Fu costituito nel 1973 staccando la frazione di Paterno dal comune di
Marsico Nuovo.
Posizione geografica
Posto a mt. 634 s.l.m., in posizione pianeggiante, è
delimitato a nord-ovest dai rilievi montuosi di Serra Longa e Serra
Mare.
Il territorio, di Kmq 39.25, è
attraversato dal fiume Agri e confina a nord con Marsico Nuovo, a
nord-est con Marsicovetere e a sud con Tramutola.
Etimologia del nome
Secondo
alcuni deriva da "Paternicum" che significa "Terra dei padri”.
Il Racioppi contesta questa etimologia e fa derivare il nome Paterno da
Patria, da cui, nel basso Latino, si ebbe
patriensis>patrense>paternese. Per altri deriverebbe dal Console
romano Paterno. Una spiegazione glottologicamente più convincente lo fa
derivare dalla forma verbale del Lat. Patere, “Essere aperto,
aprirsi” + il suffisso –ernum. Quest’ultimo è proprio di luoghi ove si
svolge una qualche attività, come Salerno (ove si lavora il sale),
Picerno (ove si lavora la pece), Moliterno (ove si munge il latte), ecc.
Quindi Paterno sarebbe “luogo ove si lavora all’aperto” e ciò, forse,
con allusione all’antico sito della Civita.
Dati
demografici
Il
più antico (ISTAT 1861): ab. 3.629
Cenni storici
Nella fase di transizione dall’età della
pietra lavorata (Eneolitico) a quella del bronzo, sull’altura della
Civita, tra il XIV e l’XI sec., abitarono pastori transumanti
appartenenti alla cosiddetta cultura appenninica. Appartenenti
allo stesso ceppo etnico degli abitatori di Murgia S. Angelo di
Moliterno, attraverso le valli fluviali interne, operarono una serie di
scambi con il Vallo di Diano e con la costa ionica. Ne sono
testimonianza i rinvenimenti ceramici che associano agli elementi
decorativi del Puntinato quelli spiraliformi della cultura greca.
In epoca romana numerosi insediamenti a
carattere sparso sorsero nella sottostante pianura e videro la presenza
di alcune ville patrizie. Di una di esse sono stati ritrovati i resti in
località Aggia. L’abbondanza delle acque favorì il concentrarsi della
popolazione soprattutto nel rione "Tempa", dove successivamente
venne costruita la Chiesa Matrice.
Le orde saracene che, sul declinare del
primo millennio, distrussero Grumentum, costrinsero anche gli abitanti
di Paterno ad aggregarsi a quelli di Marsiconuovo e Marsicovetere.
Con l’invasione dei Normanni Paterno
risorse come centro autonomo ma annessa alla giurisdizione di
Marsiconuovo, di cui ha condiviso le sorti sino all’età moderna. Nel
corso del XIX secolo, Paterno fu soggetta a vari eventi calamitosi:
epidemia di colera (1837); frana provocata dallo straripamento dei laghi
Mandrano e Mandranello (1840); frana di "Pietra Maura" (1843); grande
sisma (1857).
Durante il
brigantaggio post-unitario numerosi suoi cittadini si diedero alla
macchia, organizzandosi anche in bande. Ne ricordiamo solo alcuni dai
soprannomi pittoreschi: Aliano Federico (capobanda), Parisi Giuseppe
(capobanda, alias Peppullo), Bove Francesco (alias Zucaro),
D’Agrosa Raffaele (alias Petenchino), Marsicovetere Michele
(alias Naca-Naca), ecc.
Con la
prima grande emigrazione (1880-1900) il centro si spopolò di circa 1.500
unità.
Frazione di Marsiconuovo sino al 4
Maggio del 1973, data in cui ottenne l’autonomia amministrativa con L.
R. n° 8.
Itinerario nel centro antico
All'ingresso del paese, imboccando
Salita Tempa la Chiesa e percorrendo via Giardini, si impone alla
vista la collinetta del rione Raia dove sorge la Chiesa di San Rocco,
ristrutturata negli anni '80.
Percorrendo a ritroso via Giardini,
attraverso una serie di stradine e vicoli, si giunge alla Chiesa Madre,
dedicata a San Giovanni Evangelista ed elevata a parrocchia, verso la
fine del 1700, dal Vescovo di Marsiconuovo Bernardo Maria La Torre.
Danneggiata dal sisma del 1980 e riaperta al culto in occasione del
Natale 1992, è sicuramente l'emergenza di maggior interesse del paese.
Ripercorrendo via Tempa, fino al
successivo incrocio, troviamo Palazzo Arco della Volpe,
risalennte agli inizi del XIX secolo, con una caratteristica struttura
ad arco attraverso cui, un tempo, passava la strada che conduceva al
rione Chiusulelle.
Proseguendo per via Acquareggente
giungiamo alla Chiesa del Sacro Cuore , con una piccola grotta di
roccia in cui è collocata una statuetta in pietra raffigurante la
Madonna.
Lasciando alle spalle il paese si giunge
in località Pecci Piazzolla dove è possibile ammirare la
Chiesa di San Bartolomeo e il Palazzo Rautis, con una
distensiva e rasserenante passeggiata nel verde.
La chiesa, cappella privata dei Rautis,
risale al XIX secolo ed è in uno stato di grave abbandono. Il palazzo,
costruito nel 1859 come casino di campagna ha una struttura davvero
imponente, con due torrette laterali e robuste mura in pietra.
Poco più oltre è stata edificata negli anni 1975-80 la nuova chiesa di
San Bartolomeo.
La Madonna del Terremoto (o Madonna del
Carmine)
Alle ore 21.12’.56” del 16 dicembre
1857 uno spaventoso terremoto colpì la popolazione della Basilicata e
delle Regioni confinanti, seminando morte e terrore. Per la Val d’Agri,
fu una vera e propria catastrofe.
Gli abitanti di Paterno il giorno
successivo, decisero di portare in processione la statua della Madonna
del Carmine per le strade del paese. La leggenda narra che non appena
la processione giunse nei pressi dell’attuale rione Pantano, la Madonna,
di fronte alle case distrutte e ai carri pieni di cadaveri, girò il
volto e i suoi occhi versarono sangue.
L’evento miracoloso viene ricordato
ogni anno il 17 Dicembre.
Escursioni consigliate:
Sorgente “Sorgitora”
(mt. 980 s.l.m.)
(Strada comunale
-
km 6.00)
Da via Acquareggente, proseguendo per
via Pioniello, dopo un percorso stretto e tortuoso, risalendo le pendici
de “Il Monte”, si giunge alla “Sorgitora”.
Sul rilievo
montuoso, costituito da rocce calcaree affioranti, esistono fenomeni di
carsismo (inghiottitoi).
(Ricerche storiche, monumentali ed
antropologiche di Vincenzo Falasca, Presidente I.R.S.A.B.
< Istituto
Ricerche Storiche Archeologiche Basilicata > sede: 85050 Grumento Nova
(Potenza), via Maiorino 117/bis.
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