SENISE
- CENNI STORICI
Incerte, numerose e spesso
affidate a leggende sono le notizie sull’origine di Senise. Una di
queste, vuole l’attuale abitato sviluppato, nei primi secoli del II
millennio, intorno al Convento di San Francesco (ex Castello sul colle
San Biagio che si prestava meglio ai criteri di difesa dell’epoca) nei
cui pressi, assistiti dai frati, si sarebbero trasferiti i sopravvissuti
alla peste del vecchio abitato, composto da circa 10.000 abitanti. Tale
abitato era ubicato nell’attuale Contrada Visciglio, in destra
Serrapotamo ed alla confluenza di questi nel fiume Sinni, ove alcuni
suppongono che vi fosse l’antica città greca “Siris”. Di certo la sua
fondazione risale al Primo Impero come dimostrano i resti di una villa
romana emersi, durante alcuni lavori di scavo in località San Filippo.
Inoltre, nel 1916, in contrada Salsa, sono state scoperte tombe
contenenti Oro d’età Barbarica conservate presso il Museo Archeologico
Nazionale di Napoli. Noti come “Ori di Senise” dimostrano la presenza
Longobarda, mentre successivamente la città fu invasa da Goti, Ostrogoti
e Saraceni. Senise fu anche sede Vescovile e luogo di culto e di
monasteri di Filippini, Cappuccini, Francescani e Domenicani. Del primo
non rimane che il nome alla Contrada; ancora intatto nella struttura
originaria e nel chiostro è il Convento dei Cappuccini; aperta al culto
è la Chiesa di San Francesco; esistono testimonianze storiche
d’esistenza dell’Ordine dei Domenicani. Da segnalare, inoltre, che nel
1860, trecento volontari senisesi al comando di Aquilante Persiani, si
unirono a Garibaldi nei pressi di Lagonegro, dando il proprio contributo
di valore e di sangue alla unificazione dell’Italia nelle battaglie
svoltesi in terra campana. Diverse le interpretazioni sull’origine del
nome. Alcuni storici sostengono che il nome, derivando da Sentia (poi
Sensia, Senisia) significasse “luogo di spine”; altri dal fiume Siris,
detto anche Sinis. Risale al periodo Normanno l’attuale fondazione del
centro abitato. Fu allora costruito un primitivo Castello, dipendente
dalla contea di Chiaromonte, parte di un complesso sistema difensivo.
Dopo l’edificazione, alla fine del XIII sec., del Convento di San
Francesco ed il trasferimento del Castello in posizione più elevata, il
tessuto urbano occupò l’intera collina formando un triangolo, definito a
valle dal torrente Serrapontamo ed ai lati da due profondi valloni, vere
e proprie difese naturali. All’interno del triangolo, successivamente
chiuso da cinta muraria, dominato dal Castello, dal Convento e dalle
Chiese le abitazioni sorgeranno assecondando la morfologia del suolo.
Dalla metà del 1500 alla fine del 1800 l’impianto urbanistico di Senise
rimarrà pressoché inalterato con una crescita dovuta essenzialmente da
sestituzioni edili o da accorpamenti di più edifici. A partire dal XVIII
sec. si realizzarono i pa1izzi Nobilizari - Signorili della borghesia
agraria e per tutto il XIX sec, e parte del XX l’immagine urbana
risulterà caratterizzata da un consistente numero di edifici signorili
contornati da un’edilizia minore. Anche nel territorio agricolo, accanto
ad un certo numero di masserie, si ritrova un’edilizia povera costituita
da edifici ad un piano realizzati con blocchi d’argilla e paglia
(ciùciul’) e con copertura a “n’cannizzata” (ordito di canne) a sostegno
delle “chianch” (coppi di. argilla cotti nelle fornaci). Oggi la Città
vanta una delle Zone Industriali tra le più sviluppate della Basilicata,
ed e conosciuta in tutto il mondo per il “Peperone di Senise” da qualche
anno con il Marchio IGP.
DA VISITARE
Tra le costruzioni monumentali sono da visitare:
- Chiesa di San Francesco (1207),
aperta al culto, conserva importanti testimonianze storico-culturali
quali: il Portale gotico, un pregevole polittico di Simone da Firenze,
datato 1523, un coro ligneo, attribuito ad artigiani del luogo e
pertanto unico, un Crocifisso ligneo, un pulpito ligneo, tele, affreschi
e statue databili fra il XIII e XIV secolo.
- Campanile della Chiesa Madre,
crollato circa un secolo fa in seguito ad eventi atmosferici
particolarmente devastanti, fu ricostruito in tutta la sua bellezza da
muratori senisesi;
- Chiesa dei Cappuccini, posta a poca
distanza dal centro abitato, rappresenta allo stato attuale un
interessante esempio della tipologia edilizia dell’Ordine dei
Cappuccini;
- Municipio, chiostro della chiesa di San
Francesco nei cui corridoi, a piano terra, è raffigurata in
affreschi in notevole stato di degrado, tutta la vita di San Francesco
d’Assisi. Nello stesso corridoio è presente un affresco di forma
triangolare raffigurante la Resurrezione ed un altro affresco,
raffigurante una inusuale Vergine Desnuda di Fra Simone da Sinisio;
- Torre Capalbo, anno 1600 in via Cavour;
- Palazzo Barletta, anno 1700 in via Chiesa;
- Palazzo Marcone, anno 1400 in Corso
Umberto;
- Palazzo Donnaperna, anno 1200 in L.go
Donnaperna;
- Palazzo Fortunato, anno 1400 in via
Rinaldi.
A pochi chilometri dal centro abitato, sulla S.S. 653 Sinnica direzione
Policoro, negli anni ‘70 è stata costruita la
diga di “Monte Cotugno”, la più grande d’Europa in terra
battuta, con una superficie d’invaso di oltre 20 kmq. ed una capacità di
560 milioni di metri cubi d’acqua, utilizzata per uso potabile e per
l’irrigazione di vaste aree lucane e pugliesi. Al variare del suo
livello corrisponde una diversificazione del paesaggio: da un ambiente
ricco di vegetazione, meta di colonie di uccelli migratori e sede di
attività sportive tra le quali il canottaggio (gare a livello
nazionale), si passa repentinamente ad uno quasi desertico. Non lontano
dal paese, in località Missosero, vi è una sorgente, detta “La Salsa”,
con acqua salata utilizzata anticamente per la panificazione. A poca
distanza, sulla direttrice Jonica, si trova l’antica città greca di
Lagaria (risalente al primo insediamento Greco del V sec. a.C.). Sugli
stessi luoghi, pare si svolse una cruenta battaglia nell’800 d.C., fra
l’esercito di Chiaromonte (Lucani), di cui facevano parte oltre trecento
Senisesi ed i Saraceni che si concluse con la sconfitta e la conseguente
cacciata di questi ultimi dalla zona.
ECONOMIA -
GASTRONOMIA - MANIFESTAZIONI
Centro prevalentemente agricolo, con prevalenza nella frutticoltura ed
orticoltura. Recentemente sono sorte attività manifatturiere e di
ricerca, affermate anche in territorio internazionale. In particolare
per la produzione del fungo cardoncello “PLEUROTUS ERINGIJ” e di altre
specie micologiche pregiate. Famosa è la coltivazione in modo
organizzato e moderno del Peperone che ha ottenuto dalla CEE nel 1996 il
marchio I. G. P. (Indicazione Geografica Protetta). Il peperone dolce è
fondamentale per la tradizione culinaria della regione Basilicata.
Attrazione turistica è anche la buona tavola, accanto all'artigianato
collegato all’economia contadina (lavorazione di salici, paglia e
attrezzi in legno ed in metallo). Piatti tipici sono: finocchi e
fagioli, lagane e porri, licurda (un piatto di cipolle fresche),
peperoni crushk, piluiata (erba selvatica aromatica medicinale), fagioli
con lo zift, rappasciola (tipico per la festa di S. Lucia), zinn’ con
fagioli. Tra i dolci le zeppole, crispe, pastiere e fichi secchi
ripieni. Importante è la produzione di formaggio pecorino, nonché di
salsiccia e di vini locali di robusta gradazione. Altre moderne
iniziative si sono insediate nell’area industriale dove sono presenti
attività nel campo della chimica, nella produzione di pneumatici e di
macchine operatrici per l’edilizia. Avanzato il moderno artigianato per
la lavorazione del legno, dell’alluminio, del ferro, del marmo e della
pietra. Feste: San Rocco (Patrono) - 14/15/16 agosto; Madonna di
Viggiano -20 domenica di settembre; Santa Lucia con processione
religiosa - 13 dicembre; San Giuseppe
- 19 marzo; Sant’Antonio - 13 giugno. Fiere:10 maggio - dei lavoratori; 10
settembre - di San Marco; 12 dicembre - di Santa Lucia. Mercato - il
primo e il terzo venerdì del mese. Sagre: del peperone agosto. Balli
Popolari: Si perpetua la tradizione di balli popolari durante la festa
del Patrono: danze con “ciri” al suono di organetti.
testo di: Terracina
Francesco