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CHIESA DEL CALVARIO

La chiesa del Calvario, così detta perché in essa si celebrano i riti della Settimana Santa, è presente sul territorio da tempi remotissimi (75). È a pianta rettangolare, il portale in pietra si apre su uno dei lati lunghi ed è inquadrato da due finestre ad ogiva; al di sopra è la scritta "A.D. 1894" a devozione dei Procuratori Saverio Albano e Carmela Volini. Una cancellata in ferro battuto protegge l'ingresso, con la scritta "A devozione Saverio Albano e Carmela Volini anno 1913". 
La parete di fondo è occupata da cinque nicchie con arco ad ogiva; le tre centrali ospitano ognuna una Croce, le due nicchie laterali sono invece fenestrate. Sui lati brevi si aprono grandi archi ciechi a cornice modanata che poggiano su mensoline; al centro della chiesa è l'altare in pietra (76). Si conserva ancora il soffitto ligneo originale anche se in precarie condizioni.


CHIESA DI SAN ROCCO

Risale probabilmente alla seconda metà del 1600, sita in località Infrascata. In seguito alla peste del 1657 si diffuse la devozione al Santo, invocato come protettore degli appestati; fu detta anche Santa Maria della Stella (77) perché custodiva il quadro con l'immagine della Madonna omonima. 
Nel tempo fu venerata anche la Vergine Maria Assunta, anch'essa raffigurata in una tela (75); di questa purtroppo non si ha più notizia. 
La chiesa è a pianta rettangolare, con arco centrale. La facciata è molto semplice, ornata da lesene che inquadrano il portale marmoreo con cornici laterali modanate su cui poggia l'architrave con capitello a volute e fiore centrale che termina in una fiammella con il vertice rivolto in basso. 
Al di sopra del portale si apre un grande rosone fenestrato; durante l'ultima ristrutturazione (risalente al 1987) è stata predisposta superiormente una nicchia che ospita la statua della Madonna; la cella campanaria è collocata in posizione centrale. 
La chiesa è molto spoglia: sulle pareti lunghe sono accennati due archi ciechi, con cornice modanata, sulla parete di fondo il transetto ospita l'altare in marmo policromo, eretto nel 1887 con le offerte dei trivignesi emigrati nelle Americhe, illuminato da due finestre laterali; I'antico soffitto ligneo è stato rifatto.
Sul lato sinistro dell'altare, su un piedistallo, è poggiata la statua dell'Assunta con quattro angeli ai suoi piedi, sul retro della statua si legge "A devozione Giuseppina De Grazia, Maria Coronati 19-10-1962". 
La vetustà del luogo sacro e le intemperie fecero sì che il Comune a sue spese nel 1847 ritenne opportuno apportare una serie di riparazioni indispensabili. Il problema però si ripropose nuovamente in tutta la sua gravità nel 1916: I'edificio infatti presentava lesioni nell'arco mediano e nell'ala est; il soffitto era pericolante e causa di una trave spezzata, per cui il 20 agosto dello stesso anno l'Arciprete Don Luigi Abate fu costretto a disporne la chiusura (79). Dopo i lavori di consolidamento la chiesa venne riaperta al culto solo nel 1919. 
Successivamente ha subito ulteriori danni a causa del sisma del 1980; i lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti nel 1989, ed hanno permesso non solo di rendere di nuovo la chiesa idonea al culto, ma di sistemare il piazzale antistante e aprire una nuova via di accesso (80).


CHIESA DI SAN LEONE
 

Comunemente detta "Santa Maria", ubicata in Contrada San Leo, ha origini benedettine (98). Probabilmente era presente una comunità monastica, come attesta il pagamento della decima di tre tarì effettuata nel 1324 dall'Abate di San Leone (99). 
Della chiesa risalente ai primi decenni del 1300 si conservano allo stato di ruderi solo l'abside della parete di fondo del presbiterio, il piccolo coro con la cupola e i resti, peraltro molto esigui, delle strutture murarie delle navate laterali. 
Tutt'intorno sono sparse pietre lavorate e basoli probabilmente relativi al pavimento dell'edificio che doveva essere a pianta basilicale. Sul pianoro sottostante che domina la vallata, la presenza di numerosi blocchi semilavorati sembra confermare l'ipotesi della presenza di un impianto monastico. 
La chiesetta si è conservata fino agli inizi del 1900, anche se non utilizzata per le pratiche di culto; poi l'incuria e il tempo hanno fatto sì che questa importante testimonianza di storia e di fede sia andata del tutto in rovina


 

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