Ridente centro a 620 m.s.m. e costruito
su un colle roccioso dal quale si gode uno splendido panorama verso il
Monte Vulture; noto per la produzione vinicola ed olearia deriva il nome
dalla “bianca ripa” su cui sorge o, per altri studiosi, dal vicino centro
scomparso chiamato “Candida Latinorum”.
L’abitato moderno risale al periodo delle
invasioni gotiche, quando gli abitanti di Candida Latinorum, nella valle,
si trasferiscono sul colle. Si è scoperto che il centro attuale è, in
parte, sovrapposto ad un insediamento indigeno frequentato dal VII al IV
sec. a.C. Nella fiumara si trovano le rovine di un acquedotto romano che a
Leonessa, sotto Venosa, aveva un grande serbatoio d’acqua.
È fortificata dai Longobardi e, nel medioevo,
è nota per aver inviato alla liberazione del Santo Sepolcro, al comando di
Boemondo, un folto numero di armati.
Durante la dominazione Normanna, nel XII
secolo, si apprende dalle fonti, che viene affidata a Ruggiero Marescalco;
sotto il dominio Svevo è talmente importante che l’imperatore Federico II
affida a Roberto di Ripacandida un prigioniero lombardo. Per
l’insurrezione ghibellina del 1268 si schiera con gli Angioini; nel 1283
diviene feudo di Goffredo da Tizzanello, nel 1294 appartiene a Filippo
della Leonessa e, nel 1306, è di Sergio di Siginolfo.
Nel 1532 è assegnata ai Caracciolo e, quando
Cario V d’Angiò la toglie a questi ultimi, va ad Onorato Grimaldi, signore
di Monaco; è poi, con il titolo di Duca dei Boccapianola e, quindi, alla
famiglia Mazzacchera dei Duchi di Castelgarramone.
Nel 1528 è saccheggiata dalle armate francesi
del Lautrec e, nel 1861, dà inizio al moto leggittimista che proclama, a
Melfi, il governo provvisorio borbonico. È sede di uno studio di Teologia
e centro di cultura. Ha dato i natali al giurista Andrea Molfese
(1585-1619); al teologo G. B. Rossi (1650-1719) ed al chirurgo Leopoldo
Chiari (1790- 1849).
Chiesa e Convento di San Donato
La chiesa, restaurata dopo il terremoto del
1930 e nel 1954, è ad unica navata con coro quadrato, coperto da una volta
a crociera; nella navata quattro grandi pilastri addossati alle pareti
formano tre campate coperte da volte a crociera a sesto acuto e rialzato.
È illuminata da finestre che si aprono nella metà superiore delle pareti
longitudinali.
Nel 1152 la chiesa appare citata da una Bolla
del Papa Eugenio III; quindi si ritrova nelle “Rationes Decimarum” del
1325, quando viene tolta alla mensa episcopale di Rapolla ed assegnata ad
un chierico; da questa data si può collocare il primitivo insediamento
francescano.
Dall’interessante ciclo di affreschi del XIV
secolo, deturpati da interventi eseguiti nel 1628, si deduce che la chiesa
all’epoca già apparteneva ad un ordine francescano, lo stesso ciclo si
sviluppa su volte, pareti e pilastri delle tre campate; sulle pareti
d’ingresso sono dipinte la “Crocifissione”, la “Resurrezione” e”L’Ultima
Cena”; nella vela della prima campata vi sono episodi della “Passione di
Cristo” con “L’Annunciazione” e la “Visitazione”, mentre, nella parete si
vedono “L’inferno” a destra, e “Cristo in trono con schiere di angeli
sulla città celeste” a sinistra; nelle vele delle campate successive vi
sono episodi della “Genesi”, nella parete della terza campata è dipinto
“San Francesco che distribuisce la regola agli Ordini” e al di sopra si
vede una “Pietà”: nei pilastri sono dipinti i Santi dell’Ordine, tra i
quali San Bernardino e San Luigi di Tolosa, mentre, nei peducci delle vele
sono raffigurate le Sibille e le Virtù.
Negli episodi della Creazione il Padre
Eterno, in una mandorla sorretta dagli angeli, si mostra severo nella
calma del
gesto e nella “fissità arcaicizzante”; nelle
storie di Noè l’artista, utilizzando toni di favola, inserisce scene della
semplice vita quotidiana del tempo.
La semplice facciata della Chiesa dal
frontone triangolare è allineata con quella del convento da un unico
cornicione a costituire una sola ampia superficie; un portale d’ingresso
del XVII sec. con una coppia di finestre ovali, sottolineano la facciata;
il campanile, costruito a fianco del presbiterio, è a tre livelli con due
ordini di monofore a cuspide terminale.
Il Convento che nel 1605 ospita
Padri Francescani Osservanti, subisce profonde modifiche dopo la
soppressione del 1866; attualmente si sviluppa attorno ad un chiostro
quadrangolare con porticato su tre lati, ad arcate su pilastri che
costituiscono l’accesso ai locali del piano terra con i servizi
conventuali, ed alla zona ad uso residenziale, attraverso una scala
all’interno di un locale. Nella chiesa è conservato anche un sontuoso
altare barocco ed un dipinto della “Madonna degli Angeli” di Pasquale
Pietrafesa.