Atella e la porta di San Michele
un simbolo di storia e tradizione
quando Roberto D'Angiò creò la città
e le diede mura e castello
la porta era una delle due entrate
che oggi è l'unica rimasta
e testimonia il passato glorioso
di Atella e della sua gente
ATELLA
Un interessante centro abitato, a 500 m.s.m., nella valle della
fiumara omonima, che deriva il proprio nome da quello di una più antica città osca campana; l'abitato più antico era sulla sponda destra del
torrente Levata, vicino o sullo stesso sito dell'antica Vitalba, la quale
risulta frequentata con continuità da età paleolitica a tutto il XV
secolo, con un esempio di stratigrafia molto rara nella regione. Nel
territorio si sono avuti im portanti rinvenimenti archeologici tra i quali
il sarcofago con il ritrovamento di Achille a Sciro, del II secolo d.C.,
scoperto nel 1740 in contrada Ponte del Molino, ora al Museo Archeologico
Nazionale di Napoli. La cittadina attuale è stata costruita agli inizi del XVI secolo per volontà
di Roberto I d'Angiò con il fine di contrastare lo
spopolamento e l'abbandono di quella zona del Vulture dopo le molte guerre
che, a partire dal 1268, sconvolsero il territorio. Venne dotata di
possenti mura e di un castello con torri cilindriche; l'accesso era
assicurato da due porte delle quali è rimasta quella detta di San
Michele, sono rimasti anche tratti delle mura ed una torre cilindrica
detta di S. Eligio. Città demaniale per lungo tempo ebbe un rapido
sviluppo demografico per il continuo afflusso di abitanti dei centri
vicini. Tra il XV e XVI secolo la città vive la fase di maggiore sviluppo;
nei pressi di S. Maria di Vitalba è un convento di francescani che, nel XVI secolo, vengono sostituiti dai Carmelitani; dal 1358 al 1652
è
presente una comunità di Clarisse; nel 1706 si insedia una seconda comunità francescana di Riformati nel convento di S. Maria degli Angeli;
agli inizi del XV secolo si insediò nell'abitato una comunità Benedettina
femminile nella chiesa di S. Benedetto. Nel 1496 la prosperosa cittadina è
assediata dai francesi di Carlo VIII, occupata e saccheggiata; quindi
viene assediata anche dagli spagnoli di Re Ferrante d'Aragona. Nel 1423 la
Regina Giovanna la dà come feudo a Giovanni Caracciolo; dopo il 1497 viene
infeudata a Filiberto Chalon, principe d'Orange, con 'l'intero stato di
Melfi'; nel 1530, scomparso il principe, Atella e San Fele vanno ad
Antonio di Leyva, poi ai De Capua, ai Gesualdo, ai Filomarino ed ai
Caracciolo di Torella. Dopo la caduta dei Borboni è uno dei maggiori
centri legittimisti della Regione.
Duomo di Santa Maria ad Nives
Percorrendo il Corso si raggiunge Piazza Gramsci dove si trova il Duomo di
stile durazzesco, risalente al XVI secolo. Ha un portale in pietra con
lunetta in arco a tutto sesto racchiusa in un superiore arco a sesto
leggermente rialzato decorato con elementi a corona di tipo floreale; al
di sopra è una finestra oculare con rosone e due nicchie laterali con
statue di santi; la facciata, dal paramento in pietra, si conclude in un
timpano tronco sottolineato da archetti pensili ed una nicchia centrale
con un Crocifisso in bassorilievo. Dell'imponente campanile che affiancava
la chiesa, dopo l'evento sismico del 1980, è rimasta la sola parte basamentale per l'altezza del fronte della chiesa. L'interno
è a navata
unica con cappelle ed abside che viene ristrutturato in varie epoche fino
al periodo barocco. Conserva pregevoli sculture in legno del XIV e XV
secolo; un importante affresco con 'Cristo in croce' del XIV secolo,
staccato dalla chiesa sconsacrata del Crocifisso; un dipinto su tavola,
della stessa epoca, con una 'Madonna' ed una statua lignea di San Pietro,
del XV secolo, attribuita ad Altobello Persio. Vi sono ancora conservati
un coro ligneo intagliato del XVII secolo con altari di pregevole fattura
del XVIII secolo.
Proseguendo sul corso si trovano, a sinistra, i resti del castello
Angioino dalle torri cilindriche; nella seguente piazza Matteotti il
portale medievale della ex chiesa del Crocifisso è stato adattato nell'edificio scolastico; l'attuale palazzo Municipale
è la sede dell'antico monastero benedettino; la chiesa di San Giovanni venne
completamente distrutta dal sisma del 1980.
Monastero di San Benedetto
Si trova in una parallela al Corso, è di origine benedettina, ed ha, sopra
il portale, una finestra bifora decorata con tre filari in pietra a zig
zag di epoca angioina; la facciata della chiesa annessa al convento ha una
bifora con arco ogivale; il nucleo originario del complesso era costituito
da un fabbricato con piccolo chiostro quadrangolare del 1400 che, nel
1700, fu ampliato con l'aggiunta di un secondo chiostro più vasto.
Il convento di San Francesco d'Assisi sembra fondato per fornire
assistenza alle religiose del monastero di S5. Chiara del 1358 e viene
soppresso con la bolla 'istaurandae' del 1652. Frate Ruggero di Atella,
dello stesso convento, diviene vescovo di Siluvri e vicario generale
dell'arcivescovo di Trani nel 1466 e viene sepolto nella cattedrale di
Andria.
Chiesa di Santa Lucia
All'estremità del centro abitato, attraverso una strada verso destra, si
raggiunge il Cimitero dove si trova la piccola chiesa medievale, fondata
nel 1389, che ha subito profonde ristrutturazioni nell'anno 1694. Nel
corso del terremoto del 1851, caduta una parete interna della chiesa, è
tornato alla luce un dipinto affrescato, del XV secolo, che rappresenta la
'Madonna Riparatrice' con la Vergine che difende, con il suo manto, papa,
re, vescovi, regine e l'umanità in genere dagli strali del padre Eterno.
Convento di Santa Maria degli Angeli
Sulla S.S. n. 93, che collega Atella a Rionero in Vulture,
si trova il complesso architettonico del monastero; tenuto inizialmente da
una comunità di frati Francescani Osservanti fu abbandonato in seguito ai
gravi danni subiti per diversi eventi sismici che lo colpirono. Nel 1706 è
affidato al Padre Cono da Cancellara e, da una descrizione del 1723,
risulta che vi sono trenta stanze abitabili con altri ambienti al primo
piano, al piano terreno risulta un refettorio, le cucine ed altre sette
stanze. Attorno al chiostro si sviluppa un porticato, coperto da volte a
crociera, con loggiato superiore. All'epoca di tale descrizione la chiesa,
a navata unica con nicchie ed altari laterali, coperta da volta a tutto
sesto, oggi crollata, sembra fosse ancora da costruire.
da: A.P.T. Basilicata - Itinerari di Federico II
testo di: Alfredo Borghini