VESCOVI
La Parrocchia di Trivigno è
sempre dipesa dall'Arcidiocesi di Acerenza; periodicamente i Vescovi
visitavano la comunità, per rinnovare il colloquio con il clero locale e
i fedeli, verificare l'andamento della vita ecclesiastica, somministrare
la Santa Cresima, esaminare e firmare i Libri parrocchiali, accertare se
fosse stata correttamente professata la dottrina cristiana, se i costumi
fossero morigerati e se regnasse nella collettività la disciplina, la
pietà e la pace.
Le visite pastorali, normalmente biennali, talvolta, a causa di eventi
straordinari come pestilenze, terremoti, rivolgimenti politici, guerre
etc. venivano disattese.
I cittadini dell'Università di Trivigno nel 1700 erano tenuti ogni anno
a pagare alla Mensa Vescovile di Acerenza 10 tomoli di grano (pari a 7
ducati, 0.23 once, 10 grana), oltre 30 carlini per i diritti di
Cattedratico, 14 ducati per i diritti di procurazione in tempo di Santa
Visita e 16 ducati per la quarta dei morti (118).
I primi Decreti Visitali presenti nell'Archivio Parrocchiale risalgono
al 1830 (119); il Vescovo, dopo avere effettuata la visita, inviava al
parroco una relazione in cui ribadiva che ogni sacerdote doveva avere
uno stile di vita esemplare ispirata all'applicazione del Vangelo,
dedicare massima cura all'insegnamento della dottrina cristiana ai
fanciulli, all'assistenza ai malati e moribondi in quanto il vivere
cristiano dei laici dipendeva dal modo con cui egli compiva le funzioni
del suo ministero.
Dopo il 1860 Ie prescrizioni diventarono sempre più numerose e
dettagliate, facendo riferimento anche all'aspetto esteriore: infatti si
raccomandava al sacerdote di vestire decentemente e rigorosamente di
nero, con tonaca lunga, abbottonata sul davanti e non corta "zimarrone";
per l'inverno si prescriveva il mantello e non il "giacchettone alla
greca", per evitare che si notassero eventualmente i calzoni di tricò e
la catena dell'orologio.
I sacerdoti inoltre dovevano essere presenti in chiesa durante le
funzioni religiose indossando la cotta, il parroco era tenuto a
pronunciare l'omelia durante la Messa ogni domenica e nelle feste; nella
funzione vespertina i Vesperi dovevano essere cantati insieme al popolo,
per accrescere, attraverso questa partecipazione corale, il fervore
religioso e la fede.
Il clero doveva vigilare affinché i cittadini non accedessero al coro
(per le donne il divieto era esteso anche alla sagrestia), inoltre la
chiesa non doveva essere aperta prima dell'alba e dopo l'Ave Maria,
tranne in casi eccezionali e a discrezione del parroco, non era
consentito solennizzare con il canto del Te Deum le festività civili e
pronunciare in chiesa orazioni funebri.
Il Vescovo, per tutelare la dignità della chiesa, durante la Santa
Visita osservava lo stato dell'immobile, delle statue, degli arredi
sacri, come camici, tovaglie d'altare e altri lini destinati al culto e
ne raccomnandava la "nettezza"; prescriveva inoltre che i confessionali
dovessero essere muniti di grate e Crocifissi alla sommità. Impartiva
anche direttive per regolamentare lo svolgimento delle feste religiose,
precisando che i Procuratori laici non dovevano agire indipendentemente
dalle autorità ecclesiastiche, si doveva quindi formare una Commissione,
concordata e approvata dal clero, costituita da uno o due sacerdoti e un
pio secolare che doveva essere responsabile degli ex voto di valore.
Si ribadiva che le Congreghe, essendo parti integranti della parrocchia,
non potevano agire autonomamente, bensì attenersi strettamente a quanto
indicato dagli Statuti di costituzione, accettando le decisioni della
Curia Arcivescovile.
A queste prescrizioni di carattere generale seguivano rilievi specifici
come, ad esempio, la raccomandazione di rimuovere la "lastra" rotta
all'urna di San Basileo, provvedere alla doratura della coppa del
Calice, la messa in loco della pietra sacra all'altare di San Michele e
di San Giovanni, posti rispettivamente nelle chiese di Sant'Antonio
Abate e di Sant'Antonio di Padova, dotandoli anche degli arredi sacri
necessari alla celebrazione delle funzioni religiose. Il Vescovo, come
grande sacerdote del suo gregge, prescriveva, consigliava, sosteneva,
aiutava il parroco nella sua missione e con sollecitudine paterna era
accanto ai fedeli.
La prima Santa Visita nella parrocchia di Trivigno risale al 14 giugno
del 1664, la seconda al 20 nnaggio 1674, la terza al 20 aprile 1692; in
seguito furono effettuate con scadenza quasi sempre biennale fino al
1744, successivamente trascorsero 15 anni prima che avesse luogo
un'altra Santa Visita, il 26 giugno del 1759. Nel tempo il Vescovo si
mosse dalla sua sede sempre più raramente, poi intercorse un periodo di
vera e propria vacanza dal 1792 al 1800, in seguito ripresero con grande
irregolarità nel 1805,1817, 1823, 1830 etc. Le varie vicende politiche
di questo periodo incisero in maniera determinante nel conflittuale
rapporto tra la Chiesa e lo Stato (119). Gli Arcivescovi che hanno retto
la Diocesi di Acerenza (120) e, conseguentemente ]a parrocchia di
Trivigno dal 1664 ad oggi sono:
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