Situato nel cuore della Basilicata, sullo sperone roccioso dei Monte Siri (1
067 m.), a 28 Km da Potenza, lungo la SS. 92, Anzi è un centro abitato sin
dall'Età dei Ferro nel cuore di quel territorio abitato dagli Enotri e, a
partire dal IV sec. a.C., dai Lucani e poi dai Romani.
A contatto con i Greci divenne un centro economico di grande importanza; a
questo periodo, infatti, appartiene un'iscrizione in lingua osca, ma in
caratteri greci, rinvenuta poco fuori l'attuale centro abitato e ora presso
il Museo Archeologico Provinciale di Potenza. Con i Greci, o comunque sotto
il loro influsso, Anzi divenne uno dei centri di produzione di ceramiche più
apprezzati ed attivi della regione; ne sono testimonianza i numerosi vasi
ornamentali e d'uso quotidiano, le suppellettili, le armi e gli ornamenti
personali rinvenuti, dalla fine dei '700 e durante tutto l'800, in numerose
necropoli e che ora fanno bella mostra di sé nei maggiori musei dei mondo;
in particolare, nel Museo Archeologico di Napoli dove vi è un'intera sezione
ad essi dedicata.
Per la sua posizione strategica, economica e militare, di luogo naturalmente
fortificato ed immediatamente a ridosso dell'Appennino Lucano, e di centro
viario, quando le strade erano costituite dal letto dei fiumi, per il
passaggio, attraverso il torrente Camastra, dalla Valle dei Basento a quella
dell'Agri, e, più in generale, dalla fascia ionica a quella tirrenica, Anzi
fu sempre al centro di numerose contese.
Se con i Greci, dopo un naturale periodo di diffidenza e scontro, ci fu
scambio ed integrazione, non altrettanto avvenne con i Romani. Probabilmente
combattè al fianco di Taranto contro l'espansionismo romano al Sud e
sicuramente partecipò, sempre contro Roma, alle Guerre Sannitiche, come
racconta Tito Livio, e al fianco di Annibale. I Romani, infatti, sia per la
sua importanza economica, ma, soprattutto per la sua importanza strategica
di controllo di una zona sempre in fermento, collegarono ANXIA con le loro
maggiori colonie nella Lucania, Venusia, Potentia e Grumentum. Ciò è
riportato nella Tabula Peutingeriana, che è anche la prima attestazione dei
toponimo, e che evidenze come questo specifico ramo della Via Herculia
inseriva Anzi in un circuito di scambi con sbocchi sulle principali
direttrici viarie dei tempo, la Via Appia a Nord , il Forum Popilli sulla
costa tirrenica e la costa ionica a Sud-Est. E' significativo, per quanto
riguarda l'intento di controllo militare dei sito e dell'intera zona, che
recentemente sia stata rinvenuta in C.da S. Giovanni una villa romana,
adiacente alla quale era una tomba di un soldato, sicuramente non un
semplice legionario-colone, con cinturone in oro, corazza e suppellettili
varie.
Avendo sempre fatto parte della diocesi di Acerenza, quasi sicuramente Anzi
abbracciò il Cristianesimo non più tardi del II sec.
Caduto l'impero Romano, anche Anzi subì il caos e la conseguente ed
inevitabile crisi che ne seguì. Distrutta dai Goti di Alarico nel 408, cadde
in mano ai Longobardi nel 585. Un nutrito gruppo di anzesi partecipò alla
Prima Crociata; ne è testimonianza una lapide semicircolare posta
all'entrata della romanica Chiesa di Santa Lucia. Nel periodo normanno, fu
dominio dei Loffredi, conti di Matera, ai quali a stenti e a forza fu
strappata dal re Ruggiero nel 1133, essendo arduum et munitissimum castrum.
Passò poi di padrone in padrone attraverso le varie dominazioni che si
susseguirono in tutto il Sud, finché nel 1574 fu comprato da Ottavio Carafa
che ottenne il titolo di Marchese d'Anzi e i cui eredi la tennero fino al
1806, cioè, fino all'eversione della feudalità. Gli anzesi mai sopportavano
i padroni e, quando il marchese, sul finire dei '700, aveva cercato di
appropriarsi anche di alcuni terreni e del bosco del demanio, si ribellarono
e gli intentarono una causa costringendolo alla restituzione.
Negli anni della Rivoluzione napoletana del 1799 anche ad Anzi fu issato
l'albero della libertà. Nel 1807 fu, poi, assalita dalla banda dei briganti
guidata da Scattone che bruciò molti palazzi signorili e trucidò l'allora
sindaco Brancati. Patria di numerosi carbonari, durante il Risorgimento, fu
sede di un Circolo Costituzionale e con un nutrito gruppo di patrioti
facenti parte del locale Comitato insurrezionale, che confluì nell'VIII
Colonna delle Forze Insurrezionali Lucane comandata proprio da un anzese,
Francesco Paolo Pomarici, prese parte alla lotta contro i Borboni.
Dopo l'Unità seguì le vicende e le vicissitudini dell'intero Mezzogiorno tra
vita dei campi e periodiche migrazioni, senza tralasciare di offrire il suo
contributo di sangue all'anacronistico tentativo di conquista di un impero
coloniale e alle due guerre mondiali.
Attualmente, ad integrazione di un'economia basata sull'agricoltura,
l'allevamento ed il lavoro operaio ed impiegatizio svolti principalmente a
Potenza, si sta cercando di valorizzare le risorse storico-artistiche ed
ambientali per inserire Anzi in un circuito di turismo ambientale ed
artistico che possa offrire maggiori possibilità di freno al flusso
migratorio.
Di notevole importanza e richiamo sono, in questo senso, oltre i restaurati
affreschi cinquecenteschi della Chiesa di S. Maria, la romanicità della
Chiesa di S. Lucia e i vari palazzi signorili, il Presepe Poliscenico ,
recentemente aperto e che già ha avuto numerosi visitatori, il camping sul
Lago Camastra , il Belvedere in località Camastra e il Palazzo Zampaglione,
in cui saranno allestiti un museo e una sede dei Centro di Studi Filosofici.
Anzi, inoltre, si trova immediatamente a ridosso dell'Appennino Lucano e
delle località sciistiche di Pierfaone (Abriola), del Volturino (Calvello) e
di Viggiano; oltre che inserito nel perimetro dei Parco Naturale
dell'Appennino Meridionale di imminente istituzione.