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Raffaella Brindisi Setari - Le Chiese di Trivigno
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VESCOVI

La Parrocchia di Trivigno è sempre dipesa dall'Arcidiocesi di Acerenza; periodicamente i Vescovi visitavano la comunità, per rinnovare il colloquio con il clero locale e i fedeli, verificare l'andamento della vita ecclesiastica, somministrare la Santa Cresima, esaminare e firmare i Libri parrocchiali, accertare se fosse stata correttamente professata la dottrina cristiana, se i costumi fossero morigerati e se regnasse nella collettività la disciplina, la pietà e la pace.
Le visite pastorali, normalmente biennali, talvolta, a causa di eventi straordinari come pestilenze, terremoti, rivolgimenti politici, guerre etc. venivano disattese.
I cittadini dell'Università di Trivigno nel 1700 erano tenuti ogni anno a pagare alla Mensa Vescovile di Acerenza 10 tomoli di grano (pari a 7 ducati, 0.23 once, 10 grana), oltre 30 carlini per i diritti di Cattedratico, 14 ducati per i diritti di procurazione in tempo di Santa Visita e 16 ducati per la quarta dei morti (118).
I primi Decreti Visitali presenti nell'Archivio Parrocchiale risalgono al 1830 (119); il Vescovo, dopo avere effettuata la visita, inviava al parroco una relazione in cui ribadiva che ogni sacerdote doveva avere uno stile di vita esemplare ispirata all'applicazione del Vangelo, dedicare massima cura all'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, all'assistenza ai malati e moribondi in quanto il vivere cristiano dei laici dipendeva dal modo con cui egli compiva le funzioni del suo ministero.
Dopo il 1860 Ie prescrizioni diventarono sempre più numerose e dettagliate, facendo riferimento anche all'aspetto esteriore: infatti si raccomandava al sacerdote di vestire decentemente e rigorosamente di nero, con tonaca lunga, abbottonata sul davanti e non corta "zimarrone"; per l'inverno si prescriveva il mantello e non il "giacchettone alla greca", per evitare che si notassero eventualmente i calzoni di tricò e la catena dell'orologio.
I sacerdoti inoltre dovevano essere presenti in chiesa durante le funzioni religiose indossando la cotta, il parroco era tenuto a pronunciare l'omelia durante la Messa ogni domenica e nelle feste; nella funzione vespertina i Vesperi dovevano essere cantati insieme al popolo, per accrescere, attraverso questa partecipazione corale, il fervore religioso e la fede.
Il clero doveva vigilare affinché i cittadini non accedessero al coro (per le donne il divieto era esteso anche alla sagrestia), inoltre la chiesa non doveva essere aperta prima dell'alba e dopo l'Ave Maria, tranne in casi eccezionali e a discrezione del parroco, non era consentito solennizzare con il canto del Te Deum le festività civili e pronunciare in chiesa orazioni funebri.
Il Vescovo, per tutelare la dignità della chiesa, durante la Santa Visita osservava lo stato dell'immobile, delle statue, degli arredi sacri, come camici, tovaglie d'altare e altri lini destinati al culto e ne raccomnandava la "nettezza"; prescriveva inoltre che i confessionali dovessero essere muniti di grate e Crocifissi alla sommità. Impartiva anche direttive per regolamentare lo svolgimento delle feste religiose, precisando che i Procuratori laici non dovevano agire indipendentemente dalle autorità ecclesiastiche, si doveva quindi formare una Commissione, concordata e approvata dal clero, costituita da uno o due sacerdoti e un pio secolare che doveva essere responsabile degli ex voto di valore.
Si ribadiva che le Congreghe, essendo parti integranti della parrocchia, non potevano agire autonomamente, bensì attenersi strettamente a quanto indicato dagli Statuti di costituzione, accettando le decisioni della Curia Arcivescovile.
A queste prescrizioni di carattere generale seguivano rilievi specifici come, ad esempio, la raccomandazione di rimuovere la "lastra" rotta all'urna di San Basileo, provvedere alla doratura della coppa del Calice, la messa in loco della pietra sacra all'altare di San Michele e di San Giovanni, posti rispettivamente nelle chiese di Sant'Antonio Abate e di Sant'Antonio di Padova, dotandoli anche degli arredi sacri necessari alla celebrazione delle funzioni religiose. Il Vescovo, come grande sacerdote del suo gregge, prescriveva, consigliava, sosteneva, aiutava il parroco nella sua missione e con sollecitudine paterna era accanto ai fedeli.
La prima Santa Visita nella parrocchia di Trivigno risale al 14 giugno del 1664, la seconda al 20 nnaggio 1674, la terza al 20 aprile 1692; in seguito furono effettuate con scadenza quasi sempre biennale fino al 1744, successivamente trascorsero 15 anni prima che avesse luogo un'altra Santa Visita, il 26 giugno del 1759. Nel tempo il Vescovo si mosse dalla sua sede sempre più raramente, poi intercorse un periodo di vera e propria vacanza dal 1792 al 1800, in seguito ripresero con grande irregolarità nel 1805,1817, 1823, 1830 etc. Le varie vicende politiche di questo periodo incisero in maniera determinante nel conflittuale rapporto tra la Chiesa e lo Stato (119). Gli Arcivescovi che hanno retto la Diocesi di Acerenza (120) e, conseguentemente ]a parrocchia di Trivigno dal 1664 ad oggi sono:

1648-1664 Giovanni Battista Spinola. 
1665-1676 Vincenzo Lanfranchi 
1678-1703 Antonio del Ryos Colminares. 
1703-1723 Antonio Maria Brancaccio. 
1723-1729 Giuseppe Maria Positani. 
1730-1737 Alfonzo Mariconda. 
1737-1738 Giovanni Rosso. 
1738-1754 Francesco Lanfreschi. 
1754 1758 Antonio Ludovico Antinori 
1758-1762 Serafino Filangeri 
1763-1767 Nicola Filomarini. 
1767-1774 Carlo Parlati. 
1775-1776 Giuseppe Sparano. 
1776-1796 Francesco Zunica. 
1797-1835 Camillo Cattaneo della Volta. 
1835 Antonio de Macco. 
1855-1867 Gaetano Rossini. 
1871 Pietro Giovine. 
1880-1890 Antonio Loschirico. 
1890-1892 Francesco Imperati. 
1893-1895 Raffaele Di Nonno. 
1895-1899 Diomede Falconio (Cardinale). 
1899-1903 Raffaele Rossi 
1903-1945 Anselmo Pecci. 
1946-1954 Vincenzo Cavalla. 
1954-1961 Domenico Picchinenna. 
1961-1966 Corrado Ursi (Cardinale). 
1966-1979 Giuseppe Vairo. 
1979- 1987 Francesco Cuccarese.

 

 

 

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