CHIESA Dl SANT'ANTONIO Dl
PADOVA
Chiesa campestre in località
Epitaffio, distante dal paese circa 1 km.; è presente sul territorio fin
dal 1680 (81).
È a pianta rettangolare, con la facciata molto lineare, sormontata da
cornicione ed al centro una coppia di monofore bugnate sugli stipiti e
bugnate a ventaglio sull'arco (82); il portale è in pietra, delimitato
da lesene, con volute laterali sormontato da arco ribassato a cornice
modanata (83). La cella campanaria è posta sul lato destro della
facciata.
Sul lato sinistro dell'edificio si apre una porta secondaria, anch'essa
con portale in pietra (probabilmente realizzato nel XX secolo),
delimitato da lesene e sormontato da triglifi laterali; sull'architrave
è riportata la scritta: "A devozione popolo Trivigno Saverio Albano
1908" (84).
Nella parte retrostante era sistemata l'abitazione del
sacrestano-custode ("fratosch") che aveva anche il compito di questuare
per provvedere alle piccole necessità della chiesa e della sua famiglia;
purtroppo, a partire dalla fine degli anni '50, a causa delle mutate
condizioni ambientali ed economiche, è andata via via scomparendo la
figura di questo fedele custode.
All'interno, sui lati lunghi sono visibili due travi che formano tre
"falsi" archi simmetrici (85) abbelliti da una serie di cornici
modanate.
A destra, nel primo arco, si apre un vano che immette in sagrestia; al
di sopra è collocato un quadro del pittore Potito Galgano che raffigura
un bambino, disteso sull'erba e, a breve distanza un mulo, quindi il
Santo che appare avvolto in una nube di luce sopra una quercia (86).
Nell'arco centrale si apre la nicchia in cui è collocata la statua di
Sant'Antonio, in marmo bianco e policromo, delimitata da lesene
sostenenti cornice modanata e timpano volutiforme (87), sul plinto a
sinistra si legge: "A devozione di Giuseppe Gentile e famiglia Maggio".
L'altare in marmo policromo, dedicato originariamente a San Giovanni
(88) ha il paliotto delimitato da cantonali e reca al centro, entro in
tondo, un motivo cruciforme.
Motivi geometrici ornano i postergali che presentano volute capialtare
(89). Alla base è riportata la scritta "Altare eretto dai procuratori
della festa 1886".
A destra dell'arco trova posto un piccolo quadro del pittore trivignese
Angelo Vignola (1948), raffigurante la Madonna con Bambino e, sullo
sfondo, appare un volto maschile.
Sul lato sinistro, nella campata centrale, si apre una porta secondaria
che immette all'esterno (probabilmente realizzata in un momento
successivo alla costruzione della chiesa); al di sopra di essa è
collocato un organo chiuso nella cassa di risonanza, con cantoria in
legno decorata a traforo con motivi floreali, poggiato su di una pedana
sostenuta da due colonne.
Nel terzo arco è stato sistemato il tabernacolo, che era parte
integrante dell'altare maggiore, con portella che reca al centro un
Ostensorio a rilievo, delimitato da lesene che sorreggono l'architrave
(90).
Sulla parete di fondo è collocato un altare, in marmo bianco, con la
raffigurazione dipinta al centro di un agnello accovacciato su un libro
chiuso, inquadrato da motivi floreali poggiato su uno zoccolo al cui
centro è scolpita la data 1910 (91); è addossato alla parete di fondo,
su cui era presente un grande quadro di tela fissato al muro
raffigurante probabilmente S. Carlo Borromeo in meditazione di autore
sconosciuto forse risalente al 1700 (92), ornato superiormente da una
cornice con angeli scolpiti a tutto tondo che reggono un ovale decorato
sui lati da motivi floreali rilevati (93); il quadro inglobava il
tabernacolo, poi spezzato nella parte superiore da coloro che hanno
trafugato il dipinto negli anni '80, sostituito da un'altra grande tela
del pittore trivignese Vito Luongo (1992) raffigurante l'omaggio di una
mula inginocchiata dinanzi al SS. Sacramento. La statua di Sant'Antonio
era posta originariamente a destra dell'altare su di un Trono sormontata
da un baldacchino.
Il soffitto è decorato al centro da un dipinto con la raffigurazione del
Santo che si rivolge alla Vergine.
A Sant'Antonio di Padova molti cittadini, fin dalla seconda metà del
1600, intestarono beni mobili e immobili, come terreni, animali, etc.
Nel 1738 anche i Procuratori della Venerabile Cappella di Sant'Antonio
di Padova furono autorizzati a fare prestiti e ciò comportò un notevole
incremento delle rendite della Cappella (94). Il Comune di Trivigno, con
la devoluzione dei beni ecclesiastici fu tenuto a provvedere alla
manutenzione della chiesa, anche se già precedentemente aveva operato
per la conservazione dei luoghi sacri: infatti nel 1853 il sindaco
Domenico Sassano incaricò i mastri muratori Vincenzo Di Leo e Gaetano
Spoto di effettuare riparazioni alla chiesa per l'importo di 79,52
ducati. Agli inizi del 1900 il Consiglio Comunale, preoccupato per le
cattive condizioni statiche in cui versava la Cappella "tanto cara al
popolo che l'ha eretta con infiniti sacrifici", ottenne dalla Curia
Arcivescovile di Acerenza il permesso di vendere gli ex-voto per far
fronte alle spese necessarie per il restauro. Il 12 aprile 1906 una
Commissione, costituita dall'Arciprete Parroco Don Ferdinando Abbate e
dai Sigg. Saverio Albano (benestante) e Giovanni Padula (agronomo),
affidò agli appaltatori ed esecutori, muratori Giuseppe Rocco
Cammardella, Filippo Carrera, Antonio Vignola, il restauro della chiesa
per un ammontare di L. 54.200.
Si ritenne necessario rafforzare il muro retrostante l'edificio, rifare
gli scoli dell'acqua piovana e procedere all'imbiancatura; il falegname
Andrea Petrone rinnovò le porte e le finestre per un importo di L.
6.300; il decoratore Gabriele Bottalico effettuò restauri per L. 2000;
al marmista, per l'altare di San Giovanni, furono pagate L. 24.250; si
provvide inoltre anche a stanziare la somma di L. 1.000 per l'acquisto
di un parato di ottone (95).
La chiesa però non era ancora completa; i fedeli nel 1915 decisero di
sostituire a proprie spese la campanella preesistente con una campana
più grande, di circa 130 kg. Di conseguenza fu necessario ampliare e
rinforzare la cella campanaria, dopo avere finalmente vinto le
resistenze del Parroco, Don Luigi Abbate (96.)
L'edificio ha subito un'ulteriore ristrutturazione, a seguito del sisma
del 1980 (97) e successivamente, per consentire ai numerosi fedeli di
seguire le funzioni religiose senza accalcarsi nella piccola cappella,
si è provveduto (anche con il contributo della stessa popolazione), a
erigere un altare all'esterno e a sistemare lo spiazzo antistante con un
viale ed aiuole, a cui si accede da una cancellata di ferro, presso la
quale è stata collocata un'antica edicola, che riporta la scritta "A
devozione del Conardo Filitti A.D. 1867". Tutta l'area circostante è
stata completamente recintata.
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