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Raffaella Brindisi Setari - Le Chiese di Trivigno
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CONFRATERNITA LAICALE SAN MICHELE ARCANGELO (106)

Fu istituita con Regio Decreto il 25 novembre 1857 e disciplinata da uno Statuto legalmente approvato, costituito da 44 articoli. Il suo scopo era ben evidenziato dall'art. 36: amare Dio con tutto il cuore, il prossimo come se stesso, aiutare i bisognosi, gli infermi, i carcerati, i poveri, gli orfani e dare esempio con la santità della propria vita. 
Ciascun confratello doveva indossare un camice di tela bianca con cappuccio, trattenuto in vita da un laccio celeste, sulle spalle portare una mozzetta anch'essa celeste che aveva a sinistra l'immagine di San Michele Arcangelo. Il Priore, gli Assistenti e gli Ufficiali avevano al collo un nastro bianco da cui pendeva una medaglia con la stessa effige; il Superiore portava nelle funzioni un bastone nero sormontato dalla Croce. 
Coloro che desideravano essere ammessi alla Congrega dovevano versare una quota direttamente proporzionale all'età: 12 carlini fino a venti anni, 15 carlini dai venti ai quaranta, 20 carlini dai quaranta ai cinquanta, dai cinquanta in poi la somma era fissata dagli Ufficiali valutando l'età ed altre circostanze. 
La quota annuale per ciascun Confratello era di 30 grana; anche le donne erano accettate ma solo in qualità di "sorelle", senza altro diritto. I riti sacri venivano officiati all'altare di San Michele Arcangelo nella chiesa di Sant'Antonio Abate, responsabile della Congrega era il parroco Don Giuseppe Passarella, Padre spirituale "pro tempore" il sacerdote Don Vincenzo Miraglia. Tutti i fratelli congregati il 1 gennaio 1869 elessero a scrutinio segreto (secondo l'art. 1 dello Statuto) come Padre Spirituale l'ex frate Padre Celestino Guarino, al quale la Curia Arcivescovile concesse il suo assenso. 
La vita della Congrega però non fu né facile né produttiva; gli atti di pietà cristiana infatti furono disattesi, nel tempo inoltre vennero commessi abusi e disordini da alcuni confratelli, tanto che la Curia, dopo vari richiami al parroco, decise di sospendere tutte le funzioni del sodalizio e rimuovere dal suo incarico Padre Celestino, in quanto non appartenente al Clero di Trivigno. A questo provvedimento si opposero i Confratelli e il Padre Spirituale che inviarono esposti alla Curia e alla Sacra Congregazione dei Vescovi a Roma, denunciando l'arbitrarietà di tale decisione. Il dissidio si acuì sempre più, tanto che il Vicario Capitolare Don Angelo Vito Genovese ordinò al parroco Don Vincenzo Passarella di inviare alla Curia la copia autentica delle Regole del sodalizio e i nomi e i cognomi dei Confratelli e i relativi incarichi che svolgevano nella Congrega. Il Priore Giovanni Antonio Petrone, il 2 marzo del 1870, chiese alla Curia di togliere l'interdetto e consentire che qualsiasi sacerdote del Clero di Trivigno potesse celebrare la S. Messa, così da riavvicinare la Congrega al Clero. 
La Curia Arcivescovile, per porre ormai fine all'incresciosa situazione determinatasi, il 22 marzo 1870 nominò, in via del tutto eccezionale, il Rev. Don Ferdinando Antonio Abbate Padre Spirituale, con il compito di vigilare attentamente sull'operato dei Confratelli. Il 15 settembre del 1885 la Curia nuovamente biasimò il comportamento del Priore Nicola Orga, perché aveva vietato ai Confratelli d'intervenire alla processione del Santo Protettore, contravvenendo all'art. 3 del Regolamento e inoltre, per avere tenuto chiusa la chiesa di Sant'Antonio Abate, impedendo la celebrazione della Messa. Nel 1889 la Curia fece pervenire al parroco Don Ferdinando Abbate un altro rilievo in cui si ricordava che, per legge canonica, le sacre funzioni non potevano celebrarsi senza l'intervento del parroco, lo autorizzò quindi a sciogliere il sodalizio se i Confratelli avessero continuato ad avere un comportamento riprovevole. 
L'Arciprete Don Ferdinando Abbate il 15 settembre 1898 inviò alla Curia di Acerenza una nota in cui dichiarava che lo scopo per cui era stata fondata la Congrega era venuto meno, in quanto erano stati disattesi gli atti di pietà cristiana verso i Confratelli poveri, ignorando quanto stabilito dallo Statuto; rese noto inoltre che il Padre Spirituale non aveva ricevuto le sue spettanze, pur continuando a prestare la sua opera. 
L'Arcivescovo Diomede Falconio nel 1899, confidando nello zelo dell'Arciprete Abbate, lo invitò a riordinare la Congrega affinché essa potesse riprendere ad operare; questo tentativo però non produsse l'effetto desiderato. Il 3 gennaio 1903 il Vescovo non approvò il comportamento del Priore della Congrega per palesi irregolarità nell'elezione dei nuovi superori e invitò l'Arciprete Abbate a indire nuove elezioni e procedere alla cancellazione di Nicola Orga dall'albo dei Confratelli.
Le continue dispute tra il Clero e i Rappresentanti laici resero ormai impossibile qualsiasi rapporto di collaborazione. Solo nel 1915 la Congregazione di San Michele Arcangelo fu riordinata e rivitalizzata ad opera del parroco Don Luigi Abbate: i Confratelli elessero come Padre Spirituale il Rev. Don Vincenzo Allegretti, Priore Nicola Fusillo e furono ammessi al sodalizio nuovi iscritti.

 

 

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