Capitolo IV
ITINERARI PICERNESI
Il corso Vittorio Emanuele, arteria principale del paese, che per 200
metri circa attraversa il centro abitato e collega le due piazze
principali, piazza Statuto e piazza Plebiscito, è lievemente in pendio,
ma agevole, fiancheggiato da antiche costruzioni.
Particolarmente frequentato è il corso nei giorni di festa dalla
agghindata gioventù; donne avanti negli anni sfoggiano il costume
picernese che conferisce loro un non so che di maestoso, per cui Picerno
viene comunemente definita "città delle belle donne".
L'elegante e sontuoso costume tradizionale che ha subito, col passar del
tempo, varie modifiche, così descritto nell'album offerto al Re Umberto
I in visita in Basilicata nel 1881: " Donne col capo ricoperto dal
"panno scarlatto con bordo bleu; pettiera verde col broccato d'oro,
grembiule fiorato, gonna bleu scura", è andato in disuso.
Di tanto in tanto, però, e specialmente di carnevale, le fanciulle amano
vestire come le loro nonne.
All'imbocco del corso Vittorio Emanuele, nei pressi di piazza Plebiscito,
è sita la trecentesca chiesa dell'Annunziata.
Sull'architrave in pietra di una casa accanto all'abitazione dei Baroni
Carelli (29), ora degli eredi Lazzari, poco distante dalla chiesa
anzidetta, si legge: "Livor iners vicium moras non exit in altos ut
iacet ima vipera serpit humo".
Sotto l'iscrizione sono incise due vipere che si incontrano radendo
terra.
All'abitazione della famiglia Lazzari si accede da un portone ornato di
pietre lavorate con gusto e di uno stemma in pietra che lo sormonta.
Un ampio salone comunica con numerose stanze una delle quali fornita di
alcove. Una splendida porta, decorata in oro zecchino, nel decorso anno,
è stata dagli eredi Lazzari asportata e venduta ad antiquari.
Nel secolo scorso i Baroni Carelli, che abitualmente vivevano a Napoli,
ospitarono nel loro palazzo una Comunità religiosa di Suore che aprirono
alle giovani picernesi il loro laboratorio di cucito e di ricamo.
Nel 1919 il Barone Giuseppe Carelli ed il Cav. Alfonso Carelli, scelta
definitivamente Napoli come residenza, vendettero a Giuseppe Lazzari di
Alessandro lo stabile insieme all'arredamento ed alla ricca biblioteca.
Le stanze abitabili che sono più di venti, hanno ancor oggi i vecchi
pavimenti di argilla. La cucina vastissima è fornita di un antico camino
(30). Il grande salone centrale (31) si erge su una serie di arcate in
pietra (lamie) che mettono in comunicazione alcuni seminterrati. La
costruzione dello stabile deve risalire presumibilmente al XVIII secolo.
Un giardino lo affianca ed un altro, ottenuto dalla demolizione di
alcune case di contadini, gli sta di fronte, al di là del corso.
La biblioteca, nonostante molti volumi siano andati perduti, conteneva
opere preziose tra le quali l'Enciclopedia del Diderot e D'Alambert, Due
Giunta, i Saggi politici del Pagano, opere minori di Ludovico Antonio
Muratori e una Bibbia commentata da illustri letterati (32).
Lungo il corso Vittorio Emanuele hanno sede l'agenzia della Banca di
Lucania, una farmacia, due bar bene attrezzati e molto frequentati.
Attualmente la massima parte delle strade del centro abitato si presenta
ordinata e pulita per le recenti pavimentazioni, parte in pietra bianca
e parte in cubetti di porfido, e per la encomiabile solerzia degli
addetti alla nettezza urbana.
Testimonianze dell'antica pavimentazione: acciottolato disposto a disegni
geometrici vari, si trovano sia all'interno del palazzo Caivano in
piazza Statuto, sia all'interno del palazzo Capece in via Tirone e sia
nei pressi della chiesa dell'Assunta e della Chiesa di S. Donato.
Piazza Statuto, un tempo ed ancora oggi chiamata anche porta S. Lorenzo,
una delle più antiche porte del paese, è piccola, arborata di recente e
corredata di sedili.
Sulla piazza si affaccia un fabbricato che risale ai tempi del
brigantaggio, della famiglia Caivano, nel quale alloggia attualmente
l'Arma benemerita dei Carabinieri.
La diramazione ovest di piazza Statuto, via Torre, prende nome da una
mastodontica torre cilindrica, antichissima costruzione ben visibile da
lontano che si innalza nel vicolo 1° di sinistra di detta strada (33).
Nei pressi, fino a qualche anno fa, ha funzionato un Osservatorio
Metereologico situato a 727 metri sul livello del mare, fondato nel
secolo scorso e precisamente nel 1890, dall'insegnante elementare
Alessandro Lazzari (34), il quale era riuscito ad ottenere
gratuitamente, in più riprese, la necessaria attrezzatura dall'Ufficio
metereologico centrale di Roma, consistente in un pluviografo, un
barometro, un termometro di massima e di minima, un eliofanografo, un
vaporimetro, un anilmoscopio, un anemometro, un termopsicometro. Il
fondatore eseguiva le osservazioni ogni giorno alle otto, alle
quattordici ed alle diciannove, senza alcun compenso.
Dal 1938 l'Osservatorio è stato diretto dal Tenente Colonnello Mario
Lazzari, figlio del compianto fondatore, il quale comunicava tutti i
giorni i dati pluviometrici al Genio Civile di Napoli. In seguito il
servizio è stato continuato nella stessa forma, ossia gratuitamente da
parte del maresciallo in pensione Antonio Borriello. Ora tutta
l'attrezzatura è in possesso del Genio Civile di Napoli.
Sempre in via Torre è situato, già di proprietà della famiglia Capece, un
ampio giardino che fa parte integrante del palazzo omonimo, la cui
costruzione si presume risalga al secolo XVIII.
Da piazza Statuto si perviene alla parte più alta del paese, attraversando
lo scosceso corso Umberto I che, nel suo prolungamento, prende nome di
Pianello e Pian Zambino.
Alcuni miglioramenti apportati alle strade principali hanno permesso la
circolazione degli automezzi, che riescono ad infilarsi per ogni dove
turbando quel silenzio e quella pace che regnavano nel paese fino a
qualche decennio fa; quella pace è invece possibile ritrovarla nei
caratteristici vicoli stretti e disagevoli, ai quali non è stato
possibile apportare alcuna modifica.
In uno dei tanti caratteristici vicoli ("cundagn'") di cui è ricco questo
paese, rimane attivo il forno a legna di Lazzari, come pure quello di
Jacovelli e quello di Gaimari; quello di Caivano al Pianello e quello
dei Capece, già dei De Meo al corso Vittorio Emanuele, non sono più in
esercizio.
Al corso Umberto, di fronte alla chiesa della Pietà le cui origini si
perdono, come suol dirsi, nella notte dei tempi, una croce di buona
fattura sostenuta da una colonna cilindrica alla cui base è incisa la
data del 1633, si innalza, visibile a distanza, su tre scalini: il tutto
è in pietra.
Il centro abitato va ampliandosi lungo la strada che porta alla chiesa di
S. Donato: su di essa sono stati aperti negozi di ogni genere (35).
Piazza Plebiscito teatro delle avventure tristi e liete che hanno
caratterizzato la storia di questo popolo attraverso i secoli, è il
centro del paese verso cui si dirigono e sfociano varie strade
secondarie Qui si svolge prevalentemente la vita paesana; vi sono
l'Ufficio di collocamento, il bar Capece, l'Ufficio postale e
telegrafico e la casa comunale, un forno moderno, un minimarket, una
farmacia e negozi vari.
Anche il cinema si trova poco lontano e vi si perviene mediante una breve
traversa coperta che sbocca nel largo Portanova.
Qui è attivo il mercato generale quotidiano e la popolazione vi affluisce
per farvi buoni acquisti, perché tutto è controllato dalle competenti
autorità: prezzo, qualità, igiene.
Il tratto di strada che porta alla chiesa madre è stato reso da poco
agevole al traffico automobilistico. Sulla sinistra sono situate sia la
modestissima cappella dedicata alla Vergine del Carmine e sia quella a
poca distanza, dedicata a Santa Lucia, entrambe appartenenti a privati.
Nella parte sud di Picerno denominata "Bassa la terra" o Toppo S.
Leonardo, si innalza un'altra torre cilindrica simile a quella citata ma
di dimensioni ridotte con attigue costruzioni adibite ad abitazioni.
Le due torri erano un tempo congiunte forse da mura di cinta a difesa del
castello (36) normanno svevo. Infatti la chiesa madre, ottenuta dal
rifacimento e dall'ampliamento della cappella dei principi, si trova in
una posizione quasi centrale rispetto ad esse.
Si racconta, intanto, con un certo tono di mistero, di alcuni condotti
sotterranei chiusi di recente che mettevano in comunicazione forse con
le torri, alcune abitazioni del paese, il palazzo dei Salvia 37 in via
Cavour, con ingresso principale in via Gaimari, palazzo già dei
Pignatelli e l'attuale palazzo Calenda in via Mario Pagano, anche esso
con un altro ingresso in via Giacinto Albini (38).
Presso il lato sud della torre, in località "Bassa la terra" di tanto in
tanto vengono portati alla luce resti di tombe dell'antico cimitero di
S. Leonardo (39).
In questa zona, delle costruzioni antiche recuperate in seguito al sisma
del 1857, furono le civili abitazioni dei D'Antonio, di Felice De Meo e
dei De Canio-Molfese. Lo stabile De Canio-Molfese reca sul portone
d'accesso, insieme alla data del 1222, uno stemma ed ha di fronte
l'antica cappella di famiglia dedicata a S. Pasquale. Essa è nota per un
pregevole dipinto che è ivi custodito. Il breve tratto di strada in cui
si trova la cappella è chiamata via S. Pasquale.
Poco lontano, un edificio di recente costruzione ospita la scuola media
statale e, in locali molto antichi, è in funzione un frantoio per le
olive, della famiglia Croce che continua una atavica redditizia
attività.
Piazza Plebiscito è collegata alla stazione ferroviaria mediante corso
Garibaldi e viale Giacinto Albini, riccamente ombreggiato quest'ultimo
da platani.
Lungo il corso Garibaldi hanno sede il posto telefonico pubblico, uno
studio fotografico, un salone per sponsali, un moderno bar, una
lavanderia ed altri locali di pubblica utilità ed interesse.
Il viale Giacinto Albini, ampio, soleggiato, è fiancheggiato da un lato da
un vasto oliveto e dall'altro, oltre che da palazzine di nuova
costruzione, anche e principalmente dall'antico palazzo Calenda già
citato.
Questo palazzo, in origine affiancato da due giardini, nella sua struttura
primaria, dà l'idea di un castello e merita di essere visitato.
Negozi ed officine si aprono a monte del detto viale tra cui l'attrezzato
laboratorio meccanico dei Marinelli. Importanti falegnamerie sono
disseminate per il centro abitato tra cui quelle di Caggiano - Caivano,
Marcantonio ecc..
Un lavatoio pubblico in pietra, che riceve acqua da cinque bocche (40), di
cui quella centrale raffigurante la testa di un leone, si ammira al
cosiddetto piano della fontana dove il viale, biforcandosi, sulla
sinistra mena all'ex Convento dei Cappuccini, alla chiesa annessa detta
di S. Antonio ed alla scuola materna, mentre, sulla destra, conduce alla
stazione ferroviaria ed alla statale n. 94.
A) EDIFICI DI PUBBLICA UTILITÀ
1. Casa Comunale
La casa Comunale (41) fa parte integrante dell'antico maestoso palazzo
Mancini, situato in piazza Plebiscito. Di buona esposizione, ricca di
sole, di aria e di luce comprende tutti i vari uffici sistemati in vari
ambienti del primo piano. Al piano superiore è stato temporaneamente
alloggiato nel passato l'Ufficio del Registro, ora soppresso. Sul
maestoso portone d'ingresso è riprodotto in pietra lo stemma di Picerno
che è così descritto nell'Album offerto dalla Provincia di Basilicata
alle Loro Maestà il Re e la Regina d'Italia nel 1881 in visita a questa
Regione: esso è diviso in due campi: "Nel campo superiore una mitra con
lettere R. F. "(Romana Fortitudo)" e nell'inferiore un cane all'inpiedi
ed un braccio con coppa in mano". Il campo superiore è in argento, la
mitra è in oro, le lettere sono nere. Il campo inferiore è azzurro, la
coppa è in oro, il cane ha il suo colorito naturale (42).
2. Edificio scolastico "Oscar Pagano"
Nei pressi di piazza Statuto, in via detta ora Oscar Pagano, un elegante e
solido fabbricato del 1929 ospita la scuola elementare (43). L'edificio
è a due piani con seminterrato, ampio cortile cinto da un'alta
inferriata, costruito dall'impresa dell'ingegnere Colagrandi su progetto
e sotto la direzione dell'ingegnere Athos Barchi, comprende sei aule
spaziose e luminose, locali per gli uffici e quelli per l'abitazione del
custode.
Su una lapide, posta sulla facciata laterale si legge:
IL CONCITTADINO NICOLA FELICE PAGANO
EMIGRATO ADOLESCENTE
UMILE DI ORIGINE, FORTE DI FEDE OPERANTE
DALLA CONQUISTATA RICCHEZZA
ALLA SCUOLA PRIMARIA DI PICERNO
VUOLE DONATO QUESTO EDIFICIO
* * *
AL COMUNE DI PICERNO
PROSPERO NICOLA FELICE PAGANO
IN MEMORIA
DEL FIGLIO OSCAR
ANNO 1929.
In una delle aule ricavate dall'ingresso centrale un'altra lapide porta
incise parole di riconoscenza del Comune e della cittadinanza verso il
Pagano, che offrì la prima vera scuola al suo paese di origine.
IL COMUNE E LA CITTADINANZA .
A MEMORE PERENNE RICONOSCIMENTO
DI TANTO ILLUSTRE CIVISMO
CHE ONORA LA PICCOLA E LA GRANDE PATRIA
QUESTA PIETRA DEDICÒ
SETTEMBRE 1929
Per questo gesto generoso, il Cav. Nicola Felice Pagano fu Antonio il 14
luglio 1927, giorno in cui il podestà Gerardo Caivano comunicava
all'Amministrazione Comunale il proposito dello stesso di donare
l'edificio scolastico alle condizioni che "esso abbia la perpetua
destinazione d'uso a scuola elementare e sia intestato in perpetuo alla
memoria del figlio Oscar" e deliberava di accettarne la donazione, venne
ammesso tra i benemeriti di questo Comune.
3. Scuola elementare di Largo Portanova.
Dal 1963 un nuovo edificio scolastico, costruito con il contributo dello
Stato, a due piani, con sei aule, dei seminterrati ad uso magazzino,
cucina per la mensa, refettorio ed archivio, soddisfa le accresciute
esigenze della popolazione scolastica picernese.
Al primo piano hanno sede la direzione didattica, la segreteria e la
biblioteca ricca di n. 2.000 volumi circa sia per alunni che per
insegnanti.
4. Scuola materna.
Nel 1964, con il contributo della Cassa per il Mezzogiorno, è stato
installato, sulla via Convento, poco lungi dalla stazione ferroviaria,
un modernissimo asilo prefabbricato, dotato di ampi e soleggiati
ambienti, di un vasto cortile scoperto e di un giardino recintati. Vi
sono altri locali nel piano sopraelevato da utilizzare sia come alloggi
per il personale insegnante che per la comunità religiosa di Suore. Non
mancano ambienti a piano terra ad uso di depositi e magazzini.
La scuola materna, per interessamento ed a spese del Comitato Femminile
Provinciale della Croce Rossa di Potenza, è rimasta aperta anche nei
mesi estivi degli anni 1969, 1970-71 ai bambini in età prescolastica,
ivi accolti ed assistiti con refezione calda, per venire in contro alle
necessità delle famiglie tra le più bisognose, così come il locale della
scuola elementare di Faraone I a contrada Valline ha accolto similmente
i bimbi di famiglie impegnate nei lavori agricoli estivi. Circa 260
unità ne hanno beneficiato.
5. Scuola media.
Un edificio a tre piani, di cui due seminterrati, destinati a scuola
materna, situato nei pressi di "Bassa la terra", a valle della cappella
di S. Pasquale, ospita dal 1966 la scuola media statale, in precedenza
ospitata alla Scuola Pia. Esso consiste in dodici aule, la presidenza,
due locali per gli uffici di segreteria, una sala dei professori, un
ampio locale adattato a palestra e un cortile scoperto al quale si
accede dall'interno
La scuola media è fornita di biblioteca che, istituita dal Ministero della
Pubblica Istruzione dal 1-10-1961, conta in totale n. 752 volumi di cui
n. 193 per insegnanti e n. 559 per alunni.
6. Scuole delle zone rurali.
La lotta contro l'analfabetismo è stata condotta con impegno dalle
autorità competenti ed ha dato risultati positivi. Pertanto oggi è in
notevole aumento il numero degli edifici scolastici, quasi tutti di
recente costruzione, sparsi nelle varie contrade del territorio di
Picerno (44).
B) CHIESE
1. Chiesa madre
La chiesa madre o chiesa parrocchiale domina il centro abitato, il quale
sembra aggrapparvisi. Di pianta greco-romana, la chiesa parrocchiale,
già chiesa collegiata, è dedicata a S. Nicola di Bari, protettore del
paese. Un tempo cappella dei Principi Pignatelli di Napoli, venne
costruita nel 1611 ed ampliata nel 1727 con la costruzione del coro,
della sacrestia e del campanile 45. Quest'ultimo, eretto sotto la
direzione dell'abbate D. Saverio Carelli arciprete, fu dotato di due
campane una delle quali, di 18 quintali, è dedicata a S. Nicola (46).
Sulla facciata rivolta verso il corso Vittorio Emanuele nel 1926 venne
collocato, col consenso e la collaborazione del parroco, un orologio da
torre illuminato con un quadrante di m. 2 di diametro e con la carica di
48 ore.
Il primo arciprete di cui si ha notizie D. Angelo Abbate Greco, tenne la
parrocchia dal 1611 al 165747.
Al centro del presbiterio è collocato l'altare maggiore in legno, avente
alle spalle un caratteristico coro in noce, opera dell'artigiano Vazza.
Il valente ebanista Antonio Tancredi ne fu il restauratore nel 1909. La
balaustra in pietra che delimita il presbiterio, è affiancata da due
statue: quella all'Immacolata Concezione di cui la chiesa fu dotata nel
1968 dall'arciprete D. Renato Robilotta, e quella del Cuore di Gesù, già
preesistente, modellate rispettivamente in materiale plastico e gesso.
Sia il soffitto della navata centrale, che acquista gran pregio per
esservi incastonato il bellissimo quadro di De Giacomo pittore
napoletano della fine dell'800, raffigurante il miracolo di S. Nicola: i
due fanciulli massacrati e resuscitati, e sia quello dell'abside, furono
decorati da una serie di "cassettoni" con al centro un "rosone",
rispettivamente quadrangolari ed esagonali, tra il 1910 e il 1911,
dall'ebanista Antonio Tancredi da Picerno; lo stesso compi inoltre altri
notevoli e pregevoli lavori di restauro nella stessa chiesa.
Affreschi e dipinti di un certo valore artistico ornano sia la parte alta
della navata centrale che gli altari di quelle laterali. Di gran pregio
sono le tele in corrispondenza degli altari di S. Filomena e di S.
Giuseppe e di quello di S. Michele. In prossimità del battistero si
ammira il quadro "Il battesimo di Gesù". Il "Cristo coronato di spine" e
"S. Francesco e il Crocifisso" affrescano due pareti della sacrestia.
Una cancellata in ferro con la didascalia: "A Devozione del popolo e cura
dei procuratori del 1868", affiancata da due angeli lignei scolpiti da
Antonio Tancredi nel 1915, delimita l'altare di S. Nicola
Questa chiesa, oltre la pregevole pala d'altare del sec. XVI, custodisce
altre numerose opere d'arte che meritano essere visitate più che
descritte.
Fino all'anno scorso due erano le statue del Santo protettore S. Nicola:
una a busto intero molto antica ed ancora esistente, e l'altra a mezzo
busto in argento, trafugata nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del
1974; ne rimane la sola antica piramide.
La statua trafugata era stata fusa agli inizi dell'800 per interessamento
del capo del governo picernese dott. Tommaso Cappiello che in proposito
riferisce: "sono riuscito quasi miracolosamente in meno di due mesi a
raccogliere 800 ducati per la costruzione della Statua per nostro
Protettore S. Nicola. Per la spesa le ho dato ducati cento di mio
denaro, oltre circa altri settanta spesi pel viaggio e dimora" (48).
La statua sostituiva quella danneggiata e saccheggiata dai soldati del
reggimento di Latour D'Auvergne (49).
Quanto mai suggestivo l'altare del Crocifisso nella navata di sinistra: un
gruppo statuario rappresenta, con molta vivezza, la scena della
crocifissione; le figure di Maria, della Maddalena e di S. Giovanni sono
disposte intorno al grande Crocifisso, creando un'atmosfera di doloroso
raccoglimento.
Alcune lapidi al centro dell'antipresbiterìo, con iscrizioni e date ormai
indecifrabili perché cancellate dal passaggio dei fedeli, indicano la
cosidetta "fossa dei preti" a memoria per i posteri, dei sacerdoti ivi
sepolti.
Su una di esse sono tuttavia appena riconoscibili il cranio, con berretta,
stola e tibie; nonché la data del 1822. Altre lapidi ricordano i
componenti della famiglia Carelli e Francesco Saverio Caivano di Gerardo
e di Aloisa Caivano deceduto in Picerno il 14 gennaio 1856 all'età di 20
anni.
In questa chiesa si trovano altre opere di Antonio Tancredi: una cornice
che inquadra l'immagine di S. Gerardo Majella e il tabernacolo di S.
Filomena.
Una porta in legno artisticamente lavorata dà accesso all'ufficio
parrocchiale in cui sono custoditi tutti i documenti della parrocchia ed
una ricca biblioteca che, tra le altre opere, contiene le "Omnia" di
Sant'Agostino, di pregiato valore. Ne fu fondatore il sacerdote D.
Antonio Passavanti, il quale creò, in uno alla biblioteca, il teatro
fisso. L'archivio parrocchiale di Picerno conserva la bolla pontificia
datata 27 gennaio 1749, che riguarda l'erezione della citata
biblioteca.
Questa venne arricchita coll'aggiunta di molti volumi pure di gran valore,
salvati dalla distruzione, quando venne chiuso il Convento dei
Cappuccini.
Nell'Ufficio parrocchiale è collocata la seguente epigrafe:
D. O. M.
UT IN POSTEROS VIVAT
ANTONIUS PAS SAVANTI JAM H. ECCLESIAE ARCHIPR.
BENEMERITUS SCIENTIARUM AMATOR
VIRTUT AMANTIS SIMUS
PROPTER SUI ERGA SUOS CIVES BONUM BENIGNUMQUE
ANIMUM EBHANCEX BONIS SUIS FUNDO H. M. T.
ECCLESIAE BIBLIOTECAM EXTRUCTAM
DIGNUMAE S TIMAVIT AEQWMQUE
V. J. D. JULIUS SALVIO ARCHIPRESBITER
SUCCES SOR EI TERT.
MONUMENTUM HOCCE PON
A. S. 1788
----
A DIO OTTIMO MASSIMO
Perché nei posteri viva
Antonio Passavanti già di questa chiesa Arciprete
Amante benemerito delle scienze
Innamoratissimo delle virtù
Per il suo animo buono e benigno verso i suoi cittadini
Profondamente largo dei suoi beni a questo matrice tempio
Avendo costruita la biblioteca della chiesa
Stimò cosa giusta e degna
Il Dottore nelle due Leggi Giulio Salvio Arciprete
Terzo successore di lui
di porre questo ricordo
L'Anno della salute 1788
Sulla porta della sacrestia, prospiciente il presbiterio, è situato
l'organo (50) che sostituisce quello precedente, le cui canne furono
fuse per ricavarne piombo nella resistenza del 1799.
Un finissimo busto in marmo di S. Nicola di Bari sovrasta l'ingresso
principale di questa chiesa, che, per fare posto nell'interno al
battistero, venne privata di una terza porta con conseguente chiusura
dell'ingresso al campanile, al quale ora si accede solo da una porta
esterna.
Per interessamento di Monsignor D. Umberto Lazzari, arciprete di Picerno
dal 1920 al 1967, coadiuvato da un attivo comitato e mediante concorso
generoso del popolo, la chiesa fu riportata, tra il 1921 e il 1925, al
suo primitivo decoro: il pavimento e i banchi in legno, tuttora
esistenti, vennero offerti contemporaneamente, in memoria di Mariantonia
Pagano nata Perrotta (51). Attualmente la chiesa madre richiede nuovi e
radicali restauri.
Lo stesso arciprete nei primi anni del suo ministero parrocchiale
provvide, col concorso dei fedeli, a riattare tutte le chiese delle zone
rurali (52).
Dalla chiesa madre, per mezzo di una scaletta in pietra, si scende nella
cripta, chiamata chiesa della Congrega, custodita dalla confraternita di
Gesù Bambino. Il principe Giovanni Maria Pignatelli la fece affrescare
con scene della Passione di Gesù Cristo e della Crocifissione. Era
questo un modo molto valido, a mio avviso, quando la popolazione era per
la maggior parte analfabeta, per fare conoscere i divini misteri.
Questa cappella. chiamata di Gesù Bambino, fu scelta come sede di una
confraternita ed i fratelli stabilirono di pagare L. 1,25 quale retta
annua per avere una messa domenicale, la festa di Gesù, un funerale per
un fratello defunto ed un sussidio per qualche fratello povero. La
confraternita era rappresentata, fin dalla sua costituzione, da persone
appartenenti al più alto ceto sociale del paese.
Esse concorrevano, con i loro beni, al mantenimento della confraternita
stessa (53). Questa, come rilevasi da documenti giacenti presso
l'Archivio di Stato di Potenza, fu istituita con " regio assenso fin dal
1777 con delle regole riguardanti il regime, le funzioni religiose e
l'annuale elezione dei superiori che, col Real Rescritto del 23 marzo
del 1825, furono mantenute in vigore, e da quella epoca sempre
scrupolosamente eseguite".
Le elezioni venivano fatte nella domenica precedente la festa di S.
Tommaso d'Aquino che ne è il protettore e che ricorre il 7 marzo di ogni
anno.
2. Chiesa della SS ma Annunziata.
La trecentesca chiesa della SS.ma Annunziata, sita tra il corso Vittorio
Emanuele e la piazza Plebiscito, " fa parte integrante del centro
storico del Comune di Picerno ed è sottoposta ai vincoli di tutela in
base alla legge 1-6-1939 n. 1089, per il suo interesse storico,
artistico-monumentale (54).
Al centro dell'arco acuto del portale in pietra sono scolpite le figure
dell'Arcangelo e della Vergine e nella parte superiore dell'antica ed
artistica porta in legno, non in perfetto stato di conservazione, è
riprodotto lo stemma di Picerno (55).
La facciata principale della chiesetta è arricchita da tre stele in pietra
di epoca romano-tardo imperiale (56), raffiguranti rispettivamente una
anfora su una colonna, una donna ed una famiglia.
Sull'altare centrale si erge un tempietto, la cui struttura è sorretta da
due statue ed è adorna di angeli e putti. In esso sono inserite le
statue di Maria e dell'Arcangelo Gabriele, in un gruppo di grande
effetto plastico che riproduce la scena dell'Annunziazione.
In questa chiesa si trova il tabernacolo in legno di S. Emidio costruito
da Antonio Tancredi da Picerno nel 1930.
Nel seminterrato, che presenta una finestrella con un arco ogivale a sesto
acuto, in occasione di scavi effettuati per il consolidamento della
chiesa, sono stati scoperti, nel 1974, degli affreschi databili intorno
alla fine del IV secolo. Essi sono sotto la tutela della Sovrintendenza
alle gallerie di Matera.
Questa chiesa è sempre aperta al pubblico; famiglie particolarmente devote
alla Vergine ne hanno direttamente cura, collaborate da tutto il popolo
di Picerno che è legato per tradizione a questa chiesetta.
Abitualmente la SS.ma Annunziata è festeggiata solo con rito liturgico:
alla sera della vigilia del 25 marzo rimane ancora l'uso di accendere,
come anche a S. Giuseppe, il falò detto "fucanoy".
3. Chiesa dedicata alla Vergine del Carmine.
E' piccola e ben tenuta. La statua della Vergine che vi si venera, di
recente fattura, sostituisce l'artistica tela ad olio, rimossa anni fa
per il restauro.
Il piccolo tempio, sempre aperto al pubblico, raccoglie i fedeli
soprattutto nel giorno della festività della Vergine, il 16 luglio di
ogni anno, per celebrarvi i sacri riti con solennità.
Questa chiesetta, già dei Caivano e poi dei Parisi, recentemente è passata
alla famiglia Riccio. Ne curano il decoro le famiglie del vicinato e
precisamente la famiglia Borriello, la famiglia Florio, la famiglia
Curcio, la famiglia Salvia ecc..
4. Cappella di Santa Lucia.
La cappella comunicante con la casa degli eredi Caivano cui apparteneva,
oggi appartiene agli eredi Caselli - Imbrenda. Un antico dipinto di un
certo valore artistico e di difficile attribuzione, raffigurante Santa
Lucia, orna l'unico altare.
La cappella viene aperta al pubblico solo il giorno della solennità
liturgica della santa.
5. Chiesa della Pietà.
Infruttuose sono risultate le ricerche intorno alle origini di questa
chiesa, le quali si possono comunque far risalire anteriormente al 1633,
data incisa sulla colonna in pietra innalzata di fronte all'ingresso
secondario.
Il gruppo sacro della Vergine col Figlio situato nella parete di fronte
all'ingresso principale sostituisce un altro gruppo sacro di più vecchia
data (57).
Per la volta decorata con stucchi ed il presbiterio a semicerchio
rivestito in legno, questa chiesa è un vero gioiello ed è l'orgoglio del
rione Pianello, in cui si trova (58), e dell'intera cittadinanza.
La pietà dei fedeli della zona la mantiene in ottime condizioni,
collaborando con la famiglia Storti che da più di mezzo secolo ne ha
solerte cura.
In questa chiesa si radunano i fedeli tutte le domeniche e le feste di
precetto, e specialmente in occasione delle feste di Santa Rita, di
Santa Maria delle Grazie, di Sant'Anna e di San Martino.
La chiesa e la statua della Pietà sono state restaurate nel 1880, data
impressa sulla spalla della Vergine, insieme al nome del restauratore
Picard, riscoperta nel 1970 quando si è provveduto ad un altro
restauro.
L'altare in marmo è stato posto "coram populo", i due altari laterali in
legno preesistenti sono stati rimossi, secondo le nuove disposizioni
ecclesiastiche, il pavimento del presbiterio è stato rifatto (59).
Il pittore Francesco Caggiano picernese è stato il restauratore del gruppo
sacro, ha diretto e condotto a termine i lavori di rifacimento del sacro
tempio con perizia ed in breve tempo, collaborato dal geometra Donato
Manfreda il quale ha generosamente prestato gratuitamente la sua opera.
In tale occasione i fedeli hanno provveduto a rinnovare l'arredamento
dell'altare e ad acquistare una nuova lampada per il SS.mo Sacramento,
custodito nel piccolo tabernacolo marmoreo alla sinistra del gruppo
sacro succitato.
Animatrice e direttrice dell'opera di restauro è stata la signorina Maria
Storti che ha avuto la collaborazione di famiglie amiche ed il sostegno
dei consigli del parroco e del sindaco.
La spesa per i lavori è stata di un milione e mezzo di lire circa quale
contributo libero dei fedeli, i quali hanno voluto generosamente ridare
alla chiesa il suo primitivo decoro.
L'antica statua di Sant'Anna, rivestita con abiti di stoffa, è stata
sostituita da un'altra di moderna fattura.
Rimesse al loro posto le due lampade antiche e tradizionali e
caratteristiche, sospese ai due lati dell'altare (60), si è data una
degna sistemazione sia al quadro di Santa Rita, dono della famiglia
Figliola di Picerno e sia alla statua di Sant'Anna e a quella di San
Martino (61).
Questo eroe della fede un tempo era venerato in un tempio nei pressi di un
fosso destinato a deposito di neve, denominato pertanto "nevera" o
"nevela" di San Martino e sito nella parte alta del Pianello detta "Pian
Zambino". Andato perduto il beneficio, consistente in un appezzamento di
terreno, e deperito il tempio, la sua statua fu trasportata in questa
chiesa.
La chiesa della Pietà, custodita e mantenuta esclusivamente da laici, è
priva di qualsiasi beneficio; al suo decoro provvedono con offerte anche
picernesi emigrati e tutti fanno capo oggi alla signorina Storti (62).
6. Chiesa del Salvatore.
Sul monte omonimo (63) in contrada Corte del Salvatore a sei chilometri
circa dall'abitato, vi è la chiesa del Salvatore che si innalza su una
serie di grotte le quali, secondo la credenza popolare, sono state
rifugio dei briganti.
Il portale di ingresso in pietra lavorata, preceduto da un atrio coperto
corredato da sedili e delimitato da una cancellata, è affiancato da un
grande Crocifisso danneggiato dal tempo ed un bassorilievo in gesso
riproducente la "Mater Salvatoris" di m. 1,30 per m. 0,60, opera dello
scultore prof. Aristide Tancredi da Picerno.
All'interno della chiesa vi è un grande altare in legno con impressioni in
oro su fondo verde scuro, sul quale si innalza una magnifica pala in
legno intagliato, decorato di pitture ormai poco chiare per il
danneggiamento del tempo e la scarsa manutenzione, pitture delimitate da
colonne con intarsi in oro.
Nella parte centrale della pala troneggiano la statua di San Giuseppe,
quella della Vergine col Bambino e quella di S. Giovanni, chiamati dai
popolani "Ssandonn' llu Salvator" scolpite in legno e dipinte a colori
molto vivaci.
La balaustra è in legno rustico. Una piccola nicchia laterale presenta un
affresco anch'esso molto danneggiato. In un'altra nicchia è collocata la
statua di S. Gerardo Majella in carta pesta e stoffa, opera
dell'artigiano sarto picernese Francesco Caivano morto giovanissimo
(64).
Di fronte a questa in un'altra nicchia è posta la statua di S. Antonino.
Il tempio è in diretta comunicazione con vari ambienti, che prendono luce
da piccole finestre, e il tutto fa pensare alla dimora di monaci che
anticamente avrebbero avuto in custodia il sacro tempio.
Da una pergamena conservata nella biblioteca della chiesa madre di Picerno
si rileva che la chiesa del Salvatore è stata eretta agli inizi del 16°
secolo (65).
La festa del Salvatore si celebra il 24 giugno. In questo stesso tempio
viene celebrata anche la festività di S. Giuseppe.
Alla festa del Salvatore del 24 giugno ed a quella di S. Giuseppe il 19
marzo, il monte Salvatore si affolla di gente (66).
7. Chiesa dell'Assunta.
Dedicata all'Assunzione di Maria Vergine questa chiesa fu costruita nel
1462, se si tiene presente la data incisa sull'architrave della porta di
ingresso principale, su di un poggio che si erge al centro della valle
sottostante al centro abitato. E' stata ed è meta di devoti
pellegrinaggi, soprattutto il 15 agosto di ogni anno, giorno in cui si
celebra solennemente la ricorrenza dell'Assunzione della Vergine e quasi
tutti i sabati dell'anno.
Lungo le pareti sono disposti dodici dipinti, incastonati in medaglioni di
forma ovale, alquanto rovinati. Alcuni illustrano momenti più salienti
della vita della Vergine Maria, altri riproducono volti di santi. Un
dipinto che rappresenta Maria Vergine di Costantinopoli porta la
didascalia: "Antonio De Palma de Picerno me fecit", la data è
illeggibile; un'altra tela riproduce l'Assunzione di Maria Vergine.
Il soffitto è decorato a colori vivaci ed ha al centro un dipinto
anch'esso raffigurante l'Assunzione. La chiesa custodisce anche due
statue della Madonna, una delle quali, in terracotta, è molto bella e di
singolare fattura (67).
Alla costruzione della chiesa è legata una leggenda che corre spesso sulla
bocca dei picernesi attempati. Si racconta che una delle
due statue esistenti situata in una chiesa di Muro Lucano, venne più e più
volte trovata miracolosamente in aperta campagna tra l'Ontrato e la
Fiumara di Picerno. Più e più volte i muresi vennero a ritirarla e più e
più volte la statua fu trovata nel territorio picernese sempre nello
stesso punto, finchè i due paesi giunsero ad un accordo: i picernesi
trattennero la statua dell'Assunta e, per custodirla, eressero il tempio
per il culto sacro lì dove miracolosamente il simulacro si fermava, in
modo tale che una delle due porte d'ingresso della chiesa fosse rivolta
verso Muro Lucano.
La chiesa, situata ai limiti di un macchieto che pare sia stato un tempo
beneficio della stessa, è sotto i vincoli di tutela della Sovrintendenza
ai Monumenti. Anteriormente alla costruzione dell'attuale chiesa madre,
essa è stata sede parrocchiale.
8. Cappella della Concezione.
A poca distanza da questa chiesa si erge, sulla strada statale n. 94, la
cappelletta privata, oggi dei Iacovelli, di modeste dimensioni, che
custodisce una statua dell'Immacolata Concezione.
Anche questa cappelletta è meta di pellegrinaggi specialmente l'otto
dicembre di ogni anno quando i proprietari la aprono al culto pubblico.
"Concezione" viene detta la contrada circostante.
9. Chiesa del Pantano.
La chiesa della contrada Pantano è dedicata alla Natività di Maria Vergine
ed è in ottimo stato di conservazione. Spesso vi si celebrano messe per
interessamento di devoti alla Vergine e gli abitanti di questa contrada
vanno orgogliosi di questo tempio affidato alle loro cure.
Delle due statue della Vergine, una viene portata in processione l'8
settembre ed è custodita in un tabernacolo in legno, mentre l'altra che
non viene mai rimossa, situata nella nicchia che sormonta l'altare
maggiore, è sostenuta da un ceppo che ricorda al visitatore il miracolo
avvenuto nel luogo ove ora si ammira la chiesa.
In questa contrada un contadino era su di un faggio per fare legna, quando
un violento temporale, scatenatosi d'improvviso, provocò una frana di sì
vaste proporzioni che minacciava di travolgerlo. Terrore e sgomento si
impossessarono di lui. Con fervore il contadino invocò Maria
promettendole di erigerle un tempio lì dove la frana si fosse fermata.
La fervida prece fu esaudita, la frana si arrestò e il fedele di Maria ben
presto sciolse il voto e la chiesa fu costruita.
10. Chiesa di S. Rocco.
Questa chiesa, sita nei pressi della stazione ferroviaria, molto curata, è
ricercata specie per cèlebrare matrimoni.
In essa si trovano la tomba di Tommaso Cappiello, benemerito medico
chirurgo di Picerno, autore del manoscritto, cui si è ricorso più volte
per la compilazione del presente lavoro, nonché la tomba della sua
consorte Rosa Caivano.
Sui due sarcofaghi, situati uno sulla parete di destra e l'altro su quella
di sinistra della chiesa, sono incise le seguenti epigrafi:
D. O. M.
HIC JACET THOMAS CAPPELLO
MEDICINAE AC CHIRURGIAE DOCTOR
VIR PIETATE CLARUS
CIVIBUS CARISSIMUS PURIS
HONORIBUS DECORATUS
DIE XVIII AUGUSTI A. D. MDCCCXL
OBIIT AETATIS SUAE LXII
CONIUX ROSA CAIVANO H. M.
CUM LACRIMIS POSUIT DIE VIII AUGUSTI A. D. MDCCCXLVI
A DIO OTTIMO MASSIMO
Qui giace Tommaso Cappiello
Dottore in medicina e chirurgia
Uomo illustre per pietà
Carissimo tra i cittadini onesti
Decorato con onorificenze
Il 18 agosto dell'anno del Signore 1840
Morì all'età di 62 anni
La moglie Rosa Caivano questo ricordo
Piangendo pose 1' 8 agosto dell'anno del Signore 1846
* * *
D. O. M.
CINERIBUS ET SECURITATI AETERNAE
ROSAE GERARDI FILIAE CAIVANO
MORUM SANCTITATE BENEFICENTIA
IN SUOS PRAESTANTISSIMAE
ALOISYA CAIVANO SORORIS FILIA
EX AS SE HERES
QUOD TESTAMENTO SIBI FIERI CAVERAT
MATERTERAE DESIDERATIS SIMAE
P.
HOC MONUMENTUM
V. A. LXXVII M. III D. VIII
OBIIT KAL JUN A MDCCCLIX
A DIO OTTIMO MASSIMO
Alle ceneri ed alla pace eterna
Di Rosa figlia di Gerardo Caivano
Per la santità dei costumi per la beneficenza
Verso i suoi ragguardevolissima
Eloisa Caivano figlia della sorella
Dall'asse ereditario
Che per testamento aveva disposto di divenire suo
Alla zia desideratissima
Questo ricordo (pose)
Visse anni 77 mesi tre giorni 8
morì alle calende di giugno 1849
Sull'altare maggiore, protetta da una balaustra in ferro, si erge la
statua di S. Rocco; la chiesa è ornata da dipinti di pregevole fattura e
da ex voto.
Di recente è stata restaurata a cura dei procuratori di S. Rocco e col
concorso dei fedeli, ad opera del pittore picernese Francesco Caggiano.
Sono annessi alla chiesa l'abitazione del custode ed un appezzamento di
terreno dono delle signorine Figliala (68).
Appartiene alla chiesa anche un altro piccolo appezzamento di terreno
chiuso da mura di cinta.
Nell'antistante piazzale si innalza una colonna in pietra su una base
cubica che sulle facce reca le seguenti iscrizioni, a ricordo della sua
erezione:
A. C. G. C. N. B. P. T. 1900 F.
Gesù Cristo regna.
Ricordo dell'anno santo
S. Rocco
A devozione del popolo a cura
dei procuratori
1900
Sulla soglia di accesso alla sacrestia c'è un'epigrafe su pietra scura:
ALLA MEMORIA DI ROSA CAIVANO
DAL CAMPO DELLE LACRIME E DEL DUOLO
MORTE SCHIANTÒ LA VERGINELLA ROSA
OR NEL CAMPO DEI SANTI QUI RIPOSA
E L'OMBRA SUA RALLEGRA IL CONSCIO SUOLO
MORTA ADDÌ 18 SETTEMBRE 1837
Il Santo venerato in questa chiesa viene festeggiato con solennità in una
delle domeniche che segue alla festa liturgica.
C) Ex Convento dei Cappuccini e chiesa annessa.
La struttura austera di questo edificio nella sua semplicità ne denuncia
subito il carattere sacro.
La porta centrale d'ingresso immette in un ampio corridoio, su cui si
affacciano alcuni ambienti, un tempo adibiti a cucina, refettorio,
deposito, foresteria.
Al pian terreno si accede anche attraverso un ingresso laterale colonnato
che immette nel refettorio, interessante per alcuni affreschi che ornano
le pareti, affreschi che rappresentano scene della vita del Redentore.
Nonostante il trascorrere del tempo e lo stato di abbandono in cui essi
sono stati tenuti, gli affreschi si sono conservati abbastanza bene, ed
i colori mantengono, solo di poco sfumata, la vivacità di un tempo.
Al piano superiore si accede tramite una scalinata in pietra che conduce
alle celle dei frati, alla biblioteca e ad altri locali.
Le nude celle ricevono luce da piccole finestre.
Ora vi regna un profondo silenzio che fa riandare con il pensiero ai tempi
lontani, in cui la vita del Convento ferveva di preghiere, di studio e
di lavoro.
La costruzione del Convento risale al XVI secolo. Fu infatti nel 1588 che,
durante il periodo quaresimale, il Vicario generale dell'Ordine
francescano Padre Gerolamo da Polizzi, in visita ai Conventi Lucani,
propose l'erezione di un Convento in questo territorio.
La proposta fu accolta con grande entusiasmo dai picernesi che seppero
testimoniare la loro devozione al Santo di Assisi, offrendo quanto
ognuno poteva per rendere possibile la realizzazione dell'opera.
Scelto il luogo in contrada Paschiere, una delle più amene per ricchezza
di acque, abbondanza di verde e per l'esposizione felice, l'Università
di Picerno (69) offrì il suolo. Due anni dopo, nel 1590 si iniziarono i
lavori, con l'approvazione del Vescovo Sebastiano Barnaba (70).
Oggi la strada che conduce al Convento è ampia, asfaltata e illuminata,
fiancheggiata da moderne costruzioni, ma un tempo il luogo era solitario
e vi si perveniva attraverso un impervio viottolo.
Di una semplicità tutta francescana, vennero dapprima costruite la chiesa
con una sola navata ed un solo altare centrale, dedicato a San
Francesco, il piano terraneo del chiostro e le sedici cellette disposte
lungo i quattro corridoi che ricevono luce dai portici prospicienti
l'atrio interno di forma quadrata.
Condotti a termine i lavori in breve tempo, il chiostro vide, nel 1596, il
costituirsi della famiglia francescana. Seguì, nel secolo XVII,
l'erezione di tre cappelle sul lato sinistro della navata principale e
di altri locali sovrastanti.
Le cappelle intercomunicanti custodiscono, in nicchie, la statua di
Francesco d'Assisi, quella di S. Felice da Cantalice e quella di S.
Antonio da Padova.
Quella di San Vito e quella dell'Immacolata sormontano gli altari in marmo
costruiti di fronte alle cappelle, sul lato destro della navata
principale. Le suddette statue sono tutte di pregevole fattura, ma di
maggior rilievo artistico sono sia quella di San Francesco, sia quella
dell'Immacolata Concezione che quella di San Felice da Cantalice.
Un corridoio adiacente alla chiesa dei frati immette nel coro, corredato
un tempo da organo e stalli in legno, ora tutto in frantumi.
Nel 1605 questo Convento diventò centro di studi di filosofia ed offrì,
posteriormente, stabile dimora a pochi studenti a causa del limitato
numero delle celle; dal 1625 al 1627 fu ancora sede di noviziato, sotto
la direzione di Padri che si distinsero per pietà e per cultura, tra i
quali è degno di nota Padre Stefano da Muro.
Molti giovani picernesi seguirono le orme di San Francesco e si fecero
apprezzare in Picerno e fuori (71).
Dal terremoto del 1857 il chiostro fu notevolmente danneggiato. In
conseguenza poi delle vicende politiche, legate al dominio napoleonico
prima - ed all'Unità d'Italia dopo, fu dapprima limitato il numero dei
frati e poi, in seguito alle leggi del 1861 e del 1866, il Convento fu
definitivamente chiuso (72).
I cappuccini rimasti vennero destinati al Convento di Marsiconuovo.
Successivamente, ad evitare malcontento tra il popolo, si provvide a
Picerno come pure a Vietri ed a Balvano a riaprire al culto la chiesa
dei conventi soppressi.
Smembratasi la famiglia francescana molti volumi della ricca biblioteca
andarono dispersi, una gran parte fortunatamente fu salvata
dall'Arciprete del tempo (73) e custoditi nell'Archivio parrocchiale
della chiesa madre, mentre parte del mobilio venne rapinato e
disseminato in varie case di privati cittadini e particolarmente in
alcune abitazioni di "Bassa la terra".
La chiesa abbandonata era stata arricchita dai frati di ogni più
bell'ornamento, tra cui il quadro dell'Assunta spostabile che lascia
vedere uno splendido reliquario posto sull'altare maggiore, che si
innalza a sua volta su tre scalini racchiuso da una pregevole balaustra
del marmo delle nostre cave, quadro che fortunatamente ancora esiste.
Il quadro venne inviato ai Cappuccini da Venceslao Coeberger (74)
presumibilmente sul principio del seicento e pagato dal Vescovo
Sebastiano Barnaba.
Ornavano le pareti di questa chiesa altre tele di pregiato valore che mani
vandaliche, intorno al 1960, asportarono.
L'ampliamento della contrada Paschiere, avvenuto col mutare dei tempi per
la costruzione di civili abitazioni e di un campo sportivo, nulla ha
tolto di sacro alla struttura del Convento; al visitatore questo appare
sempre solenne, preceduto dall'ampio piazzale cui dà decoro una colonna
in pietra che, sollevata su tre scalini, sorregge una croce pure in
pietra. Essa sostituisce quella in legno innalzata quando vennero
costruiti la chiesa e il Convento (75).
D) Cimitero.
Parte dell'orto dell'ex convento dei Cappuccini, in seguito ad un decreto
prefettizio e su progetto dell'ingegnere Bartilotti, è stata adibita a
cimitero.
La benedizione del luogo sacro destinato alle sepolture, già designato
precedentemente dalle autorità del Comune, d'accordo con le autorità
ecclesiastiche, avvenne il lunedì 28 settembre 1868, alla presenza di un
centinaio di cittadini, " notabili ed autorità ".
L'arciprete D. Nicola Caivano benedisse il luogo e una croce in legno alta
quattro metri vi venne piantata al centro.
Col 1° ottobre dello stesso anno si procedette alla chiusura definitiva
delle botole nella chiesa madre e se ne dava comunicazione al Prefetto.
L'uso di seppellire i morti nelle chiese, così finalmente cessò.
In precedenza le sepolture venivano effettuate in distinti cimiteri
adulti, fanciulli e preti in S. Nicola fino al 1837; in S. Rocco fino al
1838; in S. Leonardo fino al 1860, eccetto la breve parentesi del
terremoto, anno in cui le vittime furono sepolte nella chiesa della
Annunziata, e nella chiesa madre fino al 1868 (76).
Alcune famiglie tumulavano in cappelle gentilizie. Tra tante va ricordata
quella di San Michele Arcangelo di Mancini che andò distrutta col
terremoto del 1857.
Col passar degli anni si provvide a costruirne le mura di cinta, nel 1878
ci fu un primo ampliamento e sistemazione del cimitero ad opera della
ditta Storti.
Nel 1906 Antonio De Dovitiis lo abbellì di un magnifico monumento,
innalzandolo quasi al centro del cimitero, in memoria del proprio
genitore Ubaldo.
Esso è costituito da un'edicola di stile gotico, che nel suo insieme
raffigura l'industria e il commercio, attività alla quale il De Dovitis
si era dedicato, emigrando nell'Uruguay, a seguito della confisca dei
suoi beni. Alla base dell'edicola è collocata una statua raffigurante la
madre in costume picernese curata in ogni minimo particolare e in
atteggiamento di preghiera, recando una corona di foglie di alloro e di
querce.
Da Genova lo stesso scultore Fabiano venne ad installare il monumento.
Il cimitero di Picerno è andato, col passar degli anni, ampliandosi sempre
più ed arricchendosi di cappellette.
E) Chiesa Evangelica
Dal 1947 esiste a Picerno un gruppo di " Fratelli " della chiesa cristiana
evangelica. Essi si sono separati dalla chiesa di Roma seguendo la
predicazione di alcuni evangelisti di Tolve.
Nel 1971 i "Fratelli" sono riusciti, con sacrifici personali e superando
numerose difficoltà, a costruire un edificio destinato al culto, nella
prima traversa di sinistra sulla via Convento o Monastero.
Il fabbricato è ampio, di linea semplice e moderna.
F) Cappella gentilizia 1875.
Occhieggia appena tra una varietà di verde dal cupo al chiaro dei pini,
dei cipressi e degli abeti, al brillante delle profumate e candide
magnolie sulla via Convento, una Cappella gentilizia.
Astenermi dal descrivere a parole come natura, arte e fede siano state qui
armonicamente combinate tra loro, è mio dovere, giacchè il consentirne
sarebbe, a mio avviso, un deludere ampiamente ogni aspettativa
dell'attento visitatore, così come doveroso è invece il proporne le
motivazioni che sono incise alla base di un monumento marmoreo dello
scultore G. Lazzarini, collocato all'interno della cappella stessa.
"Riposa qui la salma di Adalgisa Caivano nata Marcone la cui bell'anima
ritornò al cielo il 16 dicembre 1875".
"Adalgisa ! Tu che vivesti e moristi come un Angelo, pura d'ogni peccato,
nella pratica d'ogni virtù, veglia tu dalle dimore celesti, sulla
diletta nostra figlia, e prega Iddio, conservi sempre un posto a fianco
a te nell'eternità, al tuo inconsolabile sposo Tommaso Caivano".
"Adalgisa C. M. nacque in Lima capitale del Perù dai coniugi Pietro
Marcone e Carolina Olivera il dì 11 aprile 1856".
"Fidanzata all'avvocato Tommaso Caivano il 5 agosto 1870, divenne sua
sposa il dì 11 aprile 1872, ed il 24 gennaio 1873 dava alla luce una
bambina alla quale fu imposto il nome di Bianca Luisa. Partita da Lima
unitamente allo sposo ed alla figlia il 28 marzo 1875, giunse il 9
maggio in Italia e fu rapita dalla morte in Pisa il 16 dicembre dello
stesso anno".
"Bella come un Angelo, Adalgisa Caivano, fu nella sua breve, quanto
splendida carriera su questo mondo, figlia, sposa, madre e donna
esemplare.
"Amò lo sposo, la figlia, i genitori fino al sacrificio, con tutte le
forze del suo puro e nobile cuore. Conobbe e praticò tutte le virtù del
suo sesso. Circondolla sempre il rispetto e l'ammirazione di quanti
l'avvicinarono. E la morte istessa trovolla col più dolce sorriso sulle
labbra . . .
"Il desolato sposo che l'immatura sua perdita gettò dal colmo della
felicità nell'abisso della maggiore disgrazia le eresse questo monumento
debole testimone del più santo e puro affetto".
"Questo sacro edificio è stato eretto a cura e spese dell'avvocato Tommaso
Caivano per depositarvi la venerata salma dell'amatissima sua consorte
Adalgisa Caivano Marcone al cui fianco ei stesso e i suoi verranno a
trovare anch'essi l'eterno riposo. Anno del Signore 1876".
lll
29 I Baroni Carelli erano gli amministratori dei beni dei Principi
Pignatelli di Marsiconuovo, feudatari di Picerno.
30 Nonché di imponenti fornacelle a carbone.
31 Il salone, restaurato, nel 1974 è sede della biblioteca Comunale
ospitata in precedenza nei locali della scuola Pia in via Palmieri.
Della istituzione di detta biblioteca comunale a Picerno si trascrivono
i documenti relativi: La Giunta Municipale costituita dal Sindaco
Presidente Gustavo Caivano, dagli Assessori Eugenio Tomasillo.
Ferdinando Curcio, Antonio Amelio ed assistita dal Segretario del Comune
Antonio Capece, riunitasi il 29 maggio 1968, vista ed esaminata la
lettera in data 2 maggio 1968, n. 681 di protocollo, del Direttore della
Biblioteca Provinciale di Potenza, con cui si comunica che è in
elaborazione un piano quinquennale per lo sviluppo bibliografico della
Provincia in modo che ciascun comune possa essere dotato di una
efficiente biblioteca; avvertito che - a tal fine - questa
amministrazione dovrà mettere a disposizione i locali; assumendo, a
proprio carico, le spese generali di funzionamento (luce, cancelleria e
personale); rilevato che il Ministero della P. I. concorrerà nelle spese
di attrezzatura e della messa in opera della sede della biblioteca e per
altre provvidenze che si potrà anche beneficiare del contingente di
attrezzature metalliche e di libri che costituiranno il nucleo fisso di
consultazione e di lettura; avvertito che potranno essere destinati per
la istituenda biblioteca tre vani ed accessori, visto il punto 2°
lettera B - dell'articolo 9 della legge Comunale e Provinciale 1934;
unanime e con i poteri del Consiglio ai sensi dell'art. 140 del T.U.
1915 per la urgenza che il caso richiede; delibera: 1) di approvare,
siccome approva, la istituzione di una biblioteca comunale con sede nei
locali in precedenza specificati, già in uso per scuola media; 2) di
impegnare il Comune a sostenere gli oneri relativi alle spese generali
(luce, cancelleria e personale), con la iscrizione nel bilancio dei
futuri esercizi di una congrua somma all'apposita rubrica; 3) di
prelevare le eventuali spese di impianto, a carico del Comune, dall'art.
78/bis N. 1966 "spese per la biblioteca", con una disponibilità di L.
50.000 e dai capitoli 60-R. 1967 e 60 Compet. 68 "spese per la
biblioteca" con una disponibilità, ciascuno di L. 50.000; 4) di
autorizzare il Sindaco a richiedere agli organi competenti: a) un
contingente di attrezzature metalliche e di libri che costituiranno il
nucleo fisso di consultazione e di lettura; b) un concorso nelle spese
di attrezzature e messa in opera della sede della biblioteca e di altre
provvidenze".
La Giunta Provinciale Amministrativa nella seduta del 12 giugno 1968
approvò la delibera della Giunta Comunale di Picerno del 29 Giugno
1968.
32 Nel 1972 l'intera biblioteca, ricca altresì di una cinquantina di libri
di teologia, ed altrettanti di diritto, di medicina, di scienze, di
filosofia, venne consegnata alla Diocesi di Potenza.
33 La torre, a base poliedrica che mano mano va innalzandosi prende forma
cilindrica, misura m. 42 circa di circonferenza, m. 12 circa di diametro
interno e m. 15 circa di diametro esterno, presenta all'interno una
struttura attestante l'esistenza di una scala in muratura che, correndo
a spirale rasente la parete interna provvista di feritoie e colombaie,
portava alla cima. La torre merita di divenire oggetto di ricerche, di
osservazione e di studio da parte di esperti, ad quali non potrà
sfuggire il valore storico, architettonico, emblematico di questo
monumento, al quale il picernese è legato particolarmente. E'
auspicabile inoltre che venga valorizzata e possibilmente utilizzata a
fini pratici.
34 Lo stesso maestro Lazzari riuscì, mentre era in attività di servizio a
Picerno, a realizzare un interessante museo scolastico scientifico che,
per la mancata sufficiente conservazione, è andato perso.
35 Una parte di questa contrada è denominata "P'zz'carin'". Essa presenta
una interessante condotta per acqua potabile, pavimentata con mattoni di
terraglia rossa, costruita a volta in pietra bianca scalpellata usata
anche per le pareti, di m. 20 x m. 0,90 X m. 0,45 circa. L'acqua della
condotta prima di giungere alla fontana, si versa in una capace vasca
della medesima fattura.
36 Sono priva di documenti certi comprovanti l'esistenza del Castello
Pignatelli.
37 Palazzo e beni consistenti in un magazzino ed un giardino, attigui alla
chiesa madre, pervenuti agli antenati degli attuali proprietari Salvia
dai Calenda che avevano acquistato, dopo l'eversione della feudalità i
beni dei Pignatelli. Cfr. Archivio di Stato di Potenza, Intendenza, Atti
vendita beni ex feudali (feudo di Picerno). In questo palazzo c'è un
oratorio concesso con decreto pontificio di Pio XI il 9 dicembre 1929 ai
fratelli Felice e Francesco Barbarito. Con lettera episcopale inoltre
del 15 dicembre 1929, si concedeva al canonico D. Umberto Lazzari la
facoltà di benedire l'Oratorio.
38 Il palazzo Calenda fu sede della Gendarmeria, nonché, fino al 1883,
della Pretura che, dall'8 settembre 1883 all'8 settembre 1892, passò
nello stabile
della signora Carmela Barletta in piazza. Da Fondo di Prefettura Cart.
1256. Arch. di Stato.
39 La Chiesa di S. Leonardo nella quale si effettuavano le sepolture venne
distrutta dal terremoto del 1857 e la statua del Santo, esposta
all'aperto andò in frantumi.
40 L'acqua, proveniente dalla non lontana sorgente corre, per circa
duecento metri, attraverso una condotta a volta in pietra bianca
scalpellata di m. 1,35 circa per m. 0,95 circa e pavimentata con mattoni
in terraglia rosso naturale.
41 Questa Casa Comunale, acquistata nel 1925, venne restaurata nel 1929 a
spese di Nicola Pagano. Dal "Giornale di Basilicata" Potenza 19-20
settembre 1929.
42 In G. Gattini: "Delle Armi dei Comuni della provincia di Basilicata",
ed. 1910, si legge in proposito: "D'azzurro al destricherio sostenente
una coppa d'oro. Vi si trova pure addestrato da un cane controrampante
d'argento; al G. A. anche sotto un capo di patronanza ecclesiastica (?);
mentre spogliata di siffatti accessori potrebbe dirsi agalmonica,
comecchè allusiva al coppiere, in latino "Pincerna".
43 Dal "Giornale di Basilicata", Potenza, 19-20 ottobre 1929 - "La solenne
inaugurazione dell'edificio scolastico donato al Comune di Picerno dal
Comm. Pagano". Nel pomeriggio di domenica si svolse a Picerno una
lietissima cerimonia: l'inaugurazione dell'edificio scolastico donato al
paese natio dal Comm. Nicola Pagano, un lavoratore esimio che, a Buenos
Ayres, è costante esaltatore d'italianità. Le autorità tra cui il
Prefetto Dinale, il Provveditore agli Studi Comm. Spaziante, il vice
Provveditore alle Opere Pubbliche Comm. D'Avanzo, il Maggiore Comandante
la Divisione del CC.RR.CC. cav. Moleni giunte da Potenza e ricevute
festosamente dalle autorità locali tra cui il podestà cav. Gerardo
Caivano, e tutta la popolazione, in corteo raggiunsero Piazza S.
Lorenzo. Sulla tribuna allestita per l'occasione presero posto le
autorità mentre la piazza si gremiva di gente. Dopo la lettura - così
dal "Giornale di Basilicata" - dell'atto di donazione, il comm. Pagano
ringraziò vivamente il Capo della Provincia e le Autorità di aver
presenziato alla cerimonia e si dichiarò fiero di aver contribuito a
migliorare le condizioni del suo paese natio al quale si è mantenuto
sempre attaccato, quantunque portato in terre straniere, dove si va
incontro facilmente alla snaturalizzazione. L'Arciprete cav. uff.
Lazzari eroico combattente in guerra, decorato al valore, benedì il
nuovo edificio, e pronunziò un breve ed efficace discorso. Prese quindi
la parola il comm. Spaziante R. Provveditore agli Studi. L'oratore, dopo
una vibrata protesta contro facile affermazione di mancata coscienza
scolastica in Basilicata, rese omaggio agli uomini che operano
infaticabilmente per la rinascita della nazione. Tra essi è Nicola
Pagano, che dona, con senso di larga generosità, alle scuole del comune,
un edificio che mette Picerno quasi alla testa del movimento che si
svolge nella nazione per il riassetto delle sue scuole. Ricordò fra la
commozione del popolo le difficoltà di vita di Nicola Pagano in terra
straniera, gli sforzi compiuti, la vittoria conseguita il pensiero
nostalgico rivolto al piccolo borgo che lo aveva visto nascere, il
desiderio intenso di rendersi utile ad esso. Il R. Provveditore agli
Studi concluse così: "Voi avete eretto nel nostro paese un tempio alle
virtù spiccate della nostra stirpe; voi avete saputo esprimere col
vostro dono, in mirabile sintesi i sentimenti di cittadino premuroso del
bene pubblico... di padre che ha nell'animo profondo ed amoroso il
ricordo del figliuolo perduto e il popolo del vostro paese vi è grato
del dono munifico e vi circonda di affetto e riverenza: Qui, nel vostro
paese, le generazioni si succederanno alle generazioni, ma il ricordo
del vostro nome, il ricordo della vostra bontà, il sentimento di
gratitudine del popolo di Picerno per voi sarà imperituro, come saldo è
il monumento al quale esso è legato. In questa casa che voi avete donato
all'infanzia del vostro paese, passeranno tutti i bimbi della vostra
Picerno e qui trascorreranno le ore più liete. Entrando in questa casa,
impareranno a pronunziare il nome vostro con riverenza. Sapranno questi
fanciulli, che la Casa che li ospita è segno di amore e che, destinata
come è a rendere lieta la età loro, ha la sua origine nel travaglio
della fanciullezza lontana, amareggiata dalla ristrettezza, tormentata
dal desiderio di apprendere, dalla brama di progredire. Sapranno allora
questi fanciulli essere grati, lavorando con serena fiducia
nell'avvenire, ispirando le loro azioni al culto della Patria. Con
questo significato, con questo contenuto ideale di purezza e di amore,
di esempio e di sentimento, il segno della vostra benemerenza viene ad
essere esaltato con la medaglia di oro, che per proposta del Governo
Nazionale e per sanzione reale vi è stata conferita. E' perciò titolo di
orgoglio per me il poter fregiare, in nome del Ministro dell'educazione
nazionale, il vostro petto di essa che ricorda l'atto munifico e
magnifico vostro per l'incremento dell'istruzione, ma che è pure
espressione della gratitudine cittadina e di ammirazione nazionale. Dopo
poche ma nobilissime parole del podestà di Picerno, S. E. il Prefetto
prof. Dinale, vigile assertore delle nostre migliori idealità, si dice
che è lieto di offrire al comm. Pagano la Commenda della Corona
d'Italia.
44 Le scuole rurali, ospitate in precedenza in masserie o locali di
fortuna, oggi sono degnamente sistemate in comodi edifici scolastici di
recente costruzione: Contrada Assunta a circa Km. 5 dal capoluogo,
Cesine a circa Km. 7; Casone a circa Km. 10; Casa Cantoniera a circa Km.
11; Casone Lapetina a circa Km. 10; Faraone 1° a circa Km. 5; Faraone 2°
a circa Km. 4; Porco morto a circa Km. 6; Serralta a circa Km. 9;
Pietralucente a circa Km. 6; Fraschetto a circa Km. 5; Marmo a circa Km.
5; Basso Pocamato a circa Km. 8; Pantano a circa Km. 5, Boscotrecase a
circa Km. 16, Vallone di Gaveta a circa Km. 10.
45 Con i proventi della vendita del grano del Monte frumentario si diede
il via, nel 1726-27 ai lavori di ampliamento della chiesa preesistente
piccola e cadente, seguendo il progetto stilato nel 1711,
dall'architetto Biagio Calenda. Questi assunse la direzione dei lavori e
il rev. Don Domenico Fasulo assunse la responsabilità finanziaria. Il
sacro tempio, opera veramente ardimentosa per quell'epoca, fu
completato, nella sua struttura esterna nel 1728. Ultimati i lavori di
rifinitura interna nel 1731 con l'apporto del maestro Stefano Langetta
napoletano, vi venne istallato l'organo le cui canne furono usate per
ricavarne piombo nella difesa di Picerno nel 1799. Il coro, ricavato
dalla demolizione del vecchio coro e di un casalino adiacente di un
certo Domenico Galasso, l'altare di S. Nicola e il campanile furono
realizzati tra il 1754 e il 1757. Delle tre campane esistenti una era
stata fusa a Picerno nel 1695-96. La chiesa, quasi distrutta nel 1799,
fu riparata a cura dell'arciprete D. Giulio Salvia nel 1804.
Nel 1846, il sacerdote D. Gaetano Venetucci, dedica al Re di passaggio
nelle nostre contrade il sonetto che qui si trascrive e gli chiede un
contributo per riparare la chiesa di nuovo in cattivo stato. Il
terremoto del 1857 gravemente la danneggiò e venne rimessa a nuovo a
cura del governo nel 1859. L'arciprete monsignor Umberto Lazzari infine
nel 1922 completò il campanile e fece costruire la scala d'ingresso.
Cfr. Nolè: "Picerno: Storia e dialetto".
Giungesti o Re e Signore in sen dei figli
Padre ne foste e col Regale aspetto
Fughi l'ira, il livor, fughi i perigli
Se mai vinto fusse il popol tuo diletto
Risplendan di clemenza aurati i gigli
E riscaldan pietosi il Regio petto
Dona a Picerno gli alti tuoi consigli
E il cuor che nutri di paterno affetto
Sei forte o Sire: e dagli allori egregi
finiscon te virtù l'onor, la gloria
De' più gran Prenci e dei potenti Regi
Viva eterna la fama e la memoria
Del gran Ferdinando: tu coroni e fregi
De' Borboni il poter con la vittoria.
Di solida fattura, a tre piani, con finestroni provvisti di inferriate,
sormontato da un'ampia cupola con parafulmine, croce e angelo in
atteggiamento di suonare la tromba, tutto in ferro, è il campanile della
chiesa madre che raggiunge l'altezza di m. 40 circa. Dalla balconata che
dalla base della cupola gira intorno di facile accesso, si può godere un
meraviglioso panorama.
46 Arch. di Stato di Potenza. Fondo di Prefettura Cart. 234.
47 In questa chiesa madre collegiata si sono susseguiti i seguenti
Arcipreti ed economi: Arcip. D. Angelo Abbate Greco (1611-1657); D.
Bernardino abbate Greco (1658-1678); Dott. D. Angelo Abbate Attilio
(1678-1713); D. Tommaso Abbate Carelli (1713-1731); Arcip. D. Antonio
Abbate Passavanti (1731-1751); Economo curato D. Felice De Canio
(1752-1753); Arc. D. Saverio Abbate Carelli (1753-1771); Arc. D.
Benedetto abbate Carelli (1772-1785); Arc. D. Giulio Abbate Salvio
(1786-1806); Economo curato D. Antonio Caivano (1806-1811); Economo
curato D. Giuseppe Iacovello (1811-1812); Arc. D. Nicola Felice Caivano
(1812-1832); Arc. D. Camillo Gaimari (1832-1848); Economo curato D.
Gaetano Venetucci (1848-1853); Arc. D. Nicola Caivano (1853-1861);
Arcip. D. Nicola Salvio (1862-1880); Economo curato D. Nicola Capece
(1880-1881); Arc. D. Agostino Chiriani (1882-1887); Arc. D. Gennaro
Capece (1887-1920); Arc. Mons. Umberto Lazzari (1920- 1967); Arc. Padre
Vito Renato Robilotta (1968-1972). Dal 1972 al 1975 la Parrocchia è
stata tenuta dal sacerdote D. Antonio Nolè ed attualmente è alla sua
direzione il Sacerdote D. Michele Caputo in qualità di Parroco.
(Dall'arch. Parrocchiale di Picerno).
48 Dal "Libro di ricordi e conti vari scritti nel libro di casa" in
appendice alla cit. "Storia di Picerno" del 1840. CAPPIELLO: "Conto
circa la statua di S. Nicola. Compreso tutte le offerte fatte per la
statua anche quelle da riscuotersi in agosto, ed i quaranta ducati della
Comune ascendenti a ducati settecentoventitrè sonosi pagati
all'Argentieri Alvino e Pane, secondo il contratto, ducati cinquecento,
e debbomegli per compimento altri docati duecentosessanta a compimento
nell'atto della consegna. Sonovi così in mio potere docati
ducentoventitrè. Più per offerta di D. Anna Carelli, ed ancora in suo
potere di altri trentatrè. Nota bene. Sebbene dal Contratto con gli
orefici non altro appare doversi pagare, pure verbalmente si convenne di
pagarsi la garanzia, ed indoratura e pulitura della predella. Nota 2° -
Il mio debito col Santo di ducati ducentoventitrè è nelle fonti di
credito di 298, restando a mio conto ducati settantacinque, oltre i
quaranta docati della Comune e le offerte da riscuotersi in Agosto
prossimo da me e di mio denaro anticipato. Agosto - Ritornato da Napoli
colla Statua di S. Nicola lasciata in Vietri per portarla in trionfo in
Paese in occasione della festa. Io calcolo prudentemente avanzo per
spese, regalie, trasporto di detta Statua docati ventotto e mezzo. Conto
con la Comune; Io ho di mio denaro posti per conto della Statua, ed a
conto della Comune ducati quaranta. Da averli dal Cassiere, venuta sarà
l'approvazione dell'Intendente per inversione di tal somma destinata per
la spesa, e non ancora ottenuta (giugno 1840) da molto tempo richiesta".
49 T. CAPPIELLO: "Storia di Picerno" cit. .
50 Non è stato possibile reperire documenti riguardanti la collocazione a
dimora dell'attuale organo.
51 Madre di Nicola Pagano.
52 La Parrocchia è sprovvista di locali di ministero e di casa canonica;
le attività pastorali vengono svolte in locali di fortuna, in sacrestia,
o in qualche casa privata.
53 Arch. di Stato di Potenza: Prefettura Cart. 1268.
54 Dalla lettera della Sovrintendenza ai Monumenti della Basilicata, in
Potenza in data 19-12-1970 n. 2993 del Soprintendente archit. dott. Aldo
Grillo in mio possesso.
55 Probabile incisore Vazza. Oltre alle seguenti iscrizioni: Te Caivano Hu
s te ianuam nella parte superiore di destra e Ego CL con Niao
BARTHOLOMEUS nella parte inferiore di sinistra. La parte inferiore porta
iscritto EGO CAIVANO ET DOMINUS CAIATA.
56 Cfr. relazione del dott. Ranaldi, Direttore del Museo Archeologico
Provinciale di Potenza, 1964.
57 Di tanto è impossibile una documentazione certa.
58 o Corso Umberto.
59 In tale occasione sono stati rinvenuti qui ed ivi nuovamente sistemati
dei resti mortali di due defunti adulti.
60 Su di una di esse si legge: 1872 R.L.M..
61 Il 6 febbraio del 1971 la chiesa restaurata fu solennemente benedetta
con una celebrazione liturgica particolare da Monsignor Aurelio
Sorrentino Arcivescovo Vescovo della diocesi di Potenza e Marsico.
62 Per un senso di riconoscenza vanno ricordate le famiglie Marcantonio
Anna da Picerno, Cornak Angela e Cracovia Rosa da Muro Lucano, tutte
residenti in America U.S.A..
63 Sulla cima di questo monte che sovrasta tutta la vallata e il centro
abitato, fino a qualche tempo fa si stagliavano tre croci simboleggianti
la passione di Cristo sul Golgota. Rocco Langone fu Francesco, nato a
Picerno il 28-7-1895, al suo rientro dalla guerra mondiale, a proprie
spese, le innalzò per voto e quotidianamente, attraverso viottoli
inaccessibili, si recava ad alimentare la lampada posta ai piedi della
croce centrale presso la quale sostava a pregare. Nel contempo si
prodigò, insieme a Donato Grieco ed a Salvatore Fortunato per
raccogliere fondi per la riattazione della Chiesa.
64 E' voce corrente che le statue in legno custodite ,in questa chiesa
siano opera di pastori. Francesco Caivano, detto Luna, all'età di 20
anni, plasmò la statua di S. Gerardo Majella con oltre 50 m. di tela
comune e colla di pesce. Il volto della statua è in legno scolpito dallo
stesso Caivano collaborato per il resto da Rocco Conte e Gerardo
Fortunato. Mons. Lazzari benedì la statua esposta alla venerazione dei
fedeli. Una volta soltanto il simulacro è stato portato
processionalmente attraverso le vie del centro abitato.
65 A. Nolè: "Picerno, Storia e dialetto", Salerno.
66 Anticamente i pellegrinaggi erano molto frequenti: la popolazione vi si
recava per impetrare grazie, nei momenti di calamità naturali, siccità,
piogge prolungate, pestilenze.
67 Quest'ultima ogni anno viene portata processionalmente alla chiesa
madre al principio del mese di agosto ed esposta alla venerazione dei
fedeli per il novenario. Il 15 agosto, giorno della solenne festa
liturgica, la statua dell'Assunta, dopo di essere stata portata
processionalmente attraverso le vie del paese, viene riportata alla
chiesa campestre. Qui continuano i festeggiamenti che abitualmente si
concludono con fuochi d'artificio e concerto bandistico. E' questa una
festa prettamente degli ortolani molto devoti alla Vergine ivi venerata.
Come tutte le altre chiese, anche questa era provvista di organo.
68 Donazione per testamento pubblico a rogito del notaio Guglielmo Caivano
e pubblicato con verbale del 6-10-1946, dalla Signorina Erminia Figliola
fu Vincenzo, deceduta a Picerno il 9 luglio 1946.
69 Cfr. T. PEDIO: "Per la Storia del Mezzogiorno d'Italia nell'età
medioevale". Note ed appunti, Matera- Montemurro, p. 84.
70 Sebastiano Barnaba, proveniente dalla diocesi di Napoli, fu, dal 1579
al 1606 il 53° Vescovo della Diocesi di Potenza. Una modesta lapide
nella cattedrale di Potenza indica il luogo della sua sepoltura. I dati
raccolti sul Convento dei Cappuccini di Picerno sono desunti dalla
monografia di Mariano da Calitri il quale ignora che precedentemente,
meglio, sin dal 1565 una Comunità di Cappuccini aveva uno studio di
filosofia proprio a Picerno dove tenevano scuola Remigio da Pescopagano,
Stefano da Muro, Fabiano da Vietri di Potenza e Bonaventura da Picerno.
71 Una cinquantina furono i francescani tra cui: P. Buonaventura,
guardiano in diversi Conventi, Padre Crisostomo, Padre Serafino al
secolo Paolo Zito, Padre De Jacobellis, Padre Gabriele, famoso
predicatore, Padre Ludovico al secolo Nicola Figliuolo teologo, Padre
Luigi al secolo Riviello Antonio. Da Nolè: "Picerno Storia e dialetto".
72 Si riportano alcuni documenti relativi ad alcune vicende legate al
Convento di Picerno. Da Napoli il 2 febbraio 1865 si dà ordine di
consegnare la biblioteca al Comune che dovrà dare aiuto ai frati che
sgomberavano secondo l'art. 28 del decreto luogotenenziale del 17
febbraio 1861, a beneficio della Pubblica Istruzione. Arch. di Stato di
Potenza - Soppressione Conventi Cart. 604. Con delibera del 25 novembre
1866 il Consiglio Comunale di Picerno chiede di farsi cedere
dall'Amministrazione del Culto giardino e fabbricato per l'utilità
pubblica: ospedali, o asili infantili. Il 18 marzo 1865 il Ricevitore
del Registro trasmetteva i verbali di consegna dei locali del Convento e
delle suppellettili e con lettera stessa faceva rilevare che "per
appagare il fanatismo ed i pregiudizi del basso popolo ed allontanare il
malcontento che l'opera dei tristi non mancherebbe suscitare in quelle
popolazioni e spingerle ad atti di violenze, si rende assolutamente
necessario riaprire al culto la chiesa dei Conventi: Picerno, Vietri,
Balvano". Da Arch. di Stato di Potenza: Soppressione Conventi Cart. 654.
Nella stessa data si comunicava alla Prefettura della Basilicata che il
Provinciale della "monastica chiesa di Provincia di Basilicata esprimeva
il desiderio che le chiese venissero aperte al culto ed affidate ad un
Cappuccino assistito da uno o due laici". Da Arch. di Stato di Potenza
Soppressione Conventi Cart. 654.
73 Nicola Salvio Arcip. dal 1862 al 1880.
74 Venceslao Coeberger pittore, incisore e architetto (Anversa) 1567 -
Bruxelles 1639. Allievo di Mastano Devor fu a Parigi e in Italia per
perfezionarsi nell'arte della pittura. Da Roma inviò ad Anversa "Il
Martirio di S. Sebastiano" (ora al museo di Nancy), "Il Cristo
presentato al popolo" (ora a Tolosa) e "Il Cristo pianto dalle Sante
donne"; ed un'altra opera pittorica di gran valore venne inviata ai
Cappuccini in Picerno. Altre sue opere si possono trovare a Napoli ed a
Roma. Venceslao fu autore di un trattato sulla pittura antica. Egli fu
per lo più architetto, ma verso la fine della sua vita si dedicò
completamente all'ingegneria.
Tra le polizze del Banco di "Ave gratia plena" dell'Archivio di Stato di
Napoli, si trova il seguente documento: "S. Vescovo di Potenza paga
Ducati 50 a com.to di ducati 80 a Vincenzo Coeberger pittore, convenuti
così per la pittura et fattura di un'icona quale mm'ha consignata per
mandarla Ecclesia de li Rev.di Cappuccini di Picerno". Da Nolè: "Picerno
Storia e dialetto" cit. .
75 Il Terz'Ordine Francescano di Picerno ha particolare cura degli altari
di San Francesco e di San Felice; insieme al popolo tutto, cura altri
altari della chiesa dei Cappuccini, ora chiamata chiesa di
Sant'Antonio.
76 Dal Registro dei defunti dell'Arch. parrocchiale di Picerno.
|