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ANDREA PISANI
Dall'Albania a Brindisi di Montagna all'Italia
 

CONCLUSIONI - VITA NUOVA

La storia e la letteratura si riducono ad un mero diletto dello spirito, e, se vogliamo, ad un nobile ozio, quando non conducono per la via più diritta, che è la più breve, a conclusioni chiare e pratiche, attuabili.
La chiarezza e la praticità devono essere eloquenza di fatti, o per lo meno inizio e capacità di risoluzione; diversamente, anche se doti di verità e di dimostrazione palmare, poco si discostano dall'accademia e dalla retorica vaporosa.
Questo libro valga a svegliare gli animi, facendo vibrare con le coscienze le corde migliori di sentimenti e di volontà.
Dopo aver raccolto con passione e con fedeltà i fatti più significativi del nostro popolo, che cosa potremo concludere, per incitarlo con la luce dell'esperienza e del sapere a migliori propositi, a vita nuova?
Lo stato, le circostanze e i bisogni del nostro Brindisi sono poco differenti da quelli di comuni vicini, di molti altri della Basilicata e di alcune provincie limitrofe. Visite, studi, conclusioni e proposte al riguardo non sono mancate da parte di persone di cuore, di uomini politici e tecnici.
L'ingegnere Giuseppe Spera da Roma il 25 gennaio 1903, indisse un referendum sulle condizioni della Basilicata per raccogliere dalla bocca e dalla penna della gente lucana le sue sofferenze i suoi bisogni e le sue aspirazioni, i suoi timori e le sue speranze per l'avvenire. Il numero e il valore delle risposte furono una vera e completa rivelazione, e l'ing. Spera con quella competenza tecnica che tutti gli riconosciamo, trasse da esame accurato e da matura ponderazione conclusioni e proposte di indiscutibile praticità ed utilità, che meritarono il plauso del Comm. Racioppi e di altri eminenti uomini politici nostri, e meritano tuttavia ogni attenzione ed ogni interessamento per la nostra rigenerazione economica e morale. Il suo libro sulla «Basilicata» credo che sia conosciuto da ogni buon lucano, che veramente ama il benessere e lo sviluppo del suo paese; ma della parte di esso che più vive, dei problemi che ancora ci assillano e delle soluzioni che conservano carattere dimostrativo, si dovrebbe per la divulgazione fare una guida per le famiglie e per le scuole del popolo.
Dalla venuta di S. E. Zanardelli in Basilicata un certo beneficio si è risentito delle leggi speciali, ma oggi il regime fascista vuole, con la nostra fede, il nostro tacito fervore e la costruzione della nostra vita, fatta con le nostre mani e col nostro cervello, vuole la nostra concorrenza operosa al benessere della Nazione, di prosperità e di grandezza.

Riflettiamo sulle cose nostre, ma non indugiano: risolviamo quei problemi che sono il nostro assillo quotidiano, che richiedono la nostra immediata azione e per la quale abbiamo la possibilità di facili movimenti e di mezzi semplici, a portata di mano.
Il nostro è un comune esclusivamente rurale; delle sue terre ha buona parte il Demanio. Gli abitanti son quasi tutti piccoli proprietarii, pochissimi agricoltori braccianti, pochi artigiani, e tutti attendono al lavoro per risolvere il sol problema d'una comoda esistenza.
Un problema così naturale, così semplice, dev'essere svolto e portato a potenza di maggiore e migliore produzione; con una piena di consensi e d'intendimenti, senza ingombri di sospetti e diffidenze, senza soste intermedie e inframmittenze di incettatori, deve sfociare con la vita civile, con la vita grande d'Italia.
Brindisi, come è stato pel passato un aggregato di gente operosa ed onesta, deve svolgersi ed aver coscienza del suo destino, di cellula operosa nel magnifico organismo nazionale.
Dobbiamo incominciare con un'intesa serena e completa fra noi. Se per percorrere la nostra strada vogliamo spianarla, riuniamoci, mettiamo insieme le nostre forze e i nostri mezzi, rendiamo più disciplinate le nostre attività, e saranno più copiosi e più soddisfacenti i frutti del nostro lavoro, di ognuno e di tutti.
Solo da questa comunione d'interessi e di benefizii potrà scaturire ogni altra soddisfazione, compresa l'armonia degli animi, ogni altro buon desiderio, ogni altra impresa e ogni altro progresso.
Chi rimane fuori vivrà solo: farà da sè quanto potrà.
Molto di quanto per la vita in comune richiede previdenza e provvidenza verrà, noi volenti o nolenti, per il nuovo congegno di pubblica amministrazione, per sapiente disposizione, per volontà energica di governo, pel fine supremo di bene e di grandezza nazionale. Ma tutto ciò non avrà conseguenze sollecite e adeguate, se noi stessi non sentiamo l'importanza di tali provvedimenti, se, non andiamo incontro a coloro che vogliono disciplinare le nostre energie, aiutarci con altri mezzi, mettere in valore le nostre risorse e fortificarci nell'ulteriore cammino.
Meglio se noi stessi mettiamo in evidenza i nostri bisogni e dimostriamo di saper compiere disciplinatamente i nostri doveri, con piccoli sforzi e con quotidiani sacrifizi.
E questa spontanea partecipazione sia realtà in marcia aperta e coraggiosa, anche perchè il bilancio comunale non ci sorride di floridezza.
Sappiamo le resistenze. Togliere le famiglie d'agricoltori dall'attuale isolamento, che è in parte d'apatia, d'incapacità a nuove formazioni corporativistiche, e in parte d'incredulità e di diffidenza per insuccessi precedenti, è un compito che richiede cuore fermo e doti di fede irresistibile.
Primo compito, dunque, rimuovere dall'inerzia uomini e cose.
Bisogna agire e dare evidenza di fatto buono ed utile alle innovazioni. Al fatto compiuto aderisce senz'altro la logica del popolo, il quale sa, per triste esperienza diuturna, che i vantaggi delle modeste proprietà e delle nascenti industrie vanno ad ingrossare i portafogli di incettatori e di mediatori, piccoli e grossi, vicini e lontani.
Il nostro popolo non è mal disposto, non ha avversione alcuna al regime, nè individualmente nè nell'insieme. La Grande Guerra ha ben cementato i suoi animi; nelle recenti elezioni politiche i suoi voti sono stati come d'un sol uomo pel Duce e pel Fascismo.
Se lo spirito fascista non lo infiamma con ardore, se la fiamma non si sprigiona vistosa, è perchè manca una diretta azione, o meglio un'educazione che di proposito, senza risparmi e senza riposi, agisca sugli animi semplici e rozzi, e consacri ad essi, generosamente, con fede lungimirante, ogni virtù diffusiva, ogni bellezza di idealità costruttiva.
In ogni angolo remoto d'Italia tale spirito deve soffiare, creare. Le campagne, rimaste a torto nell'oblio finora, sian coltivate profondamente: vi è dell'ottimo terreno vergine che dev'essere esposto al bacio del sole.
Formare una lista di nomi, distribuire alcune diecine di tessere, esigere le quote di contribuzione, è compiere atti meno importanti e meno simpatici; in un lavoro di propaganda, di aggregazione.
La disciplina fisica si può ottenere per amore o per forza; quella morale richiede persuasione e disposizione d'animi, motivi forti d'interessi e di affetti. Quando parliamo di università agrarie, di corporazioni di lavoratori, di sindacati, dobbiamo, dunque, mettere in campo motivi comuni reali, sentiti; forti di necessità associative, e con essi, e subito, fatti costruttivi, pochi, ma sicuri.
Nella nostra gente vi sono le necessità, ma esse non sono sentite quali forti stimoli ad oprare in comune.
La nostra gente ha mezzi modesti e bastevoli ai propri bisogni; ma essi sono intralciati dal gretto egoismo, che non lascia vedere nell'associazione il rapporto geometrico dello sviluppo della ricchezza e il raggiungimento di soddisfazioni civili e morali, più nobili della vita.
Il nostro agricoltore lavora, produce e basta per sè: basta per quanto possa menare una vita primordiale, rozza, di privazioni. Quando allarga le sue colture e inizia qualche industria ha bisogno immediato di smaldire i prodotti esuberanti, per cui deve sottomettersi alla ferrea legge dell'incettazione. I prodotti, se non remunerativi e non ricercati, non sono elaborati nè ben conservati nè avviati in commercio con mezzi spicci e sicuri. Fra i prodotti locali mancano alcuni di cui è sentito il bisogno l'importazione e lo smercio son seguiti dal rincaro che è indice d'insaziate brame di speculatori. Il regime di vita per coloro che devono esercitare tra noi ufficii, professioni e mestieri è incomodo e costoso, più di quello urbano: regime di rinunzie a molte soddisfazioni intellettuali e civili: da tale disagio alcuni fuggono e vanno verso l'urbe; chi rimane si isola e si fossilizza.

Questo è il quadro attuale nella sua mortificante realtà.

Il fascismo, facendo argine dei suoi petti, ha arrestato molti illeciti profitti; e le correnti corporativistiche ha ricondotto da facili deviazioni ideologiche e da ingorghi esclusivi in riflussi benefici e miti per tutti, ove le dighe che son leggi e la disciplina che è freno e costume, tengono datori e lavoratori, produttori e consumatori, operai e impiegati, e professionisti in rispettoso equilibrio di convivenza.
Dopo questo primo atto di arresto, di costrizione e di correzione, occorre attiva e perseverante permeazione negli strati più profondi della nostra massa.
Educazione diretta con metodo fattivo e rapido, non di stroncature brusche, parmi sia nella virtù del “tempismo” del Duce e nella sua certezza di vasta e intensa realizzazione: dalla incarnazione della magna carta del lavoro e della formazione della coscienza sindacale al riassetto della costituzione.
Trarre da ogni aggregato, e da quelli rurali specialmente, che costituiscono la terra vergine di virtù preziose, sopite o mal valorizzate sinora, trarre gli elementi materiali e vitali d'interessi economici, costruire la spina dorsale per l'equilibrio compensativo di multiple attività, dare a tutto il nostro organismo nazionale una base solida su cui possa agire senza preoccupazioni e dipendenze, è tutta un'aspra fatica e la più bella fatica che ci allena, ci fortifica e ci fa salire più in alto.
Il consenso è generale, e nei centri urbani, popolosi, pullulano uomini di aperta intelligenza e di buona volontà, animosi, che affrontano i nuovi problemi; ma nei piccoli comuni, ove alcune abitudini mentali e lavorative sono inveterate, ove i detriti partigiani ingombrano il passo e i nuovi principii riformatori si confondono e si alterano con albagie rappresentative e gerarchiche, e con qualche rappresaglia, occorre spesso, l'uomo nuovo, il vero apostolo del fascismo, in cui è imperniato tutto il movimento di vita paesana.
Fede fiammante e pura; intelligenza aperta ad ogni problema locale; bontà che è preparazione e prudenza; volontà incrollabile; severità che è generosità senza alcuna debolezza; potere rettilineo di persuasione; attività che veglia, dà allarme e scuote in luoghi remoti le secolari e piatte uniformità, che è forza insinuante e operante in ogni campo, suscitatrice e trasformatrice di energie latenti o sopite, escogitatrice di mezzi semplici, non costosi, e di effetti utili e appariscenti; virtù calcolatrice che sa leggere con disinvoltura nelle cose, che sa prevedere gli ostacoli e le resistenze, che sa mantenersi superiore alle mormorazioni ed alle ingratitudini, che sa compiere nel fatto una cosa per volta, sicchè nel fatto compiuto possa additare, senza una parola di più, la bontà del risultato; virtù che è fede nel trionfo della verità e delle sane idealità, quella fede che fortifica e porta al compimento di azioni complesse, al raggiungimento del fine, alla certezza di aver servito con sincerità e con fedeltà una grande causa, quella del proprio Paese: ecco quanto deve sommare in sè l'uomo nuovo, l'apostolo fascista, il cavaliere della ruralità, il bonificatore spirituale delle rudi e promettenti popolazioni campagnuole.
Se tutte queste doti, ed altre minori non contemplate e pur necessarie, non è possibile riscontrare negli uomini che ora vivono in ambienti rurali, e se dobbiamo attendere, come è naturale, che si formino tra le nuove generazioni, cerchiamo di trarre dai tempi e dagli uomini che sono quei valori relativi e quei benefizii che meglio rispondono all'attualità ed alla buona causa: al vangelo civile che il Duce, con olimpica serenità e chiaroveggenza, ha dettato ai Prefetti nel gennaio del 1927.

La rivoluzione fascista non si esaurisce e non s'irrigidisce in atti di severa ordinaria amministrazione.
Quando avessimo raggiunto l'assetto del bilancio comunale con una massima applicazione di tasse e sovrimposte; quando fosse riuscita felice per noi la soluzione di problemi di prim'ordine: dell'acqua, della luce, della igiene e della sanità, della viabilità e della polizia, molti passi utili avremmo, fatti nel nostro cammino. Rimarrebbe, però, imponente la necessità di rifornitrici di forze dinamiche che sono nella sorgente spirituale, di potenzialità e d'iniziative singole: sorgente prima e inesauribile della vita d'un popolo.
Al risveglio spirituale, all'attuazione di principii e di norme sanzionati dalle leggi fasciste, specialmente dei principii che sono nella Carta del Lavoro, di garanzia per i lavoratori, di assistenza e previdenza sociale e di tutela, devono concorrere gli uomini più evoluti: il podestà, il maestro, il medico, il segretario ed altri che per responsabilità dei loro uffici e per capacità devono vivere in mezzo al popolo, devono trattare argomenti di utilità pubblica e privata per persuadere e disciplinare, ovunque si trovino, occasionalmente, e di proposito in luogo di raccoglimento e di dopo lavoro.
Questa scuola della vita continui, si sostituisca ai pettegolezzi; alle melensagini, ai parlamentari sommessi e diffidenti; perchè non intiepidisca e non annoi, ma assuma l'aria respirabile che rinfranca e schiarisce lo spirito, vada incontro a chi non sa, dubita e balbetta; dissipi incertezze e risolva quesiti quotidiani. In essa si ventilino e si approfondiscano questioni agricole industriali e commerciali, si comunichino messaggi e si spieghino leggi e disposizioni che direttamente riflettono la vita rurale; si facciano sentire le necessità e i benefizii delle corporazioni e dei sindacati.
Fra i nostri brindisini son da costituire, su basi solide, due gruppi: uno di agricoltori ed uno di artigiani. Per le donne lavoratrici e per le massaie, si faccia altrettanto.
Perchè ì lavoratori vi accedano con piacere, vi trovino anche il diletto: cinematografie, audizioni radiofoniche, concerti musicali, rappresentazioni di giovani studenti e di alunni delle scuole elementari; diventi così il dopo lavoro un'alternativa di sana ricreazione dello spirito, sottragga alla bettola quelli che vi vanno per attingere oblio di se stessi e dei propri guai, eccitamento ed entusiasmo passeggieri, per parlare un pò più a voce alta ed insolentire.
Il luogo più adatto si trova in ogni aggregato rurale, come nel nostro. Le spese si possono ridurre al minimo. Le scuole serali ove si sonnecchia o si russa potrebbero cedere i fondi ai dopo lavoro, senza rimorsi. Le cure di organizzazione e di direzione si possono sostenere dalle persone più capaci, avvicendandosi, senza sacrifizii continuati.
Se dapprima son pochi i frequentatori, non impensierisca: si abbia fiducia nella bontà del fine, si persista: altri verranno.
Se una volta fallì il tentativo, quando il cooperativismo spuntava nelle commedie di mutuo soccorso, tra le fughe dei risparmi, e si affogava nelle farse di bicchierate e di orgie elettorali, quando non erano a fine tragica, ora le iniziative van diritte e compatte come le verghe del fascio littorio.

Il programma è nelle cose nei bisogni nei fatti e nelle menti di coloro che partecipano al movimento e di coloro che dirigono. L'ordine e la successione vengono di conseguenza.
Punti di riferimento son per noi gl'interessi locali in rapporto alle leggi in vigore, alle nuove scoperte, alle applicazioni scientifiche, specialmente nei campi di agricoltura e di industrie agrarie.
Ecco un indice di argomenti da trattare, da sviscerare:

I messaggi del Duce. Necessità nel lavoro: danni dell'isolamento. Datori e lavoratori. Corporazioni e sindacati. La Carta del lavoro.

Risparmio Costituzione di capitali. Mutui Cassa di prestanze agrarie. Assicurazioni.

Piccole proprietà Acquisti. Proprietà demaniali e latifondi.

Fittanze agrarie Miglioramenti di terreni, uso perpetuo, inamovibilità, trasmissione ereditaria dei diritti d'inamovibilità.

Terreni franosi e rimboschimenti I boschi presidi dei monti. Se un secolo addietro non fosse stata messa nel terreno una ghianda, oggi non avremmo una ramosa quercia. Noi raccogliamo i frutti della previdenza dei nostri avi.
Il salice Il pioppo.
Ricerca e raccolta di acqua Sondaggi e rabdomanzia.

Case rurali Stalle e fienili Modelli e sistemi di costruzioni.

Viabilità: strade vicinali, comunali, tratturi regi strade rotabili provinciali e nazionali Costruzione Manutenzione - Spese Contribuzione degli utenti, opere turnarie.
Someggio Mezzi migliori di trasporto Tariffe. Animali e istrumenti meccanici di lavoro.
Macchine agrarie: quelle trasportabili e più adatte alla positura e alla conformazione del terreno. Acquisto.
Cereali e legumi Culture più adatte e più redditizie Selezione dei semi - Sistemi vecchi e nuovi.

IL FRUTTETO.
Il pero, il melo, l'ulivo, il gelso, il castagno, il noce: nuovi esperimenti in tutto il territorio, nei campi e nei boschi.
Il mandorlo e il susino, così spontanei nelle nostre pendici abbandonate, possono costituire una sicura rendita con pochissima cura.

L'ALLEVAMENTO DEL BESTIAME. Le cavalle Mucche da latte. La pastorizia. La capra: utilità e danni. Letame e letamai le cortiglie Concimi chimici Confronti e calcoli. Animali suini Carni salate.

PICCOLE INDUSTRIE:
Si possano agevolmente esercitare in campagna ed in paese, anche da persone poco valide al lavoro.
Il pollaio la conigliera l'alveare: possono costituire una sicura rendita per ogni famiglia di qualunque ceto.

Abbiamo tante casupule agli estremi dell'abitato e tanti orti trascurati in prossimità, ove, con lievi spese si possono impiantare razionalmente tali industrie e vigilarle con facilità. continuamente.

Calcoli di rendimento.
PRODOTTI: esportazione in comune.
Mercati locali, settimanali Regola sui prezzi.
Conservazione e deposito dei prodotti.
Granai e cantine in comune.
Azione della locale Cassa di prestante agrarie.

Altre lavorazioni e altre industrie La calce, l'argilla, il sapone Facilitazioni del Comune: luoghi, materiali e legna.

ALTRE OCCUPAZIONI CASALINGHE: Lavorazione del pioppo, del salice e dei vimini incisione tessitura di trucioli cesti e canestri.

LA LANA: tosatura, conservazione e lavorazione.
Olio, miele, cerai, frutta carne e marmellate, conservazione ed uso.
Necessità di apprendere ed esercitare due o più mestieri affini: falegname, verniciatore, barilaio; muratore, scarpellino, imbianchino; sarto, cappellaio; ramaio, stagnino; fabbro, maniscalco magnano, armiere; tosatore, cardatore; rammendatrice, stiratrice ecc.
La donna nei lavori dei campi, dei vigneti, degli orti e dei frutteti.
Emigrazione carta d'identità passaporti Leggi ed adempimenti.
Imposte e tasse applicazione Casi di esenzione – Reclami Conoscenze delle disposizioni più comuni di legge.
Scuole per fanciulli e scuole per adulti Obbligatorietà ed utilità dell'istruzione per le necessità domestiche e di lavoro, per contratti e tenute di aziende, per adempimenti legali.
Scelta e lettura di libri, giornali e riviste per accrescere e approfondire le conoscenze locali e per vivere la vita nazionale: Letture del dopo lavoro.
Igiene privata e pubblica Igiene del lavoro - Norme pratiche.
Le conversazioni su tali argomenti devono seguire gli esperimenti, ogni volta che è possibile.
L'agronomo della cattedra ambulante, il veterinario consorziale, il medico locale e quello provinciale, l'ispettore forestale, l'ispettore amministrativo prefettizio, il giudice, l'ispettore scolastico e il direttore didattico, nelle loro visite e verifiche, devono in adunate di genitori e di giovani volenterosi, nella casa del Comune o in quella del Dopo lavoro, con parole persuasive e incitatrici, chiarire e dimostrare quegli argomenti che, speciali ai loro studi ed ai loro uffici; nella vita locale son di palpitante e sentita importanza. La scienza, le leggi positive e quelle morali, la prudenza di governo e di pubblica amministrazione hanno il compito preminente di persuasione e di previdenza: compito educativo, compito più saggio ed importante di ogni postuma misura rigorosa di giustizia punitiva e correttiva.
Una biblioteca viva che si muove e nutre, che si rinnova e rinnova, non una raccolta di fossili, cioè di libri sepolti negli scaffali, deve mettere in circolazione manuali pratici e illustrati di particolari coltivazioni di grani, di patate, di granturco, di legumi, di alberi; sulla concimazione, sull'aratura, sull'allevamento di polli, di api, di bachi da seta, di animali ovini, equini, suini; sulla meccanica agraria e sull'arte muraria. Lavori simili e riviste popolari devono entrare nelle esigenze e nelle abitudini di vita di giovani lavoratori.
Si formi la certezza che una coltivazione razionale, sia pur modesta nel limite, di grano, di patate, di legumi, di ortaggi, che la piantagione e la cura d'un mandorleto, d'un frutteto, con la conoscenza dei modi e col possesso dei mezzi di conservazione dei prodotti, possono far raggiungere in pochi anni uno stato sicuro di agiatezza, ed anche di ricchezza, alle nostre famiglie nelle condizioni attuali di loro organicità e di proprietà di beni immobili.
Dapprima bastano pochi animosi, d'intelligenza più aperta, più svelti nell'attuazione di buone idee, e conviene incoraggiarli e premiarli con istrumenti perfezionati di lavoro, con semi e soggetti selezionati, con denaro, per accendere gare ed accrescere il numero degli imitatori.
Il benessere si diffonderà subito; le piccole industrie ed ogni miglior prodotto daranno nutrimento più sano e vestiario più decoroso; il respiro sarà più largo e l'intelligenza sarà più elastica e più soddisfatta delle sue trovate.
Mentre per gli adulti si viene formando una più spirabile atmosfera con la divulgazione e con la persuasione, con l'incitamento e con l'organizzazione, con la raccolta e l'impiego dei risparmi e con la distribuzione di mezzi più idonei ad una praticità immediata, sia pure iniziale e di limiti modesti, dobbiamo, senz'altro, porre assidue cure, diritte e serrate, alla crescente generazione.
Vogliamo la scuola obbligatoria di rapido apprendimento del leggere e dello scrivere, del disegnare e del far di conti; che converge l'attenzione alle conoscenze dirette della vita locale e delle necessità inerenti, di lavoro; che sia movimento, partecipazione al viver nostro, di esser formati, fin là ove è consentita dalle forze e dai sentimenti dei fanciulli.
La scuola sia libertà di formazione spirituale, ma sia realtà di vita, difatti e non di chimere.
L'obbligo all'istruzione dura fino al quattordicesimo anno di età.
Fra dieci e vent'anni e non più, avvicinando gli uomini ai fanciulli, e questi avvicinando e immedesimando agli uomini e alle istituzioni, avremo pieno fermento dell'humus rurale, fremito benefico degli spiriti, disciplina di opere, entrata esuberante e trionfante di prodotti e di sentimenti nella ricchezza e nella potenza nazionale.
Avremo … non saltiamo fattori di prim'ordine, indispensabili. Se mancano coi maestri uomini di fede ed educatori, fortemente virili nei sentimenti ed energici nelle azioni, non è possibile attuare propositi di riforma e di disciplina, di idealità e di organizzazione, in ogni comune e specialmente nei piccoli comuni.
In pratica, il maestro come è da noi ideato, come è possibile, personifica e riassume in sè il dinamismo delle buone e feconde concezioni, attuali e fruttifere.
Dopo un bel discorso, che abbia acceso i ben disposti e convertito anche alcuni fra i testardi, tutti si dileguano. Rimane quasi sempre un polarizzatore, là ove esiste: il maestro.
Ma i maestri dove sono? Son tutti compresi del lor ministero? Come si risolve la crisi magistrale?
Non è questo lo spazio riservato alla trattazione d'un sì poderoso argomento.
Qui mi basta dire, anche se le mie parole non dovessero cadere sotto l'attenzione di chi spetta provvedere, che per forgiare e temprare i militi, occorrono ufficiali e capi energici, di fibra adamantina; che per formare l'anima virile, romana, fascista nei giovánetti e per iniziarli alle opere occorrono maestri risoluti, integri, che conoscono la vita e si mettono in grado di meglio conoscerla e governarla; che vivono e si rinnovano nel fuoco sacro delle scienze e delle lettere e nelle loro stesse coscienze; che vivono coi fanciulli nelle conoscenze, nel lavoro e negli esescizii fisici e sportivi, in mezzo al popolo ed agli avvenimenti.
Diamo ottimi ufficiali all'esercito che è in marcia e ottimi maestri all'esercito dei piccoli che s avviano verso le eccelse vette del nostro divenire.
Per dare i maestri alle scuole rurali, moltiplicherei e popolerei le scuole di agricoltura e d'industria, corroborandole con un corso sostanzioso di propedeutica educativa.
Magistero superiore ed università lascerei a maestri che hanno denaro ed ingegno da spendere, da utilizzare in più alta coltura, in altri insegnamenti, ed in altri uffici.
Il maestro elementare, bene scelto e ben remunerato, non di gratuite apologie; sia di fatto il propulsore dei movimento fascista, educativo, in ogni comune e in ogni contrada.
In campagna deve, di regola, iniziare, la sua fatica; e il servizio, se prestato lodevolmente, gli sia computato come campagna di guerra, per la carriera e la pensione.
Non intendo menomare le capacità e le virtù muliebri, nè misconoscere le prove di sacrifizio e di abnegazione che danno le maestre fra gente rurale.
Le maestre hanno il loro compito, magnifico anch'esso: devono attendere con pari slancio, con cura assidua alla formazione di spose e di madri italiane, fasciste, forti di doti fisiche e morali, di coscienza spartana e di cuore italiano. Le maestre faranno materia dei loro insegnamenti quanta più giova al governo della casa, della fattoria e all'educazione famigliare: l'igiene, l'economia e le piccole industrie, in via sperimentale.
Apriamo battenti e finestre della scuola, perchè esca quanto rimane di fumo e di pedagogismo, perchè gli alunni escano alla luce del sole e lavorino. I fanciulli diedero durante il periodo della Grande Guerra buona mano d'aiuto alle madri: possono tuttavia lavorare ed apprendere. In qualche ora della giornata, negli intervalli fra le lezioni, nell'orto, nella vaccheria, nel magazzino di deposito di semi, intorno alla conigliera, innanzi alla scuola stessa, possono attendere con piacere a faccenduole, a lavoretti di vimini e di trucioli, di rammendo di taglio e di cucito; da tutto ciò, e specialmente dall'orto, dall'alveare e dalla coniglieria, possono ricavare utili notevoli per formare la dote della scuola, quanto bisogna all'acquisto di materiale scolastico di consumo. Parlo per esperienza ben riuscita.
Perchè arrestare i fanciulli tra le fole e continuare a soffiare nebbia nei loro cervelli, a stordirli con astruserie?
L'organizzazione negli Stati Uniti d'America di Società agrarie e industriali a pro delle scolette rurali e i profitti notevoli dovuti a piccoli espedienti non sono un'americanata, e trarne esempi ed ammaestramenti non è plagio.
Il corso integrativo entra oramai a vele spiegate nel porto scolastico del popolo lavoratore, trova sicuro ormeggio nelle scuole di città e in quelle di grosse borgate, e per la preparazione di future maestranze troverà senz'altro finanzieri, abili disegnatori meccanici e capomastri.
La scuola rurale ha nel minimo dell'istruzione la sola ragione d'essere; non ancora ha trovato aiuti e favori di associazioni agricole e industriali, di proprietarii di latifondi, e le associazioni culturali non hanno capitali proprii da spendere per essa: e dire che porta in grembo un più grave e intenso avvenire, e sul volto i segni di sfida a più aspre battaglie imminenti per la conquista di frutti di prima necessità.
La battaglia pel grano apra il fuoco nei campi della scuola rurale.
Il nostro asilo infantile, che rappresenta sforzi di volontà nell'amministrazione comunale, che richiede concorso in denaro da parte delle famiglie, si riduce ad una delle solite case di custodia.
Ad integrare la sua funzione, perchè sia una Casa di bambini, secondo la concezione della Montessori, occorre aggiungere la refezione calda, annettere un giardino, dare il prescritto materiale didattico e un orario igienico.
La sua funzione, oltre a risolvere una questione vitale per le famiglie di lavoratori dei campi, deve prevenire con le abitudini di pulizia e di ordine, con il risveglio intellettuale ed anche con apprendimenti spontanei, le necessità della scuola elementare, sicché ne agevoli e ne abbrevi il corso.
Compito di amore di pazienza e di sacrifizio che, nelle condizioni del nostro comune, va affidato a suore abili e capaci, le quali possono più efficacemente compiere opera di propaganda e raccogliere dalle famiglie contribuzioni in denaro in alimenti e in vestiarii.
Le suore, che non vanno mai sole a dimorare lontano dalla propria casa, addestrate quali infermiere, potrebbero, inoltre, spendere la loro santa opera in un dispensario medico o in una sala di pronti soccorsi, nei casi più gravi e più meritevoli di assistenza sanitaria.
L'asilo infantile e la scuola elementare daranno con i Balilla i nuovi artefici di vita. Frattanto il dopo lavoro viene meglio aderendo al regime, rende il clima e l'ambiente favorevoli alla nuova formazione spirituale e allo svolgimento di vita attiva: deve dar prova di forza, fierezza, sincerità, prontezza e coraggio per altri ardimenti.
Pel nostro Brindisi il vivaio degli agricoltori, e per essi la fonte più vicina di principi di norme e di esempi formativi, il campo più adatto di esperimenti dev'essere la Grancia, con i suoi fabbricati, i suoi orti, le sue vigne e i suoi boschi.
La sua storia lo proclama.
Lo Stato non ha comperato un feudo per ripetere un esperimento feudale, per sostituirsi a grassi borghesi, per costituirsi una rendita sicura su fittanze di vecchio stampo, per conservare ai suoi agenti riscotitori omaggi e regalìe.
Lo Stato, riteniamo, ha distrutto questa vecchia fungaia e diventerà sempre più attivo centro, propulsore ed educatore, fattore dagli occhi di Argo di progressi agricoli e industriali, protettore delle masse di contadini e di salariati.
Chiediamo, dunque, che lo Stato dia al nostro Comune, dopo secolari contese, un centro di rinascenza agricola nella Grancia, una scuola convitto d'indirizzo pratico per i figliuoli dei nostri contadini e di quelli dei comuni limitrofi; una scuola colonia con regime di self gòvernment, come quella degli Orti di pace di Roma: istituzione a cui lo Stato deve provvedere con le spese d'impianto, conservando a sè l'amministrazione, la funzione didattica e la vigilanza, per proteggere lo sviluppo e garantire l'uso dei guadagni e dei profitti che saranno ricavati dai lavori e dalle industrie.
Abbiamo Potenza, con professori di scuole medie e con l'ufficio d'ispezione forestale, a pochi chilometri di distanza. Occorrerebbe adattare e ripulire parte del fabbricato, arredarlo, e rendere più agevole, almeno carreggiabile, l'accesso dallo scalo di ferrovia.
La scuola agraria e i suoi poderi modello, alcune case coloniche con stalle e con macchine agrarie, nei punti migliori della tenuta, ove l'acqua potabile non manca mai; sistemi di fittanze più eque e più adatte, dì cointeressanza stabile per i coloni, perchè si affezionino ai fondi e vi apportino durature migliorie; sopraluoghi di propagantisti agrari e di tecnici negli appoderamenti, e ovunque nel territorio si rendano proficui per osservazioni e suggerimenti, per ricerca delle sorgenti per sondaggi ed esperimenti di rabdomanzia, e per quanto è praticabile circa la sistemazione la bonifica la correzione e la concimazione dei terreni, le rotazioni, i foraggi e i sovesci, circa l'allevamento degli animali e quant'altro si possa compiere per rendere la materia obbediente alla nostra volontà: con tutto ciò e col fornire i mezzi in denaro e scorte, non dimentichiamo, a coloro che hanno volontà e capacità di organizzarsi e progredire, si apre la via maestra, e non vi è altra di scampo.
Col nuovo fervore di vita si vedrà dissipato il malcontento attribuito a cause ignote, innalzato l'argine all'emigrazione, compiuta la bonifica degli animi, e apparirà il rigoglio di volontà operose e consapevoli, tendenti ad elevarsi ad una sfera morale che è integrazione di dignità di lavoratori e di cittadini, che è fusione di famiglie e di nazione, che è concretezza di patriottismo.
Parole poche, quante occorrono a chiarire il pensiero ed a tradurlo in azione; ma fatti e tenacia di propositi sovrattutto: non sarà mai poco quel tanto di bene che è nella possibilità e si compie. L'esempio ha eminente virtù diffusiva.
Il lavoro abbia le sue alternative di raccoglimento e di svago, di sollievo dell'idea e del sentimento a mete più alte, a Dio ed alla Patria, che sono fondamenti naturali dei nostri spiriti e culmini di ogni nostra aspirazione.
Il calendario religioso e quello patriottico abbiano una fusione d'armonia educativa, per cristiani e cittadini.
Nelle domeniche, e in altri giorni di ricorrenze religiose e storiche, si ricompongano le squadre ed effettuino passeggiate ginnastiche militari storiche nel proprio territorio, nei paesi vicini, per ricambiare visite e manifestazioni di affratellamento; non si trascurino esercizi e gare di tiro a segno, da noi così appassionati al fucile.
Il salto, la corsa, la lotta, il pugilato, il guado di torrenti e di fiumi, l'ascensione sui monti, sono i nostri naturali esercizii di forza, di resistenza, di velocità e di arditezza.
Il maneggio delle armi, i tiri collettivi, le formazioni di unità tattiche e permanenti, nelle organizzazioni premilitare e militare, devono essere da noi favorite.
Dobbiamo essere fortemente armati. E' necessario scegliere un sistema che ci sia di minore aggravio. Educati nel luogo nativo, non distratti in tempi di pace dal lavoro fecondo dei nostri campi e dagli opifici delle nostre città, potremo sollecitamente mobilitare parecchi milioni di soldati sono parole di Crispi (1), il grande italo albanese, commemorato in quest'anno fascisticamente.
Alle pubbliche feste religiose, che dobbiamo ravvivare con le loro caratteristiche, ed alle solennità civili, che meritano manifestazioni di serietà e compostezza, conserviamo le loro date memorande:
1° gennaio Capo d'anno Festa di beneficenza e l'albero dei doni per la Casa dei bambini.
23 marzo Costituzione dei Fasci: Rassegna delle Camicie nere Rinnovazione del giuramento.
Domenica in albis: esposizione e benedizione di polli, di uova, di conigli premiazione dei migliori produttori.
22 aprile S. Lorenzino Ricordi di Roma, imperiale, cristiana.
9 maggio S. Nicola Esposizione e benedizione di grani, di farine, di pani, di paste casalinghe: premiazioni.
13 giugno S. Antonio Esposizione e benedizione di animali equini, vaccini, e suini di prodotti: formaggi e carni salate.
10 agosto S. Lorenzo Festa campestre della salute: giuochi ginnastici, lotte, gare di corsa. Premiazione di atti umanitari, di coraggio, di salvataggio, di abnegazione.
8 settembre Natività di Maria Vergine Rivista di tutte le forze del paese: i Balilla, gli Avanguardisti, i Seniori. Lotteria di beneficenza per l'ambulatorio medico chirurgico e per la Croce Rossa locale. Gara di tiro a Segno. Esposizione fotografica degli emigrati.
1° domenica d'ottobre Il Rosario Fiera annuale di animali, di frutta, di sementi, d'attrezzi agricoli. Premiazione dei migliori viticoltori, frutticoltori e agricoltori.
1° domenica di novembre Commemorazione della Vittoria e della Marcia fascista su Roma Deposizione di corone di alloro e di quercia sulle lapidi dei Caduti.
25 dicembre Esposizione di lavori donneschi delle scuole elementari Premiazione delle madri che, fra la scarsezza di mezzi, sono riuscite ad ottenere soddisfacente pulizia e igiene della casa. Festa di beneficenza per gli alunni poveri Rappresentazione di costumi locali antichi, in dialetto.

Nei giorni festivi, in ogni commemorazione, il popolo deve assistere, partecipare, ad audizioni radiofoniche, riproduzioni sceniche di antichi costumi, di fatti della storia degni di ricordo e di onore; a cinematografie di navigazione marina ed aerea, di scoperte e d'invenzioni, di monumenti che si erigono e di fatti che si svolgono nella presente vita nazionale.
I fanciulli e i giovanetti, Balilla ed Avanguardisti, entrano di diritto nel grande quadro meraviglioso, e dobbiamo circondarli di tutta la nostra fede, di tutto il nostro rispetto e di tutte le nostre cure, come i fiori più belli della nostra rinascenza, come i prodotti migliori del nostro orgoglio e della nostra civiltà.
Subito dopo ogni movimento rivoluzionario, cruento o incruento, sì manifesta come primo fenomeno una estesa preoccupazione che è depressione economica, privata e pubblica.
Risoluta la questione economica con l'impiego cosciente ed ordinato di speciali attitudini, di risorse naturali, ereditate ed acquisite, con ferma volontà che non conosce tregua, che abbatte ogni ostacolo e crea, lo sviluppo delle opere di ingegno e di arte, di mano e d'intelligenza, dà frutti portentosi, che dal guadagno e dalle soddisfazioni morali del lavoro assurgono a potenza a dignità ed a prestigio di tutto un popolo.
E tanto dev'essere e sarà di noi.
«Tendiamo tutti i nostri nervi e tutta la nostra passione verso questo futuro che ci attende e gridiamo con religioso fervore: Viva Italia!»
Così il Duce: niun'altra conclusione, per regola di vita, può avere un libro e uno spirito italiano.

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NOTE

(1) In un discorso tenuto a Palermo nel novembre 1842.
 

 

 

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