Gorgoglione
Situata sotto un costone roccioso, lungo il
torrente Vallone, una grotta carsica chiamata “Grotta dei Briganti”, che lo
storico Lacava ritiene essere stata abitazione dell’uomo primitivo,
rappresenta sicuramente la più antica pagina della storia di Gorgoglione.
Povero di riferimenti, se ne rinvengono tracce in alcune “Bolle Pontificie”
del 1060 e del 1123 all’interno delle quali si fa riferimento alla
costituzione della Comunità Parrocchiale in sede di riorganizzazione della
Diocesi di Tricarico operata da Godana 3°, Primate di Lucania nel 1065.
La Comunità Parrocchiale risultava allora costituita da numerose chiese
rupestri quali S. Maria di Pergamo, S. Maria di Cugno dell’Acino, S.
Reparata, S. Antonio Abbate, S. Canio (tutte corrispondenti ad attuali
contrade) e dalla chiesa Madre S. Maria Assunta. Di esse risultano presenti
sul territorio il solo Santuario di S. Maria di Pergamo e la chiesa Madre S.
Maria Assunta.I nomi di alcune contrade “Tempa dei Greci”, Sanguineta, vari
termini dialettali di chiara estrazione etimologica greca, il ritrovamento
di preziosi reperti archeologici, vasi apuli a figure rosse, conservati al
museo Ridola di Matera farebbero risalire le sue origini molto più in là nel
tempo, intorno al IV sec. A. c. ma molta della storia del paese rimane
avvolta nell’oblio del tempo.
Alcuni ritengono che il nome Gorgoglione deriva dall’antico latino
“gurguglio – gurguglionis” che significa “insetto del grano”, probabilmente
deriva dalla forma sinuosa del paese rassomigliante alla sinuosità
dell’insetto, altri, più suggestivamente, ma meno verosimilmente dal
“gorgoglio” delle acque del torrente “Vallone” che lambisce l’abitato.
Compreso nella Contea di Montescaglioso, nel 1160 apparteneva a ad un certo
patrizio che aveva sposato la vedova del normanna Alberto di Gorgoglione. In
seguito appartenne a Roberto di Gorgoglione padrone di Acquaviva di Puglia.
Verso il XIV secolo, il feudo normanno fu affidato alla famiglia dei “Della
Marra” di Spinoso, poi venduto agli Spinelli e infine, al termine
dell’epoca, feudale fu ceduto al Marchese di Fuscaldo.
Nel 1545 contava 224 fuochi, poi, a seguito della pestilenza, nel 1669 ne
contò solo 77, così come si legge nella relazione “Gaudioso” redatta per
conto del re di Napoli nel 1762.
Era sede di un castello la cui ultima torre è stata demolita negli anni “60,
come si evince dall’antico stemma, che è in azzurro con un albero naturale,
una torre e due leoni controcampati in oro.