Capitolo I
POSIZIONE GEOGRAFICA DEL PAESE
Come appollaiato su una tricuspide collina, preannunziata dalle sue
antiche torri e dallo slanciato campanile della chiesa madre, appare
Picerno ridente e pittoresco paese della Lucania a chi, percorrendo la
strada statale n. 94, si porta da Potenza a Salerno.
Dalla strada statale si giunge al centro abitato per una traversa di circa
Km. 3 che si innesta al Km. 12° della statale n. 94 verso sud e si snoda
serpeggiante, su un falso piano verso l'alto, tra la fertile campagna;
essa si presenta agevole e soleggiata, maestosi platani l'abbelliscono e
palazzine costruite di recente la fiancheggiano.
"Dalla Torre di Satriano - scrive Tommaso Pedio nei suoi "Itinerari
lucani" - si domina una delle zone più interessanti della Basilicata che
ebbe notevole rinomanza nella resistenza repubblicana del 1799. Tra il
Marmo e Baragiano, lungo il costone di un colle sormontato da una diruta
torre si scorge Picerno, la roccaforte repubblicana che il 10 maggio del
1799 cedette alle masse sanfediste di Sciarpa che avevano già occupato e
saccheggiato Pietrafesa e Tito"(1).
La costruzione della "traversa" che congiunge l'abitato di Picerno alla
"grande strada consolare" che, proveniente dalla valle del Sele,
attraversa la Basilicata spingendosi verso la pianura di Metaponto, fu
ostacolata da piccoli interessi locali. E ne scrive, nella sua inedita
"Storia di Picerno", Tommaso Cappiello (2): "La traversa della grande
strada Consolare a Picerno, dopo mille e mille contrasti per la
direzione, erasi fissata; una tassa, un contratto eransi stabiliti, ed
approvati dall'Intendente e dal Ministro. Gli Appaltatori Lazzari e
Conforti la eseguivano. I contrasti per la direzione derivano dalla
posizione dei molini su l'Ontrato".
Lasciato il bivio, un piccolo ponte sovrasta il torrente Ontrato che, nel
suo corso ripido e tumultuoso, offre alla vista un insieme di
cascatelle, la prima delle quali è affiancata da due fontanelle di acqua
potabile.
"Nei tempi lontani - ricorda il Cappiello - esistevano dei molini presso
l'Ontrato per utilizzare quelle acque, altri vi erano sul Vallone del
Quercio. In seguito i mulini furono distrutti o trasformati in
abitazioni di contadini.
Sulla destra del breve rettilineo che segue, in contrada Piano del Conte,
dal 1968, si estende su una superficie di mq. 6000.00 circa, il moderno
stabilimento della S.p.A. "Lucana Salumi" di Gerardo Ottavio Lettieri,
per la lavorazione di carni suine nazionali ed estere. La vendita dei
prodotti viene effettuata in quasi tutta l'Italia e particolarmente in
Lucania, Puglia e Campania, con sedi di deposito a Napoli ed a Roma.
Circa 30 gli addetti al servizio tra tecnici del nord Italia, impiegati
e operai locali.
A circa Km. 2 dal bivio, un viadotto ad otto arcate, su cui corre la
ferrovia Napoli - Taranto, sovrasta il torrente Braida e la traversa di
cui si è fatto cenno; quest'ultima, sulla destra, si biforca in un breve
tratto di strada che mena alla chiesa di S. Rocco.
Sulla stessa confluenza inizia anche una strada interpoderale in via di
ultimazione, che porta al gruppo Monti Li Foj, al bosco omonimo ed a
varie contrade, quali Chiuse, Montagna, Frascheto, ecc..
Ubicato a valle, oltre il ponte della Braida, è fiorente un altro
mattatoio con annesso un salumificio dei fratelli Curcio che,
collaborati da operai stagionali, curano direttamente il commercio della
carne fresca e dei salumi.
A un chilometro circa dal centro abitato, sulla stessa traversa trovasi la
stazione ferroviaria.
Segue il piano della fontana, presso il quale un tempo si svolgevano le
tradizionali fiere del 1° dicembre e del 17 giugno di ogni anno, nonché
i mercati mensili fissati per l'ultima domenica di ogni mese; fiere e
mercati che attualmente si effettuano lungo il tratto che porta all'ex
convento dei Cappuccini, al cimitero e al Paschiere.
Lorenzo Giustiniani del territorio di Picerno fa la seguente descrizione:
"Picerno, terra di Basilicata, in diocesi di Potenza, da Matera dista 50
miglia ed 8 da Potenza. E' situata alla metà di un colle ove respirasi
buona aria" (2bis).
Si sta bene infatti a circa 721 metri sul livello del mare tra i monti che
presentano vaste zone di pascoli e di terre messe a coltura, con macchie
sparse di boschi e ginestreti.
Continua Lorenzo Giustiniani: "Il suo territorio confina con Ruoti,
Potenza, Baragiano e Tito. Le acque dei suoi monti vanno ad accrescere
il Sele. Tiene dei boschi sopra i suddetti monti confinanti colla
divisata città di Potenza ne' quali trovasi della buona caccia di lepri,
volpi, lupi e di più specie di pennuti. Le produzioni consistono in
grano di ottima qualità, legumi e vino. Gli erbaggi vi sono decantati e
vi si fa gran negozio di animali.
Gli abitanti ascendono a circa 4.000. Essi sono industriosi nel
commerciare i loro prodotti con altri paesi della provincia e fuori.
Vi sono dei monti frumentari. La tassa del 1648 fu di fuochi 500 e del
1669 di 361, e sempre scrivesi Picierno.
Ho smarrito le tasse precedenti. Nel suo territorio vi è una miniera di
marmo bianco con delle vene color pardiglio".
Di circa 80 Kmq. d'estensione, l'agro di Picerno è compreso tra i 40° 34'
e i 40° 42' di latitudine nord ed i 3° 06' e i 3° 16' di longitudine est
rispetto al meridiano di Monte Mario in Roma, con quote altimetriche che
variano da un massimo di m. 1350 ad un minimo di m. 413 circa.
Geologicamente esso appartiene in parte a formazioni sabbiose su substrati
eocenici, pliocenici e quaternari ed in parte a formazioni argillose e
argillolimose su substrati eocenici e triassici. Queste ultime
formazioni caratterizzano specialmente la parte valliva del territorio
comunale. Le abbondanti pietre vengono, come nel passato, utilizzate per
ricavarne calce.
Alcuni terreni sono di medio impasto e discreta fertilità, altri
leggermente franosi (3).
Abbondano boschi cedui in ottimo stato di vegetazione. Essi sono stati un
tempo soggetti al vandalismo dei cittadini che trovavano nel bosco
alimento per sè e per il bestiame, nonché legna da ardere per alimentare
gli innumerevoli forni a legna, per il riscaldamento domestico, ed
infine materia prima per la produzione di travi, accessori per attrezzi
agricoli, svariati utensili per le necessità domestiche, aratri di
legno, zoccoli, lavori in vimini e così via. Ora però i nostri boschi
sono protetti dalla sorveglianza del Corpo forestale e le più recenti
amministrazioni comunali che non hanno consentito, nonostante le
continue pressioni, il martellamento ed il taglio di piante. L'ultimo
taglio del bosco del gruppo Monti Li Foj venne effettuato intorno al
1950 (4).
La vasta cava di marmo venato color pardiglio che ha dato nome ad una
delle tante contrade, ora è esaurita, ma ne rimangono testimonianze
negli artistici altari che ornano le chiese ed i camini delle abitazioni
private di questo paese.
" Picerno, - scrive Luigi Ranieri nella sua Monografia sulla Basilicata -
possiede una notevole ricchezza di rocce pregiate dette arenarie che
sono usate come pietre da taglio insieme con calcari brecciati degli
altri comuni della Provincia di Potenza ".
Speciali caratteristiche, inoltre, presenta il massiccio Monti Li Foj che
lo distinguono dagli altri monti del territorio di Potenza.
" Questo gruppo si trova a sud del Monte Caruso ad ovest di Potenza, dalle
caratteristiche aspre rupi tagliate ed isolate originate dalle
stratificazioni calcaree che vi appaiono sollevate, piegate, spezzate.
La breve dorsale orientata da sud-ovest a nord-ovest, culmina
all'estremo meridionale con la quota 1367 sotto cui passa la strada
statale n. 94 che, attraverso il Piano di S. Aloja, mena a Salerno,
superando Km. 6 prima di Vietri il Varco di Pietrastretta di Potenza,
determinato da un afflusso di calcarei del Trias inferiore. All'estremo
nord orientale invece dalla quota massima di m. 1350, la dorsale degrada
lentamente in una larga insellatura per la quale, al di qua del
Montocchio, transita la rotabile che collega il capoluogo ad Avigliano"
(5).
" Dopo Tito - scrive Sergio De Pilato in "Fonti, cose e figure di
Basilicata" - ecco la vaga Picerno, a mezza costa sul declivio d'una
collina a promontorio fra due piccoli corsi d'acqua alla maniera "la
plus coquettement gracieuse", ed il suo aspetto è quello dell'agiatezza
e della prosperità" (6).
" Picerno - scrive Vincenzo Villamena, commissario prefettizio a Picerno
nel 1920 - s'erge civettuola in mezzo ad una campagna fertile e
lussureggiante, la popolazione è pacifica, ospitale e gentile: la
vicinanza della ferrovia ne rende un luogo di villeggiatura" (6bis).
"Il territorio di Picerno - scrive da ultimo P. Giuseppe Muscarà in una
sua "Relazione" per la Milizia Nazionale Forestale di cui si conserva
copia nell'archivio del Comando Stazione Forestale di Picerno - ha la
superficie di Ettari 7829 ed è situata nei bacini dei torrenti Fosso del
Calogno e Fosso di Loja, affluente del Torrente Tora, tributario di
sinistra del Fiume Basento; e nei bacini dei torrenti Vallone di Fumo,
Vallone Varco, Vallone Serra Alta, Vallone Ontrato, Vallone Braida,
Vallone Pocamato, Vallone Acqua Pandolfo, Vallone di Potenza, e Fosso
Remo, affluenti di destra della Fiumara di Picerno; nei bacini dei
torrenti Vallone della Prolla, Vallone Molare, Vallone Caiella, Vallone
del Porcino e Vallone della Gauta, affluenti di sinistra della detta
Fiumara di Picerno, e negli altri bacini dei torrenti Vallone Valle Cupa
e Fosso Franciosa, affluente di sinistra della Fiumara di Baragiano, la
quale, dalla confluenza con la Fiumara di Picerno assume il nome di
Marmo, che, con le successive denominazioni di Fiume Platano e Tanagro,
va a versarsi in sinistra del Fiume Sele.
Il carattere generale prevalente del territorio comunale è agrario e
silvo-pastorale.
Esso giace per 550 ettari su altopiano, e per gli altri 7279 sulle pendici
della montagna e della collina.
I terreni delle pendici provengono dal disfacimento di scisti argillosi
con banchi di calcari marnosi, sabbie gialle terrose, scisti silicei e
calcari.
L'altitudine sul mare varia da m. 380 a m. 1350.
Le pendenze medie generali dei versanti variano dal 10-15% al 130-140% con
prevalenza del 30-35%.
Il regime delle acque si presenta a carattere prevalentemente torrentizio,
in massima parte disordinato.
Il terreno, per quanto riguarda le sue condizioni di stabilità, si
presenta metà saldo e per l'altra metà soggetto a dilavamenti,
smottamenti, frane di scorrimento, ed erosioni.
La superficie territoriale, secondo il catasto geometrico - particellare,
aggiornato al 1909-11, si ripartisce tra le diverse qualità di cultura e
le varie categorie di proprietarii, come segue in cifre arrotondate
all'ettaro: boschi di alto fusto ha. 1296, boschi ceduti ha. 47, pascoli
alberati ettari 405, pascoli cespugliati ha. 712, pascoli nudi ettari
1368, incolti produttivi ha. 52, seminativi e culture legnose
specializzate ha. 3603, improduttivi (acque, strade, fabbricati ecc.)
Oltre che soggetto, per la sua natura geofisica, a smottamenti ed a frane,
la zona picernese è, come tutta la zona lucana, soggetta a terremoti
(7).
Colpita più e più volte dal flagello del terremoto, Picerno ebbe a
soffrire danni ingenti e rilevanti nel 1273, nel 1825, nel 1848, nel
1851 ed infine nel 1857; tuttavia ha saputo sempre risollevarsi e
riacquistare il suo aspetto ridente e sereno.
Picerno è congiunta al capoluogo della Basilicata, Potenza, mediante la
strada ferrata Napoli-Taranto e la statale n. 94 che si snoda
serpeggiante tra gole di monti con brevi tratti rettilinei e tratti
pianeggianti, quali quelli del piano di Sant'Aloja e della contrada
Assunta.
La strada ferrata ne attraversa il territorio per circa dieci chilometri
costeggiando e sorpassando fiumi, lambendo vallate, entrando in
gallerie, una delle quali, presso la stazione ferroviaria, permette di
superare la collina su cui si stende parte del centro abitato (8).
Alle numerose opere d'arte si aggiungono quelle di imbrigliamento tra
Picerno e Tito, richieste dalla natura franosa del terreno.
La ferrovia Picerno-Potenza, costruita dalla ditta Medici di Firenze, fu
inaugurata il 28 agosto 1880 con un banchetto al quale partecipò il
Ministro dei lavori pubblici del Regno Comm. Ing. Baccarini insieme
all'ing. Bria. Il Ministro così si espresse, formulando un brindisi in
onore degli ingegneri e dei costruttori: "Evviva tutti coloro i cui
lavori oggi han condotto la locomotiva nel cuore della Basilicata, ad
estrinsecarne le ricchezze latenti, e domani la condurranno là dove
fiorì la Magna Grecia, a ravvivarne la smarrita civiltà nelle forme
volute dai tempi mutati !
Possano questi arridere sempre alle arti della pace di cui voi siete degni
sacerdoti!" (9).
Se "Picerno colla vicinanza della strada Regia, colla fabbrica delle
Taverne e costruzione della Traversa, si è resa commerciale" (10), dopo
la costruzione della ferrovia esso si è trovato in una posizione
privilegiata rispetto ad altri paesi della Basilicata, per cui impiegati
e commercianti spesso lo hanno scelto come propria residenza. Impiegati
oggi, studenti, braccianti, lavoratori in genere, con estrema facilità,
infatti, possono raggiungere i posti di lavoro e di studio.
Gli abitanti di Picerno vanno orgogliosi di tale privilegio, vantaggioso
per l'economia e il progresso del paese.
Anche un efficiente servizio di autobus, attualmente dei fratelli Liscio
di Potenza, collega questo comune al capoluogo.
Numerose sono le strade inter poderali che, partendo dalla strada
provinciale e da quella nazionale n. 94, si diramano per la campagna in
ogni direzione, collegando le varie contrade tra loro e col centro
abitato, per oltre Km. 200; di recente costruzione è il tratto di strada
che collega la statale n. 94 con Baragiano scalo (11).
Le contrade Assunta, Bassopocamato, Basso Marmo, Pocamato, Taverna,
Valline, parte della contrada Pantano sono servite dalla rete elettrica,
già esistente nel centro abitato sin dal 1925; di essa beneficiano circa
400 famiglie ivi residenti, mentre molte altre, tra cui quelle dei
Parchi, attendono con grave disagio, che si realizzi l'ampliamento
dell'impianto. Anche la estesa rete telefonica a servizio delle
popolazioni residenti nelle contrade Cesine, Marmo, Boscotrecase,
Valline, Porcomorto e Palazzo, è pure in via di ampliamento (12).
Ognuna delle contrade ha caratteristiche peculiari proprie per quanto
riguarda Ia natura del terreno, la quantità delle acque e la diversa
esposizione: il che le diversifica sia nella natura dei prodotti che
nella capacità produttiva. Circa duecento sono le sorgenti disseminate
qua e là nel territorio di Picerno, che danno vita a vari corsi d'acqua,
quali il Vallone di Serra, Acqua la Forra, ecc.. Le abbondanti acque
trovano diverse utilizzazioni: quelle della zona Monti Li Foj, raccolte
in vasche, vengono utilizzate per abbeverare il bestiame, mentre il
supero va a dar vita ai vari torrentelli che, dopo un corso più o meno
lungo, attraverso le contrade della Montagna, raggiungono l'Ontrato e la
Braida, non senza aver prima irrigato abbondantemente il terreno che si
presenta, pertanto, verde di erbe pregiate fino all'estate inoltrata. Le
sorgenti più importanti sono quelle di Caretta, le tre dei Parchi e
quelle in contrada Gualandra e in contrada Pietralucente che vanno ad
alimentare il serbatoio costruito in contrada Salvatore per l'erogazione
dell'acqua potabile al centro abitato e ad alcune abitazioni delle zone
rurali (13). Altre sorgenti si trovano alla cosidetta Difesa, zona
riccamente arborata a sud - est del centro abitato (14).
Circa cinque tomoli del terreno di questa zona sono stati espropriati per
la costruzione dell'autostrada Basentana che attraversa l'agro di
Picerno per Km. 10 circa.
Per superare la fiumara di Picerno, tra la contrada Difesa e la zona della
Masseria Agoglia, è stato lanciato un ponte lungo m. 1300 circa ed alto
m. 130 circa, sostenuto da una serie di pilastri di m. 4 per m. 10; esso
è il più alto tra i ponti della Basentana.
Degna di nota è la contrada Parchi che, per le sue bellezze naturali, per
l'aria buona che vi si respira, l'abbondanza di verde, la felice e
favorevole esposizione, può essere considerata uno dei luoghi più adatti
ad una sana villeggiatura estiva. L'unico punto negativo di un tempo,
costituito dalla difficile accessibilità per la notevole distanza dal
centro abitato, è stato superato, grazie alla summenzionata recente
realizzazione di strade interpoderali.
La contrada Assunta, a sud del centro abitato, inoltre, presenta zone
pianeggianti e fertili molto adatte alla coltivazione di ortaggi, per
l'abbondanza delle acque della fiumara, ricca altresì di pesci. In
questa fiumara che ha origine nell'agro di Tito, confluiscono, lungo il
suo percorso, tanti altri torrentelli per cui spesso la fiumara va in
piena. Straripamenti e allagamenti vengono contenuti mediante argini
artificiali realizzati con tecniche primitive.
Buona parte del terreno lungo la fiumara, è stata, in tempi lontani da
noi, recuperata dalla tenacia e dalla abilità degli agricoltori.
Le contrade Parchi, Montagna e Porcomorto uniscono Picerno con Ruoti e
Potenza mediante una rete stradale che, dopo di aver attraversato gole
di monti e falsi piani, va ad innestarsi sulla strada statale n. 94,
all'altezza di Serra Alta o Serra del Cerro.
Da documenti dell'Archivio Comunale riguardanti il movimento della
popolazione, risulta che gli abitanti, secondo il censimento del 1974,
sono 4866. Di questi risultano emigrati definitivamente all'estero 53 e
temporaneamente (dislocati nelle seguenti località: Argentina,
Australia, Brasile, Canadà, Uruguaj, U.S.A., Venezuela, Belgio, Francia,
Inghilterra, Germania, Svizzera), n. 187, nonché emigrati nel nord
Italia n. 71.
Parte della popolazione abitualmente risiede nelle campagne 15 ed è
presente si può dire in massa in paese specialmente di domenica e in
occasione delle feste religiose e popolari.
lll
1 T. PEDIO, "Itinerari tucani" in "Tuttitalia-Puglia e Basilicata", ed.
Sadea-Sansoni, p. 376.
2 L'inedita "Storia di Picerno" del CAPPIELLO, il cui ms. si conserva
nella Biblioteca Caivano di Picerno, ci fornisce interessanti notizie
sui fatti e sugli uomini picernesi. Sul Cappiello, nato a Picerno nel
1778 da Antonio e da Agata Tarulli, esule dopo la caduta della
Repubblica Napoletana e morto a Picerno nel 1840, cfr. T. PEDIO,
"Dizionario dei patrioti lucani", vol. I, p. 257. Notizie più precise si
ricavano dal suo inedito ms.: Avviato allo studio della medicina dallo
zio Canio Felice Cappiello, il nostro completò i suoi studi a Napoli con
Sementini, Cotugno, Villari.
Si laureò a Salerno in medicina all'età di 20 anni, nel 1798. In seguito
alla Rivoluzione napoletana del 1799, che lo trovò a Napoli, venne
coinvolto "in un vortice di confusione e di avvenimenti - così nel suo
manoscritto - di ogni sorta stranissimi ".
Entrati i Francesi in Napoli, nel principio del 1799, il Cappiello fu
nominato capo amministrativo della guarnigione del Castel dell'Ovo,
insieme a Michele Lamparelli e Francesco Musti. La difesa della città
durò pochi giorni, seguì la capitolazione che non fu rispettata, dice il
Cappiello, "per male influenza dell'ammiraglio Nelson, sicchè Mario
Pagano, Domenico Cirillo, Caracciolo, Russo e molti altri, furono tratti
al patibolo ", mentre il Cappiello, insieme ad altri, fu tradotto in
Francia. A Lione ebbe occasione di avere un breve colloquio con il
Generale Bonaparte, di ritorno dalla campagna d'Egitto, dal quale
ottenne un Luigi d'oro e le credenziali per recarsi indisturbato a
Parigi a proseguire gli studi.
Presso l'ospedale l'Hotel-Dieu seguì lezione d'anatomia, di fisica e
chimica.
Fu al seguito dell'esercito francese durante la seconda campagna
napoleonica in Italia, in qualità di medico e partecipò alla battaglia
di Marengo nel 1800. Stabilitosi in seguito a Milano, vi conobbe e fece
vita in comune con i fratelli Siani di Potenza e con l'illustre storico
Vincenzo Cuoco. Pubblicò la "Confutazione del sistema medico di brown".
Per epigrafe - dice egli stesso, - pose: "Les hommes on touhjours un
remedieu e l'ignorance des chos en inventant les nots aux quelles ne
parents attacher un vrai sens Sistem de la Nature".
Questa opera ebbe l'approvazione di Vincenzo Cuoco e quella dell'illustre
medico Moscati, che occupava allora un alto impiego nella Repubblica
Cisalpina, e "mostrommi - scrive ancora il Cappiello - ad offrirmi
benevolenza e molto si compiacque delle mie osservazioni". L'opera fu in
seguito ristampata a Napoli.
Ristabilita la pace tra la Francia e il Re di Napoli, Tommaso Cappiello
decise di tornare a Picerno.
Dopo brevi soste a Firenze e a Roma, si fermò a Salerno, dove conseguì la
laurea in chirurgia il 29 gennaio 1802.
Ritornò a casa, secondo il suo dire: "dopo due anni e mezzo dalla
rivoluzione, partenza da Napoli, per mare, per terra, e in Francia, in
Italia vagando impiegato presso l'esercito, tra battaglie, a discrezione
de' tempi, degli uomini, delle mie passioni, in bisogno, pieno d'idee
giovanili disperate, di fresche sensazioni e rimembranze, di
fantasticamenti, di timori e speranze di pericoli e dispiaceri,
storditamente in poca ricordanza della mia casa e miei parenti, essi
senza notizia alcuna di me per due anni e più, immaginato morto o vivo o
perduto, eccomi rimpatriato, in mezzo ai miei, grazie alla Divina
Provvidenza".
Dal 1802 fino alla morte il Cappiello visse sempre a Picerno,
esercitandovi la sua professione lodevolmente e partecipando attivamente
fino al 1830 circa alla vita politica del proprio paese. Così egli si
esprime accennando alla sua definitiva scomparsa dalla scena politica
del suo paese tanto travagliato: "Scapitanato, escluso da ogni incarico
Comunale, privato di armi, accuratamente sorvegliato, mi riconcentrai
nei miei soli affari, alla lettura, a fare un poco il medico, e gustai
il bene della spensieratezza, e della tranquillità tanto desiderata".
Gli avvenimenti che il Cappiello narra dal 1799 al maggio del 1840
riguardano momenti fondamentali della Storia d'Italia, lotta al
brigantaggio, la Carboneria, i moti costituzionali del 1820-21, del
1831, ma il lettore che si accostasse al manoscritto solo nell'intento
di arricchire e chiarire il quadro storico di quell'età rimarrebbe in
parte deluso, non perché il Cappiello non sia fededegno, ma perché egli
appare tanto calato nella fornace delle rivalità paesane, nella vita
della "piazza" picernese, da spostare subito l'interesse del lettore
dalla obiettività del fatto storico ad una girandola di interessi,
beghe, odii tra famiglie, sicchè gli stessi fatti storici acquistano un
sapore casalingo, i protagonisti prendono ora il volto dell'amico, ora
quello del nemico; gli ideali si concretizzano nel gioco più spicciolo
dei bisogni quotidiani; è, insomma, veramente la vita multicolore di un
intero paese che vive nel manoscritto che è un a documento storico.
interessantissimo, proprio in questo senso.
2bis LORENZO GIUSTINIANI: · Dizionario Geografico ragionato del Regno di
Napoli", vol. VII, Napoli 1804, p. 179.
3 Con legge 3-12-1971 n. 1102 e legge regionale 19-10-1973 n. 27, il
territorio di Picerno è stato classificato totalmente montuoso e fa
parte integrante della Comunità montana del "Melandro" e i terreni,
soggetti a compravendita, godono dei benefici fiscali di cui all'art. 12
della succitata legge 1102. Detta comunità comprende, oltre Picerno, i
Comuni di: Brienza, Sant'Angelo le Fratte, Sasso di Castalda, Satriano
di Lucania, Savoia di Lucania, Tito, Vietri di Potenza.
4 Per il taglio periodico, nel 1897 furono vendute, nelle tenute boschive
di Picerno, piante di alto fusto per lire ventimila. Arch. di Stato
Potenza.
5 L. RANIERI, "La Basilicata", UTET, 1961, p. 321.
6 "Fu teatro - continua l'autore - di uno dei più eroici episodi della
breve istoria della Repubblica Partenopea; la bella e nobile resistenza
alle orde del Cardinale Ruffo le quali nel 1799 assediarono il paese per
varie settimane. E, quando gli abitanti che avevano esaurito ogni
munizione, privi ormai d'ogni altra risorsa, dopo aver respinto ben sei
assalti degli assedianti muniti di cannoni, s'erano rifugiati nella
chiesa, benché il Sacerdote vestito dei sacri paramenti fosse comparso
sulla porta elevando l'ostensorio, gli invasori si abbandonarono alla
più crudele opera di strage, di saccheggio e di sacrilegio".
R. VILLARl in "Note per la storia dei movimenti antifeudali in
Basilicata dal 1647 al 1799" scrive: "Picerno è cittadella naturale nel
centro del bacino del Platano - feudo dei Pignatelli: nel 1799 contava
4.000 abitanti".
6bis Dalla relazione fatta il 28 ottobre 1920 nella seduta di
insediamento del Consiglio Comunale. Arch. di Stato Potenza, Prefettura
di Basilicata, 1920.
7 Cfr. D. GIUSEPPE MUSCARA, Vincoli di terreni per scopi idro-geotogici
"Relazione", Tipografia Fulgur-Potenza, 25 gennaio 1936 - Potenza, pp.
1-4.
8 Galleria Picerno m. 457,48 (146+311,49); ponticello obbliquo m. 4
(146+239,19); galleria Serra del Traglio m. 425,80 (145 + 555); galleria
Postiglione m. 77,46 (145 + 410); ponticello m. 1 (145 + 289); viadotto
Maticola a 7 luci di m. 10 (145 + 06,78); galleria Pantano m. 277,85
(144 + 702,93); ponte di ferro di m. 40 (144 + 568,42); ponticello di m.
0,50 (144 + 440,22); casa Cantoniera m. 144 + 382,50); passaggio a
livello m. 3,70 (144 + 375,80); ponticello m. 2 (144 + 225,05);
ponticello di m. 1 (143 + 904,83); sotto passaggio di m. 2,90 (143 +
872,99); ponte obbliquo di m. 8 (143 + 671,22); galleria Ripabianca m.
1137,28 (142 + 399,94); ponticello di m. 6 (142 + 354,84); galleria di
Baragiano Martuscelli di m. 151,46, nel tratto verso Salerno.
Stazione di Picerno (146 + 981,37); viadotto Braida a 8 luci di m. 10 (147
+ 207); casa Cantoniera (147 + 295,96); ponticello m. 2 (147 + 665,36);
viadotto Ontrato (148 + 117); ponticello m. 4 (148 + 226,50);
sottopassaggio m. 3 (148 + 403,10); cavalcavia m. 6 (148 + 586,19);
ponticello m. 0,70 (148 + 712,79); ponticello di m. 1 (148 + 839,54);
ponticello di m. 1,50 (149 + 0,44); passaggio a livello di m. 3 (149 +
385,19); ponticello di m. 2,50 (149 + 400); ponticello di m. 1
(149+512); ponticello obliquo di m. 2,70 (149+716,27); ponticello di m.
2 (150); ponticello di m. 4 (150+446,77); ponticello di m. 0,70
(150+598,97); viadotto del Bosco a 5 luci (151 + 008,82); galleria
Serralta m. 341,23 (151 + 151,18); ponticello m. 2 (151 + 643);
passaggio a livello di m. 3 (151 + 940,94); ponticello di m. 2 (152 +
003,59); sottopassaggio di m. 2 (152 + 226,57); ponticello di m. 2 (152
+ 644); nel tratto verso Potenza.
9 "Banchetto dei costruttori nella inaugurazione della ferrovia
Picerno-Potenza". Tipografia Magaldi 1880. 29 agosto 1880.
10 T. CAPPIELLO: "Storia di Picerno" cit. . Evidentemente, con tale
affermazione l'autore del manoscritto vuole sottolineare la
insufficienza, fino a quella data, delle vie di comunicazione stabili e
sicure sia per collegare Picerno alla capitale del Regno e sia per
collegarlo ai paesi circonvicini, strade effettivamente quanto ma,i
indispensabili per un proficuo scambio di merce.
Difatti Picerno ha dovuto attendere il 1817, il 1822 e finalmente il 1880,
data quest'ultima della costruzione del tronco ferroviario
Eboli-Potenza, per estendere il suo commercio oltre i paesi vicini.
Nel 1882 venne costruito, dalla impresa L. Medici il tronco di ferrovia
Bella-Muro-Picerno della linea Eboli-Potenza. I terreni vennero
espropriati "per causa di pubblica utilità in forza della legge 25
giugno 1865 n. 2359 nel nome e per conto dello Stato, giusto Capitolato
generale 29 maggio 1871 e Capitolato speciale di appalto del 29 giugno
1873". (Dal verbale di cessione e liquidazione definitiva dei terreni,
stilato in data 12 agosto 1882).
11 La rete stradale comunale si estende per Km. 160 circa, quella urbana
interna per Km. 6,60 circa e quella urbana esterna per Km. 4,00 circa.
12 Tra i progettisti dei lavori eseguiti a Picerno si annoverano i
geometri Manfreda, Mobrici, De Luca, De Angelis, Ferrara, Gaimari e gli
ingegneri Federico, Crocetto ed altri.
Il Consorzio di bonifica del Gallitello ha eseguito lavori di
miglioramento fondiario in agro del Comune di Picerno di cui a pag. 25:
13 Sono in progetto altre captazioni per venire incontro ai sempre
crescenti bisogni della cittadinanza.
14 Parte del territorio di Picerno è soggetto al vincolo idrogeologico
forestale secondo il Regio decreto 30 dicembre 1923 n. 3267 (Gazzetta
Ufficiale n. 117 del 17 maggio 1924 con le modifiche apportate col Regio
decreto legge 3 gennaio 1926 n. 23 e Regio decreto 13 febbraio 1923 n.
215). In "Raccolta di leggi e decreti su i boschi e i terreni montani:
"Riordinamenti e riforma della legislazione in materia di boschi e di
terreni montani" di Alberto Camaiti direttore generale dell'economia
montana e delle foreste" Roma 1956.
15 Risiedono in campagna n. 2232 abitanti circa e nel centro n. 2519
circa, cfr. tabella 1 di "Censimento Generale" alla data del 24 ottobre
1971.
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