CONFRATERNITA LAICALE SAN
MICHELE ARCANGELO (106)
Fu
istituita con Regio Decreto il 25 novembre 1857 e disciplinata da uno
Statuto legalmente approvato, costituito da 44 articoli. Il suo scopo
era ben evidenziato dall'art. 36: amare Dio con tutto il cuore, il
prossimo come se stesso, aiutare i bisognosi, gli infermi, i carcerati,
i poveri, gli orfani e dare esempio con la santità della propria vita.
Ciascun confratello doveva indossare un camice di tela bianca con
cappuccio, trattenuto in vita da un laccio celeste, sulle spalle portare
una mozzetta anch'essa celeste che aveva a sinistra l'immagine di San
Michele Arcangelo. Il Priore, gli Assistenti e gli Ufficiali avevano al
collo un nastro bianco da cui pendeva una medaglia con la stessa effige;
il Superiore portava nelle funzioni un bastone nero sormontato dalla
Croce.
Coloro che desideravano essere ammessi alla Congrega dovevano versare
una quota direttamente proporzionale all'età: 12 carlini fino a venti
anni, 15 carlini dai venti ai quaranta, 20 carlini dai quaranta ai
cinquanta, dai cinquanta in poi la somma era fissata dagli Ufficiali
valutando l'età ed altre circostanze.
La quota annuale per ciascun Confratello era di 30 grana; anche le donne
erano accettate ma solo in qualità di "sorelle", senza altro diritto. I
riti sacri venivano officiati all'altare di San Michele Arcangelo nella
chiesa di Sant'Antonio Abate, responsabile della Congrega era il parroco
Don Giuseppe Passarella, Padre spirituale "pro tempore" il sacerdote Don
Vincenzo Miraglia. Tutti i fratelli congregati il 1 gennaio 1869
elessero a scrutinio segreto (secondo l'art. 1 dello Statuto) come Padre
Spirituale l'ex frate Padre Celestino Guarino, al quale la Curia
Arcivescovile concesse il suo assenso.
La vita della Congrega però non fu né facile né produttiva; gli atti di
pietà cristiana infatti furono disattesi, nel tempo inoltre vennero
commessi abusi e disordini da alcuni confratelli, tanto che la Curia,
dopo vari richiami al parroco, decise di sospendere tutte le funzioni
del sodalizio e rimuovere dal suo incarico Padre Celestino, in quanto
non appartenente al Clero di Trivigno. A questo provvedimento si
opposero i Confratelli e il Padre Spirituale che inviarono esposti alla
Curia e alla Sacra Congregazione dei Vescovi a Roma, denunciando
l'arbitrarietà di tale decisione. Il dissidio si acuì sempre più, tanto
che il Vicario Capitolare Don Angelo Vito Genovese ordinò al parroco Don
Vincenzo Passarella di inviare alla Curia la copia autentica delle
Regole del sodalizio e i nomi e i cognomi dei Confratelli e i relativi
incarichi che svolgevano nella Congrega. Il Priore Giovanni Antonio
Petrone, il 2 marzo del 1870, chiese alla Curia di togliere l'interdetto
e consentire che qualsiasi sacerdote del Clero di Trivigno potesse
celebrare la S. Messa, così da riavvicinare la Congrega al Clero.
La Curia Arcivescovile, per porre ormai fine all'incresciosa situazione
determinatasi, il 22 marzo 1870 nominò, in via del tutto eccezionale, il
Rev. Don Ferdinando Antonio Abbate Padre Spirituale, con il compito di
vigilare attentamente sull'operato dei Confratelli. Il 15 settembre del
1885 la Curia nuovamente biasimò il comportamento del Priore Nicola
Orga, perché aveva vietato ai Confratelli d'intervenire alla processione
del Santo Protettore, contravvenendo all'art. 3 del Regolamento e
inoltre, per avere tenuto chiusa la chiesa di Sant'Antonio Abate,
impedendo la celebrazione della Messa. Nel 1889 la Curia fece pervenire
al parroco Don Ferdinando Abbate un altro rilievo in cui si ricordava
che, per legge canonica, le sacre funzioni non potevano celebrarsi senza
l'intervento del parroco, lo autorizzò quindi a sciogliere il sodalizio
se i Confratelli avessero continuato ad avere un comportamento
riprovevole.
L'Arciprete Don Ferdinando Abbate il 15 settembre 1898 inviò alla Curia
di Acerenza una nota in cui dichiarava che lo scopo per cui era stata
fondata la Congrega era venuto meno, in quanto erano stati disattesi gli
atti di pietà cristiana verso i Confratelli poveri, ignorando quanto
stabilito dallo Statuto; rese noto inoltre che il Padre Spirituale non
aveva ricevuto le sue spettanze, pur continuando a prestare la sua
opera.
L'Arcivescovo Diomede Falconio nel 1899, confidando nello zelo
dell'Arciprete Abbate, lo invitò a riordinare la Congrega affinché essa
potesse riprendere ad operare; questo tentativo però non produsse
l'effetto desiderato. Il 3 gennaio 1903 il Vescovo non approvò il
comportamento del Priore della Congrega per palesi irregolarità
nell'elezione dei nuovi superori e invitò l'Arciprete Abbate a indire
nuove elezioni e procedere alla cancellazione di Nicola Orga dall'albo
dei Confratelli.
Le continue dispute tra il Clero e i Rappresentanti laici resero ormai
impossibile qualsiasi rapporto di collaborazione. Solo nel 1915 la
Congregazione di San Michele Arcangelo fu riordinata e rivitalizzata ad
opera del parroco Don Luigi Abbate: i Confratelli elessero come Padre
Spirituale il Rev. Don Vincenzo Allegretti, Priore Nicola Fusillo e
furono ammessi al sodalizio nuovi iscritti.
|