Nei pressi dell'attuale centro, agli
inizi dell'età del bronzo, su Murgia Sant'Angelo, esisteva un
insediamento di pastori transumanti, appartenenti allo stesso ceppo di
quelli stanziatisi sulla Civita di Paterno.
Quando i Lucani si riversarono dal
Sannio, la località di S. Nicola fu interessata dal popolamento di
questi nuovi arrivati.
In epoca romana, in località del Vetere
e nella conca di Arsieni, si ebbero alcuni sparsi insediamenti, come è
dimostrato dal rinvenimento di resti di villae e manufatti
edilizi.
Con il progressivo decadimento della
colonia romana di Grumento e con l'invasione dei Longobardi, sulla cima
ove si scorge il Castello, venne eretta una torre di vedetta, estremo
avamposto del Principato longobardo di Salerno.
Distrutta Grumentum dai Saraceni, una
parte dei profughi grumentini fondò un casale nei pressi dell'antica
torre.
Intorno al 1050 il piccolo centro fu
occupato dai Normanni che ampliarono la roccaforte e costruirono solide
mura di cinta. Il primo Feudatario documentato fu tale Nicolaus de
Moliterno sotto Federico II (1239) che gli affidò la custodia di
prigionieri lombardi. Nel 1269 fu donato da Carlo I D'Angiò ad Oddone di Brayda, Generale della sua cavalleria. Saccheggiato più volte da bande
di Almugaveri, al servizio degli Aragonesi, Moliterno si spopolò tanto
che all'epoca contava meno abitanti di Sarconi.
Il dominio dei Brayda durò sino al 1477,
anno in cui venne comperata dai Sanseverino di Salerno per 5.000 ducati.
Passato in regio dominio a seguito della congiura dei Baroni,
venne restituito nel 1496 ad Alfonso Sanseverino che lo riperdette nel
1504, con assegnazione della rendita ai fratelli Candora ed indi a
Giovanni Claver. Nel 1524 il Feudo passò ai Carafa di Stigliano per
39.000 ducati. L'ultimo dei Carafa, Nicola, nel 1682, vendette il Feudo
a Giovan Battista Spinelli, Duca di Caivano, che dopo tre anni lo
rivendette, per lo stesso prezzo, a Fabrizio Pignatelli, Principe di
Marsiconuovo.
L'ultimo discendente di questa famiglia,
Girolamo Pignatelli, fu esponente di spicco nella Capitale, durante il
1799, della Rivoluzione Napoletana e a causa di ciò si vide confiscati,
nello stesso anno, i Feudi di Moliterno, S. Chirico e Sarconi.
In epoca risorgimentale si segnalarono
il prete Francesco Petrocelli, detto
Cancherazzo,
capo della Loggia massonica "L'Aurora
Lucana", il nipote Ferdinando Petruccelli Della Gattina (1815-1890),
patriota, storico e giornalista e Tiberio Petruccelli, grande spirito
liberale.
Dopo l'Unità d'Italia, anche Moliterno
fu teatro di azioni brigantesche che videro protagonisti Armando
Francesco (capobanda), De Biase Vincenzo (alias Zocaro) e
Valinoti Vito (alias Di Marco).
Tra il 1880 e il 1900 pagò un grosso
tributo all'emigrazione, come ebbe a sottolineare il Sindaco Valinoti-Latorraca allo stesso Zanardelli venuto in visita a Moliterno
agli inizi del secolo.
Itinerario nel centro antico
L'itinerario consigliato ha il suo punto
di partenza in piazza Trinità dove si eleva la Chiesa della S.S.
Trinità. Sorta nel XVI sec. sotto il nome di Chiesa dell'Addolorata,
riporta una lapide, affissa sull'arco della porta principale, e al suo
interno una statua settecentesca della Madonna del Carmine.
Alla fine della discesa di via Amendola,
prima di giungere in piazza Plebiscito, a destra della cosiddetta
Curva ra' zuccarara, si scorge la Chiesetta di S. Biagio, risalente
al 1700.
Da Piazza Plebiscito, prendendo via
Tempone e salita Chiesa Madre, dopo una lunga scalinata, si giunge alla
Chiesa Madre dell'Assunta. E' questa una struttura di grandi
dimensioni, degli inizi del XVII sec., sorta su una chiesetta
trecentesca. Affiancano la facciata terminata nel 1885, due campanili
incompiuti. Opera di Ignazio De Jullis, allievo del Vanvitelli, ha un
interno a tre navate con cupola del 1754. In controfacciata grande tela
di scuola napoletana del XVII sec. raffigurante l'Ultima cena. Vi
si conservano altresì un dipinto su tavola, S. Pietro, opera di
Simone da Firenze, una croce in argento del 1611. Interessanti sono: il
Battistero del '600 e il Sarcofago del moliternese Mons. Di Maria.
Continuando per via Lovito si possono
ammirare numerosi palazzi e portali; tra questi meritano attenzione
Palazzo Bianculli e Palazzo Lovito.
Via Lovito termina davanti alla maestosa
struttura del Castello. Risalente all'VIII-IX sec., è stato nelle
varie epoche oggetto di molte ristrutturazioni. Lasciando il Castello,
il nostro itinerario prosegue per via del Rosario, dove è possibile
scorgere la Cappella di S. Pietro, sorta nel XIII sec.
Al suo interno il sarcofago del Vescovo
moliternese Ascanio Parisi,
Poco più avanti sorge la Chiesa del
Rosario del 1510, con l'adiacente Convento Domenicano. L'interno, a
tre navate, ha volte dipinte nei primi decenni del XVIII sec. Al 2°
altare della navata sinistra, riccamente intagliato, è collocato un
dipinto di S. Domenico.
Il convento domenicano, di proprietà
privata, risale al XVII sec. e conserva al suo interno un suggestivo
chiostro, con archi a tutto sesto e pozzo centrale.
Della Chiesa di S. Rocco,
costruita poco distante, è nota solo l'epoca di costruzione, il 1700.
Percorrendo via Umberto I si è di nuovo
in piazza Plebiscito.
Proseguendo per via Roma, a sinistra si
può ammirare il grande Palazzo Racioppi, costruito nel XVIII
sec., in corso di ristrutturazione.
Da Piazza Pino una breve
scalinata ci porta in piazza Vittorio Emanuele, dove si erge il
Palazzo Valinoti, del XVIII sec., anch'esso in corso di
ristrutturazione e futura sede della Biblioteca Municipale.
Di fronte,
nella stessa piazza, è sito il Palazzo Giliberti, attuale sede
municipale. Costruito come convento francescano nel XVI sec. ed
appartenuto successivamente alla omonima famiglia nobiliare di Saponara,
conserva un notevole portale in pietra con stemma, e il suo interno è
ricco di affreschi e decorazioni varie.
A sinistra della struttura, è posta la
Chiesa di Santa Croce del 1613, ricca di pregevoli altari lignei,
tele e sculture barocche. Sull'altare maggiore si segnala la presenza di
una tela del Pietrafesa, raffigurante la Deposizione di Gesù dalla
Croce.
Fuori dal centro storico, quasi immersa
nel verde
è
la Chiesa di S. Francesco, situata nell'omonima località Sorta nel XVI sec. è stata ricostruita dopo il terremoto del
1857.
In
contrada Muraglie vi è la trecentesca chiesa di S. Maria del Vetere, con affreschi del 1500 e del 1600 della scuola manieristica
napoletana.