STEMMA
"Una torre sopra monti, e sulla torre una colomba marchesale. Monti color
terra. Torre color mattoni, campo cielo"
(michele lacava)
NOME
"Se columbarium, apiarium, formicularium indica luogo che raccoglie e
nutrica colombi, api, formiche, Colubrarium indicherà luogo che
contiene o produce serpi, colubri.
(G. Racioppi)
PROFILO STORICO
"Colobraro, terra in Basilicata, in diocesi di Anglona, e Tursi, distante da
Matera miglia 35 in circa. Vi si respira un’aria sana, perché situata nella
sommità di un monte, ove vedesi il palazzo baronale, che appellano il
Castello. Le abitazioni di questa terra vedonsi ne' due lati di esso monte
da occidente, e mezzogiorno. La prima è tutta scoscesa, e per l’altra vi si
va quasi in un piano. Il di lei territorio confina da occidente con Senise,
e Sant'arcangelo, da settentrione, ed oriente con Tursi, e da mezzogiorno con
Favale e Rotondella, mediante il fiume Sinni. Quella parte addetta alla
semina dà a sufficienza il prodotto, e vi si coltiva pure della bambagia, la
quale fa un capo d’industria per quella popolazione. Vino se ne raccoglie
molto poco, non così poi di olio. Nella parte boscosa vi si trova caccia di
quadrupedi, e dappertutto quella de' pennuti, secondo le loro stagioni.
Tutta la popolazione presente è di 1770 individui, per la massima parte
addetti all’agricoltura, ed alla pastorizia. Non vi mancano de'
commercianti, e nella fine di luglio avanti al convento de' minori
osservanti vi si tiene una piccola fiera di varie merci, ed animali, e vi
sono due monti frumentari, non saprei di qual sollievo a' poveri di quella
popolazione. La tassa de' fuochi nel 1532 fu di 345, nel 1545 di 245, nel
1561 di 470, nel 1595 di 583, nel 1648 di 400, e del 1669 di 168.
Nel 1463 questa terra si possedea da Roberto Sanseverino principe di
Salerno, al quale il Re Ferrante confermò sulla medesima, e in tutto il suo
stato il mero, e misto impero usque ad mortem. Nel 1497 la medesima terra fu
donata a Berardino Poderico maggiordomo dell’illustre duca di Calabria,
avendola perduta Antonello Sanseverino per fellonia, ma l’acquistò di nuovo
Roberto Sanseverino suo figlio nel 1507 in virtù della capitolazione di
pace, nota agli eruditi, dandosi al Poderico in iscambio la baronia delle
Serre. Nel 1556 per ribellione del principe di Salerno fu venduta a Fabrizio
Pignatelli, col patto "de retrovendendo", e nel 1558 fu venduta per ducati
25.000 ad Eleonora Comite. Passò alla famiglia Caraffa, e nel 1617 Girolama
Caraffa vendè "libere" la detta terra a Carlo Caraffa suo zio per ducati
40.000, e nello stesso anno vi ottenne esso Carlo il titolo di Principe. Nel
1619 a' 2 ottobre la rifiutò alla detta D. Girolama, col titolo di
Principato, e col patto di pagare i ducati 40.000 a Dianora Cicinelli madre
della medesima per ragione delle sue doti. Nel 1669 era tuttavia della casa
Caraffa, in oggi però si possiede dalla famiglia Donnaperna, senza titolo di
Principato". (lorenzo
giustiniani-1797)
"...E’ menzionato nel Catalogo dei Baroni, ed anche per lo innanzi. Fu uno
dei tanti feudi che nel Lagonegrese possedevano i Sanseverini Principi di
Salerno, che ne ebbero financo il mero e misto imperio, come in tutto il
resto del loro stato. Passava poi ai Poderico, ai Pignatelli, ai Comiti ed
a Carafa, che ne ottennero il titolo di Principe a 12 Agosto 1617; ed allo
scadere della feudalità, senza titolo, ai Donnaperna, ai quali però nel 1851
venne con Regio rescritto concesso quello di Marchese.
Circoscr. Civ. ed Eccl. – Comune al presente di 1161 abitanti
appartiene al Mandamento di Rotondella, Circondario di Lagonegro, Diocesi di
Anglona e Tursi. Ha una Parrocchia con una chiesa filiale diretta da un
Arciprete–curato; una confraternità e due piccoli Monti frumentari, or opere
pie riunite per la beneficenza, prestiti e risparmi. Avea pure un convento
di Minori Osservanti con 5 padri e 3 laici.
Uomini Illustri – Fu patria del medico e giurista Luca Tripani, e dei
Lo monaco Giuseppe e Vincenzo". (giuseppe
gattini-1910)
SITUAZIONE ATTUALE
"A partire all'incirca dal 1700, data che coincide con l'abbandono del
castello Carafa (ultimo erede della famiglia fu Michele Enrico Carafa
principe di Colobraro, compositore di fama internazionale, la cui opera più
conosciuta è "Masaniello") ha inizio lo sviluppo dell'economia del popolo di
Colobraro. Le iniziative furono prevalentemente di tipo artigianale e
agricolo-zootecnico. Queste ultime ebbero grande rilevanza negli anni e
terminarono con I' occupazione delle terre demaniali, fenomeno dettato da
uno stato di necessità e bisogno. Quindi la situazione socio-economica di
Colobraro fu per alcuni secoli, fino ai nostri giorni,
prevalentemente di tipo agricolo-zootecnico (produzione di cereali, agrumi,
carni, ecc..), in grado di soddisfare il fabbisogno della manodopera
locale e dei paesi limitrofi. A causa delle scarse opere di civilizzazione
rurale (acqua potabile, strade rurali, ecc.), le aperture delle frontiere
determinarono un abbandono quasi totale delle campagne con un massiccio
fenomeno di spopolamento dimezzando così le attività prevalenti, le
tradizioni, la cultura. Ai nostri giorni emerge forte la volontà di privati
cittadini ed Amministratori locali di valorizzare queste attività. Per
raggiungere tali obiettivi ci affidiamo a due aspetti prioritari: 1)
Considerare l'arca industriale al servizio di Imprenditori locali e
nazionali; 2) Valorizzare i monumenti, il centro storico, le tradizioni,
l'immaginario, la cultura di questo paese (oggetto di studio da parte del
meridionalista E. De Martino), per entrare nel circuito dei percorsi
culturali e naturalistici che da Matera virano sulle spiagge ioniche e da
queste ai boschi dei Pollino e quindi al Tirreno (Maratea)".
(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo Falasca,
Presidente I.R.S.A.B. <Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata>
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