Atella - LUCANIA / BASILICATA - (VISITA LA LUCANIA)

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Atella

           
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ATELLA- 1 - CHIESA MADONNA DELLA NEVE anni 60
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H O M E
ATELLA


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Paesi limitrofi: Calitri - Filiano - Rionero in Vulture - Ripacandida - Ruvo del Monte - San Fele






Atella e la porta di San Michele
un simbolo di storia e tradizione
quando Roberto D'Angiò creò la città
e le diede mura e castello
la porta era una delle due entrate
che oggi è l'unica rimasta
e testimonia il passato glorioso
di Atella e della sua gente


ATELLA

Un interessante centro abitato, a 500 m.s.m., nella valle della fiumara omonima, che deriva il proprio nome da quello di una più antica città osca campana; l'abitato più antico era sulla sponda destra del torrente Levata, vicino o sullo stesso sito dell'antica Vitalba, la quale risulta frequentata con continuità da età paleolitica a tutto il XV secolo, con un esempio di stratigrafia molto rara nella regione. Nel territorio si sono avuti im portanti rinvenimenti archeologici tra i quali il sarcofago con il ritrovamento di Achille a Sciro, del II secolo d.C., scoperto nel 1740 in contrada Ponte del Molino, ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La cittadina attuale è stata costruita agli inizi del XVI secolo per volontà di Roberto I d'Angiò con il fine di contrastare lo spopolamento e l'abbandono di quella zona del Vulture dopo le molte guerre che, a partire dal 1268, sconvolsero il territorio. Venne dotata di possenti mura e di un castello con torri cilindriche; l'accesso era assicurato da due porte delle quali è rimasta quella detta di San Michele, sono rimasti anche tratti delle mura ed una torre cilindrica detta di S. Eligio. Città demaniale per lungo tempo ebbe un rapido sviluppo demografico per il continuo afflusso di abitanti dei centri vicini. Tra il XV e XVI secolo la città vive la fase di maggiore sviluppo; nei pressi di S. Maria di Vitalba è un convento di francescani che, nel XVI secolo, vengono sostituiti dai Carmelitani; dal 1358 al 1652 è presente una comunità di Clarisse; nel 1706 si insedia una seconda comunità francescana di Riformati nel convento di S. Maria degli Angeli; agli inizi del XV secolo si insediò nell'abitato una comunità Benedettina femminile nella chiesa di S. Benedetto. Nel 1496 la prosperosa cittadina è assediata dai francesi di Carlo VIII, occupata e saccheggiata; quindi viene assediata anche dagli spagnoli di Re Ferrante d'Aragona. Nel 1423 la Regina Giovanna la dà come feudo a Giovanni Caracciolo; dopo il 1497 viene infeudata a Filiberto Chalon, principe d'Orange, con 'l'intero stato di Melfi'; nel 1530, scomparso il principe, Atella e San Fele vanno ad Antonio di Leyva, poi ai De Capua, ai Gesualdo, ai Filomarino ed ai Caracciolo di Torella. Dopo la caduta dei Borboni è uno dei maggiori centri legittimisti della Regione.

 

Duomo di Santa Maria ad Nives

Percorrendo il Corso si raggiunge Piazza Gramsci dove si trova il Duomo di stile durazzesco, risalente al XVI secolo. Ha un portale in pietra con lunetta in arco a tutto sesto racchiusa in un superiore arco a sesto leggermente rialzato decorato con elementi a corona di tipo floreale; al di sopra è una finestra oculare con rosone e due nicchie laterali con statue di santi; la facciata, dal paramento in pietra, si conclude in un timpano tronco sottolineato da archetti pensili ed una nicchia centrale con un Crocifisso in bassorilievo. Dell'imponente campanile che affiancava la chiesa, dopo l'evento sismico del 1980, è rimasta la sola parte basamentale per l'altezza del fronte della chiesa. L'interno è a navata unica con cappelle ed abside che viene ristrutturato in varie epoche fino al periodo barocco. Conserva pregevoli sculture in legno del XIV e XV secolo; un importante affresco con 'Cristo in croce' del XIV secolo, staccato dalla chiesa sconsacrata del Crocifisso; un dipinto su tavola, della stessa epoca, con una 'Madonna' ed una statua lignea di San Pietro, del XV secolo, attribuita ad Altobello Persio. Vi sono ancora conservati un coro ligneo intagliato del XVII secolo con altari di pregevole fattura del XVIII secolo.

Proseguendo sul corso si trovano, a sinistra, i resti del castello Angioino dalle torri cilindriche; nella seguente piazza Matteotti il portale medievale della ex chiesa del Crocifisso è stato adattato nell'edificio scolastico; l'attuale palazzo Municipale è la sede dell'antico monastero benedettino; la chiesa di San Giovanni venne completamente distrutta dal sisma del 1980.

 

Monastero di San Benedetto

Si trova in una parallela al Corso, è di origine benedettina, ed ha, sopra il portale, una finestra bifora decorata con tre filari in pietra a zig zag di epoca angioina; la facciata della chiesa annessa al convento ha una bifora con arco ogivale; il nucleo originario del complesso era costituito da un fabbricato con piccolo chiostro quadrangolare del 1400 che, nel 1700, fu ampliato con l'aggiunta di un secondo chiostro più vasto.

Il  convento di San Francesco d'Assisi sembra fondato per fornire assistenza alle religiose del monastero di S5. Chiara del 1358 e viene soppresso con la bolla 'istaurandae' del 1652. Frate Ruggero di Atella, dello stesso convento, diviene vescovo di Siluvri e vicario generale dell'arcivescovo di Trani nel 1466 e viene sepolto nella cattedrale di Andria.

 

Chiesa di Santa Lucia

All'estremità del centro abitato, attraverso una strada verso destra, si raggiunge il Cimitero dove si trova la piccola chiesa medievale, fondata nel 1389, che ha subito profonde ristrutturazioni nell'anno 1694. Nel corso del terremoto del 1851, caduta una parete interna della chiesa, è tornato alla luce un dipinto affrescato, del XV secolo, che rappresenta la 'Madonna Riparatrice' con la Vergine che difende, con il suo manto, papa, re, vescovi, regine e l'umanità in genere dagli strali del padre Eterno.

 

Convento di Santa Maria degli Angeli

Sulla S.S. n. 93, che collega Atella a Rionero in Vulture, si trova il complesso architettonico del monastero; tenuto inizialmente da una comunità di frati Francescani Osservanti fu abbandonato in seguito ai gravi danni subiti per diversi eventi sismici che lo colpirono. Nel 1706 è affidato al Padre Cono da Cancellara e, da una descrizione del  1723, risulta che vi sono trenta stanze abitabili con altri ambienti al primo piano, al piano terreno risulta un refettorio, le cucine ed altre sette stanze. Attorno al chiostro si sviluppa un porticato, coperto da volte a crociera, con loggiato superiore. All'epoca di tale descrizione la chiesa, a navata unica con nicchie ed altari laterali, coperta da volta a tutto sesto, oggi crollata, sembra fosse ancora da costruire.

   

da: A.P.T. Basilicata - Itinerari di Federico II
testo di: Alfredo Borghini