A. M. Cervellino - Gente lucana contro luce
 

La trilogia:

Il palazzo Nigri

Il palazzo Nigri, uno dei più belli del paese (6). Dalle sue finestre, balconi e terrazze si ammira un tal panorama che sembra essere quello di tutto il Mondo, con la Chiesa dell'Annunziata, Sant'Antuono, il Convento ed il Santuario di Belvedere. Mezza Lucania si fa ammirare con la pianura del Bradano con Castelserico e Irsina; ugualmente buona parte della Puglia con Gravina, Altamura, Poggiorsini, Minervino e volgendo lo sguardo a destra, ancora la Lucania con Matera, Tricarico e San Chirico Nuovo. 
Cosa potrà rivedere di meglio lo stanco emigrante-turista che torna al suo paese? La grande facciata del palazzo che guarda ad EST è testimone del passaggio dei pellegrini che su carri traballanti una volta, oggi con le macchine, si recano a Tolve a devozione di San Rocco. Un tempo, sotto il palazzo echeggiavano i canti dei fedeli che nel giorno dell'Annunziata si recavano in processione da questa alla Chiesa Madre e fra tutte le voci, emergeva quella del giovane Saverio Lioi che cantava la Storia della Madonna terminante con l'Evviva Maria e Chi la creò. Con voce di mezzo-soprano cantava Tonna Cerevrizze, nella processione del Venerdì Santo o nei cortei funebri tutto d'un fiato la frase: "Santa Maria Mater Dei ora pro nobis peccatoribus", poi il riposo dopo la cadenza e infine la mesta rassegnazione conclusiva della frase con tono calante: "nunc et in ora mortis nostrae, Amen". Forse, le cose più belle che i mille occhi del palazzo hanno visto, sono state le esibizioni dei giovani delle varie Confraternite del paese quando, durante le processioni, come quella di Sant'Antonio e della Madonna, veniva affidato al più forte tra i giovani della Confraternita uno stendardo da portare appunto in processione (una lunga pertica, residuato delle antiche processioni falliche) e ciò richiedeva forza da vendere. Ma per i giovani era una passerella per farsi notare dalle ragazze del paese per le quali era anche una giusta e opportuna occasione di scelta. Non di rado le comari pettegolando sui presunti fidanzamenti dicevano: "A ci se piglie la uagnarda toia?" "Se piglie a Tanucce lu Bionde"... "ah, agge capite, cudde c'ha purtate lu stannarde arra pregessione de Sant'Antonie?" "Ah, iè nu belle uagnone che i pestidde (7)". In fondo le processioni, gli unici mezzi aggreganti per un popolo dedito ai lavori e ad una vita modesta, erano una giusta occasione per rivedersi, conoscersi meglio onde rinsaldare vecchie amicizie e crearne delle nuove. Il palazzo, aveva un ingresso unico nella zona Nord di Porta Iusa, con un bel portale in pietra attraverso il quale si accedeva alle scuderie e, tramite lo scalone, alla residenza dei signori. Lo stabile terminava ad Ovest, con la Cappella di famiglia formata da una larga stanza con un arco centrale. Da questa Cappella si accedeva all'orto di famiglia solo scavalcando un balconcino che si affaccia all'altezza di un metro e mezzo su un pianerottolo da cui ha inizio una lunga scalinata. Dal suddetto balconcino con scalinata, fuggì nel Gennaio 1828 Don Lorenzo Nigri ricercato per fatti politici. (Da Memorie storiche di F. Giannone pag. 220). Giusto un secolo dopo il palazzo viene acquistato e diviso da più proprietari, fra i quali il gestore del Caffè-Bar, Francesco, che acquistò la parte Ovest con la Cappella. La quale oggi, trasformata in stanza di servizio è anche l'appartamento personale estivo del piccolo Ninuccio che da poche settimane ha compiuto un anno di età. Nel Maggio del 1930, una caldissima mattinata, vengono addossati due fasci di canne al famoso balconcino dal viciniore ed amico Donato Antonio Tamburrino, padre di tanti figli per i quali fa qualsiasi lavoro onde mantenerli nel quotidiano assieme alla moglie Caterina. (Due di questi figli oggi sono uomini di Dio: Don Giuseppe, Canonista presso l'Abbazia di Praglia (PD) e Don Pio, Abate di Montevergine (Avellino). 
Donato Antonio, quindi, salendo faticosamente le scale, porta i due fasci di canne alti più di due metri sul sopracitato ripiano, addossandoli all'inferriata del basso balconcino per farli asciugare al sole. 
Ma cosa fa questo gran lavoratore e vicino di casa con le canne? Fa giocare a cavalluccio i tanti figli a carico? Bisogna dirlo ai giovani e a chi non lo sa che ne fa di questo prezioso prodotto della Natura. Quando le canne sono asciutte, le schiaccia con un martello di legno, le intreccia, le lega in tondo ed ecco la "canna-camera", ossia piccola camera fatta di canne, originale ed insostituibile mobile rotondo, alto circa due metri che conserva fresco il grano, prelevandolo poi da un foro posto alla base di esso, al momento di portarlo al mulino. Fin qui sembra che il tutto sia alquanto chiaro, ma il piccolo Ninuccio cosa ha a che fare con tutta questa storia: il balconcino, il pianerottolo, le canne... sì, le canne. Tanto, proprio tanto, poiché in quest'ultime si cela il suo destino che potrebbe essere tragicamente compiuto da un piccolo satanello nascosto. Delle varie centinaia di specie di rettili esistenti, ce ne sono alcune che, fortunatamente, sono innocue e tra queste l'orbettino (8), un serpentello lungo circa cinquanta centimetri e, contrariamente al suo nome volgare non è affatto cieco. Si ciba di bruchi e di lombrichi, predilige il fresco tra le canne vicino ai pozzi, come quelle addossate al balconcino. Dunque, il satanello è un orbettino nascosto fra le canne con le quali è perfettamente allineato. Ma nello svolgersi dell'afosa mattinata il fresco delle canne sta cedendo al caldo, per cui è naturale che il serpentello va in cerca di nuovo fresco... quello della stanza che sta scrutando al di sopra delle punte delle canne fuori dal balconcino. 
"Che strana dimora questa stanza coi cotti lavati di fresco, una sorta di grotta con la terra liscia pur senza le canne. Mai gustato neanche nel canneto del pozzo un fresco come questo, ma soprattutto, mai sentito un odore così soave come questo... ma sì, questo è l'odore di quello che chiamano latte di cui noi siamo tanto ghiotti, mi conviene andare più avanti e sincerarmi di che si tratta". Con la pancia sui cotti colore avano-chiaro, l'orbettino si avventura strisciando silenzioso. 
"Che fresco... e pensare che fuori c'è tanto caldo ed io indugiavo fra le canne come il più scemo della mia specie. E questo mobile cos'è?... Non è né un tavolo, né un letto, ma sì, forse è fatto di latte o è un mobile per conservare il latte, veramente non ho mai sentito un odore più seducente di questo. Dal momento che ci sono vado a dare un'occhiata". Mezz'ora prima il piccolo Ninuccio ha fatto il pieno da due giovani mammine devote della levatrice e dopo le poppate, la fantesca di famiglia dal nome fulgente di "Splendore", nel dialetto ancora più bello "Sibbiannora", lo ha coricato nella culla di legno. Fantesca e balie sono tranquille in cucina poiché da questa, facilmente, si percepisce qualsiasi rumore, anche piccolo, dalla stanza del bambino a cui si accede tramite sette gradini (9). 
Intanto il serpentello si accinge a dare la scalata alla culla e, dopo un po' di sforzo, ecco la testolina affacciarsi dal bordo di questa dalla parte dei piedi. "Oh, spettacolo meraviglioso, mai visto una cosa simile nel canneto, qui ogni cosa ha il colore del latte, la stanza, la culla, i veli, ma... questo lombrico gigante strapieno, penso, di latte come faccio a mangiarlo? Ma no... questo è un grosso bruco, ma una cosa è certa, bruco o lombrico che fosse è sempre pieno di latte, di cui è necessario diventarne subito il padrone". In fondo, per quanto innocuo io possa essere, ciò non toglie che anche gli innocenti hanno fame, infatti ora ho fame anch'io, essendo stato digiuno per tanto tempo fra le canne, per cui è giusto che, senza litigare, dividiamo almeno a metà queste recenti, profumatissime poppate. 
Prima che io passi all'azione è bene che rifletta un po', allora: se gli stringo il collo quello si sveglierà, griderà e sicuramente vomiterà la maggior parte del prezioso latte bevuto e la tanto decantata furbizia che si accredita alla mia specie non sarà più tale. Ma vedo che ha la bocca semiaperta... ma sicuro, entro di là e farò una megapoppata che passerà nella storia della mia vita e quando racconterò questa mia straordinaria avventura agli amici serpentelli del canneto, moriranno d'invidia. Per il momento mi aggomitolo sul suo roseo petticino e mi preparo all'azione". 
Addio, piccolo Ninuccio dal nome statuario di Antonio Maria, addio giorno fastoso del tuo battesimo durante il quale, dal pasticciaccio del Padrino che non sapeva il Padre Nostro, causa del broncio del Padre Eterno e del Figlio, si era riusciti, tramite l'intervento dello Spirito Santo, ad appianare il tutto onde darti tanti, tanti doni, ora eccoti qua con la tua boccuccia semiaperta da deficiente a concludere il tuo destino. O Spirito Santo, fa svegliare dalla beatitudine delle sue poppate storiche il piccolo mangione, mandagli in sogno la visione del piccolo Ercole che soffoca i serpenti, insomma fagli aprire i suoi occhietti, affinché vedendo gli altri piccoli e fissi dell'orbettino, possa gridare e far accorrere coloro cui giungerà il tuo segnale, anche lieve, se si vuole, ma sempre un richiamo. 
Lo stupendo dialetto di Oppido Lucano che, purtroppo, va estinguendosi per la disattenzione di tutti, ha dei vocaboli meravigliosi per ogni situazione ed occasione. Per la situazione del momento, per il sicuro pericolo cui è esposto il piccolo c'è il meraviglioso vocabolo di "frasciedde" il cui significato è un grido di disperazione urlato all'ennesima potenza. Questo dovrà essere stato l'urlo di terrore dell'attenta e vivace fantesca Splendore (alias) Sibbiannora quando, percependo dalla cucina una sorta di mugolio soffocato del piccolo, si precipita dalla scala dei sette gradini per raggiungere la stanzetta... dove... oh, rabbia, orrore, sconcerto, il serpentello sulla faccia del piccolo per cui più che naturali e spontanei furono i "frasciedde e poi frasciedde" ad altissimo valore decibelico: "lu serpe, lu serpe, currite, currite, lu serpe sope la facce de lu peccininne"(10). 
Chiaramente al primo grido urlato in quella maniera il serpentello fuggì dileguandosi nelle canne donde era venuto, mentre i "frasciedde" con la velocità della luce giungono alle orecchie delle balie che da poco si erano allontanate, giungono a tutto il vicinato: a Tonna Cerevrizze a alla piccola Angela Maria, a zia Ria e a Caterina de Miedeche, alle figlie di Cammisalonga e a Femmia Pasciosce, a Porsia Sullitte, a Maria Luigia Cafarielle ed al marito Vito Nicola de Sorge che in quel momento si ritirava dalla campagna. Giungono i "frasciedde" di Splendora finanche a Teresa di Ciolla, abbastanza lontana di casa, giungono alla buona Caterina, la mamma dei tanti figli, che in quel momento stava sfornando il frutto di quel grano conservato fresco nella canna-camera: il pane, cotto nel forno di casa. Questo, da poco sfornato, diffondeva intorno la sua fragranza la quale, salendo dalla ormai famosa scala e relativo balconcino, faceva giungere nella stanzetta il suo profumo che andava a fondersi così, coi selvaggi scoppi di gioia della fantesca, delle balie, nutrici e vicini di casa che ringraziavano DIO nel loro spontaneo dialetto per la fuga del serpente che stava per ghermire il piccolo innocente. Quindi, alle tante effusioni d'affetto ed alle mille moine prodigate al piccolo, si unirono le umili, ma fervide preghiere al Signore con frasi come: 
"L'ha salvate lu Spirde Sante"...
"Giese Criste l'hava aiutate"...
"Laudame Die ca lu picceninne iè vive"...
"Hamma purtà na Messa arra Madonna... (11)
Poi, il silenzio sul drammatico avvenimento a lieto fine.
Oggi, il piccolo, o meglio, il vecchio Ninuccio, dal coefficiente intellettivo non più discutibile, poiché cristallizzatosi, forse, (si spera di no) nei valori più bassi della norma, è felice di aver ricordato nella trilogia luoghi, avvenimenti e persone dell'antico vicinato e, soprattutto, di aver rivissuto quei momenti magici in cui la mamma ed il papà erano lieti di raccontargli tanti fatti e fatterelli. 
I quali, benché detti e ripetuti da loro tantissime volte, ma sempre con entusiasmo, sembrava come sentirli la prima volta. E ciò avveniva nei frequenti momenti d'incontro a pranzo ed a cena o accanto al focolare nelle lunghe serate d'inverno o sul balcone dell'antico, amato ed indimenticabile " PALAZZO NIGRI". 

6) Di recente restaurato dal valente nonché noto architetto Pier Giuseppe Pontrandolfi. 

7) A chi prende per sposo la tua ragazza?... Si prende a Tanucce soprannominato il Biondo... ah, ho capito, quello che ha portato lo stendardo alla processione di Sant'Antonio? ah è un bel ragazzo robusto! 

8) Orbettino (Anguis fragilis), innocuo e comune nelle nostre regioni appenniniche fino a 2000 m d'altezza. 

9) Ordinariamente, nell'arco della giornata Ninuccio giocava coi fratellini, Gerardino e Michelino abbastanza grandicelli i quali, assai attaccati al piccolo, non lo lasciavano solo quasi mai, ma nelle mattinate di Giugno ed in quell'ora, essi erano ancora a Scuola. Assente era anche la "Mammana" per il suo ufficio, per cui la responsabilità del piccolo era a totale carico di "Splendore". 

10) "Correte, correte, il serpente è sulla faccia del bambino". 

11) "L'ha salvato lo Spirito Santo"... 
"Gesù Cristo l'ha aiutato"... 
"Lodiamo Dio perché il bambino è vivo"...
"Dobbiamo portare o, meglio, far celebrare una Messa alla Madonna".. .

 

 

 

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