di abitazioni all'interno in cinque cappelle. 
Il portale in pietra, delimitato da lesene, fu ornato da un tralcio di foglie di acanto a rilievo e poggia su riquadri con fiore centrale scolpito; il motivo floreale si ripete anche in alto. Sull'architrave con decorazione a triglifi furono riprodotti a rilievo i simboli di San Pietro, a sinistra le chiavi incrociate, a destra la mitra.
I battenti (realizzati nel 1985) sono in rame sbalzato e formano sei pannelli, quattro superiori e due inferiori, raffiguranti episodi significativi della vita di San Pietro Apostolo. 
All'interno, a destra della bussola della porta principale, si apre una porta che immette al campanile; accanto è posta su un plinto a fusto un'acquasantiera a vasca circolare, modanata all'esterno con decorazione a leggere baccellature incise. 
Sull'architrave della porta maggiore fu sistemato un organo, realizzato da mastro Leonardo Carella del Vallo di Novi nel 1753; la facciata dello strumento è costituita da una cuspide di sette canne di stagno nella campata centrale e una cuspide di nove canne per ciascuna delle due campate laterali. 
L'organo è racchiuso in una bellissima cassa di risonanza, in legno dorato con prospetto a tre aperture, lateralmente concave, al centro convesse, delimitate da paraste. La decorazione è costituita da motivi floreali intagliati che, nelle paraste, sono applicati, e di volute fogliacee sui margini laterali. Alle sommità, al di sopra della trabeazione, nel fastigio, è inclusa uno stemma coronato, l'antica "Arma" di Trivigno: tre pini in campo verde. 
L'organo è coevo alla cantoria, anch'essa in legno dorato, con fascia continua ornata superiormente e inferiormente da un festone a motivi floreali dipinti. Il prospetto è diviso in tre parti: la centrale, bombata, è costituita da tre pannelli su cui sono dipinte le Virtù Teologali: Speranza Fede Carità; le due laterali, concave e lineari, sono divise rispettivamente in due riquadri delimitati da paraste e inquadrate da cornici a volute; sono raffigurate le Virtù Cardinali: Giustizia, Fortezza, Temperanza, Prudenza, così disposte: 
                                                                   FEDE
                                   SPERANZA                               CARITÀ  
                   GIUSTIZIA FORTEZZA              TEMPERANZA PRUDENZA 

I motivi decorativi, la forma slanciata della cassa di risonanza, la raffinatezza dei dipinti e delle decorazioni fogliacee della cantoria, conferiscono all'opera modi stilistici di evidente derivazione rococò e richiamano modelli partenopei . 
Ammirando i dipinti emerge questa profonda e didattica intuizione: come le sette note musicali formano armonie bellissime così le sette virtù, se praticate, possono armonizzare la famiglia, la comunità civile, la società. 
La parete destra della navata maggiore fu affiancata dal muro longitudinale della navata minore, puntellato da due pilastri coevi, per materiali e per funzione architettonica, in quanto controbilanciano il peso del lato opposto della navata maggiore. Su di essi sono poggiate due grandi teche in vetro, su alto basamento in legno, che offrono alla venerazione dei fedeli la prima la statua della Madonna Addolorata, la seconda la statua di San Pietro, sulla quale e riportata la scritta: "ADIUVANT GUARINO 1860". 
La navata aggiunta fu suddivisa in cinque cappelle con volta a crociera; in esse trovano posto attualmente, sulla testata che ha in comune la parete del campanile, la nicchia della Madonna Immacolata, il battistero in marmo policromo, a sinistra del quale è collocata su una colonnina la statua di San Giovanni Battista. 
Nella testata opposta (contro il muro costruito per ricavare dalla quinta cappella la sagrestia), è l'altare del SS. Sacramento, che ha come sfondo un grande quadro raffigurante l'Ultima Cena, opera del pittore locale Vito Luongo; sul lato lungo si trovano la nicchia di San Rocco e quella della Madonna del Rosario. 
Sulla parete sinistra della navata maggiore si apre una piccola porta che immette in Corso Vittorio Emanuele; seguono, ciascuna nella sua nicchia, le statue di San Giuseppe, San Vincenzo Ferreri, Santa Lucia e un pulpito in legno, costituito da una grande mensola di forma pentagonale che regge una cassa a loggia, sormontata da un baldacchino di identica forma ornato da cornici modanate che delimitano pannelli rettangolari con riquadri mistilinei. 
L'ordine architettonico fu delineato da rivestimenti sagomati a stucco ricorrenti per tutta la navata, compreso l'arco trionfale, con richiami anche nelle cappelle e negli archi di destra e sulle nicchie di sinistra. 
In alto, tra il cornicione di abbellimento e il soffitto, alternati ad ampie vetrate, si possono ammirare medaglioni di forma ovale o riquadri con cornici a stucco centinate, riproducenti le effigi di Evangelisti ed Apostoli; sul lato lungo sinistro sono riprodotti San Marco Evangelista, San Giovanni Evangelista, San Giacomo Maggiore, San Filippo Apostolo; sul lato destro San Matteo, San Giacomo minore, San Bartolomeo Apostolo, a destra della cassa dell'organo c'è un ovale in cui è riprodotta l'effige di San Simone Apostolo, a sinistra San Mattia Apostolo. Sull'arco trionfale trovano posto a sinistra San Pietro, a destra San Paolo, al centro in un ovale allungato e circondato da decorazioni a volute (in cui precedentemente c'era una Colomba in un nimbo di luce), è compresa un'iscrizione dipinta di cui restano solo alcune lettere "...ATUS ... NO BIS=A... RO S.S.". 
I dipinti sono alquanto rovinati (uno è del tutto andato perduto), ricoprono pitture di buona fattura, forse della seconda metà del 1700, come dimostrano le figure di angeli, che appena s'intravedono ai tre spigoli della navata, emersi durante i lavori dell'ultima ristrutturazione della chiesa, nel 1987. 
Il transetto ospita l'Altare Maggiore in legno intagliato, scolpito e dipinto; al centro del paliotto è presente un motivo cruciforme, ai lati volute vegetali a rilievo; i cantonali, anch'essi a volute, sostengono postergali a due ordini. 
Le volute e le decorazioni di finto marmo, la forma slanciata conferiscono all'Altare modi stilistici di derivazione rococò, del 1700. Il Ciborio è chiuso da una portella, recante al centro a rilievo, un Calice con Ostia raggiante, delimitata da lesene con decorazioni floreali a rilievo, affiancate da volute e sormontate da un timpano ondulato, con motivo floreale a rilievo. 
A esso fa da sfondo un grandioso "fastigio" in ferro battuto, costituito da una complessa orditura di racemi vegetali e variopinti motivi floreali, a forma di campanula lateralmente ed a rosone all'interno. Questo articolato "ricamo" arricchito da numerosissime candele, si apre a raggiera, recando in alto una corona e incorniciando una nicchia centrale che nelle solenni "Esposizioni" 
ospitava l'Ostensorio. 
Attualmente invece è stato sistemato un Crocifisso; al di sotto di quest'ultimo è visibile, purtroppo solo parzialmente, la scritta: "DIONISUS ROMANO FECIT A. D. 1859 A DONO DEL POPOLO ... e ... IL P...TRONE".
A sinistra dell'Altare Maggiore è situato su una pedana a tre gradini uno scanno ligneo a tre sedili, montati su una spalliera costituita da sei pannelli, i tre inferiori con riquadri modanati orizzontali, i tre superiori con riquadri mistilinei e modanati. 
Il pannello centrale è delimitato da lesene con capitelli intagliati, sormontate lateralmente da triglifi. In alto la trabeazione ha il cornicione aggettante; la base reca la scritta "Procura del 1961, pittore Vignola Emilio". 
A destra si apre la Sagrestia in cui fu collocato, sempre nel 1700, un mobile che occupa la parete destra e quella di fondo. La parte superiore è chiusa da quattordici sportelli con riquadri mistilinei, separati da lesene sovrapposte. In basso altri sportelli, con gli stessi riquadri, si chiudono su ampi cassetti adibiti alla custodia degli arredi e paramenti sacri. 
Nel presbiterio retrostante il transetto era collocato il coro; sulla parete di fondo absidata si apre infine una vetrata policroma che raffigura San Pietro. 

Testi tratti da "Le chiese di Trivigno " di Raffaella Brindisi Setari, 1997
Pubblicazione autorizzata dall'autore

 

 

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