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Maschito
- Un piccolo paese fra storia e leggenda
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LE CHIESE


A Maschito sorsero, col tempo, le chiese di: S. Nicola, Santa Venere, Sant'Elia, S. Basilio, S. Domenico, Madonna di Costantinopoli, Madonna del Caroseno, Madonna delle Fonti (su monte Caruso), nonché l'interessante chiesa del Purgatorio. 

La chiesa del Caroseno fu costruita dai Greci Albanesi di Corone, rinomata per un pregevolissimo affresco della Madonna del 1558, tratto alla luce nel 1930 durante i lavori di restauro della chiesa, e due grandi quadri relativi alla Pentecoste e alla Presentazione di Gesù al Tempio dell'insigne artista vissuto verso la fine del '700. 

La chiesa del Purgatorio, conservante un artistico quadro della Madonna di Costantinopoli tratto dall'omonima cappella, andata in rovina. Delle chiese, oggi, dedicate alla Vergine santissima del Rosario di Pompei s'ignora la data di costruzione: si ritiene, però, che questa risalga ai primi anni della fondazione di Maschito. 

La chiesa parrocchiale fu costruita nel 1698 dagli albanesi ed è dedicata a S. Elia, protettore del paese; è interamente ornata di artistiche decorazioni e pitture a stucco di squisita fattura di Domenico Pennino, nonché di due grandi quadri attribuiti a Giovanni Battista Caracciolo di Napoli (1570 - 1637) o ad artisti della sua scuola e un quadro originale del maestro Barberis, riguardanti la Sacra Famiglia e altro rappresentante la prodigiosa Madonna dei Sette Veli, posto su di un ricco artistico trono, costruito dallo scultore Egidio Pergola di Cerignola. Il 5 Agosto 1939, la Madonna dei Sette Veli, ruppe i veli e li ricompose in mirabile toilette alla presenza di tre bambini e di molti fedeli. Ad opera del Pennino, sono riprodotte, sull'altare maggiore e sotto la volta, la Gran Cena del Tiepolo e la Trasfigurazione di Gesù fra Mosè ed Elia sul monte Tabor dal quadro di Raffaello delle Gallerie Vaticane. Per le citate opere e per tutto il complesso artistico, la Chiesa Madre di S. Elia può, forse, dirsi la più bella chiesa della Lucania. Fu consacrata il 14 novembre 1653 dal vescovo di Venosa Mons. D. F. Tauruso e intitolata a S. Elia profeta, nel 1698 venne dal vescovo di Venosa Mons. De Laurentis dedicata alla SS. Trinità. Con decreto del 14 novembre 1909, Mons. D. Felice del Sordo, vescovo di Venosa, ordinava la chiusura della chiesa perché "inadatta all'esercizio del culto e pericolosa alla sanità dei fedeli". Dopo lunghi e costosi restauri delle decorazioni e pitture summenzionate, l'8 settembre 1950 la chiesa fu riaperta al culto.

 

 

 

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