Tursi è situata sul
pendio di un burrone di uno di quegli Appennini che quasi terminano la
Lucania. E', come posizione geografica, strategicamente ben posizionata, in
quanto sorge tra due fiumi importanti che attraversano la Lucania, il Sinni
e l'Agri, è propriamente verso il "Vallone della Conca d'Oro", così definita
in quanto è stata una delle prime località d'Italia per la coltivazione
delle arance. L'origine di Tursi è avvolta fra le caligini dei secoli
passati, mancando le iscrizioni, le medaglie, le monete che, al dire di C. Cantù sono infallibili attestati della certezza dei fatti.
L'opinione più comune è che Tursi abbia avuto origine da un castello
costruito dai goti verso il quarto o il quinto secolo e che prese il nome di
terra del Turcio, forse dal suo fondatore chiamato Turcico; si disse poi
Tursico e, infine Tursi (Racioppi, Storia dei popoli della Lucania, vol. I,
pag. 473).
Le ultime invasioni barbariche concorsero all'ingrandimento della novella
fortezza che diventò paese talmente fortificato da rendersi l'asilo degli
abitanti dei paesi vicini resi impotenti a difendersi; e così mentre
all'inizio del secolo XIII, cioè nel 1297, le guerre civili facevano strage
tra i popoli del Regno di Napoli, fino a distruggere interi paesi e città
Tursi stava sicura e formava la sicurezza dei popoli circonvicini. Da ciò si
rileva agevolmente la causa dell'incremento di Tursi che da un castello, nel
giro di pochi secoli, giunse ad essere una popolosa città. Concorse anche,
negli ultimi secoli, al suo ingrandimento la distruzione di Anglona i cui
miseri cittadini trovarono in Tursi asilo sicuro. Da documenti autentici si
rileva essere stato Tursi, anticamente, il paese più popolato della Lucania;
nel 1416 contava circa undicimila abitanti, ridotti a seimila nel 1728 e
attualmente si mantiene sempre su quest'ultima cifra, secondo ultimi
censimenti. In essa ebbero i natali Monsignor Asprella Vescovo di Musa,
Mons. Casano Vescovo d'Anglona nel 1439, il Reggente della Cancelleria di
Napoli Don Francesco Andrea Andreassi, Giulio Antonio Brancalasso: autore di
un opera in lingua spagnola intitolata "Labirinto di corte",
Francesco Brancalasso, dell'Ordine dei Minimi di San Francesco da Paola:
autore anchesso di un poema "Betulia Liberata" pubblicato nel 1652,
il celebre pittore Oliva, il poeta dialettale Albino Pierro ed altri.
Come ci si arriva:
A Tursi si giunge attraverso la statale jonica 106 che da Taranto porta a
Reggio Calabria fino a Policoro: di qui, virando all'interno, si percorre la
strada ricavata tra i bacini del Sinni e dell'Agri: il paesaggio che si
presenta è tra i più tipici e desolati della Basilicata, ma anche tra quelli
più maggiormente suggestivi: la zona dei calanchi, terreni sciolti e ricchi
d'argilla, sui quali si misurò con grande efficacia la vena pittorica di
Carlo Levi e quella poetica di Albino Pierro.
da "Anglona e Tursi" di Salvatore Di Gregorio
La RABATANA di Tursi è un antico rione circondato da burroni
e da storia dove i Goti edificarono un castello e gli Arabi lasciarono una
memoria.
Qui si respira il fascino del passato tra le case di pietra e le chiese dove
Albino Pierro cantò le sue ‘Jaramme’ e Santa Maria d’Anglona si erge.