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NOVA SIRI è distinto in due agglomerati: il
“Centro” situato su di una collina in posizione panoramica, che testimonia
l’origine antica del paese e la “Marina” distante circa dieci km,
concentrata nella fertile pianura in una zona ricca di attività produttive
in fase di evoluzione. Il nome più antico che abbia avuto NOVA SIRI è BOLETO
dal greco “Boletos” che significa “decisione presa”. In seguito il nome
cambiò in CASTRUM BOLETUM, quando sul territorio si stanziarono alcune
legioni romane, che eressero su una roccia (“armo”) in posizione strategica
e inaccessibile un accampamento militare. Dopo si chiamò VELETA e
successivamente BELITA. Con l’occupazione borbonica mutò il nome in BOLLITA,
derivato o dal latino “Boletus” che significa “fungo” o dal “bollore sorgivo
delle acque sulfuree” che sgorgano ai piedi del paese. Per altri studiosi,
come lo storico Racioppi, il significato deriva da “terreno incolto” o
“brughiera”. Con Regio Decreto del 6 marzo 1872 di Vittorio Emanuele II, il
nome BOLLITA, venne sostituito con l’attuale NOVA SIRI su richiesta del
consiglio comunale per ricordare le sue origini come territorio appartenuto,
ai tempi della Magna Grecia, alla regione Siritide di cui Siri fu l’antica
capitale. Il territorio fu dominio dei normanni a cui successe la dinastia
sveva che fu soppiantata da quella angioina. In seguito il centro fu donato
dal principe Carlo d’Angiò al suo parente ed assistente Giovanni Monfort e
nel 1319 si ha notizia che appartenne a Filippo di Sangineto. BOLLITA nel
1408 divenne baronia di Pietro Acciapaccia e nel 1447 fu dominio di Filippo
Sanseverino a cui successe Agostino Montenegro. Nel 1505 fu feudo di Pedro
Sandoval de Castro a cui successe, nel 1520, ancora minorenne, il figlio
Diego che ebbe come tutrice Caterina Saracina fino al 1534. Diego Sandoval
de Castro è noto per aver indirizzato numerose lettere e versi alla poetessa
Isabella Morra figlia di Gian Michele Morra feudatario di Favale (l’attuale
Valsinni) con la quale sembra aver avuto anche una relazione sentimentale
motivo che portò all’uccisione della poetessa da parte dei fratelli. BOLLITA
dopo essere stata a lungo sotto il dominio dei de Castro, passò al barone
Francesco Antonio Asprella di Montalbano a cui successe la figlia Lavinia
che nel 1596 vendette il feudo ad Alessandro Raimondi di Savona. Dopo i
Raimondi, la terra di BOLLITA passò a Pietro Reviglione ed infine nel 1717
ad Alfonso Crivelli a cui successe il figlio Francesco fino all’abolizione
della feudalità. Dopo l’Unità d’Italia, il paese fu sconvolto dalle bande
dei briganti che terrorizzavano la popolazione e rimase quasi deserto
durante la I Guerra Mondiale; vi erano infatti solo donne, bambini e vecchi
che a stento riuscivano ad occuparsi dei lavori agricoli. Un’altra piaga fu
l’epidemia della “spagnola”, malattia infettiva, che provocò numerose
vittime. Nel centro storico si può ammirare il Castello, situato nel punto
più alto del paese; si tratta più che di un castello di un palazzone a
pianta quasi triangolare, con un atrio a cui si accede attraverso un portale
sormontato da feritoie, attualmente è adibito ad abitazioni private. Tipici
sono i vicoli del rione “porticella” caratterizzati dalle “lamie” archi
intrecciati con volta a crociera. Interessante è la chiesa madre dedicata a
Santa Maria Assunta, costruita con le pie elargizioni dei fedeli, in gran
parte proprietari terrieri. Ha una facciata in stile barocco con campanile
rifatto nel 1866 in seguito al crollo avvenuto durante il terremoto del
1857. Nell’interno a tre navate con altare maggiore in marmi policromi sono
conservati un coro ligneo del 1753 opera di falegnami lagonegresi, alcuni
dipinti tra cui quelli della Madonna del Rosario del 1788 e dell’Assunta, le
statue settecentesche della Madonna del Carmine, di San Giuseppe e Sant’Antonio.
Nelle vicinanze della chiesa madre è situata anche la cappella
dell’Annunziata, che chiusa per alcuni anni è stata riaperta recentemente.
La Madonna dell’Annunziata è detta anche “ Madonna degli Infermi” da quando
nell’estate del 1837 la Madonna intercedette con un suo miracolo per fermare
il colera che infuriava nel paese. A circa un km dal centro sorge la
Cappella della Sulla, meta ogni anno di numerosi fedeli. In contrada Sant’Alessio
si trovano due vasche di origine romana in cui l’acqua che sgorga è in
continua ebollizione a causa della sua natura sulfurea. In prossimità del
lungomare si trova la Torre Bollita, costruita per volere del vice re di
Napoli Pietro di Toledo nel 1520, detta anche torre “cavallara” in quanto
ospitava le guardie regie a cavallo che, all’avvistamento delle navi dei
pirati turchi, correvano ad avvisare i contadini nelle campagne. Esistenti
sono ancora i ruderi della Villa Imperiale del “Cigno dei Vagni”, la più
antica costruzione edificata sul territorio. A MARINA di NOVA SIRI
interessanti sono: la chiesa di Sant’Antonio da Padova costruita nel 1953,
la piccola cappella privata situata in prossimità dello scalo ferroviario e
la cappella privata della Madonna della “Taverna” situata in una azienda
agricola nel cui interno è conservata la statua della Madonna in cartapesta
del XVII sec.. MARINA di NOVA SIRI è un centro balneare in fase di
evoluzione dotato di spiagge larghe e sabbiose con un mare limpido; il
lungomare è costeggiato da pinete attrezzate per il ristoro e di un lungo
viale percorribile a piedi e in bicicletta. NOVA SIRI circondato da boschi
attrezzati di aree ricreative, nel periodo estivo diventa anche meta di
turisti amanti del verde. NOVA SIRI è noto anche per essere stato paese
d’origine di Luigi Settembrino, letterato e patriota, di cui è ancora
esistente il suo palazzo. Sul territorio, particolarmente fertile, sono
molto diffuse le attività agricole, in particolare frutteti, uliveti ed
ortaggi.
da: A.P.T. Basilicata
da Visitare:
Centro Storico ( la Porticella ) / Chiesa Madre / Cappella della Madonna
della Sulla / Palazzo Settembrini / Vasche di Sant'Alessio / Villa Imperiale
/ Lungomare
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