LA
UGLIA
Ogni anno, in occasione dei
festeggiamenti patronali in onore di MARIA SS.
REGINA DEGLI ANGELI, veniva costruita con materiali vari, una gigantesca
«guglia» (donde la forma dialettale «uglia», che veniva portata a
spalla per tutte le strade del paese, la sera della vigilia della festa,
seguita dalla popolazione che lungo il percorso faceva luce con fiaccole
e ceri fin sul sagrato della Chiesa Madre, dove con un grande falò
era distrutta, quasi ad indicare una offerta propiziatoria alla
Protettrice, prima di dare lode e ringraziamento con la festa.
In tempi successivi si provvide a costruire una «uglia» più artistica e
più maneggevole, da conservarsi anche per gli anni seguenti: era di
dimensioni ridotte rispetto alle precedenti, di tre metri circa di
altezza, e strutturata solidamente con un telaio di legno in forma
ottagonale ricoperto di tela dipinta con fiori e arabeschi e
riproducente su di un lato l'Immagine della Madonna e poggiava su una
portantina quadrangolare con stanghe. Nel 1965, in occasione della
solenne INCORONAZIONE DELL'IMMAGINE DELLA MADONNA, a cura del Comitato,
venne costruita una nuova «UGLIA» da Mastro Gerardo Pietrafesa, con le
stesse dimensioni, ma con un nuovo telaio in legno, ricoperto da una
stoffa azzurra con il riporto dell'antica Immagine su di un lato. |
LA FIACCOLATA CON LA UGLIA è
una manifestazione inserita nel contesto storico-tradizionale della
FESTA PATRONALE della 3° e 4° domenica di maggio in onore della MADONNA
DEL PANTANO.
Una tradizione che si perde nella notte dei tempi della PIGNOLA medioevale
e che certamente deve farsi risalire intorno al mille,
quando, costituitasi stabilmente una comunità intorno alla Chiesa Madre
e al Palazzo Ducale sulla sommità del colle, si cominciò a rendere un
particolare omaggio alla Miracolosa Immagine della Madonna Bizantina,
venerata, per l'influsso di un insediamento di Monaci Basiliani, dagli
abitanti la valle del Basento lungo le rive del Lago del Pantano in una
primitiva Chiesa Rupestre.
La Sacra Immagine veniva trasferita in paese per una settimana di
solenni festeggiamenti e, quasi per pregustare la gioia della gloriosa
manifestazione di fede, si volle anticipare alla sera della vigilia, tra
canti e suoni, la «UGLIA». Di tale celebrazione si trova, però, un
riscontro documentabile storicamente, nell'Archivio Parrocchiale,
soltanto, in un libretto riportante le spese sostenute per la FESTA
dell'anno 1614 dal Procuratore della Chiesa Collegiata di Pignola, il
quale annota «10 carlini per la FIACCOLATA». Questo dato fa pensare a
una tradizione già consolidata.
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Una vera espressione
religioso-folcloristica: la «UGLIA» come simbolo di una "IMMAGINE" che
si eleva verso il Cielo (La Madonna) e che unisce il terrestre con il
celeste (nella Sua prerogativa di Madre di Dio) richiamava
la popolazione a disporsi alla celebrazione della FESTA nella "GIOIA"
(espressa con la danza e con il canto) e nelle "LUCE" (espressa nelle
fiaccole): Gioia e luce che emergono solo dalla protezione celeste della
Madonna sui fedeli, che sentono il dovere di aggregarsi, di sentirsi
uniti intorno a un "FUOCO" propiziatorio (espresso nei fuochi di
ginestre raccolte da tutti i residenti nei vari quartieri del paese) che
mentre purifica, superando e distruggendo il male, riunisce in un calore
particolare con l'amicizia e la fraternizzazione (espresse nelle forme
augurali di abbracci, di bicchierate e di scambi di doni).
La UGLIA, illuminata all'interno con un cero o una lampada, passa per le
strade come un segno illuminante.
La religione si esprime anche attraverso gesti, segni e fatti culturali
che la storia può registrare e che le scienze devono spiegare sotto
l'aspetto emotivo e simbolico, anche se talvolta sembrano rasentare
l'irrazionale e il magico. I tempi non facili nelle varie epoche
storiche hanno sempre ingenerato nella gente una ricerca di mezzi e di
segni ai quali attribuire un potere magico-religioso per la liberazione
dal male o dalla calamità e, quindi, con atti
propiziatori, apparentemente carichi di superstizione e di fanatismo,
esprimere la propria fede
in una visione di speranza.
La Uglia è certamente una forma tradizionale di devozione e di
costume, molto importante e interessante, ma che rischia un certo
distacco della vita dalla fede, in quanto momento vissuto in modo
strumentale come fatto puramente antropologico e sociologico di
sub-cultura se perde il contenuto religioso genuino per far posto solo a
schemi pregiudiziali a causa di una identità perduta o frantumata. E'
sentita, perciò, da tutti la necessità di ricuperare tutta una cultura e
una tradizione con il suo spessore storico, carico di valori spirituali
e umani: un patrimonio di inestimabile significato da custodire e
da vitalizzare. Sotto l'apparenza di una usanza popolare priva di senso
è indispensabile riscoprire la ricchezza dei valori umani profondi,
espressi forse in un modo molto approssimativo, ma certamente
autentici.
Questo dato di fatto non deve essere sottovalutato: si corre il rischio
che anche il nostro paese diventi "deserto senza storia, senza cultura,
senza religione, senza linguaggio e senza identità", come ha affermato
il Papa Giovanni Paolo II in un discorso rivolto ai Vescovi della
Basilicata.
E' compito di tutti, allora, far scoprire in tutta la sua portata
umanizzante e personalizzante la gloriosa FESTA PATRONALE di PIGNOLA e
la fantastica tradizione della "UGLIA".
"FERMA LA UGLIA"! Bisognerà continuare a gridare per far posto
a solidarietà e amicizia.
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