A. M. Cervellino - Gente lucana contro luce
 

La trilogia:

Segno zodiacale Gemelli

È giusto che la storia di una levatrice venga segnata da un parto, almeno, affinché faccia suoi quei dolori che lei cerca di lenire nelle partorienti. Manco a farlo apposta, la signora Abate Caterina, la quale sta per portare a termine presso l'Università di Napoli un corso speciale per levatrice, dà alla luce il piccolo Michele in Oppido Lucano nel Dicembre del 21. "Ma perché non farmi nascere a Napoli" osserverà Michele da giovanotto, "visto che c'era la possibilità di fermarsi là". 
Il desiderio del primogenito di voler essere un partenopeo in fondo era più che giusto, anche perché il cognome della mamma, Abate, prettamente napoletano, avallava la certezza di una pura discendenza indigena. Tuttavia, l'esempio di essere levatrice e mamma, la signora Caterina lo continua nel 23 dando alla luce Gerardino, un bel bambino vivace e intelligente e nel 29, trentaseienne, dando alla luce uno strano bambino che di bellezza proprio, era superfluo parlare, forse era curioso, ma senza alcun fascino particolare che potesse catturare gli assetati di bellezza. Ma allora cosa aveva fatto innamorare la moglie del medico che tutti i giorni gli andava a fare visita?... Le manine con le unghiette di perla. E dire che Donna Lisa era già mamma felice di ben tre figli, ma le unghiette erano lì, inesorabilmente ammaliatrici, ad incantare la buona e distinta signora. Le fasce poi, che coprivano totalmente il corpicino del bambino, lo facevano sembrare un grosso anellide della specie Hirudo Medicinalis, praticamente la sanguisuga per i salassi, che finiva con una cuffietta che incorniciava due occhi sempre chiusi con sotto una ventosa. Sì, una bella bocca a ventosa per la quale i bellissimi e grandiosi seni della Mamma, forse già esauriti per le precedenti maternità, non avevano gran che di latte. Cosa fare? 
Ma semplice, in quei giorni di Maggio, 23 del mese e dintorni, molte mamme che avevano partorito da qualche tempo, erano felici di regalare una poppata al figlioletto della Mammana. Altro che figlioletto, in men che si dica vuotava una mammella, mentre con la mano libera teneva sotto controllo l'altra ancora piena. La gioia delle mamme nel donarsi per la felicità di chi si ama è immensa e tale era quella delle donne che facevano a gara per dare il latte al piccolo, anche per ripagare la Mammana per le sue prestazioni, a volte gratuite, date alle partorienti povere. Ad una settimana dalla nascita del piccolo, le nutrici ufficiali erano tre, senza calcolare le avventizie di passaggio. Giunse il giorno del Battesimo, Sacramento caro alla Mammana, tant'è che fino al compimento della sua carriera era lei (che il Signore la tenga in gloria) a battezzare quei neonati che non davano segni di vita e né garanzia di sopravvivenza. Furono scelti per Padrini due persone di spicco: una bella ragazza, sartina di un certo livello per signore cosiddette "per bene" ed un simpatico ed elegante "galantuomo", commerciante ed uomo di mondo. Il giorno del battesimo tutto il paese sembrava essersi dato convegno nella Chiesa Madre, chiaramente per simpatia verso la Mammana, nota per la sua generosità. Non c'erano quindi in casa grandi preparativi per la cerimonia, non c'erano i mezzi per realizzarli tenendo presente che nel 29 c'era in Lucania una crisi tale che quella di Wall Street impallidiva nei suoi confronti. Allora il paese si divideva in quattro fasce: la prima quella dei nobili, benestanti e proprietari che andavano a gonfie vele; la seconda, quella degli pseudonobili che dietro un'elegante facciata, vivevano una maledetta austerity e qualcuno di questi con la zappa sotto il mantello, andava a coltivare l'orto di famiglia per una lattuga e un pomodoro, giusto per rimediare qualche cena; terza fascia, quella dei poveri nelle cui case non mancavano le cortecce di pane duro e non morivano di fame; quarta, quella nelle cui case mancavano anche queste per cui era necessario andare ad elemosinarle se si voleva sopravvivere.
Nella mia vita mi segue questo ricordo: una sera d'inverno, avevo sette anni, io e la mamma sentiamo graffiare alla porta; mia madre: "vai a cacciare quel cane", vado, apro la porta, una donna col viso coperto fino agli occhi: "na fedde de pane pe d'alme lu Pruatorie" (4). Un po' emozionato riferisco il tutto alla mamma la quale, senza chiedere chi fosse, taglia una grossa fetta di pane, con sopra un bel pezzo di lardo da cucinare almeno per una settimana. "Va a darle questo". Rientrai commosso. Questa, la Wall Steet di Oppido Lucano che durerà fino a quando il paese si riempirà di macchine e di elettrodomestici e si svuoterà dei valori più belli che forse non riconquisterà più. Certo, nella casa della levatrice non mancava di nulla, le prestazioni nelle case gentilizie le venivano lautamente compensate: agnelli, formaggio, caciocavallo, uova, polli ruspanti e poi nelle ricorrenze battesimali cesti pieni di mostaccioli e "pettole" con il miele. Il convegno quindi delle suddette persone in Chiesa festeggiava assieme al battezzando, anche la Mammana, la quale, tra l'altro, quel pomeriggio era assente per una chiamata urgente al capezzale di una partoriente. L'Arciprete Don Angelo, con la Stola, il suo carisma e la sua semplicità, avvicinandosi al Battistero, chiede alla giovane Madrina che era una confidente della Mammana: "come lo chiamiamo?" "Antonio Maria" è la risposta, e il buon Don Angelo: "Santo Cielo, per un bambino così piccolo, un nome che sembra un monumento con Antonio il piedistallo e Maria la Statua". Veramente la mamma aveva destinato al nascituro il nome Maria, ma poiché era nato maschio era d'uopo onorare Sant'Antonio da pochi giorni festeggiato in paese e in più Maria come promesso da sempre alla Madonna. Quindi, dopo il cerimoniale per l'accesso al Battistero con le dovute preghiere, Don Angelo proseguì col versamento dell'acqua sul battezzando dicendo: "Antonio Maria, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Terminato questo rituale è d'uopo da secoli che i Padrini recitino il Padre Nostro, infatti, la giovane Madrina subito lo recitò, mentre il Padrino, dopo aver biascicato parole incomprensibili, si arrestò. Il buon Don Angelo guardando amorevolmente il galantuomo lo incoraggiò a pronunciare la preghiera. Niente da fare, una lunga pausa dette inizio ad un silenzio imbarazzante che a macchia d'olio si estese in tutta la Chiesa. 
Le persone lontane dal Battistero, non sapendosi spiegare il perché di quel silenzio, ebbero pensieri funesti: forse il bambino sta male, che peccato, si era tutti così contenti, ma appena trascorsi i secondi necessari per la recita del Padre Nostro, riprese il sereno brusio di prima che questa volta però faceva aleggiare per aria strane parole, a tutta prima incomprensibili, ma poco dopo, voci anonime, chiare come l'acqua dicevano: "Sì, l'ha detto lo Spirito Santo... ma sì, il compare non lo sapeva... per forza, come può un galantuomo sapere il Padre Nostro? Quello è un uomo di mondo, il quale, come tale, considera il pregare con qualsiasi preghiera una debolezza di vecchi o di bambini". "E poi è ormai risaputo che se il Compare non recita il Padre Nostro, non scende sul battezzando la Grazia del Signore", disse una bella vecchina, tutta elegante, con orecchini e collana d'oro rosso e poi, come se parlasse a se stessa aggiunse: "e questo è più che chiaro perché il Padre Nostro è stato composto da Gesù per il Padre il Quale, se non si sente onorato con questa preghiera dai suoi figli almeno durante un Battesimo, prende il broncio unitamente al Figlio il Quale dice a noi: "Figli ingrati, questa è la raccomandazione che vi ho fatto, di farmi fare una brutta figura con mio Padre proprio oggi che siete in festa? Niente grazie per nessuno". Lo Spirito Santo, buono come l'acqua quando si ha sete, visto che le cose si mettono male, fa Lui da Padrino e recitando il Padre Nostro mette la pace fra Padre e Figlio i quali allegri e contenti fanno scendere tante grazie e tanti doni sull'innocente creatura". Dopo questa gratuita lezione, il Padrino un po' imbarazzato nel suo elegante vestito, cercava di mettersi in disparte, ma tutti, sorridenti e felici si avvicinarono a lui accanto al Battistero, mentre l'anziana signora fra mille moine, disse al bambino: "e nan te scurdà ca quanne fai granne haia chiamà Nunne lu Spirde Sante" (5). Tutti risero di cuore compreso il Padrino che si sentiva riscattato da tanta cordialità. Il neo-battezzato invece, riempito così di latte da tre nutrici (che nel tempo diventeranno sei), riempito di Spirito Santo con doni e superdoni, oggetto di visite della moglie del medico e di tutte le ex-pazienti della Mammana, con quel nome che è un monumento, chi lo sa che sarà da grande! Ma a giudicarlo così senza sottilizzare dai dopopoppata, con un pancino-barilotto, il sorriso ebete e gli occhi uniti da piccolo delinquente, si rimane perplessi e delusi nonché portati ad opinare che da adulto avrà un coefficiente intellettivo forse più basso della norma. Intanto, una delle giovani nutrici, in segreto, comincia a chiamarlo Ninuccio e dietro lei anche le altre. Questo ridimensionamento è seguito da altri due: quello di ridurre il pieno al barilotto (uarrecchiedde) e di impedirgli di buttarsi a capofitto dalle braccia delle nutrici sulle ragazze prosperose che si incontrano per la strada. "Chi lo sa quando se lo toglierà questo vizio" commenta una nutrice. In tutto il mondo si dice che il primo latte è mezzo sangue e la mamma di Ninuccio, una donna tutta pazienza e amore, sapeva che non aveva dato al piccolo né il primo e né il secondo latte, per cui accettò di buon grado la generosità delle nutrici fra le quali la zingara Artemidia pur di salvare e nutrire il figlioletto. Alla pazienza e all'amore, la Mammana univa una sorta di buon senso che mirava a mettere sul binario giusto eventuali errori e devianze sia professionali che umani. 
Onde avere un'idea di questa virtù è necessario raccontare il seguente aneddoto: dovendosi sposare un ragazzo di famiglia benestante con una ragazza dai trascorsi discutibili, la mamma del giovane volle sincerarsi con la Mammana sulle dicerìe circolanti in paese. La Mammana così rispose alla donna: "La ragazza è di famiglia onorata, lei è sana e capace di portare avanti una famiglia e tutto ciò che la gente dice sono chiacchiere". Come si possono giudicare, pensava la Mammana, le debolezze umane? Sarebbe come giudicare una grandinata o un terremoto. I ragazzi, in seguito sposati, godettero con tanti figli una lunga vita matrimoniale. 

4) Datemi una fetta di pane in nome delle anime del Purgatorio. 

5) E non dimenticarti che quando sarai adulto, devi chiamare Compare lo Spirito Santo, che oggi ha 
fatto da Padrino per te.

 

 

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