IL TURISMO NEL PARCO
Il Parco Nazionale, industria verde
Dopo ventidue
anni di difficile gestazione, nella più vasta ed interessante area
montuosa della Basilicata, è stato istituito li Parco Nazionale del
Pollino. Un evento atteso con ansia e tante aspettative che, utilizzato
con un pizzico di fantasia, consentirò allo regione di ottenere quella
industria verde in grado di promuovere uno sviluppo economico
equilibrato in una delle sue aree più depresse non suscettibile di
conversioni agricole concorrenziali o di promozione industriale.
Il turismo è la carta migliore da giocare in un Parco efficiente e
l'escursionismo è certamente l'elemento qualificante in grado di
svilupparsi in maniera autonoma li dove la natura protetta può offrire
il più valido degli incentivi.
Un'idea sulla quale, fino ad oggi, sono stati versati fiumi d'inchiostro e
speso in maniera disorganica, una quantità di denaro senza riuscire a
mettere in moto la macchina voluta. Gli stessi pochi e disarticolati
tentativi hanno offerto, in questi ultimi anni, un esempio tonto
sbiadito da non rappresentare un elemento concorrenziale con i centri
montani di tradizione che si trovano nelle regioni appenniniche vicine
alla nostra.
Sappiamo di certo, che essendo giunta al capolinea l'ubriacatura
consumistica delle vacanze di massa, bisogna proporre un turismo montano
che, superando gli attuali vecchi schemi, punti su elementi innovativi
in grado di sollecitare consensi tali da dirottare, lentamente, flussi
sempre maggiori di appassionati, dalle mete tradizionali, alle montagne
del Pollino. Una struttura portante con infrastrutture idonee,
coordinate e correttamente gestite in grado di assicurare un aspetto
accattivante per evitare effetti negativi come "colpi a sorpresa" con
danni al territorio ed all'economia locale.
Se il Pollino, come Parco, avrà prima o poi il suo Ente
tecnico-amministrativo volto alla programmazione e gestione del grande
patrimonio naturale, un'idea da vagliare sarebbe quella di creare
un'Agenzia subalterna, unica per il versante lucano del Parco, in grado
di promuovere, coordinare e gestire, nel rispetto delle linee tracciate
dall'Ente Parco, un piano turistico anche di tipo escursionistico con le
relative infrastrutture.
Pensiamo, per fare un esempio, all'idea del "grandi sentieri" di montagna
sviluppatasi in Francia da oltre un quarto di secolo con la
denominazione di "randonées"; un'idea che lentamente, per il grande
successo avuto, si è estesa, anche in forme diverse, in tutto il mondo
con l'appellativo generico di trekking. Certo è che i "grandi sentieri"
consentono un diretto contatto con la natura e con la civiltà montanara
dei luoghi attraversati, traendo dal loro impianto e gestione gli
elementi utili per lo sviluppo di iniziative economiche, turistiche ed
agricole.
È fuori di ogni dubbio, per le esperienze acquisite in altri Paesi, che
una rete di sentieri attrezzati stimoli la scoperta di una vasta ed
eterogenea gamma di interessi si da divenire struttura portante di una
operazione rispondente a molteplici esigenze fra le quali la pratica di
uno sport sano che contribuisce alla difesa della salute, ma anche a
stimolare la conoscenza del territorio e del mondo rurale, ultimo anello
che fa riscoprire l'uomo protagonista insostituibile della natura madre
di ogni cosa.
Nello sviluppo di un siffatto programma la costruzione di strutture
ricettive di buon livello, individua percorsi idonei sia per i singoli
che per le grosse comitive di escursionisti; un turismo a piedi o a
cavallo nelle stagioni favorevoli, con gli sci in quella invernale,
partendo da punti diversi per evitare concentrazioni umane in grado di
far saltare anche la più efficiente delle organizzazioni e con danni
notevoli per quell'ambiente che rappresenta l'elemento trainante di
questo turismo.
Attualmente, anche se dislocati irrazionalmente rispetto ad una rete di
itinerari escursionistici, che ricalcano i tracciati aperti da
boscaioli, carbonai e mandriani nei tempi andati, vi sono alcuni piccoli
rifugi-albergo che assolvono al compito di cerniera tra i paesi, sedi di
strutture ricettive più ampie e complete e le zone cacuminali interne
della montagna.
Soffermiamoci, per brevità, sull'escursionismo invernale con gli sci
cercando di mettere in luce alcune soluzioni turisticamente valide con
la natura del Parco.
Facciamo un esempio concreto mettendoci nei panni di un'ipotetica Agenzia
che deve programmare infrastrutture e gestire lo sci-escursionistico sul
versante nord-ovest del Pollino: un territorio attraversato dalla strada
di bonifica montana che allaccia due punti distanti della strada
provinciale che collega Francavilla sul Sinni con Rotonda.
Ipotizzando un punto di arrivo motorizzato a Visitone, l'area viene
attrezzata con parcheggio, rifugio-albergo, scuola di sci, posto di
soccorso, ricovero per spazzaneve. ecc... questo il punto di partenza
per lo sciatore escursionista che seguendo l'innevato tracciato della
strada di bonifica raggiunge Piano Ruggio con i due piccoli rifugi De
Gasperi e Colle Ruggio. Sosta per la colazione o sosta con pernottamento
per l'escursionista soddisfatto del percorso e interessato alla
conoscenza dell'intero altopiano o proseguimento verso Pedarreto per la
sosta notturna. Anche in questa località, punto d'arrivo per
l'escursionista che giunge da Piano Ruggio e del traffico motorizzato
proveniente da Rotonda, le stesse infrastrutture di Visitone.
Un percorso comodo, facile, idoneo per l'escursionista cittadino che
lascia, tra l'andata e ritorno dell'itinerario, con due o più soggiorni,
il suo contributo all'economia locale.
Se a queste infrastrutture di base aggiungiamo la pista per la pratica del
fondo e la possibilità dl raggiungere Piano Ruggio dai due vertici di
Visitone e Pedarreto, magari con la slitta trainata dal cavallo per
coloro che non sono in grado di usare gli sci, abbiamo una struttura
turistica di prima qualità con un suo fascino particolare, nel pieno
rispetto dell'ambiente, in grado di catturare anche i soggetti più pigri
delle grandi e piccole città.
Questo esempio può essere moltiplicato per altre località del Parco con
tante varianti per evitare quella concentrazione di turisti che nei
giorni festivi fa saltare ogni tipo di organizzazione.
Nella stagione invernale basta recarsi una sola domenica in quel budello
di percorso per Piano Ruggio creato da uno spazzaneve ed assistere allo
squallore, alle urla ed alle imprecazioni di quei malcapitati che,
giungendo dopo due o tre ore di macchina, restano imbottigliati sulla
strada di bonifica montana dove si può anche morire per impossibilità di
fare giungere tempestivamente un'ambulanza. Mi domando se si siano resi
conto di ciò coloro che con molta leggerezza hanno consentito ad uno
spazzaneve di salire fino a Piano Ruggio, invogliando decine o qualche
centinaio di macchine di sprovveduti cittadini a salire su sempre più in
su senza un minimo di organizzazione e di garanzia.
Non è certo questo il turismo in un Parco che vuole presentarsi come
moderno nella sua identità e con lo slogan "uomo e natura".
Testo di Mario Tommaselli
tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie", 1991
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