PRESENTAZIONE
La riedizione del testo del nostro concittadino ANDREA PISANI, "Dall'Albania
a Brindisi di Montagna all'Italia, Cronistoria dal 1262 al 1927", risponde
ad un bisogno profondo e sentito, particolarmente fra i brindisini ma anche
fra quanti, cultori a vario titolo di studi storici, avvertono la mancanza
di un'opera che pure ha contribuito e contribuisce a chiarire pagine ed
aspetti della travagliata storia della nostra Regione.
Infatti, prodotta in un limitato numero di copie è attualmente irreperibile
anche in librerie specializzate ed è pubblicamente consultabile unicamente
presso la Biblioteca Provinciale e la Biblioteca Nazionale di Potenza; altre
copie sono gelosamente custodite in fondi privati non accessibili alla
generalità dei lettori.
Si comprende, quindi, la difficoltà di una diffusa conoscenza dell'opera e
l'assenza quasi totale di un dibattito sui suoi contenuti, che pure possono
costituire un interessante stimolo per approfondimenti critici e ampliamenti
della ricerca storica cittadina, di cui pure si avverte forte l'esigenza.
Per questi motivi l'Amministrazione Comunale, che mi onoro di rappresentare,
ha ritenuto doveroso promuovere la riedizione del testo, preferendo,
peraltro, la forma della ristampa anastatica che consente di proporre
l'opera nella sua veste originaria.
Non certo l'idea di acquisire meriti ha determinato l'Amministrazione in
questa iniziativa ma unicamente il profondo amore per la propria terra e
l'intento di offrire un modesto contributo alla crescita culturale e civile
della nostra piccola collettività.
Un profondo e sentito ringraziamento va agli eredi dell'Autore, i quali
oltre ad aver rinunciato ad ogni diritto per questa edizione hanno anche
fornito all'Amministrazione illuminati e preziosi consigli e fattiva e
costante collaborazione per la riuscita dell'iniziativa.
IL SINDACO
Prof FAUSTINO BUBBICO
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IN FORMA DI INTRODUZIONE
Chi pensasse di scorgere in questo lavoro del Pisani, che opportunamente
questa Amministrazione democratica ha inteso ripubblicare in anastatica, una
acribia filologica o un ricco e documentato corredo di note o ancora un
rigore storiografico, perderebbe di vista il filo della ricerca. Essa non fu
pensata come la messa in campo di una opera tesa a riadeguare o a spingere
più avanti i metodi e gli strumenti dell'indagine storica e storiografica
italiana. Niente di tutto ciò. E del resto non poteva essere diversamente,
se solo si osserva, a grandi linee, il clima culturale italiano degli anni
'20 e '30 del Novecento. Infatti il regime fascista andava consolidandosi e
del pari le scuole storiche italiane e storiografiche del periodo erano
ancora intente a mettere a fuoco la natura e le ragioni del primo conflitto
mondiale; a tentare, inoltre, di dare una definitiva sistemazione
storiografica alle vicende risorgimentali che sarebbero di lì a poco in
verità scivolate nella mitizzazione e nella pura e semplice agiografia degli
eventi storici nazionali; e, infine, nel partecipare, sebbene con studiosi
più o meno acuti, al dibattito teorico degli storici che fecero propria la
posizione idealista di una netta distinzione tra scienza e storia.
Or bene ciò che giustifica una siffatta ristampa, e si sa che ogni ristampa
sic et sempliciter di un lavoro è impresa ardua e temeraria sia per i mutati
gusti dei lettori, sia per l'affinamento e l'aggiornamento degli strumenti
storiografici, sia, infine, per gli approdi sempre nuovi a cui pervengono
gli studiosi, gli storici e i ricercatori; si diceva che ciò che giustifica
una tale operazione è costituito dall'invito che l'Autore, dalla tumultuosa
Chicago, rivolge al fratello Vito residente in Italia: "Diffondi tra essi
(italiani ed albanesi emigrati negli States, ma anche tra quelli rimasti a
Brindisi, n.d.r.), se puoi, queste memorie per ravvivare il ricordo di
origine, per rafforzare l'amore alla nostra vetusta madre Ausonia...
In queste poche parole, in questo breve ma sentito invito dell'Autore al
fratello, si può agevolmente cogliere, oggi, l'importanza di questa opera.
Proprio oggi che il rinnovamento degli studi, la maggiore possibilità di
accesso a diverse fonti archivistiche pubbliche e private, stanno mettendo
in luce, e a farlo in primo luogo sono gli storici che si occupano di tale
periodo, il dramma della grande emigrazione transoceanica iniziata intorno
agli anni '80 del secolo XIX e avviatasi alla sua terribile conclusione
intorno agli anni '20 di questo secolo che ormai volge al termine. Fu,
quello della emigrazione transoceanica, un dramma non solo quantitativo, si
pensi all'enorme contributo di forze vive, di intelligenze offerto dalla
nostra Regione ai lidi di oltremare, per le cifre che toccò. Fu un dramma
che incise nelle coordinate mentali degli italiani che partirono per le
lontane Americhe. Un dramma fatto, altresì, di sradicamento dagli affetti;
di rotture negli e degli usi, costumi, e mentalità; nella concezione dello
spazio e del tempo; nella e della frattura dei codici valoriali e
comportamentali. La emigrazione transoceanica spezzò certezze e punti di
riferimento; svelò le difficoltà dei nostri connazionali allorquando
dovettero apprendere, per esempio, una nuova lingua, essi che non avevano
completato il ciclo dell'obbligo scolastico o peggio non lo avevano mai
intrapreso.
Oggi gli studiosi stanno scavando fra le pieghe di quel dramma evidenziando
in primo luogo la frantumazione dell'asse intorno a cui si svolge la memoria
dei gruppi sociali, intorno a cui si muovono i bisogni e le aspettative, per
poi sottolineare gli effetti di un tale sconvolgimento prodottosi nella
mentalità, nei modi di vita a cui gli emigrati dovettero adattarsi senza
però poter conservare tracce, segni o simboli di quanto si era stati
costretti a lasciare alle spalle.
Il Pisani, forse con lungimiranza, forse per affetto al proprio paese,
sicuramente per conoscenza diretta delle condizioni dei nostri connazionali
in termini di identità, volle con questo lavoro provare a riavvolgere i fili
della memoria affinché i caratteri propri e originari di un determinato
paese non andassero del tutto perduti o smarriti.
Intenzione meritoria dunque quella che spinse Andrea Pisani a dare alla
luce: "Questi scritti, conservati gelosamente ed a lungo in fondo alle mie
casse" e che "lo accompagnarono fedelmente ...in tutte le peregrinazioni".
L'utilità di questo lavoro del Pisani consiste anche nella possibilità di
offrire al lettore odierno una riflessione sul rapporto tra il presente e "i
passati". Pur essendo questo un obbiettivo non semplice, vale la pena che le
nuove generazioni brindisine lo perseguano con maggiori e più sofisticati
strumenti storiografici di cui sono sicuramente in possesso.
TOMMASO RUSSO
Centro Studi Annali Storia Sociale
della Basilicata
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