Episcopia - LUCANIA / BASILICATA - (VISITA LA LUCANIA)

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Episcopia

           
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EPISCOPIA


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Paesi limitrofi: Carbone - Chiaromonte - Fardella - Latronico - San Severino Lucano







EPISCOPIA

 

STEMMA

"Fiume Sinni, un monte, una torre e quattro croci greche. Fiume acqua verde cerulea, monte color roccia, torre mattoni, croci nere, campo cielo" (michele lacava)

 

NOME

"Dal greco "episcopì" che è traduzione, parmi, letterale dell'italico Vedetta o Guardia. Molte carte greche esistono di questo paese nel Syllabus sopracitato, onde è dato arguire al grecismo relativamente recente di una parte della popolazione di esso. (Giacomo Racioppi)

 

PROFILO STORICO

"Episcopia, terra in Basilicata compresa nella diocesi di Anglona, e Tursi, distante da Matera miglia 50.  Vedesi edificata tra gli Appennini, ove respirasi aria non insalubre, e propriamente sotto al monte della Teana, in una pianura, ad occidente della quale passa il fiume Sinni, su di cui vedesi un antico ponte assai mal tenuto. Il suo territorio da oriente confina colla suddetta terra di Teana, da occidente con Policastro, da settentrione con Castelsaraceno, e da mezzogiorno con Chiaromonte.

Le produzioni consistono in grano, granone, legumi, vino, ed olio, ma non molto avanzano il bisogno della sua popolazione, che ascende in oggi a circa 1550 individui. Oltre dell'agricoltura, vi si esercita benanche la pastorizia, non mancandovi de' buoni pascoli per gli animali vaccini, o pecorini. Nè luoghi macchiosi evvi della caccia, e nel detto fiume vi si fa della pesca.

Un tempo facea più numero di cittadini, di quello che fa al presente. Nel 1532 la tassa fu di fuochi 143, nel 1545 di 178, nel 1581 di 205, nel 1595 di 247, nel 1648 di 230, e nel 1669 di 67. La peste del 1656 fu fatale per quella popolazione, e nel 1737 appena fu di fuochi 52.

Poco distante dall'abitato eravi un monistero di Colonetani, il quale soppresso nel 1750, vi è rimasta la sola chiesa intitolata S. Maria del Piano servita da un romito, ed in ogni anno vi si fa una fiera di varie merci, ed animali, nella sua festività ch'è alli due di luglio.

Non senza meraviglia vedesi una gran pietra al disotto di questa terra, che si sostiene su di tre punti. Alcuni pretendono, che dalla medesima presa avesse la denominazione facendola derivare dal greco, che altro non vuol dire Gran Sasso.  Questo sasso da' paesani è detta la Pietra di Ciamparelli. 

La possedè la famiglia Sanseverino de' Principi di Bisognano, e sappiamo, che il Re Federico tra i feudi, che confermò a Berardino Sanseverino, vi fu appunto la detta, e poi Ferdinando della Porta la comprò dal detto Berardino Sanseverino, e finalmente la famiglia della Porta la vendè pochi anni sono a quella di Brancalassi della città di Tursi, ritenendosi però l'antico titolo di Marchesato. (lorenzo giustiniani-1797)

 

"...un tempo fe' parte del Contado di Chiaromonte, e quindi si possedè dal Sanseverino di Bisignano, da cui fu venduto alla famiglia della Porta, la quale ne ebbe il titolo di Marchese, che ritenne anche quando la rivendette alla Casa Brancalasso di Tursi.

Circoscr. Civ. ed Eccl. Ora appartiene al Circondario di Lagonegro, Mandamento di Latronico, e Diocesi d'Angiona e Tursi; ha Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Nicola, ed una popolazione di 1610 abitanti sotto la cura di un Arciprete-curato. Avea in passto un convento di Minori Osservanti abolito alla prima soppressione, e più anticamente anche un monistero di Colitani, soppresso alla metà del secolo XVII, di cui sol rimane la chiesa intitolata S. Maria del Piano.

Uomini Illustri Vi ebbe i natali il giureconsulto, poi Conte, Diodato Targiani"." (giuseppe gattini-1910).

 


SITUAZIONE ATTUALE

"Piccolo ma incantevole pese immerso in una natura ancora intatta, ai margini del Parco Nazionale del Pollini, finora ha conservato le caratteristiche di paese che da sempre ha basato la propria economia sull'edilizia privata e sull'agricoltura che, però non hanno mai soddisfatto le esigenze soprattutto dei giovani che continuano ad emigrare verso il Nord in cerca di sistemazione stabile. Oggi va affiorando, grazie al fatto che Episcopia è inserita nel Parco Nazionale del Pollino, una nuova cultura economica non basata più sull'essere dipendenti di un sistema statico ma sull'imprenditoria giovanile rivolta sempre più verso l'agriturismo e verso quelle forme di autogestione di allevamenti vari e di colture di nuovi prodotti agricoli (fragole, Kiwi, ecc.). Grazie anche all'interessamento dell'Amministrazione comunale si sta cercando di realizzare una cooperativa socio-assistenziale atta a gestire una casa di assistenza per anziani bisognosi non soltanto di Episcopia. Un'altra forma di lavoro, che si spera possa partire al più presto, è quella che nasce dall'esigenza di promuovere interventi finalizzati alla tutela e valorizzazione dei beni di interesse storico ed ambientale di cui Episcpia è ricca".

 

 

(Ricerche storiche, monumentali ed antropologiche di Vincenzo Falasca, Presidente I.R.S.A.B. <Istituto Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata> sede: 85050 Grumento Nova (Potenza), via Maiorino 117/bis. Copyright riservato.  E-mail: [email protected]

 

 

 

Repertorio artistico-turistico

- Castello con torrioni cilindrici, edificato nel sec. XI e poi ampliato, con affreschi del XVI secolo. Sull'ingresso del grande portale, vi sono tracce di affreschi raffiguranti stemmi nobiliari. In cima alla gradinata che porta al portone, si distinguono ancora i supporti del ponte levatoio.

- Chiesa di Santa Maria, fondata intorno al 900 da San Saba. Oggi presenta pregevoli affreschi del sec. XVI, fra cui il Diluvio Universale (ignoto l'autore).

- Convento di Sant'Antonio (X secolo) con campanile rivestito a mosaico e, nell'interno, una navata in stile barocco.

- Chiesa parrocchiale di San Nicola (XVII-XVIII secolo), conserva: un dipinto su tela raffigurante l'Annunciazione del sec. XVI, una tavola raffigurante la Madonna con il Bambino (Madonna Nera), forse del XVI sec., riproduzione da un'icona bizantina, tracce di affreschi del sec. XVII.

- Nei dintorni: in un vasto bosco è sita la Cappella rurale di Santa Maria del Piano con rilevanti frammenti di affreschi.

- Resti della Cappella gentilizia dei Frabasile.

- Chiesetta dell'Addolorata, già Cappella gentilizia dei Guerriero.

- Chiesa di S. Rocco, già cappella gentilizia dei De Salvo, del sec. XVIII.

- Palazzo Frabasile, sec. XIX. Particolarmente bello il portale scolpito in pietra del sec. XVIII-XIX, opera di scalpellini locali.

- Palazzo Cocchiaro-Frabasile, sec. XV.

- Palazzo Guerriero con soffitti originali in legno.

- Palazzo De Salvo.

- Palazzo Verderosa.