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Giuseppina Caivano Bianchini
- PICERNO
 

Capitolo IV
ITINERARI PICERNESI

Il corso Vittorio Emanuele, arteria principale del paese, che per 200 metri circa attraversa il centro abitato e collega le due piazze principali, piazza Statuto e piazza Plebiscito, è lievemente in pendio, ma agevole, fiancheggiato da antiche costruzioni. 
Particolarmente frequentato è il corso nei giorni di festa dalla agghindata gioventù; donne avanti negli anni sfoggiano il costume picernese che conferisce loro un non so che di maestoso, per cui Picerno viene comunemente definita "città delle belle donne". 
L'elegante e sontuoso costume tradizionale che ha subito, col passar del tempo, varie modifiche, così descritto nell'album offerto al Re Umberto I in visita in Basilicata nel 1881: " Donne col capo ricoperto dal "panno scarlatto con bordo bleu; pettiera verde col broccato d'oro, grembiule fiorato, gonna bleu scura", è andato in disuso. 
Di tanto in tanto, però, e specialmente di carnevale, le fanciulle amano vestire come le loro nonne. 
All'imbocco del corso Vittorio Emanuele, nei pressi di piazza Plebiscito, è sita la trecentesca chiesa dell'Annunziata. 
Sull'architrave in pietra di una casa accanto all'abitazione dei Baroni Carelli (29), ora degli eredi Lazzari, poco distante dalla chiesa anzidetta, si legge: "Livor iners vicium moras non exit in altos ut iacet ima vipera serpit humo". 
Sotto l'iscrizione sono incise due vipere che si incontrano radendo terra. 
All'abitazione della famiglia Lazzari si accede da un portone ornato di pietre lavorate con gusto e di uno stemma in pietra che lo sormonta. 
Un ampio salone comunica con numerose stanze una delle quali fornita di alcove. Una splendida porta, decorata in oro zecchino, nel decorso anno, è stata dagli eredi Lazzari asportata e venduta ad antiquari. 
Nel secolo scorso i Baroni Carelli, che abitualmente vivevano a Napoli, ospitarono nel loro palazzo una Comunità religiosa di Suore che aprirono alle giovani picernesi il loro laboratorio di cucito e di ricamo. 
Nel 1919 il Barone Giuseppe Carelli ed il Cav. Alfonso Carelli, scelta definitivamente Napoli come residenza, vendettero a Giuseppe Lazzari di Alessandro lo stabile insieme all'arredamento ed alla ricca biblioteca. 
Le stanze abitabili che sono più di venti, hanno ancor oggi i vecchi pavimenti di argilla. La cucina vastissima è fornita di un antico camino (30). Il grande salone centrale (31) si erge su una serie di arcate in pietra (lamie) che mettono in comunicazione alcuni seminterrati. La costruzione dello stabile deve risalire presumibilmente al XVIII secolo. Un giardino lo affianca ed un altro, ottenuto dalla demolizione di alcune case di contadini, gli sta di fronte, al di là del corso. 
La biblioteca, nonostante molti volumi siano andati perduti, conteneva opere preziose tra le quali l'Enciclopedia del Diderot e D'Alambert, Due Giunta, i Saggi politici del Pagano, opere minori di Ludovico Antonio Muratori e una Bibbia commentata da illustri letterati (32). 
Lungo il corso Vittorio Emanuele hanno sede l'agenzia della Banca di Lucania, una farmacia, due bar bene attrezzati e molto frequentati. 
Attualmente la massima parte delle strade del centro abitato si presenta ordinata e pulita per le recenti pavimentazioni, parte in pietra bianca e parte in cubetti di porfido, e per la encomiabile solerzia degli addetti alla nettezza urbana. 
Testimonianze dell'antica pavimentazione: acciottolato disposto a disegni geometrici vari, si trovano sia all'interno del palazzo Caivano in piazza Statuto, sia all'interno del palazzo Capece in via Tirone e sia nei pressi della chiesa dell'Assunta e della Chiesa di S. Donato. 
Piazza Statuto, un tempo ed ancora oggi chiamata anche porta S. Lorenzo, una delle più antiche porte del paese, è piccola, arborata di recente e corredata di sedili. 
Sulla piazza si affaccia un fabbricato che risale ai tempi del brigantaggio, della famiglia Caivano, nel quale alloggia attualmente l'Arma benemerita dei Carabinieri. 
La diramazione ovest di piazza Statuto, via Torre, prende nome da una mastodontica torre cilindrica, antichissima costruzione ben visibile da lontano che si innalza nel vicolo 1° di sinistra di detta strada (33). 
Nei pressi, fino a qualche anno fa, ha funzionato un Osservatorio Metereologico situato a 727 metri sul livello del mare, fondato nel secolo scorso e precisamente nel 1890, dall'insegnante elementare Alessandro Lazzari (34), il quale era riuscito ad ottenere gratuitamente, in più riprese, la necessaria attrezzatura dall'Ufficio metereologico centrale di Roma, consistente in un pluviografo, un barometro, un termometro di massima e di minima, un eliofanografo, un vaporimetro, un anilmoscopio, un anemometro, un termopsicometro. Il fondatore eseguiva le osservazioni ogni giorno alle otto, alle quattordici ed alle diciannove, senza alcun compenso. 
Dal 1938 l'Osservatorio è stato diretto dal Tenente Colonnello Mario Lazzari, figlio del compianto fondatore, il quale comunicava tutti i giorni i dati pluviometrici al Genio Civile di Napoli. In seguito il servizio è stato continuato nella stessa forma, ossia gratuitamente da parte del maresciallo in pensione Antonio Borriello. Ora tutta l'attrezzatura è in possesso del Genio Civile di Napoli. 
Sempre in via Torre è situato, già di proprietà della famiglia Capece, un ampio giardino che fa parte integrante del palazzo omonimo, la cui costruzione si presume risalga al secolo XVIII. 
Da piazza Statuto si perviene alla parte più alta del paese, attraversando lo scosceso corso Umberto I che, nel suo prolungamento, prende nome di Pianello e Pian Zambino. 
Alcuni miglioramenti apportati alle strade principali hanno permesso la circolazione degli automezzi, che riescono ad infilarsi per ogni dove turbando quel silenzio e quella pace che regnavano nel paese fino a qualche decennio fa; quella pace è invece possibile ritrovarla nei caratteristici vicoli stretti e disagevoli, ai quali non è stato possibile apportare alcuna modifica. 
In uno dei tanti caratteristici vicoli ("cundagn'") di cui è ricco questo paese, rimane attivo il forno a legna di Lazzari, come pure quello di Jacovelli e quello di Gaimari; quello di Caivano al Pianello e quello dei Capece, già dei De Meo al corso Vittorio Emanuele, non sono più in esercizio. 
Al corso Umberto, di fronte alla chiesa della Pietà le cui origini si perdono, come suol dirsi, nella notte dei tempi, una croce di buona fattura sostenuta da una colonna cilindrica alla cui base è incisa la data del 1633, si innalza, visibile a distanza, su tre scalini: il tutto è in pietra. 
Il centro abitato va ampliandosi lungo la strada che porta alla chiesa di S. Donato: su di essa sono stati aperti negozi di ogni genere (35). 
Piazza Plebiscito teatro delle avventure tristi e liete che hanno caratterizzato la storia di questo popolo attraverso i secoli, è il centro del paese verso cui si dirigono e sfociano varie strade secondarie Qui si svolge prevalentemente la vita paesana; vi sono l'Ufficio di collocamento, il bar Capece, l'Ufficio postale e telegrafico e la casa comunale, un forno moderno, un minimarket, una farmacia e negozi vari. 
Anche il cinema si trova poco lontano e vi si perviene mediante una breve traversa coperta che sbocca nel largo Portanova. 
Qui è attivo il mercato generale quotidiano e la popolazione vi affluisce per farvi buoni acquisti, perché tutto è controllato dalle competenti autorità: prezzo, qualità, igiene. 
Il tratto di strada che porta alla chiesa madre è stato reso da poco agevole al traffico automobilistico. Sulla sinistra sono situate sia la modestissima cappella dedicata alla Vergine del Carmine e sia quella a poca distanza, dedicata a Santa Lucia, entrambe appartenenti a privati. 
Nella parte sud di Picerno denominata "Bassa la terra" o Toppo S. Leonardo, si innalza un'altra torre cilindrica simile a quella citata ma di dimensioni ridotte con attigue costruzioni adibite ad abitazioni. 
Le due torri erano un tempo congiunte forse da mura di cinta a difesa del castello (36) normanno svevo. Infatti la chiesa madre, ottenuta dal rifacimento e dall'ampliamento della cappella dei principi, si trova in una posizione quasi centrale rispetto ad esse. 
Si racconta, intanto, con un certo tono di mistero, di alcuni condotti sotterranei chiusi di recente che mettevano in comunicazione forse con le torri, alcune abitazioni del paese, il palazzo dei Salvia 37 in via Cavour, con ingresso principale in via Gaimari, palazzo già dei Pignatelli e l'attuale palazzo Calenda in via Mario Pagano, anche esso con un altro ingresso in via Giacinto Albini (38). 
Presso il lato sud della torre, in località "Bassa la terra" di tanto in tanto vengono portati alla luce resti di tombe dell'antico cimitero di S. Leonardo (39). 
In questa zona, delle costruzioni antiche recuperate in seguito al sisma del 1857, furono le civili abitazioni dei D'Antonio, di Felice De Meo e dei De Canio-Molfese. Lo stabile De Canio-Molfese reca sul portone d'accesso, insieme alla data del 1222, uno stemma ed ha di fronte l'antica cappella di famiglia dedicata a S. Pasquale. Essa è nota per un pregevole dipinto che è ivi custodito. Il breve tratto di strada in cui si trova la cappella è chiamata via S. Pasquale. 
Poco lontano, un edificio di recente costruzione ospita la scuola media statale e, in locali molto antichi, è in funzione un frantoio per le olive, della famiglia Croce che continua una atavica redditizia attività. 
Piazza Plebiscito è collegata alla stazione ferroviaria mediante corso Garibaldi e viale Giacinto Albini, riccamente ombreggiato quest'ultimo da platani. 
Lungo il corso Garibaldi hanno sede il posto telefonico pubblico, uno studio fotografico, un salone per sponsali, un moderno bar, una lavanderia ed altri locali di pubblica utilità ed interesse. 
Il viale Giacinto Albini, ampio, soleggiato, è fiancheggiato da un lato da un vasto oliveto e dall'altro, oltre che da palazzine di nuova costruzione, anche e principalmente dall'antico palazzo Calenda già citato. 
Questo palazzo, in origine affiancato da due giardini, nella sua struttura primaria, dà l'idea di un castello e merita di essere visitato. 
Negozi ed officine si aprono a monte del detto viale tra cui l'attrezzato laboratorio meccanico dei Marinelli. Importanti falegnamerie sono disseminate per il centro abitato tra cui quelle di Caggiano - Caivano, Marcantonio ecc.. 
Un lavatoio pubblico in pietra, che riceve acqua da cinque bocche (40), di cui quella centrale raffigurante la testa di un leone, si ammira al cosiddetto piano della fontana dove il viale, biforcandosi, sulla sinistra mena all'ex Convento dei Cappuccini, alla chiesa annessa detta di S. Antonio ed alla scuola materna, mentre, sulla destra, conduce alla stazione ferroviaria ed alla statale n. 94. 

A) EDIFICI DI PUBBLICA UTILITÀ

1. Casa Comunale

La casa Comunale (41) fa parte integrante dell'antico maestoso palazzo Mancini, situato in piazza Plebiscito. Di buona esposizione, ricca di sole, di aria e di luce comprende tutti i vari uffici sistemati in vari ambienti del primo piano. Al piano superiore è stato temporaneamente alloggiato nel passato l'Ufficio del Registro, ora soppresso. Sul maestoso portone d'ingresso è riprodotto in pietra lo stemma di Picerno che è così descritto nell'Album offerto dalla Provincia di Basilicata alle Loro Maestà il Re e la Regina d'Italia nel 1881 in visita a questa Regione: esso è diviso in due campi: "Nel campo superiore una mitra con lettere R. F. "(Romana Fortitudo)" e nell'inferiore un cane all'inpiedi ed un braccio con coppa in mano". Il campo superiore è in argento, la mitra è in oro, le lettere sono nere. Il campo inferiore è azzurro, la coppa è in oro, il cane ha il suo colorito naturale (42). 

2. Edificio scolastico "Oscar Pagano"

Nei pressi di piazza Statuto, in via detta ora Oscar Pagano, un elegante e solido fabbricato del 1929 ospita la scuola elementare (43). L'edificio è a due piani con seminterrato, ampio cortile cinto da un'alta inferriata, costruito dall'impresa dell'ingegnere Colagrandi su progetto e sotto la direzione dell'ingegnere Athos Barchi, comprende sei aule spaziose e luminose, locali per gli uffici e quelli per l'abitazione del custode. 
Su una lapide, posta sulla facciata laterale si legge: 

IL CONCITTADINO NICOLA FELICE PAGANO
EMIGRATO ADOLESCENTE
UMILE DI ORIGINE, FORTE DI FEDE OPERANTE
DALLA CONQUISTATA RICCHEZZA
ALLA SCUOLA PRIMARIA DI PICERNO
VUOLE DONATO QUESTO EDIFICIO
* * *
AL COMUNE DI PICERNO
PROSPERO NICOLA FELICE PAGANO
IN MEMORIA
DEL FIGLIO OSCAR
ANNO 1929. 

In una delle aule ricavate dall'ingresso centrale un'altra lapide porta incise parole di riconoscenza del Comune e della cittadinanza verso il Pagano, che offrì la prima vera scuola al suo paese di origine. 

IL COMUNE E LA CITTADINANZA .
A MEMORE PERENNE RICONOSCIMENTO
DI TANTO ILLUSTRE CIVISMO
CHE ONORA LA PICCOLA E LA GRANDE PATRIA
QUESTA PIETRA DEDICÒ
SETTEMBRE 1929

Per questo gesto generoso, il Cav. Nicola Felice Pagano fu Antonio il 14 luglio 1927, giorno in cui il podestà Gerardo Caivano comunicava all'Amministrazione Comunale il proposito dello stesso di donare l'edificio scolastico alle condizioni che "esso abbia la perpetua destinazione d'uso a scuola elementare e sia intestato in perpetuo alla memoria del figlio Oscar" e deliberava di accettarne la donazione, venne ammesso tra i benemeriti di questo Comune. 

3. Scuola elementare di Largo Portanova. 

Dal 1963 un nuovo edificio scolastico, costruito con il contributo dello Stato, a due piani, con sei aule, dei seminterrati ad uso magazzino, cucina per la mensa, refettorio ed archivio, soddisfa le accresciute esigenze della popolazione scolastica picernese. 
Al primo piano hanno sede la direzione didattica, la segreteria e la biblioteca ricca di n. 2.000 volumi circa sia per alunni che per insegnanti. 

4. Scuola materna. 

Nel 1964, con il contributo della Cassa per il Mezzogiorno, è stato installato, sulla via Convento, poco lungi dalla stazione ferroviaria, un modernissimo asilo prefabbricato, dotato di ampi e soleggiati ambienti, di un vasto cortile scoperto e di un giardino recintati. Vi sono altri locali nel piano sopraelevato da utilizzare sia come alloggi per il personale insegnante che per la comunità religiosa di Suore. Non mancano ambienti a piano terra ad uso di depositi e magazzini. 
La scuola materna, per interessamento ed a spese del Comitato Femminile Provinciale della Croce Rossa di Potenza, è rimasta aperta anche nei mesi estivi degli anni 1969, 1970-71 ai bambini in età prescolastica, ivi accolti ed assistiti con refezione calda, per venire in contro alle necessità delle famiglie tra le più bisognose, così come il locale della scuola elementare di Faraone I a contrada Valline ha accolto similmente i bimbi di famiglie impegnate nei lavori agricoli estivi. Circa 260 unità ne hanno beneficiato. 

5. Scuola media. 

Un edificio a tre piani, di cui due seminterrati, destinati a scuola materna, situato nei pressi di "Bassa la terra", a valle della cappella di S. Pasquale, ospita dal 1966 la scuola media statale, in precedenza ospitata alla Scuola Pia. Esso consiste in dodici aule, la presidenza, due locali per gli uffici di segreteria, una sala dei professori, un ampio locale adattato a palestra e un cortile scoperto al quale si accede dall'interno 
La scuola media è fornita di biblioteca che, istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione dal 1-10-1961, conta in totale n. 752 volumi di cui n. 193 per insegnanti e n. 559 per alunni. 

6. Scuole delle zone rurali. 

La lotta contro l'analfabetismo è stata condotta con impegno dalle autorità competenti ed ha dato risultati positivi. Pertanto oggi è in notevole aumento il numero degli edifici scolastici, quasi tutti di recente costruzione, sparsi nelle varie contrade del territorio di Picerno (44). 

B) CHIESE

1. Chiesa madre

La chiesa madre o chiesa parrocchiale domina il centro abitato, il quale sembra aggrapparvisi. Di pianta greco-romana, la chiesa parrocchiale, già chiesa collegiata, è dedicata a S. Nicola di Bari, protettore del paese. Un tempo cappella dei Principi Pignatelli di Napoli, venne costruita nel 1611 ed ampliata nel 1727 con la costruzione del coro, della sacrestia e del campanile 45. Quest'ultimo, eretto sotto la direzione dell'abbate D. Saverio Carelli arciprete, fu dotato di due campane una delle quali, di 18 quintali, è dedicata a S. Nicola (46). 
Sulla facciata rivolta verso il corso Vittorio Emanuele nel 1926 venne collocato, col consenso e la collaborazione del parroco, un orologio da torre illuminato con un quadrante di m. 2 di diametro e con la carica di 48 ore. 
Il primo arciprete di cui si ha notizie D. Angelo Abbate Greco, tenne la parrocchia dal 1611 al 165747. 
Al centro del presbiterio è collocato l'altare maggiore in legno, avente alle spalle un caratteristico coro in noce, opera dell'artigiano Vazza. Il valente ebanista Antonio Tancredi ne fu il restauratore nel 1909. La balaustra in pietra che delimita il presbiterio, è affiancata da due statue: quella all'Immacolata Concezione di cui la chiesa fu dotata nel 1968 dall'arciprete D. Renato Robilotta, e quella del Cuore di Gesù, già preesistente, modellate rispettivamente in materiale plastico e gesso. 
Sia il soffitto della navata centrale, che acquista gran pregio per esservi incastonato il bellissimo quadro di De Giacomo pittore napoletano della fine dell'800, raffigurante il miracolo di S. Nicola: i due fanciulli massacrati e resuscitati, e sia quello dell'abside, furono decorati da una serie di "cassettoni" con al centro un "rosone", rispettivamente quadrangolari ed esagonali, tra il 1910 e il 1911, dall'ebanista Antonio Tancredi da Picerno; lo stesso compi inoltre altri notevoli e pregevoli lavori di restauro nella stessa chiesa. 
Affreschi e dipinti di un certo valore artistico ornano sia la parte alta della navata centrale che gli altari di quelle laterali. Di gran pregio sono le tele in corrispondenza degli altari di S. Filomena e di S. Giuseppe e di quello di S. Michele. In prossimità del battistero si ammira il quadro "Il battesimo di Gesù". Il "Cristo coronato di spine" e "S. Francesco e il Crocifisso" affrescano due pareti della sacrestia. 
Una cancellata in ferro con la didascalia: "A Devozione del popolo e cura dei procuratori del 1868", affiancata da due angeli lignei scolpiti da Antonio Tancredi nel 1915, delimita l'altare di S. Nicola 
Questa chiesa, oltre la pregevole pala d'altare del sec. XVI, custodisce altre numerose opere d'arte che meritano essere visitate più che descritte. 
Fino all'anno scorso due erano le statue del Santo protettore S. Nicola: una a busto intero molto antica ed ancora esistente, e l'altra a mezzo busto in argento, trafugata nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1974; ne rimane la sola antica piramide. 
La statua trafugata era stata fusa agli inizi dell'800 per interessamento del capo del governo picernese dott. Tommaso Cappiello che in proposito riferisce: "sono riuscito quasi miracolosamente in meno di due mesi a raccogliere 800 ducati per la costruzione della Statua per nostro Protettore S. Nicola. Per la spesa le ho dato ducati cento di mio denaro, oltre circa altri settanta spesi pel viaggio e dimora" (48).
La statua sostituiva quella danneggiata e saccheggiata dai soldati del reggimento di Latour D'Auvergne (49). 
Quanto mai suggestivo l'altare del Crocifisso nella navata di sinistra: un gruppo statuario rappresenta, con molta vivezza, la scena della crocifissione; le figure di Maria, della Maddalena e di S. Giovanni sono disposte intorno al grande Crocifisso, creando un'atmosfera di doloroso raccoglimento. 
Alcune lapidi al centro dell'antipresbiterìo, con iscrizioni e date ormai indecifrabili perché cancellate dal passaggio dei fedeli, indicano la cosidetta "fossa dei preti" a memoria per i posteri, dei sacerdoti ivi sepolti. 
Su una di esse sono tuttavia appena riconoscibili il cranio, con berretta, stola e tibie; nonché la data del 1822. Altre lapidi ricordano i componenti della famiglia Carelli e Francesco Saverio Caivano di Gerardo e di Aloisa Caivano deceduto in Picerno il 14 gennaio 1856 all'età di 20 anni. 
In questa chiesa si trovano altre opere di Antonio Tancredi: una cornice che inquadra l'immagine di S. Gerardo Majella e il tabernacolo di S. Filomena. 
Una porta in legno artisticamente lavorata dà accesso all'ufficio parrocchiale in cui sono custoditi tutti i documenti della parrocchia ed una ricca biblioteca che, tra le altre opere, contiene le "Omnia" di Sant'Agostino, di pregiato valore. Ne fu fondatore il sacerdote D. Antonio Passavanti, il quale creò, in uno alla biblioteca, il teatro fisso. L'archivio parrocchiale di Picerno conserva la bolla pontificia datata 27 gennaio 1749, che riguarda l'erezione della citata biblioteca. 
Questa venne arricchita coll'aggiunta di molti volumi pure di gran valore, salvati dalla distruzione, quando venne chiuso il Convento dei Cappuccini. 
Nell'Ufficio parrocchiale è collocata la seguente epigrafe: 
D. O. M.
UT IN POSTEROS VIVAT
ANTONIUS PAS SAVANTI JAM H. ECCLESIAE ARCHIPR.
BENEMERITUS SCIENTIARUM AMATOR
VIRTUT AMANTIS SIMUS
PROPTER SUI ERGA SUOS CIVES BONUM BENIGNUMQUE
ANIMUM EBHANCEX BONIS SUIS FUNDO H. M. T.
ECCLESIAE BIBLIOTECAM EXTRUCTAM
DIGNUMAE S TIMAVIT AEQWMQUE
V. J. D. JULIUS SALVIO ARCHIPRESBITER
SUCCES SOR EI TERT.
MONUMENTUM HOCCE PON
A. S. 1788
----
A DIO OTTIMO MASSIMO
Perché nei posteri viva
Antonio Passavanti già di questa chiesa Arciprete
Amante benemerito delle scienze
Innamoratissimo delle virtù
Per il suo animo buono e benigno verso i suoi cittadini
Profondamente largo dei suoi beni a questo matrice tempio
Avendo costruita la biblioteca della chiesa
Stimò cosa giusta e degna
Il Dottore nelle due Leggi Giulio Salvio Arciprete
Terzo successore di lui
di porre questo ricordo
L'Anno della salute 1788

Sulla porta della sacrestia, prospiciente il presbiterio, è situato l'organo (50) che sostituisce quello precedente, le cui canne furono fuse per ricavarne piombo nella resistenza del 1799. 
Un finissimo busto in marmo di S. Nicola di Bari sovrasta l'ingresso principale di questa chiesa, che, per fare posto nell'interno al battistero, venne privata di una terza porta con conseguente chiusura dell'ingresso al campanile, al quale ora si accede solo da una porta esterna. 
Per interessamento di Monsignor D. Umberto Lazzari, arciprete di Picerno dal 1920 al 1967, coadiuvato da un attivo comitato e mediante concorso generoso del popolo, la chiesa fu riportata, tra il 1921 e il 1925, al suo primitivo decoro: il pavimento e i banchi in legno, tuttora esistenti, vennero offerti contemporaneamente, in memoria di Mariantonia Pagano nata Perrotta (51). Attualmente la chiesa madre richiede nuovi e radicali restauri. 
Lo stesso arciprete nei primi anni del suo ministero parrocchiale provvide, col concorso dei fedeli, a riattare tutte le chiese delle zone rurali (52). 
Dalla chiesa madre, per mezzo di una scaletta in pietra, si scende nella cripta, chiamata chiesa della Congrega, custodita dalla confraternita di Gesù Bambino. Il principe Giovanni Maria Pignatelli la fece affrescare con scene della Passione di Gesù Cristo e della Crocifissione. Era questo un modo molto valido, a mio avviso, quando la popolazione era per la maggior parte analfabeta, per fare conoscere i divini misteri. 
Questa cappella. chiamata di Gesù Bambino, fu scelta come sede di una confraternita ed i fratelli stabilirono di pagare L. 1,25 quale retta annua per avere una messa domenicale, la festa di Gesù, un funerale per un fratello defunto ed un sussidio per qualche fratello povero. La confraternita era rappresentata, fin dalla sua costituzione, da persone appartenenti al più alto ceto sociale del paese. 
Esse concorrevano, con i loro beni, al mantenimento della confraternita stessa (53). Questa, come rilevasi da documenti giacenti presso l'Archivio di Stato di Potenza, fu istituita con " regio assenso fin dal 1777 con delle regole riguardanti il regime, le funzioni religiose e l'annuale elezione dei superiori che, col Real Rescritto del 23 marzo del 1825, furono mantenute in vigore, e da quella epoca sempre scrupolosamente eseguite". 
Le elezioni venivano fatte nella domenica precedente la festa di S. Tommaso d'Aquino che ne è il protettore e che ricorre il 7 marzo di ogni anno. 

2. Chiesa della SS ma Annunziata. 

La trecentesca chiesa della SS.ma Annunziata, sita tra il corso Vittorio Emanuele e la piazza Plebiscito, " fa parte integrante del centro storico del Comune di Picerno ed è sottoposta ai vincoli di tutela in base alla legge 1-6-1939 n. 1089, per il suo interesse storico, artistico-monumentale (54). 
Al centro dell'arco acuto del portale in pietra sono scolpite le figure dell'Arcangelo e della Vergine e nella parte superiore dell'antica ed artistica porta in legno, non in perfetto stato di conservazione, è riprodotto lo stemma di Picerno (55). 
La facciata principale della chiesetta è arricchita da tre stele in pietra di epoca romano-tardo imperiale (56), raffiguranti rispettivamente una anfora su una colonna, una donna ed una famiglia. 
Sull'altare centrale si erge un tempietto, la cui struttura è sorretta da due statue ed è adorna di angeli e putti. In esso sono inserite le statue di Maria e dell'Arcangelo Gabriele, in un gruppo di grande effetto plastico che riproduce la scena dell'Annunziazione. 
In questa chiesa si trova il tabernacolo in legno di S. Emidio costruito da Antonio Tancredi da Picerno nel 1930. 
Nel seminterrato, che presenta una finestrella con un arco ogivale a sesto acuto, in occasione di scavi effettuati per il consolidamento della chiesa, sono stati scoperti, nel 1974, degli affreschi databili intorno alla fine del IV secolo. Essi sono sotto la tutela della Sovrintendenza alle gallerie di Matera. 
Questa chiesa è sempre aperta al pubblico; famiglie particolarmente devote alla Vergine ne hanno direttamente cura, collaborate da tutto il popolo di Picerno che è legato per tradizione a questa chiesetta. 
Abitualmente la SS.ma Annunziata è festeggiata solo con rito liturgico: alla sera della vigilia del 25 marzo rimane ancora l'uso di accendere, come anche a S. Giuseppe, il falò detto "fucanoy". 

3. Chiesa dedicata alla Vergine del Carmine. 

E' piccola e ben tenuta. La statua della Vergine che vi si venera, di recente fattura, sostituisce l'artistica tela ad olio, rimossa anni fa per il restauro. 
Il piccolo tempio, sempre aperto al pubblico, raccoglie i fedeli soprattutto nel giorno della festività della Vergine, il 16 luglio di ogni anno, per celebrarvi i sacri riti con solennità. 
Questa chiesetta, già dei Caivano e poi dei Parisi, recentemente è passata alla famiglia Riccio. Ne curano il decoro le famiglie del vicinato e precisamente la famiglia Borriello, la famiglia Florio, la famiglia Curcio, la famiglia Salvia ecc.. 

4. Cappella di Santa Lucia. 

La cappella comunicante con la casa degli eredi Caivano cui apparteneva, oggi appartiene agli eredi Caselli - Imbrenda. Un antico dipinto di un certo valore artistico e di difficile attribuzione, raffigurante Santa Lucia, orna l'unico altare. 
La cappella viene aperta al pubblico solo il giorno della solennità liturgica della santa. 

5. Chiesa della Pietà. 

Infruttuose sono risultate le ricerche intorno alle origini di questa chiesa, le quali si possono comunque far risalire anteriormente al 1633, data incisa sulla colonna in pietra innalzata di fronte all'ingresso secondario. 
Il gruppo sacro della Vergine col Figlio situato nella parete di fronte all'ingresso principale sostituisce un altro gruppo sacro di più vecchia data (57). 
Per la volta decorata con stucchi ed il presbiterio a semicerchio rivestito in legno, questa chiesa è un vero gioiello ed è l'orgoglio del rione Pianello, in cui si trova (58), e dell'intera cittadinanza. 
La pietà dei fedeli della zona la mantiene in ottime condizioni, collaborando con la famiglia Storti che da più di mezzo secolo ne ha solerte cura. 
In questa chiesa si radunano i fedeli tutte le domeniche e le feste di precetto, e specialmente in occasione delle feste di Santa Rita, di Santa Maria delle Grazie, di Sant'Anna e di San Martino. 
La chiesa e la statua della Pietà sono state restaurate nel 1880, data impressa sulla spalla della Vergine, insieme al nome del restauratore Picard, riscoperta nel 1970 quando si è provveduto ad un altro restauro. 
L'altare in marmo è stato posto "coram populo", i due altari laterali in legno preesistenti sono stati rimossi, secondo le nuove disposizioni ecclesiastiche, il pavimento del presbiterio è stato rifatto (59). 
Il pittore Francesco Caggiano picernese è stato il restauratore del gruppo sacro, ha diretto e condotto a termine i lavori di rifacimento del sacro tempio con perizia ed in breve tempo, collaborato dal geometra Donato Manfreda il quale ha generosamente prestato gratuitamente la sua opera. 
In tale occasione i fedeli hanno provveduto a rinnovare l'arredamento dell'altare e ad acquistare una nuova lampada per il SS.mo Sacramento, custodito nel piccolo tabernacolo marmoreo alla sinistra del gruppo sacro succitato. 
Animatrice e direttrice dell'opera di restauro è stata la signorina Maria Storti che ha avuto la collaborazione di famiglie amiche ed il sostegno dei consigli del parroco e del sindaco. 
La spesa per i lavori è stata di un milione e mezzo di lire circa quale contributo libero dei fedeli, i quali hanno voluto generosamente ridare alla chiesa il suo primitivo decoro. 
L'antica statua di Sant'Anna, rivestita con abiti di stoffa, è stata sostituita da un'altra di moderna fattura. 
Rimesse al loro posto le due lampade antiche e tradizionali e caratteristiche, sospese ai due lati dell'altare (60), si è data una degna sistemazione sia al quadro di Santa Rita, dono della famiglia Figliola di Picerno e sia alla statua di Sant'Anna e a quella di San Martino (61). 
Questo eroe della fede un tempo era venerato in un tempio nei pressi di un fosso destinato a deposito di neve, denominato pertanto "nevera" o "nevela" di San Martino e sito nella parte alta del Pianello detta "Pian Zambino". Andato perduto il beneficio, consistente in un appezzamento di terreno, e deperito il tempio, la sua statua fu trasportata in questa chiesa. 
La chiesa della Pietà, custodita e mantenuta esclusivamente da laici, è priva di qualsiasi beneficio; al suo decoro provvedono con offerte anche picernesi emigrati e tutti fanno capo oggi alla signorina Storti (62).

6. Chiesa del Salvatore. 

Sul monte omonimo (63) in contrada Corte del Salvatore a sei chilometri circa dall'abitato, vi è la chiesa del Salvatore che si innalza su una serie di grotte le quali, secondo la credenza popolare, sono state rifugio dei briganti. 
Il portale di ingresso in pietra lavorata, preceduto da un atrio coperto corredato da sedili e delimitato da una cancellata, è affiancato da un grande Crocifisso danneggiato dal tempo ed un bassorilievo in gesso riproducente la "Mater Salvatoris" di m. 1,30 per m. 0,60, opera dello scultore prof. Aristide Tancredi da Picerno. 
All'interno della chiesa vi è un grande altare in legno con impressioni in oro su fondo verde scuro, sul quale si innalza una magnifica pala in legno intagliato, decorato di pitture ormai poco chiare per il danneggiamento del tempo e la scarsa manutenzione, pitture delimitate da colonne con intarsi in oro. 
Nella parte centrale della pala troneggiano la statua di San Giuseppe, quella della Vergine col Bambino e quella di S. Giovanni, chiamati dai popolani "Ssandonn' llu Salvator" scolpite in legno e dipinte a colori molto vivaci. 
La balaustra è in legno rustico. Una piccola nicchia laterale presenta un affresco anch'esso molto danneggiato. In un'altra nicchia è collocata la statua di S. Gerardo Majella in carta pesta e stoffa, opera dell'artigiano sarto picernese Francesco Caivano morto giovanissimo (64). 
Di fronte a questa in un'altra nicchia è posta la statua di S. Antonino. 
Il tempio è in diretta comunicazione con vari ambienti, che prendono luce da piccole finestre, e il tutto fa pensare alla dimora di monaci che anticamente avrebbero avuto in custodia il sacro tempio. 
Da una pergamena conservata nella biblioteca della chiesa madre di Picerno si rileva che la chiesa del Salvatore è stata eretta agli inizi del 16° secolo (65).
La festa del Salvatore si celebra il 24 giugno. In questo stesso tempio viene celebrata anche la festività di S. Giuseppe. 
Alla festa del Salvatore del 24 giugno ed a quella di S. Giuseppe il 19 marzo, il monte Salvatore si affolla di gente (66).

7. Chiesa dell'Assunta. 

Dedicata all'Assunzione di Maria Vergine questa chiesa fu costruita nel 1462, se si tiene presente la data incisa sull'architrave della porta di ingresso principale, su di un poggio che si erge al centro della valle sottostante al centro abitato. E' stata ed è meta di devoti pellegrinaggi, soprattutto il 15 agosto di ogni anno, giorno in cui si celebra solennemente la ricorrenza dell'Assunzione della Vergine e quasi tutti i sabati dell'anno. 
Lungo le pareti sono disposti dodici dipinti, incastonati in medaglioni di forma ovale, alquanto rovinati. Alcuni illustrano momenti più salienti della vita della Vergine Maria, altri riproducono volti di santi. Un dipinto che rappresenta Maria Vergine di Costantinopoli porta la didascalia: "Antonio De Palma de Picerno me fecit", la data è illeggibile; un'altra tela riproduce l'Assunzione di Maria Vergine. 
Il soffitto è decorato a colori vivaci ed ha al centro un dipinto anch'esso raffigurante l'Assunzione. La chiesa custodisce anche due statue della Madonna, una delle quali, in terracotta, è molto bella e di singolare fattura (67). 
Alla costruzione della chiesa è legata una leggenda che corre spesso sulla bocca dei picernesi attempati. Si racconta che una delle 
due statue esistenti situata in una chiesa di Muro Lucano, venne più e più volte trovata miracolosamente in aperta campagna tra l'Ontrato e la Fiumara di Picerno. Più e più volte i muresi vennero a ritirarla e più e più volte la statua fu trovata nel territorio picernese sempre nello stesso punto, finchè i due paesi giunsero ad un accordo: i picernesi trattennero la statua dell'Assunta e, per custodirla, eressero il tempio per il culto sacro lì dove miracolosamente il simulacro si fermava, in modo tale che una delle due porte d'ingresso della chiesa fosse rivolta verso Muro Lucano. 
La chiesa, situata ai limiti di un macchieto che pare sia stato un tempo beneficio della stessa, è sotto i vincoli di tutela della Sovrintendenza ai Monumenti. Anteriormente alla costruzione dell'attuale chiesa madre, essa è stata sede parrocchiale. 

8. Cappella della Concezione. 

A poca distanza da questa chiesa si erge, sulla strada statale n. 94, la cappelletta privata, oggi dei Iacovelli, di modeste dimensioni, che custodisce una statua dell'Immacolata Concezione. 
Anche questa cappelletta è meta di pellegrinaggi specialmente l'otto dicembre di ogni anno quando i proprietari la aprono al culto pubblico. 
"Concezione" viene detta la contrada circostante. 

9. Chiesa del Pantano. 

La chiesa della contrada Pantano è dedicata alla Natività di Maria Vergine ed è in ottimo stato di conservazione. Spesso vi si celebrano messe per interessamento di devoti alla Vergine e gli abitanti di questa contrada vanno orgogliosi di questo tempio affidato alle loro cure. 
Delle due statue della Vergine, una viene portata in processione l'8 settembre ed è custodita in un tabernacolo in legno, mentre l'altra che non viene mai rimossa, situata nella nicchia che sormonta l'altare maggiore, è sostenuta da un ceppo che ricorda al visitatore il miracolo avvenuto nel luogo ove ora si ammira la chiesa. 
In questa contrada un contadino era su di un faggio per fare legna, quando un violento temporale, scatenatosi d'improvviso, provocò una frana di sì vaste proporzioni che minacciava di travolgerlo. Terrore e sgomento si impossessarono di lui. Con fervore il contadino invocò Maria promettendole di erigerle un tempio lì dove la frana si fosse fermata. 
La fervida prece fu esaudita, la frana si arrestò e il fedele di Maria ben presto sciolse il voto e la chiesa fu costruita. 

10. Chiesa di S. Rocco. 

Questa chiesa, sita nei pressi della stazione ferroviaria, molto curata, è ricercata specie per cèlebrare matrimoni. 
In essa si trovano la tomba di Tommaso Cappiello, benemerito medico chirurgo di Picerno, autore del manoscritto, cui si è ricorso più volte per la compilazione del presente lavoro, nonché la tomba della sua consorte Rosa Caivano. 
Sui due sarcofaghi, situati uno sulla parete di destra e l'altro su quella di sinistra della chiesa, sono incise le seguenti epigrafi: 

D. O. M.
HIC JACET THOMAS CAPPELLO
MEDICINAE AC CHIRURGIAE DOCTOR
VIR PIETATE CLARUS
CIVIBUS CARISSIMUS PURIS
HONORIBUS DECORATUS
DIE XVIII AUGUSTI A. D. MDCCCXL
OBIIT AETATIS SUAE LXII
CONIUX ROSA CAIVANO H. M.
CUM LACRIMIS POSUIT DIE VIII AUGUSTI A. D. MDCCCXLVI
A DIO OTTIMO MASSIMO
Qui giace Tommaso Cappiello
Dottore in medicina e chirurgia
Uomo illustre per pietà
Carissimo tra i cittadini onesti
Decorato con onorificenze
Il 18 agosto dell'anno del Signore 1840
Morì all'età di 62 anni
La moglie Rosa Caivano questo ricordo
Piangendo pose 1' 8 agosto dell'anno del Signore 1846

* * * 

D. O. M.
CINERIBUS ET SECURITATI AETERNAE
ROSAE GERARDI FILIAE CAIVANO
MORUM SANCTITATE BENEFICENTIA
IN SUOS PRAESTANTISSIMAE
ALOISYA CAIVANO SORORIS FILIA
EX AS SE HERES
QUOD TESTAMENTO SIBI FIERI CAVERAT
MATERTERAE DESIDERATIS SIMAE
P.
HOC MONUMENTUM
V. A. LXXVII M. III D. VIII
OBIIT KAL JUN A MDCCCLIX

A DIO OTTIMO MASSIMO
Alle ceneri ed alla pace eterna
Di Rosa figlia di Gerardo Caivano
Per la santità dei costumi per la beneficenza
Verso i suoi ragguardevolissima
Eloisa Caivano figlia della sorella
Dall'asse ereditario
Che per testamento aveva disposto di divenire suo
Alla zia desideratissima
Questo ricordo (pose)
Visse anni 77 mesi tre giorni 8
morì alle calende di giugno 1849


Sull'altare maggiore, protetta da una balaustra in ferro, si erge la statua di S. Rocco; la chiesa è ornata da dipinti di pregevole fattura e da ex voto. 
Di recente è stata restaurata a cura dei procuratori di S. Rocco e col concorso dei fedeli, ad opera del pittore picernese Francesco Caggiano. 
Sono annessi alla chiesa l'abitazione del custode ed un appezzamento di terreno dono delle signorine Figliala (68). 
Appartiene alla chiesa anche un altro piccolo appezzamento di terreno chiuso da mura di cinta. 
Nell'antistante piazzale si innalza una colonna in pietra su una base cubica che sulle facce reca le seguenti iscrizioni, a ricordo della sua erezione: 
A. C. G. C. N. B. P. T. 1900 F. 
Gesù Cristo regna. 
Ricordo dell'anno santo
S. Rocco
A devozione del popolo a cura 
dei procuratori
1900
Sulla soglia di accesso alla sacrestia c'è un'epigrafe su pietra scura: 

ALLA MEMORIA DI ROSA CAIVANO
DAL CAMPO DELLE LACRIME E DEL DUOLO
MORTE SCHIANTÒ LA VERGINELLA ROSA
OR NEL CAMPO DEI SANTI QUI RIPOSA
E L'OMBRA SUA RALLEGRA IL CONSCIO SUOLO
MORTA ADDÌ 18 SETTEMBRE 1837

Il Santo venerato in questa chiesa viene festeggiato con solennità in una delle domeniche che segue alla festa liturgica. 

C) Ex Convento dei Cappuccini e chiesa annessa. 

La struttura austera di questo edificio nella sua semplicità ne denuncia subito il carattere sacro. 
La porta centrale d'ingresso immette in un ampio corridoio, su cui si affacciano alcuni ambienti, un tempo adibiti a cucina, refettorio, deposito, foresteria. 
Al pian terreno si accede anche attraverso un ingresso laterale colonnato che immette nel refettorio, interessante per alcuni affreschi che ornano le pareti, affreschi che rappresentano scene della vita del Redentore. 
Nonostante il trascorrere del tempo e lo stato di abbandono in cui essi sono stati tenuti, gli affreschi si sono conservati abbastanza bene, ed i colori mantengono, solo di poco sfumata, la vivacità di un tempo. 
Al piano superiore si accede tramite una scalinata in pietra che conduce alle celle dei frati, alla biblioteca e ad altri locali. 
Le nude celle ricevono luce da piccole finestre. 
Ora vi regna un profondo silenzio che fa riandare con il pensiero ai tempi lontani, in cui la vita del Convento ferveva di preghiere, di studio e di lavoro. 
La costruzione del Convento risale al XVI secolo. Fu infatti nel 1588 che, durante il periodo quaresimale, il Vicario generale dell'Ordine francescano Padre Gerolamo da Polizzi, in visita ai Conventi Lucani, propose l'erezione di un Convento in questo territorio. 
La proposta fu accolta con grande entusiasmo dai picernesi che seppero testimoniare la loro devozione al Santo di Assisi, offrendo quanto ognuno poteva per rendere possibile la realizzazione dell'opera. 
Scelto il luogo in contrada Paschiere, una delle più amene per ricchezza di acque, abbondanza di verde e per l'esposizione felice, l'Università di Picerno (69) offrì il suolo. Due anni dopo, nel 1590 si iniziarono i lavori, con l'approvazione del Vescovo Sebastiano Barnaba (70). 
Oggi la strada che conduce al Convento è ampia, asfaltata e illuminata, fiancheggiata da moderne costruzioni, ma un tempo il luogo era solitario e vi si perveniva attraverso un impervio viottolo. 
Di una semplicità tutta francescana, vennero dapprima costruite la chiesa con una sola navata ed un solo altare centrale, dedicato a San Francesco, il piano terraneo del chiostro e le sedici cellette disposte lungo i quattro corridoi che ricevono luce dai portici prospicienti l'atrio interno di forma quadrata. 
Condotti a termine i lavori in breve tempo, il chiostro vide, nel 1596, il costituirsi della famiglia francescana. Seguì, nel secolo XVII, l'erezione di tre cappelle sul lato sinistro della navata principale e di altri locali sovrastanti. 
Le cappelle intercomunicanti custodiscono, in nicchie, la statua di Francesco d'Assisi, quella di S. Felice da Cantalice e quella di S. Antonio da Padova. 
Quella di San Vito e quella dell'Immacolata sormontano gli altari in marmo costruiti di fronte alle cappelle, sul lato destro della navata principale. Le suddette statue sono tutte di pregevole fattura, ma di maggior rilievo artistico sono sia quella di San Francesco, sia quella dell'Immacolata Concezione che quella di San Felice da Cantalice. 
Un corridoio adiacente alla chiesa dei frati immette nel coro, corredato un tempo da organo e stalli in legno, ora tutto in frantumi. 
Nel 1605 questo Convento diventò centro di studi di filosofia ed offrì, posteriormente, stabile dimora a pochi studenti a causa del limitato numero delle celle; dal 1625 al 1627 fu ancora sede di noviziato, sotto la direzione di Padri che si distinsero per pietà e per cultura, tra i quali è degno di nota Padre Stefano da Muro. 
Molti giovani picernesi seguirono le orme di San Francesco e si fecero apprezzare in Picerno e fuori (71). 
Dal terremoto del 1857 il chiostro fu notevolmente danneggiato. In conseguenza poi delle vicende politiche, legate al dominio napoleonico prima - ed all'Unità d'Italia dopo, fu dapprima limitato il numero dei frati e poi, in seguito alle leggi del 1861 e del 1866, il Convento fu definitivamente chiuso (72). 
I cappuccini rimasti vennero destinati al Convento di Marsiconuovo. 
Successivamente, ad evitare malcontento tra il popolo, si provvide a Picerno come pure a Vietri ed a Balvano a riaprire al culto la chiesa dei conventi soppressi. 
Smembratasi la famiglia francescana molti volumi della ricca biblioteca andarono dispersi, una gran parte fortunatamente fu salvata dall'Arciprete del tempo (73) e custoditi nell'Archivio parrocchiale della chiesa madre, mentre parte del mobilio venne rapinato e disseminato in varie case di privati cittadini e particolarmente in alcune abitazioni di "Bassa la terra". 
La chiesa abbandonata era stata arricchita dai frati di ogni più bell'ornamento, tra cui il quadro dell'Assunta spostabile che lascia vedere uno splendido reliquario posto sull'altare maggiore, che si innalza a sua volta su tre scalini racchiuso da una pregevole balaustra del marmo delle nostre cave, quadro che fortunatamente ancora esiste. 
Il quadro venne inviato ai Cappuccini da Venceslao Coeberger (74) presumibilmente sul principio del seicento e pagato dal Vescovo Sebastiano Barnaba. 
Ornavano le pareti di questa chiesa altre tele di pregiato valore che mani vandaliche, intorno al 1960, asportarono. 
L'ampliamento della contrada Paschiere, avvenuto col mutare dei tempi per la costruzione di civili abitazioni e di un campo sportivo, nulla ha tolto di sacro alla struttura del Convento; al visitatore questo appare sempre solenne, preceduto dall'ampio piazzale cui dà decoro una colonna in pietra che, sollevata su tre scalini, sorregge una croce pure in pietra. Essa sostituisce quella in legno innalzata quando vennero costruiti la chiesa e il Convento (75). 

D) Cimitero. 

Parte dell'orto dell'ex convento dei Cappuccini, in seguito ad un decreto prefettizio e su progetto dell'ingegnere Bartilotti, è stata adibita a cimitero. 
La benedizione del luogo sacro destinato alle sepolture, già designato precedentemente dalle autorità del Comune, d'accordo con le autorità ecclesiastiche, avvenne il lunedì 28 settembre 1868, alla presenza di un centinaio di cittadini, " notabili ed autorità ". 
L'arciprete D. Nicola Caivano benedisse il luogo e una croce in legno alta quattro metri vi venne piantata al centro. 
Col 1° ottobre dello stesso anno si procedette alla chiusura definitiva delle botole nella chiesa madre e se ne dava comunicazione al Prefetto. L'uso di seppellire i morti nelle chiese, così finalmente cessò. 
In precedenza le sepolture venivano effettuate in distinti cimiteri adulti, fanciulli e preti in S. Nicola fino al 1837; in S. Rocco fino al 1838; in S. Leonardo fino al 1860, eccetto la breve parentesi del terremoto, anno in cui le vittime furono sepolte nella chiesa della Annunziata, e nella chiesa madre fino al 1868 (76). 
Alcune famiglie tumulavano in cappelle gentilizie. Tra tante va ricordata quella di San Michele Arcangelo di Mancini che andò distrutta col terremoto del 1857. 
Col passar degli anni si provvide a costruirne le mura di cinta, nel 1878 ci fu un primo ampliamento e sistemazione del cimitero ad opera della ditta Storti. 
Nel 1906 Antonio De Dovitiis lo abbellì di un magnifico monumento, innalzandolo quasi al centro del cimitero, in memoria del proprio genitore Ubaldo. 
Esso è costituito da un'edicola di stile gotico, che nel suo insieme raffigura l'industria e il commercio, attività alla quale il De Dovitis si era dedicato, emigrando nell'Uruguay, a seguito della confisca dei suoi beni. Alla base dell'edicola è collocata una statua raffigurante la madre in costume picernese curata in ogni minimo particolare e in atteggiamento di preghiera, recando una corona di foglie di alloro e di querce. 
Da Genova lo stesso scultore Fabiano venne ad installare il monumento. 
Il cimitero di Picerno è andato, col passar degli anni, ampliandosi sempre più ed arricchendosi di cappellette. 

E) Chiesa Evangelica

Dal 1947 esiste a Picerno un gruppo di " Fratelli " della chiesa cristiana evangelica. Essi si sono separati dalla chiesa di Roma seguendo la predicazione di alcuni evangelisti di Tolve. 
Nel 1971 i "Fratelli" sono riusciti, con sacrifici personali e superando numerose difficoltà, a costruire un edificio destinato al culto, nella prima traversa di sinistra sulla via Convento o Monastero. 
Il fabbricato è ampio, di linea semplice e moderna. 

F) Cappella gentilizia 1875. 

Occhieggia appena tra una varietà di verde dal cupo al chiaro dei pini, dei cipressi e degli abeti, al brillante delle profumate e candide magnolie sulla via Convento, una Cappella gentilizia. 
Astenermi dal descrivere a parole come natura, arte e fede siano state qui armonicamente combinate tra loro, è mio dovere, giacchè il consentirne sarebbe, a mio avviso, un deludere ampiamente ogni aspettativa dell'attento visitatore, così come doveroso è invece il proporne le motivazioni che sono incise alla base di un monumento marmoreo dello scultore G. Lazzarini, collocato all'interno della cappella stessa. 
"Riposa qui la salma di Adalgisa Caivano nata Marcone la cui bell'anima ritornò al cielo il 16 dicembre 1875". 
"Adalgisa ! Tu che vivesti e moristi come un Angelo, pura d'ogni peccato, nella pratica d'ogni virtù, veglia tu dalle dimore celesti, sulla diletta nostra figlia, e prega Iddio, conservi sempre un posto a fianco a te nell'eternità, al tuo inconsolabile sposo Tommaso Caivano". 
"Adalgisa C. M. nacque in Lima capitale del Perù dai coniugi Pietro Marcone e Carolina Olivera il dì 11 aprile 1856". 
"Fidanzata all'avvocato Tommaso Caivano il 5 agosto 1870, divenne sua sposa il dì 11 aprile 1872, ed il 24 gennaio 1873 dava alla luce una bambina alla quale fu imposto il nome di Bianca Luisa. Partita da Lima unitamente allo sposo ed alla figlia il 28 marzo 1875, giunse il 9 maggio in Italia e fu rapita dalla morte in Pisa il 16 dicembre dello stesso anno". 
"Bella come un Angelo, Adalgisa Caivano, fu nella sua breve, quanto splendida carriera su questo mondo, figlia, sposa, madre e donna esemplare. 
"Amò lo sposo, la figlia, i genitori fino al sacrificio, con tutte le forze del suo puro e nobile cuore. Conobbe e praticò tutte le virtù del suo sesso. Circondolla sempre il rispetto e l'ammirazione di quanti l'avvicinarono. E la morte istessa trovolla col più dolce sorriso sulle labbra . . . 
"Il desolato sposo che l'immatura sua perdita gettò dal colmo della felicità nell'abisso della maggiore disgrazia le eresse questo monumento debole testimone del più santo e puro affetto". 
"Questo sacro edificio è stato eretto a cura e spese dell'avvocato Tommaso Caivano per depositarvi la venerata salma dell'amatissima sua consorte Adalgisa Caivano Marcone al cui fianco ei stesso e i suoi verranno a trovare anch'essi l'eterno riposo. Anno del Signore 1876". 

lll

29 I Baroni Carelli erano gli amministratori dei beni dei Principi Pignatelli di Marsiconuovo, feudatari di Picerno. 

30 Nonché di imponenti fornacelle a carbone. 

31 Il salone, restaurato, nel 1974 è sede della biblioteca Comunale ospitata in precedenza nei locali della scuola Pia in via Palmieri. Della istituzione di detta biblioteca comunale a Picerno si trascrivono i documenti relativi: La Giunta Municipale costituita dal Sindaco Presidente Gustavo Caivano, dagli Assessori Eugenio Tomasillo. Ferdinando Curcio, Antonio Amelio ed assistita dal Segretario del Comune Antonio Capece, riunitasi il 29 maggio 1968, vista ed esaminata la lettera in data 2 maggio 1968, n. 681 di protocollo, del Direttore della Biblioteca Provinciale di Potenza, con cui si comunica che è in elaborazione un piano quinquennale per lo sviluppo bibliografico della Provincia in modo che ciascun comune possa essere dotato di una efficiente biblioteca; avvertito che - a tal fine - questa amministrazione dovrà mettere a disposizione i locali; assumendo, a proprio carico, le spese generali di funzionamento (luce, cancelleria e personale); rilevato che il Ministero della P. I. concorrerà nelle spese di attrezzatura e della messa in opera della sede della biblioteca e per altre provvidenze che si potrà anche beneficiare del contingente di attrezzature metalliche e di libri che costituiranno il nucleo fisso di consultazione e di lettura; avvertito che potranno essere destinati per la istituenda biblioteca tre vani ed accessori, visto il punto 2° lettera B - dell'articolo 9 della legge Comunale e Provinciale 1934; unanime e con i poteri del Consiglio ai sensi dell'art. 140 del T.U. 1915 per la urgenza che il caso richiede; delibera: 1) di approvare, siccome approva, la istituzione di una biblioteca comunale con sede nei locali in precedenza specificati, già in uso per scuola media; 2) di impegnare il Comune a sostenere gli oneri relativi alle spese generali (luce, cancelleria e personale), con la iscrizione nel bilancio dei futuri esercizi di una congrua somma all'apposita rubrica; 3) di prelevare le eventuali spese di impianto, a carico del Comune, dall'art. 78/bis N. 1966 "spese per la biblioteca", con una disponibilità di L. 50.000 e dai capitoli 60-R. 1967 e 60 Compet. 68 "spese per la biblioteca" con una disponibilità, ciascuno di L. 50.000; 4) di autorizzare il Sindaco a richiedere agli organi competenti: a) un contingente di attrezzature metalliche e di libri che costituiranno il nucleo fisso di consultazione e di lettura; b) un concorso nelle spese di attrezzature e messa in opera della sede della biblioteca e di altre provvidenze". 
La Giunta Provinciale Amministrativa nella seduta del 12 giugno 1968 approvò la delibera della Giunta Comunale di Picerno del 29 Giugno 1968. 

32 Nel 1972 l'intera biblioteca, ricca altresì di una cinquantina di libri di teologia, ed altrettanti di diritto, di medicina, di scienze, di filosofia, venne consegnata alla Diocesi di Potenza.

33 La torre, a base poliedrica che mano mano va innalzandosi prende forma cilindrica, misura m. 42 circa di circonferenza, m. 12 circa di diametro interno e m. 15 circa di diametro esterno, presenta all'interno una struttura attestante l'esistenza di una scala in muratura che, correndo a spirale rasente la parete interna provvista di feritoie e colombaie, portava alla cima. La torre merita di divenire oggetto di ricerche, di osservazione e di studio da parte di esperti, ad quali non potrà sfuggire il valore storico, architettonico, emblematico di questo monumento, al quale il picernese è legato particolarmente. E' auspicabile inoltre che venga valorizzata e possibilmente utilizzata a fini pratici. 

34 Lo stesso maestro Lazzari riuscì, mentre era in attività di servizio a Picerno, a realizzare un interessante museo scolastico scientifico che, per la mancata sufficiente conservazione, è andato perso. 

35 Una parte di questa contrada è denominata "P'zz'carin'". Essa presenta una interessante condotta per acqua potabile, pavimentata con mattoni di terraglia rossa, costruita a volta in pietra bianca scalpellata usata anche per le pareti, di m. 20 x m. 0,90 X m. 0,45 circa. L'acqua della condotta prima di giungere alla fontana, si versa in una capace vasca della medesima fattura. 

36 Sono priva di documenti certi comprovanti l'esistenza del Castello Pignatelli. 

37 Palazzo e beni consistenti in un magazzino ed un giardino, attigui alla chiesa madre, pervenuti agli antenati degli attuali proprietari Salvia dai Calenda che avevano acquistato, dopo l'eversione della feudalità i beni dei Pignatelli. Cfr. Archivio di Stato di Potenza, Intendenza, Atti vendita beni ex feudali (feudo di Picerno). In questo palazzo c'è un oratorio concesso con decreto pontificio di Pio XI il 9 dicembre 1929 ai fratelli Felice e Francesco Barbarito. Con lettera episcopale inoltre del 15 dicembre 1929, si concedeva al canonico D. Umberto Lazzari la facoltà di benedire l'Oratorio. 

38 Il palazzo Calenda fu sede della Gendarmeria, nonché, fino al 1883, della Pretura che, dall'8 settembre 1883 all'8 settembre 1892, passò nello stabile
della signora Carmela Barletta in piazza. Da Fondo di Prefettura Cart. 1256. Arch. di Stato.

39 La Chiesa di S. Leonardo nella quale si effettuavano le sepolture venne distrutta dal terremoto del 1857 e la statua del Santo, esposta all'aperto andò in frantumi. 

40 L'acqua, proveniente dalla non lontana sorgente corre, per circa duecento metri, attraverso una condotta a volta in pietra bianca scalpellata di m. 1,35 circa per m. 0,95 circa e pavimentata con mattoni in terraglia rosso naturale. 

41 Questa Casa Comunale, acquistata nel 1925, venne restaurata nel 1929 a spese di Nicola Pagano. Dal "Giornale di Basilicata" Potenza 19-20 settembre 1929. 

42 In G. Gattini: "Delle Armi dei Comuni della provincia di Basilicata", ed. 1910, si legge in proposito: "D'azzurro al destricherio sostenente una coppa d'oro. Vi si trova pure addestrato da un cane controrampante d'argento; al G. A. anche sotto un capo di patronanza ecclesiastica (?); mentre spogliata di siffatti accessori potrebbe dirsi agalmonica, comecchè allusiva al coppiere, in latino "Pincerna". 

43 Dal "Giornale di Basilicata", Potenza, 19-20 ottobre 1929 - "La solenne inaugurazione dell'edificio scolastico donato al Comune di Picerno dal Comm. Pagano". Nel pomeriggio di domenica si svolse a Picerno una lietissima cerimonia: l'inaugurazione dell'edificio scolastico donato al paese natio dal Comm. Nicola Pagano, un lavoratore esimio che, a Buenos Ayres, è costante esaltatore d'italianità. Le autorità tra cui il Prefetto Dinale, il Provveditore agli Studi Comm. Spaziante, il vice Provveditore alle Opere Pubbliche Comm. D'Avanzo, il Maggiore Comandante la Divisione del CC.RR.CC. cav. Moleni giunte da Potenza e ricevute festosamente dalle autorità locali tra cui il podestà cav. Gerardo Caivano, e tutta la popolazione, in corteo raggiunsero Piazza S. Lorenzo. Sulla tribuna allestita per l'occasione presero posto le autorità mentre la piazza si gremiva di gente. Dopo la lettura - così dal "Giornale di Basilicata" - dell'atto di donazione, il comm. Pagano ringraziò vivamente il Capo della Provincia e le Autorità di aver presenziato alla cerimonia e si dichiarò fiero di aver contribuito a migliorare le condizioni del suo paese natio al quale si è mantenuto sempre attaccato, quantunque portato in terre straniere, dove si va incontro facilmente alla snaturalizzazione. L'Arciprete cav. uff. Lazzari eroico combattente in guerra, decorato al valore, benedì il nuovo edificio, e pronunziò un breve ed efficace discorso. Prese quindi la parola il comm. Spaziante R. Provveditore agli Studi. L'oratore, dopo una vibrata protesta contro facile affermazione di mancata coscienza scolastica in Basilicata, rese omaggio agli uomini che operano infaticabilmente per la rinascita della nazione. Tra essi è Nicola Pagano, che dona, con senso di larga generosità, alle scuole del comune, un edificio che mette Picerno quasi alla testa del movimento che si svolge nella nazione per il riassetto delle sue scuole. Ricordò fra la commozione del popolo le difficoltà di vita di Nicola Pagano in terra straniera, gli sforzi compiuti, la vittoria conseguita il pensiero nostalgico rivolto al piccolo borgo che lo aveva visto nascere, il desiderio intenso di rendersi utile ad esso. Il R. Provveditore agli Studi concluse così: "Voi avete eretto nel nostro paese un tempio alle virtù spiccate della nostra stirpe; voi avete saputo esprimere col vostro dono, in mirabile sintesi i sentimenti di cittadino premuroso del bene pubblico... di padre che ha nell'animo profondo ed amoroso il ricordo del figliuolo perduto e il popolo del vostro paese vi è grato del dono munifico e vi circonda di affetto e riverenza: Qui, nel vostro paese, le generazioni si succederanno alle generazioni, ma il ricordo del vostro nome, il ricordo della vostra bontà, il sentimento di gratitudine del popolo di Picerno per voi sarà imperituro, come saldo è il monumento al quale esso è legato. In questa casa che voi avete donato all'infanzia del vostro paese, passeranno tutti i bimbi della vostra Picerno e qui trascorreranno le ore più liete. Entrando in questa casa, impareranno a pronunziare il nome vostro con riverenza. Sapranno questi fanciulli, che la Casa che li ospita è segno di amore e che, destinata come è a rendere lieta la età loro, ha la sua origine nel travaglio della fanciullezza lontana, amareggiata dalla ristrettezza, tormentata dal desiderio di apprendere, dalla brama di progredire. Sapranno allora questi fanciulli essere grati, lavorando con serena fiducia nell'avvenire, ispirando le loro azioni al culto della Patria. Con questo significato, con questo contenuto ideale di purezza e di amore, di esempio e di sentimento, il segno della vostra benemerenza viene ad essere esaltato con la medaglia di oro, che per proposta del Governo Nazionale e per sanzione reale vi è stata conferita. E' perciò titolo di orgoglio per me il poter fregiare, in nome del Ministro dell'educazione nazionale, il vostro petto di essa che ricorda l'atto munifico e magnifico vostro per l'incremento dell'istruzione, ma che è pure espressione della gratitudine cittadina e di ammirazione nazionale. Dopo poche ma nobilissime parole del podestà di Picerno, S. E. il Prefetto prof. Dinale, vigile assertore delle nostre migliori idealità, si dice che è lieto di offrire al comm. Pagano la Commenda della Corona d'Italia. 

44 Le scuole rurali, ospitate in precedenza in masserie o locali di fortuna, oggi sono degnamente sistemate in comodi edifici scolastici di recente costruzione: Contrada Assunta a circa Km. 5 dal capoluogo, Cesine a circa Km. 7; Casone a circa Km. 10; Casa Cantoniera a circa Km. 11; Casone Lapetina a circa Km. 10; Faraone 1° a circa Km. 5; Faraone 2° a circa Km. 4; Porco morto a circa Km. 6; Serralta a circa Km. 9; Pietralucente a circa Km. 6; Fraschetto a circa Km. 5; Marmo a circa Km. 5; Basso Pocamato a circa Km. 8; Pantano a circa Km. 5, Boscotrecase a circa Km. 16, Vallone di Gaveta a circa Km. 10. 

45 Con i proventi della vendita del grano del Monte frumentario si diede il via, nel 1726-27 ai lavori di ampliamento della chiesa preesistente piccola e cadente, seguendo il progetto stilato nel 1711, dall'architetto Biagio Calenda. Questi assunse la direzione dei lavori e il rev. Don Domenico Fasulo assunse la responsabilità finanziaria. Il sacro tempio, opera veramente ardimentosa per quell'epoca, fu completato, nella sua struttura esterna nel 1728. Ultimati i lavori di rifinitura interna nel 1731 con l'apporto del maestro Stefano Langetta napoletano, vi venne istallato l'organo le cui canne furono usate per ricavarne piombo nella difesa di Picerno nel 1799. Il coro, ricavato dalla demolizione del vecchio coro e di un casalino adiacente di un certo Domenico Galasso, l'altare di S. Nicola e il campanile furono realizzati tra il 1754 e il 1757. Delle tre campane esistenti una era stata fusa a Picerno nel 1695-96. La chiesa, quasi distrutta nel 1799, fu riparata a cura dell'arciprete D. Giulio Salvia nel 1804. 
Nel 1846, il sacerdote D. Gaetano Venetucci, dedica al Re di passaggio nelle nostre contrade il sonetto che qui si trascrive e gli chiede un contributo per riparare la chiesa di nuovo in cattivo stato. Il terremoto del 1857 gravemente la danneggiò e venne rimessa a nuovo a cura del governo nel 1859. L'arciprete monsignor Umberto Lazzari infine nel 1922 completò il campanile e fece costruire la scala d'ingresso. Cfr. Nolè: "Picerno: Storia e dialetto". 

Giungesti o Re e Signore in sen dei figli 
Padre ne foste e col Regale aspetto 
Fughi l'ira, il livor, fughi i perigli 
Se mai vinto fusse il popol tuo diletto 
Risplendan di clemenza aurati i gigli 
E riscaldan pietosi il Regio petto 
Dona a Picerno gli alti tuoi consigli 
E il cuor che nutri di paterno affetto 
Sei forte o Sire: e dagli allori egregi 
finiscon te virtù l'onor, la gloria 
De' più gran Prenci e dei potenti Regi 
Viva eterna la fama e la memoria 
Del gran Ferdinando: tu coroni e fregi 
De' Borboni il poter con la vittoria. 

Di solida fattura, a tre piani, con finestroni provvisti di inferriate, sormontato da un'ampia cupola con parafulmine, croce e angelo in atteggiamento di suonare la tromba, tutto in ferro, è il campanile della chiesa madre che raggiunge l'altezza di m. 40 circa. Dalla balconata che dalla base della cupola gira intorno di facile accesso, si può godere un meraviglioso panorama. 

46 Arch. di Stato di Potenza. Fondo di Prefettura Cart. 234. 

47 In questa chiesa madre collegiata si sono susseguiti i seguenti Arcipreti ed economi: Arcip. D. Angelo Abbate Greco (1611-1657); D. Bernardino abbate Greco (1658-1678); Dott. D. Angelo Abbate Attilio (1678-1713); D. Tommaso Abbate Carelli (1713-1731); Arcip. D. Antonio Abbate Passavanti (1731-1751); Economo curato D. Felice De Canio (1752-1753); Arc. D. Saverio Abbate Carelli (1753-1771); Arc. D. Benedetto abbate Carelli (1772-1785); Arc. D. Giulio Abbate Salvio (1786-1806); Economo curato D. Antonio Caivano (1806-1811); Economo curato D. Giuseppe Iacovello (1811-1812); Arc. D. Nicola Felice Caivano (1812-1832); Arc. D. Camillo Gaimari (1832-1848); Economo curato D. Gaetano Venetucci (1848-1853); Arc. D. Nicola Caivano (1853-1861); Arcip. D. Nicola Salvio (1862-1880); Economo curato D. Nicola Capece (1880-1881); Arc. D. Agostino Chiriani (1882-1887); Arc. D. Gennaro Capece (1887-1920); Arc. Mons. Umberto Lazzari (1920- 1967); Arc. Padre Vito Renato Robilotta (1968-1972). Dal 1972 al 1975 la Parrocchia è stata tenuta dal sacerdote D. Antonio Nolè ed attualmente è alla sua direzione il Sacerdote D. Michele Caputo in qualità di Parroco. (Dall'arch. Parrocchiale di Picerno). 

48 Dal "Libro di ricordi e conti vari scritti nel libro di casa" in appendice alla cit. "Storia di Picerno" del 1840. CAPPIELLO: "Conto circa la statua di S. Nicola. Compreso tutte le offerte fatte per la statua anche quelle da riscuotersi in agosto, ed i quaranta ducati della Comune ascendenti a ducati settecentoventitrè sonosi pagati all'Argentieri Alvino e Pane, secondo il contratto, ducati cinquecento, e debbomegli per compimento altri docati duecentosessanta a compimento nell'atto della consegna. Sonovi così in mio potere docati ducentoventitrè. Più per offerta di D. Anna Carelli, ed ancora in suo potere di altri trentatrè. Nota bene. Sebbene dal Contratto con gli orefici non altro appare doversi pagare, pure verbalmente si convenne di pagarsi la garanzia, ed indoratura e pulitura della predella. Nota 2° - Il mio debito col Santo di ducati ducentoventitrè è nelle fonti di credito di 298, restando a mio conto ducati settantacinque, oltre i quaranta docati della Comune e le offerte da riscuotersi in Agosto prossimo da me e di mio denaro anticipato. Agosto - Ritornato da Napoli colla Statua di S. Nicola lasciata in Vietri per portarla in trionfo in Paese in occasione della festa. Io calcolo prudentemente avanzo per spese, regalie, trasporto di detta Statua docati ventotto e mezzo. Conto con la Comune; Io ho di mio denaro posti per conto della Statua, ed a conto della Comune ducati quaranta. Da averli dal Cassiere, venuta sarà l'approvazione dell'Intendente per inversione di tal somma destinata per la spesa, e non ancora ottenuta (giugno 1840) da molto tempo richiesta".

49 T. CAPPIELLO: "Storia di Picerno" cit. .

50 Non è stato possibile reperire documenti riguardanti la collocazione a dimora dell'attuale organo. 

51 Madre di Nicola Pagano. 

52 La Parrocchia è sprovvista di locali di ministero e di casa canonica; le attività pastorali vengono svolte in locali di fortuna, in sacrestia, o in qualche casa privata. 

53 Arch. di Stato di Potenza: Prefettura Cart. 1268. 

54 Dalla lettera della Sovrintendenza ai Monumenti della Basilicata, in Potenza in data 19-12-1970 n. 2993 del Soprintendente archit. dott. Aldo Grillo in mio possesso. 

55 Probabile incisore Vazza. Oltre alle seguenti iscrizioni: Te Caivano Hu s te ianuam nella parte superiore di destra e Ego CL con Niao BARTHOLOMEUS nella parte inferiore di sinistra. La parte inferiore porta iscritto EGO CAIVANO ET DOMINUS CAIATA. 

56 Cfr. relazione del dott. Ranaldi, Direttore del Museo Archeologico Provinciale di Potenza, 1964. 

57 Di tanto è impossibile una documentazione certa. 

58 o Corso Umberto. 

59 In tale occasione sono stati rinvenuti qui ed ivi nuovamente sistemati dei resti mortali di due defunti adulti. 

60 Su di una di esse si legge: 1872 R.L.M.. 

61 Il 6 febbraio del 1971 la chiesa restaurata fu solennemente benedetta con una celebrazione liturgica particolare da Monsignor Aurelio Sorrentino Arcivescovo Vescovo della diocesi di Potenza e Marsico. 

62 Per un senso di riconoscenza vanno ricordate le famiglie Marcantonio Anna da Picerno, Cornak Angela e Cracovia Rosa da Muro Lucano, tutte residenti in America U.S.A..

63 Sulla cima di questo monte che sovrasta tutta la vallata e il centro abitato, fino a qualche tempo fa si stagliavano tre croci simboleggianti la passione di Cristo sul Golgota. Rocco Langone fu Francesco, nato a Picerno il 28-7-1895, al suo rientro dalla guerra mondiale, a proprie spese, le innalzò per voto e quotidianamente, attraverso viottoli inaccessibili, si recava ad alimentare la lampada posta ai piedi della croce centrale presso la quale sostava a pregare. Nel contempo si prodigò, insieme a Donato Grieco ed a Salvatore Fortunato per raccogliere fondi per la riattazione della Chiesa.

64 E' voce corrente che le statue in legno custodite ,in questa chiesa siano opera di pastori. Francesco Caivano, detto Luna, all'età di 20 anni, plasmò la statua di S. Gerardo Majella con oltre 50 m. di tela comune e colla di pesce. Il volto della statua è in legno scolpito dallo stesso Caivano collaborato per il resto da Rocco Conte e Gerardo Fortunato. Mons. Lazzari benedì la statua esposta alla venerazione dei fedeli. Una volta soltanto il simulacro è stato portato processionalmente attraverso le vie del centro abitato. 

65 A. Nolè: "Picerno, Storia e dialetto", Salerno. 

66 Anticamente i pellegrinaggi erano molto frequenti: la popolazione vi si recava per impetrare grazie, nei momenti di calamità naturali, siccità, piogge prolungate, pestilenze. 

67 Quest'ultima ogni anno viene portata processionalmente alla chiesa madre al principio del mese di agosto ed esposta alla venerazione dei fedeli per il novenario. Il 15 agosto, giorno della solenne festa liturgica, la statua dell'Assunta, dopo di essere stata portata processionalmente attraverso le vie del paese, viene riportata alla chiesa campestre. Qui continuano i festeggiamenti che abitualmente si concludono con fuochi d'artificio e concerto bandistico. E' questa una festa prettamente degli ortolani molto devoti alla Vergine ivi venerata. Come tutte le altre chiese, anche questa era provvista di organo.

68 Donazione per testamento pubblico a rogito del notaio Guglielmo Caivano e pubblicato con verbale del 6-10-1946, dalla Signorina Erminia Figliola fu Vincenzo, deceduta a Picerno il 9 luglio 1946. 

69 Cfr. T. PEDIO: "Per la Storia del Mezzogiorno d'Italia nell'età medioevale". Note ed appunti, Matera- Montemurro, p. 84. 

70 Sebastiano Barnaba, proveniente dalla diocesi di Napoli, fu, dal 1579 al 1606 il 53° Vescovo della Diocesi di Potenza. Una modesta lapide nella cattedrale di Potenza indica il luogo della sua sepoltura. I dati raccolti sul Convento dei Cappuccini di Picerno sono desunti dalla monografia di Mariano da Calitri il quale ignora che precedentemente, meglio, sin dal 1565 una Comunità di Cappuccini aveva uno studio di filosofia proprio a Picerno dove tenevano scuola Remigio da Pescopagano, Stefano da Muro, Fabiano da Vietri di Potenza e Bonaventura da Picerno. 

71 Una cinquantina furono i francescani tra cui: P. Buonaventura, guardiano in diversi Conventi, Padre Crisostomo, Padre Serafino al secolo Paolo Zito, Padre De Jacobellis, Padre Gabriele, famoso predicatore, Padre Ludovico al secolo Nicola Figliuolo teologo, Padre Luigi al secolo Riviello Antonio. Da Nolè: "Picerno Storia e dialetto". 

72 Si riportano alcuni documenti relativi ad alcune vicende legate al Convento di Picerno. Da Napoli il 2 febbraio 1865 si dà ordine di consegnare la biblioteca al Comune che dovrà dare aiuto ai frati che sgomberavano secondo l'art. 28 del decreto luogotenenziale del 17 febbraio 1861, a beneficio della Pubblica Istruzione. Arch. di Stato di Potenza - Soppressione Conventi Cart. 604. Con delibera del 25 novembre 1866 il Consiglio Comunale di Picerno chiede di farsi cedere dall'Amministrazione del Culto giardino e fabbricato per l'utilità pubblica: ospedali, o asili infantili. Il 18 marzo 1865 il Ricevitore del Registro trasmetteva i verbali di consegna dei locali del Convento e delle suppellettili e con lettera stessa faceva rilevare che "per appagare il fanatismo ed i pregiudizi del basso popolo ed allontanare il malcontento che l'opera dei tristi non mancherebbe suscitare in quelle popolazioni e spingerle ad atti di violenze, si rende assolutamente necessario riaprire al culto la chiesa dei Conventi: Picerno, Vietri, Balvano". Da Arch. di Stato di Potenza: Soppressione Conventi Cart. 654. Nella stessa data si comunicava alla Prefettura della Basilicata che il Provinciale della "monastica chiesa di Provincia di Basilicata esprimeva il desiderio che le chiese venissero aperte al culto ed affidate ad un Cappuccino assistito da uno o due laici". Da Arch. di Stato di Potenza Soppressione Conventi Cart. 654. 

73 Nicola Salvio Arcip. dal 1862 al 1880. 

74 Venceslao Coeberger pittore, incisore e architetto (Anversa) 1567 - Bruxelles 1639. Allievo di Mastano Devor fu a Parigi e in Italia per perfezionarsi nell'arte della pittura. Da Roma inviò ad Anversa "Il Martirio di S. Sebastiano" (ora al museo di Nancy), "Il Cristo presentato al popolo" (ora a Tolosa) e "Il Cristo pianto dalle Sante donne"; ed un'altra opera pittorica di gran valore venne inviata ai Cappuccini in Picerno. Altre sue opere si possono trovare a Napoli ed a Roma. Venceslao fu autore di un trattato sulla pittura antica. Egli fu per lo più architetto, ma verso la fine della sua vita si dedicò completamente all'ingegneria. 
Tra le polizze del Banco di "Ave gratia plena" dell'Archivio di Stato di Napoli, si trova il seguente documento: "S. Vescovo di Potenza paga Ducati 50 a com.to di ducati 80 a Vincenzo Coeberger pittore, convenuti così per la pittura et fattura di un'icona quale mm'ha consignata per mandarla Ecclesia de li Rev.di Cappuccini di Picerno". Da Nolè: "Picerno Storia e dialetto" cit. .

75 Il Terz'Ordine Francescano di Picerno ha particolare cura degli altari di San Francesco e di San Felice; insieme al popolo tutto, cura altri altari della chiesa dei Cappuccini, ora chiamata chiesa di Sant'Antonio. 

76 Dal Registro dei defunti dell'Arch. parrocchiale di Picerno.

 

 

 

 

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agg. al 30/08/2004

 


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