Venosa, terra di storia e di poesia,
dove nacque il grande Orazio,
che cantò il carpe diem e la vita felice,
tra le bellezze della natura e dell'arte.
Venosa, culla di cultura e di tradizione,
dove si conservano le tracce del passato,
dal parco archeologico alla chiesa dell'abbazia,
dal castello aragonese al museo nazionale.
Venosa, orgoglio della Basilicata,
dove si respira un'aria antica e gentile,
tra i vicoli del borgo e le piazze animate,
dove si assapora il gusto del vino e dell'olio.
Venosa, sogno di chi ama la letteratura,
dove si può seguire le orme di Orazio,
che ci ha lasciato versi immortali e profondi,
che ci invitano a godere del presente e a essere saggi.
VENOSA
La città, adagiata su un pianoro a circa 400 metri sul livello del mare,
alle cui falde scorrono il torrente Rendina ed il Lampeggiano o Fiumara di
Venosa (forse il “pauper aquae Daunus” di Orazio) si trova ai confini con la
Puglia. E’ certamente la città più antica della Basilicata come testimoniano
numerose armi e suppellettili preistoriche rinvenute nei dintorni e
conservati nel “Museo Lapidarium”.
Si vuole addirittura fondata da popolazioni provenienti dalla Tracia,
condotte da Diomede, dopo la guerra di Troia. “Venusia” era certamente città
popolosa quando, nel 291 a.C., venne conquistata dal console romano Lucio
Postumio. La maggior parte degli abitanti furono passati a fu di spada e
rimpiazzati con la colonia romana.
Nella guerra contro Cartagine il console Terenzio Varrone, sconfitto da
Annibale a Canne nel 538, si rifugiò con 700 cavalli a Venosa ma in
pochi giorni riuscì a raccogliere un corpo di 4 mila uomini. Il console
Claudio Marcello dimorò a Venosa e fu sconfitto da Annibale presso Banzi e
ucciso. I suoi resti furono sepolti a Venosa.
Sempre da Venosa il console Nerone, con un esercito di 40.000 uomini, a
marcie forzate, raggiunse le rive del Metauro ove sconfisse Asdrubale,
fratello di Annibale. L’antica “Venusia” continuò ad essere importante anche
perché posta sulla via Appia, tappa obbligata nel viaggio da Roma a
Brindisi. Pare che lo stesso Cicerone avesse qui una sua villa. A Venosa
nacque, nel 65 a.C., da un esattore, Quinto Orazio Flacco, il più grande
poeta della latinità. Le opere del grande poeta abbondano di allusioni alle
vicinanze della sua città natale (la “fons Bandusiae”, le selve del monte
“Vulture” ecc.).
Nell’851 fu conquistata e quasi distrutta dai Saraceni.
Ruggero il Normanno, nel 1133, la conquistò devastandola.
Carlo I d’Angiò vi costruì il primo ospedale conosciuto per i soldati
invalidi. Successivamente Venosa fu feudo dei Sanseverino, degli Orsini, dei
del Balzo che, nel 1470, vi fecero innalzare il maestoso castello. Infine il
feudo pervenne ai Gesualdo. Oggi la città si è enormemente sviluppata,
specie nella zona alta, con moderni edifici.
Repertorio artistico-turistico
Abbazia della SS. Trinità, uno dei monumenti più interessanti
dell’Italia Meridionale, con connesso un monastero che conserva la cupola
bizantineggiante, finestre bifore e trifore. Nell’interno dell’antica chiesa
affreschi di varie epoche e nell’interno della chiesa sveva, incompiuta,
colonne corinzie e ricca esposizione di reperti archeologici.
Insula Horatii, tepidarium, a forma circolare, della presunta
casa di Orazio. — Resti dell’anfiteatro romano,
di epoca imperiale, avanzi di terme romane con bei mosaici e di un
battistero paleo-cristiano.
Ruderi della tomba di Marcello, console romano detto la Spada
di Roma.
Lapidarium Venusinum con vasto materiale scultoreo ed
epigrafico.
Catacombe ebraiche e paleocristiane del III-IV secolo dopo
Cristo.
Ex collezione Briscese con armi e suppellettili paletnologiche
e paleontologiche ed interessante raccolta numismatica antica.
Castello aragonese del 1470, costruito da Pirro del Balzo, su
modello del marchio angioino di Napoli, con armonioso loggiato del primo
rinascimento.
Cattedrale di Sant’Andrea del quattrocento di stile tardo
gotico con portale del 1512 del maestro Cola di Conga. Nell’interno
affreschi a soggetti biblici, una tela del Maratta ed una cappella con
stupendo arco d’ingresso foggiato con arte squisita nel 1520. La cattedrale
è fiancheggiata da un maestoso campanile del 1589.
Chiesa di San Biagio con una facciata che rappresenta un vero
piccolo gioiello di ispirazione classica ed una Pietà in pietra del secolo
XV.
Chiesa del Purgatorio o di San Filippo Neri con un polittico
del 600, raffigurante la creazione del mondo, di autore ignoto, tele di
Carlo Maratta del secolo XVIII.
Chiesa di San Martino con una rara tavola bizantina,
raffiguranti la Madonna, del secolo XIII.
Pinacoteca Comunale.
Nei dintorni: insediamento paleolitico di Loreto.
da: "Guida Basilicata"
di P. Tucciariello
pubblicazione autorizzata