Colobraro - LUCANIA / BASILICATA - (VISITA LA LUCANIA)

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Colobraro

           
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COLOBRARO - 1 - PIAZZA ELENA cartolina anni 60
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COLOBRARO - 1 - EDIFICIO SCOLASTICO anni 50-60
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COLOBRARO - 2 - PIAZZA ELENA anni 70
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COLOBRARO - 1 - SALUTI DA anni 50
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COLOBRARO - 1 - COSTUME anni 2000
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COLOBRARO - 1 - PIAZZA ELENA anni 50
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H O M E
COLOBRARO


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Paesi limitrofi: Noepoli - Rotondella - Sant'Arcangelo - Senise - Tursi - Valsinni







Colobraro è un paese che si trova nella Basilicata
Sulle pendici del Monte Calvario domina la valle
È un centro agricolo ricco di storia e di fascino
Ma anche famoso per le sue leggende e i suoi mali

Colobraro è il paese che non si deve nominare
Perché porta sfortuna a chi lo fa
È il luogo delle streghe e dei sortilegi oscuri
Dove la notte si sentono strani rumori e lamenti

Colobraro è anche il paese della speranza
Dove la gente resiste con fede e coraggio
È il luogo della cultura e della tradizione
Dove si celebra ogni anno il festival del mistero

Colobraro è un paese da scoprire e da amare
Perché ha molto da offrire a chi lo sa apprezzare
È il luogo dove il sogno e la realtà si incontrano
E dove la magia non è solo una favola


COLOBRARO

STEMMA

"Una torre sopra monti, e sulla torre una colomba marchesale. Monti color terra. Torre color mattoni, campo cielo" (michele lacava)

 

NOME

"Se columbarium, apiarium, formicularium indica luogo che raccoglie e nutrica colombi, api, formiche, Colubrarium indicherà luogo che contiene o produce serpi, colubri. (G. Racioppi)

 

PROFILO STORICO

"Colobraro, terra in Basilicata, in diocesi di Anglona, e Tursi, distante da Matera miglia 35 in circa. Vi si respira un’aria sana, perché situata nella sommità di un monte, ove vedesi il palazzo baronale, che appellano il Castello. Le abitazioni di questa terra vedonsi ne' due lati di esso monte da occidente, e mezzogiorno. La prima è tutta scoscesa, e per l’altra vi si va quasi in un piano. Il di lei territorio confina da occidente con Senise, e Sant'arcangelo, da settentrione, ed oriente con Tursi, e da mezzogiorno con Favale e Rotondella, mediante il fiume Sinni. Quella parte addetta alla semina dà a sufficienza il prodotto, e vi si coltiva pure della bambagia, la quale fa un capo d’industria per quella popolazione. Vino se ne raccoglie molto poco, non così poi di olio. Nella parte boscosa vi si trova caccia di quadrupedi, e dappertutto quella de' pennuti, secondo le loro stagioni. Tutta la popolazione presente è di 1770 individui, per la massima parte addetti all’agricoltura, ed alla pastorizia. Non vi mancano de' commercianti, e nella fine di luglio avanti al convento de' minori osservanti vi si tiene una piccola fiera di varie merci, ed animali, e vi sono due monti frumentari, non saprei di qual sollievo a' poveri di quella popolazione. La tassa de' fuochi nel 1532 fu di 345, nel 1545 di 245, nel 1561 di 470, nel 1595 di 583, nel 1648 di 400, e del 1669 di 168.

Nel 1463 questa terra si possedea da Roberto Sanseverino principe di Salerno, al quale il Re Ferrante confermò sulla medesima, e in tutto il suo stato il mero, e misto impero usque ad mortem. Nel 1497 la medesima terra fu donata a Berardino Poderico maggiordomo dell’illustre duca di Calabria, avendola perduta Antonello Sanseverino per fellonia, ma l’acquistò di nuovo Roberto Sanseverino suo figlio nel 1507 in virtù della capitolazione di pace, nota agli eruditi, dandosi al Poderico in iscambio la baronia delle Serre. Nel 1556 per ribellione del principe di Salerno fu venduta a Fabrizio Pignatelli, col patto "de retrovendendo", e nel 1558 fu venduta per ducati 25.000 ad Eleonora Comite. Passò alla famiglia Caraffa, e nel 1617 Girolama Caraffa vendè "libere" la detta terra a Carlo Caraffa suo zio per ducati 40.000, e nello stesso anno vi ottenne esso Carlo il titolo di Principe. Nel 1619 a' 2 ottobre la rifiutò alla detta D. Girolama, col titolo di Principato, e col patto di pagare i ducati 40.000 a Dianora Cicinelli madre della medesima per ragione delle sue doti. Nel 1669 era tuttavia della casa Caraffa, in oggi però si possiede dalla famiglia Donnaperna, senza titolo di Principato". (lorenzo giustiniani-1797)

 

 "...E’ menzionato nel Catalogo dei Baroni, ed anche per lo innanzi. Fu uno dei tanti feudi che nel Lagonegrese possedevano i Sanseverini Principi di Salerno, che ne ebbero financo il mero e misto imperio, come in tutto il resto del loro stato.  Passava poi ai Poderico, ai Pignatelli, ai Comiti ed a Carafa, che ne ottennero il titolo di Principe a 12 Agosto 1617; ed allo scadere della feudalità, senza titolo, ai Donnaperna, ai quali però nel 1851 venne con Regio rescritto concesso quello di Marchese. 

Circoscr. Civ. ed Eccl. – Comune al presente di 1161 abitanti appartiene al Mandamento di Rotondella, Circondario di Lagonegro, Diocesi di Anglona e Tursi.  Ha una Parrocchia con una chiesa filiale diretta da un Arciprete–curato; una confraternità e due piccoli Monti frumentari, or opere pie riunite per la beneficenza, prestiti e risparmi. Avea pure un convento di Minori Osservanti con 5 padri e 3 laici.

Uomini Illustri – Fu patria del medico e giurista Luca Tripani, e dei Lo monaco Giuseppe e Vincenzo". (giuseppe gattini-1910)

 

 

SITUAZIONE ATTUALE

"A partire all'incirca dal 1700, data che coincide con l'abbandono del castello Carafa (ultimo erede della famiglia fu Michele Enrico Carafa principe di Colobraro, compositore di fama internazionale, la cui opera più conosciuta è "Masaniello") ha inizio lo sviluppo dell'economia del popolo di Colobraro. Le iniziative furono prevalentemente di tipo artigianale e agricolo-zootecnico. Queste ultime ebbero grande rilevanza negli anni e terminarono con I' occupazione delle terre demaniali, fenomeno dettato da uno stato di necessità e bisogno. Quindi la situazione socio-economica di Colobraro fu per alcuni secoli, fino ai nostri giorni, prevalentemente di tipo agricolo-zootecnico (produzione di cereali, agrumi, carni, ecc..), in grado di soddisfare il fabbisogno della manodopera locale e dei paesi limitrofi. A causa delle scarse opere di civilizzazione rurale (acqua potabile, strade rurali, ecc.), le aperture delle frontiere determinarono un abbandono quasi totale delle campagne con un massiccio fenomeno di spopolamento dimezzando così le attività prevalenti, le tradizioni, la cultura. Ai nostri giorni emerge forte la volontà di privati cittadini ed Amministratori locali di valorizzare queste attività. Per raggiungere tali obiettivi ci affidiamo a due aspetti prioritari: 1) Considerare l'arca industriale al servizio di Imprenditori locali e nazionali; 2) Valorizzare i monumenti, il centro storico, le tradizioni, l'immaginario, la cultura di questo paese (oggetto di studio da parte del meridionalista E. De Martino), per entrare nel circuito dei percorsi culturali e naturalistici che da Matera virano sulle spiagge ioniche e da queste ai boschi dei Pollino e quindi al Tirreno (Maratea)".

 

 

(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo Falasca, Presidente I.R.S.A.B. <Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata> sede: 85050 Grumento Nova (Potenza), via Maiorino 117/bis. Copyright riservato.  E-mail: [email protected]