PINO GENTILE
 - La Città delle scale
 

- Capitolo VIII -


Una Nuova Pagina per la Città

Una Nuova Pagina per la Città

 

Dissesti naturali e terremoti vari hanno influito, negli anni successivi, sulla trasformazione ambientale ed urbanistica. Agli inizi degli anni ‘50, nonostante gli interventi operati nell’ambito del centro storico sulla base del piano di risanamento del 1934 e di quello di ricostruzione del 1946, non era ancora stato risolto il diffuso problema della fatiscenza delle abitazioni esistenti. Quanto alla nuova espansione urbana, nel 1954, con decreto ministeriale, la città di Potenza fu compresa nell’elenco dei Comuni obbligati alla redazione del Piano Regolatore Generale, ai sensi della legge urbanistica 1942.

 

L’amministrazione comunale, entro il 1956, avrebbe dovuto adempiere alla redazione del PRG. In seguito, la città si sviluppò spesso al di fuori di ogni logica urbanistica. Nel 1957, il Comune deliberò di dotarsi, sulla base di un concorso nazionale di idee, di uno schema di PRG; nel ‘58, fu affidato l’incarico di redigere il PRG (tre i progetti presentati), che proponeva per la città di Potenza uno sviluppo di tipo industriale: il Piano fu adottato dal Consiglio Comunale soltanto nel 1962. In esso era compresa anche una pianificazione di dettaglio del Centro Storico (zona A), mentre le aree a ridosso del vecchio nucleo urbano, sulle quali si concentravano le maggiori attese e pressioni speculative, erano incluse nella zona “B”, vincolata dalla conservazione dei volumi esistenti.

 

Dal 1962, anno di prima adozione, al 1971, anno di definitiva approvazione, il piano regolatore della città fu più volte oggetto di discussioni in Consiglio Comunale, con varianti e modifiche e l’aumento, ad esempio, degli indici volumetrici e dei limiti di altezza. Poi lo “stop” ad ogni iniziativa amministrativa, fatta eccezione per la variante generale del 1989 e dei più recenti “piani di recupero” e del “piano particolareggiato del Centro Storico”. È da questo “osservatorio” che occorre guardare l’azione degli ultimi anni della civica amministrazione, che ha dovuto tener conto del “saccheggio” urbanistico-edilizio operato nel Comune capoluogo di regione, che ha posto in evidenza le evidenti contraddizioni operative. E qui torna alla mente cosa avvenne nel 1958 quando la proposta di “Piano Regolatore”, mai attuato, prevedeva il ripristino delle condizioni ambientali originarie con la demolizione delle successive varianti edilizie.

 

La cronaca di quel tempo “evidenzia come la storia edilizia sino alla fine degli anni 70, abbia dato una progressiva edificazione sferrata intorno al centro storico, del quale è del tutto scomparso il profilo, sommerso da una muraglia di case di dieci, dodici piani.

 

Nel contesto odierno, la struttura di una città organicamente correlata sui tre aspetti principali: la comunità, lo spazio urbanizzato, il paesaggio, è alquanto difficilmente ravvisabile.

 

È ancora attuale, poi, il concetto espresso dal Piano Bequinot: “La città sembra da sempre soggetta ad un sisma, che ha le sue origini in profondi moti dell’animo, in aspirazioni frustrate, in antagonismi e reazioni individuali e collettive, che ne caratterizzano la sua storia.

 

La casa a due piani, il portale scolpito, la piazzetta o la quintana, rappresentano oggi dei “valori” che trascendono il puro e semplice rieccheggiamento erudito e si pongono a simbolo di una scelta: per il futuro consapevole e ignaro della cultura locale”. Il tema del Centro Storico, rappresenta certamente quanto di più complesso esista nella disciplina urbanistica, per cui, al di là delle giuste critiche, c’è da prendere anche atto del prezioso lavoro del “maquillage” fatto su quasi tutto il fronte del Centro Storico, che torna finalmente a splendere di viva luce con la riapertura del Palazzo di Città, registratasi il 20 settembre 2002, alla presenza dell’ on.le Cesare Salvi, vice presidente del Senato.

 

La gente, che, tranquilla, passeggia in Via Pretoria quasi non si accorge della sua presenza. Il sindaco Gaetano Fierro lo accompagna nel Palazzo della Prefettura. Pochi minuti e poi, a passo svelto, nel Teatro Stabile. Una folla di curiosi lo segue. Nella sala degli Specchi ci sono tutti: parlamentari, assessori, consiglieri comunali e personaggi di spicco della Potenza che conta. A fare gli onori di casa ci pensa il presidente dell’Assemblea cittadina, Roberto Falotico.

 

 

 

 

Un Murales per Riscoprire la Città

 

Grande è stata la suggestione nel momento in cui il Presidente del Consiglio Comunale di Potenza, Roberto Falotico, ha mostrato ai numerosi presenti il murales ceramico di Potenza del 1702, che completa i lavori di restauro effettuati nel Palazzo del Consiglio Comunale, dopo il sisma del 23 novembre 1980.

Potenza da Pacichelli.
Il Regno di Napoli in prospettiva, 1703

La cerimonia di presentazione della raffigurazione iconografica della città di Potenza tratta dal Pachicelli, è stata semplice, ma nello stesso tempo significativa per i tanti passaggi della storia della città fatta dal giornalista e storico Don Gerardo Messina e dal Presidente del Consiglio Comunale, Roberto Falotico.

“Un vero e proprio museo a cielo aperto”, ha sostenuto il Sindaco Gaetano Fierro, che bisogna ancora e maggiormente valorizzare anche per recuperare l’identità storica. La città ha tante cose belle che sono ammirate da tutti coloro che arrivano alla scoperta della Basilicata: soprattutto un ricco patrimonio artistico-culturale, che risale alla Magna Grecia.

 

Il murales è stato realizzato dalla Keramics Arts. Si compone - ha detto il giovane titolare Gerry Armento - di 165 piastre, 20 per 20, messe insieme dopo averle opportunamente lavorate nell’arco di un mese, con una tecnica di applicazione di disegni precedentemente stampati. Tra le immagini del tempo riprodotte: la chiesa di Santa Lucia, il borgo di Porta Salza, la chiesa di San Michele e il vescovado.

 

 

 

 

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