LA CITTA' CRESCE A VISTA D'OCCHIO
Contrada "Macchia Romana"
È il cosiddetto comparto C5-C6, una zona infelice
per problemi orografici e dissesto idrogeologico, realizzata a nord della
città all’inizio degli anni ‘80, all’ epoca unica zona disponibile per
costruire, in quanto, a sud era presente la realtà della zona industriale. E
caratterizzata dalla presenza di una edilizia essenzialmente popolare.
È una delle
nuove zone della città di Potenza in grande espansione. La popolosa zona si
è scrollata di dosso il cliché di quartiere dormitorio, in quanto, le
continue sollecitazioni rivolte alla civica amministrazione hanno prodotto
gli effetti desiderati. L’area denominata C5-C6 (che diventano
rispettivamente quartiere “Medaglie Olimpiche” e quartiere “Premi Nobel
della Pace”) che occupa circa 70 ettari del territorio comunale, è
destinata, dagli attuali due Piani Urbanistici, ad accogliere circa 7500
abitanti. Ad oggi, nella zona, abitano circa 4000 persone, che utilizzano le
opere di urbanizzazione primarie già realizzate, che lasciano cadere,
pertanto, la “sindrome” da quartiere dormitorio.
La chiesa è il primo
tassello, cui farà seguito la realizzazione di una scuola.
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Due immagini di contrada Macchia Giocoli |
Contrada “Macchia Giocoli”
Un quartiere nato nel
1985, sotto la spinta dello spontaneismo e dell’iniziativa privata, che ha
dato vita ad una edilizia economica e popolare incentrata sulle cooperative,
integrata da iniziative di qualche operatore privato e di una civica
amministrazione sollecitante. Anch’esso si è sviluppato a nord della città,
non ha definito i livelli minimi di infrastrutture per una vivibilità
compatibile.
Via
Parigi e dintorni
A nord di Potenza,
individuata come Zona G, dove l’edilizia privata fa sentire la sua valenza
tecnica ed organizzativa, a vantaggio di un nuovo quartiere “vip”, dotato
delle infrastrutture necessarie in una realtà che prende felicemente corpo a
monte di Poggio Tre Galli. Il nuovo quartiere è nato da alcuni anni,
testimoniando l’espansione della città che, in prossimità di contrada
Malvaccaro, presenta un identikit nuovo con via Vienna, via Lisbona e
dintorni, corollario della zona C4-C5, che, nel giro di dieci anni, farà
salire di densità il numero degli abitanti di Potenza.
Potenza
“apre” al territorio
Prusst - Por - Piano
Campagne e Nuovo Piano Strutturale
Potenza deve porsi al servizio della Basilicata,
anche in termini nuovi, e non può, e non deve rimanere solo una città di
servizi, sede di uffici ed attrezzature di livello superiore, ma deve
sapersi proporre come il riferimento dell’intero territorio, come il vero
centro dinamico e verificatore dell’ innovazione istituzionale in atto, in
grado di assecondare il processo di sviluppo dell’ intera regione. E sia ben
chiaro, Potenza non vuole mettersi al centro dell’universo, anzi vuole
mettersi in discussione affinché emergano, in maniera condivise, le
varie esigenze di rafforzamento dell’intero territorio regionale che ha la
necessità di rimanere unito.
L’ipotesi
macrourbanistica di una città policentrica appulo-lucana, così come è stata
tracciata dal Politecnico di Milano, che ha il cardine della sua struttura
su un esistente anello ferroviario (Potenza, Tricarico, Ferrandina, Matera,
Altamura, Genzano) risponde solo ad un modello di mero sviluppo economico;
di fatto all'interno di un’area crea una altra area, senza esprimere un
efficiente centro cittadino, negando ogni idea di città guida ed ancor più
non viene incontro alla necessità che ha la nostra regione di rimanere
unita. La Basilicata ha bisogno di rafforzare la sua unità e non può
rinunciare alla necessità di identificarsi attorno ad una città forte, che
deve aprirsi al suo territorio e deve essere capace di guidarne i processi
di trasformazione. "Potenza Apre", questo acronimo, questa sigla,
questo slogan con significati plurimi riesce a definire un’immagine urbana
moderna, dinamica e propositiva, fa intendere una città che si guarda
attorno, che si apre, appunto, per riorganizzare il suo sviluppo.
Una prima immediata indicazione di una politica di
apertura verso il territorio, a smentire un luogo comune rispetto al quale
il comune capoluogo ha storicamente ricoperto il ruolo di accentratore, è
stata offerta con il Prusst (Programma di Riqualificazione Urbana e
Sviluppo Sostenibile del Territorio). È
un’esperienza imperniata nella ricerca di
aperture, nella costruzione di intese, nella definizione di più proficui
rapporti con tutti i possibili interlocutori per una politica urbana e del
territorio capace di recuperare e rilanciare il ruolo della città all’
interno di una nuova e più moderna visione di dinamica territoriale in grado
di coinvolgere sia i soggetti pubblici che quelli privati.
Il Prusst si configura
come una “primavera” prassi programmatoria che consente
l’applicazione anticipata degli indirizzi metodologici e
dei contenuti dettati dagli strumenti di
pianificazione e programmazione regionale. È stato, e rappresenta ancora,
una grande occasione per definire finalmente il dialogo
politico-amministrativo tra tutti i comuni dell’interland potentino, in
funzione di nuovi e più moderni strumenti di gestione del territorio che
superano lo stretto ambito comunale ed individuano sistemi locali più o meno
coesi all’interno dei quali diviene più efficace individuare e concretizzare
un‘azione strategica di sviluppo comune, pur nel rispetto delle originalità
dei propri percorsi di crescita.
Con il Prusst abbiamo
fatto tutto il possibile nella ristrettezza del tempo disponibile per
rispondere al bando predisposto dal Ministero; sicuramente si poteva fare di
più e meglio sul piano del coinvolgimento di altre municipalità,
adoperandoci a superare diffidenze e pregiudizi che trovano in tutti i
processi innovativi terreno fertile per prosperare. Si sarebbe potuta
allargare questa esperienza ad un interland più esteso, capace di
individuare un sistema locale ancora più forte intorno alla città che di per
se è vocata ad avere un sempre più definito riferimento territoriale.
Inizia il dialogo con l’hinterland
Nel Prusst sono
compresi i comuni di Potenza, Avigliano, Pietragalla, Acerenza, Oppido,
Vaglio, Brindisi di Montagna, Pignola, Abriola, Calvello, Anzi, Laurenzana,
Sasso di Castalda, Tito e Picerno ma indubbiamente anche altri comuni come
Ruoti, Cancellara, Filiano, Trivigno, Albano, Campomaggiore, Pietrapertosa
Castelmezzano, Balvano, Baragiano e Satriano che fanno parte di fatto del
sistema Potenza, non dovevano rimanere fuori del Prusst ed essere tirati
dentro con forza, con un convincimento politico capace di superare ogni
titubanza e diffidenza.
Ma il Prusst
rappresenta solo l’inizio di quel dialogo politico amministrativo e quindi
le nuove occasioni che stiamo costruendo consentiranno un opportuno e sicuro
allargamento del processo pianificatorio dell’intero interland. Già l’idea
di mettere in rete tutti i comuni interessati dal programma Prusst può
rappresentare l’ occasione di estendere anche agli altri la connessione per
attivare un’unica e coordinata gestione del territorio e delle risorse.
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Le Dolomiti di
Pietrapertosa |
Siamo convinti che i
principi fondamentali che devono rappresentare nella loro applicazione
contestuale e sinergica, il nuovo metodo programmatorio complessivamente
innovativo nella concertazione tra le amministrazioni locali interessate,
che è lo strumento per addivenire a scelte programmatorie condivise che si
basano sul rafforzamento della coesione delle articolate identità locali che
compongono il “sistema locale”; Tale concertazione va resa permanente
la negoziazione tra tutte le amministrazioni ed il tessuto
imprenditoriale per costruire le condizioni di uno sviluppo fondato sulla
valorizzazione delle potenzialità locali, sostenute da coerenti interventi
pubblici di infrastrutturazione; l’avvio di efficaci e comuni azioni
amministrative capaci di creare, da subito, le migliori condizioni operative
per avviare ed attuare gli obiettivi programmatici.
La città di Potenza svolge il ruolo di promotore
nell’avviare questo nuovo metodo programmatorio “dal basso"
che vede le pubbliche amministrazioni locali impegnate a costruire un
rapporto di fiducia e di adesione ad un progetto comune di sviluppo, in una
logica di reciproca collaborazione per creare per tutti più diretti vantaggi
derivanti dalla crescita della competitività territoriale.
Ed il sistema deve
necessariamente essere allargato, non solo alle amministrazioni locali,
bensì a tutti i soggetti privati, per farli partecipi dello sviluppo, per
spronarli se necessario, per indurre anche loro ad una rilettura più
ottimistica del territorio finalizzata ad incrementare le iniziative
imprenditoriali.
Da qui il ruolo della
Pubblica Amministrazione come esercizio di capacità direzionali orientate
alla crescita del sistema e non come mera erogatrice di spesa o depositaria
di sole competenze burocratiche.
La città di Potenza
apre la programmazione agli altri comuni.
E’ un'idea su cui
cominciamo a raccogliere le adesioni con la convinzione che il progetto del
nuovo sistema locale si definisce insieme, nel rispetto dei ruoli e della
autonomia amministrativa che ogni Ente ambisce a conservare. Oggi siamo
partiti con Comuni che hanno aderito al Prusst con i quali c’è già una
grande intesa, che comunque dobbiamo rafforzare, e c’è già un livello di
programmazione fortemente condiviso.
La definizione di uno
strumento urbanistico che superi gli stretti confini comunali e cominci a
rappresentare un unico grande momento di programmazione e gestione del
territorio lo si avverte ormai come indispensabile. Esso dovrà collocarsi,
ai sensi della nuova legge urbanistica regionale, tra il Piano Strutturale
Provinciale e quello Comunale, ovvero dovrà rappresentare la vera struttura
urbana dell’ambito interessato; ogni comune, poi, predisporrà il suo Piano
Operativo, il suo Regolamento Urbanistico nonché i Piani Attuativi senza
escludere la possibilità di predisporre anche questi in concertazione.
Quindi anche urbanisticamente "Potenza apre".
È tutto, ma può anche essere niente! Dipenderà da cosa sapremo costruire
attorno a questa idea, che già sento avere la forza di un progetto molto
determinato. Non vogliamo correre troppo, ma abbiamo già avviato tutte le
dovute riflessioni perché i grandi progetti vanno condivisi per essere poi
sostenuti, finanziati ed attuati.
“La città capoluogo - sostiene l’assessore
Graziadei - è pronta ad assumere il ruolo di riferimento per un territorio
ampio e variegato all’interno del quale ogni altra municipalità è chiamata a
partecipare. Tutto ciò che potevamo fare in proprio lo abbiamo già fatto,
sempre però con lo sguardo rivolto oltre i confini comunali. Mi riferisco
alla strumentazione urbanistica di dettaglio con particolare riferimento al
P.P. del C.S. nonché al Piano delle Campagne. Abbiamo più volte ripetuto che
il Centro Storico di Potenza non appartiene solo ai potentini ed anche il
territorio rurale della città va letto come un ambito sub-urbano di Potenza
a servizio di una comunità che da nord a sud, da est ad ovest gravita sulla
città e sulla sua capacità di offrire accoglienza e servizi.
Lo sviluppo delle aree
rurali, così come previsto nel piano delle campagne, approvato in questi
giorni dal Consiglio Comunale, è l’esempio eclatante dell’apertura della
città verso il suo interland. Le nuove aree produttive, le infrastrutture
quali la tangenziale, l’aeroporto, la caserma, il depuratore, la discarica,
il nuovo cimitero ed altre ancora rappresentano non solo l’attuazione del
Prusst bensì la chiara testimonianza che stiamo facendo sul serio e che
l’intesa con il territorio è reale e ci crediamo. La strumentazione
urbanistica è definita ma stiamo passando all’attuazione degli interventi
perché con i fondi del POR non abbiamo cambiato indirizzo e presto vedremo
la concretizzazione dei progetti attraverso le varie fasi di attuazione.
Con il Piano delle
Campagne abbiamo inoltre dato risposte sene e convincenti alle esigenze dei
cittadini. È uno strumento che
offre alle aree rurali le giuste opportunità per riscattarsi e recuperare
quel ruolo di maggior protagonismo nella definizione del complessivo
rilancio del territorio. È
stato indubbiamente il piano più partecipato della storia urbanistica
potentina, ma direi senza dubbio regionale”.
Ponte Musmeci porta architettonica della
città
Presso la Facoltà di
Ingegneria del Campus di contrada Macchia Romana, l’Università di Basilicata
ha ricordato Sergio Musmeci, progettista del ponte omonimo del ponte sul
fiume Basento, che rappresenta la porta architettonica della città di
Potenza.
Un momento importante e
significativo, nel corso del quale è stata ricordata la figura di Sergio
Musmeci, ingegnere-architetto “sui generis”, nato nel 1926, scomparso
prematuramente nel 1981, che ha sviluppato la sua attività professionale
alla progettazione di grandi strutture, fra cui (1970-1971) lo sviluppo
dell’analisi struttrurale del Grattacielo Elicoidale ideato nel 1968 da
Manfredi Nicoletti. Il dibattito svoltosi nel corso della intensa giornata
culturale vissuta presso l’ateneo lucano, è stato coordinato da Carmela
Petrizzi, architetto della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali
della Basilicata, autrice di un approfondimento sul “Ponte Musmeci”
realizzato nel capoluogo regionale, apparso sulla rivista “Basilicata
Regione” dell’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale, diretta dal
giornalista Donato Pace, capo di detto ufficio e direttore responsabile
della rivista.
La realizzazione del
ponte Musmeci a Potenza, alla fine degli anni ‘60, scrive l’arch. Carmela
Petrizzi, ha suscitato non poche argomentazioni di discussione e non pochi
sono stati gli imprenditori che, a livello locale, hanno inizialmente
ostacolato la costruzione dell’opera che pur si rendeva necessaria in un
contesto urbano in rapida evoluzione. In una realtà territoriale,
storicamente caratterizzata per lo spiccato sviluppo agricolo, dove
mancavano le premesse per uno sviluppo diversificato della area, mancavano
le grandi infrastrutture di viabilità e difficoltosi erano i collegamenti
rapidi con i centri economici e di mercato, il Consorzio Industriale di
Potenza si era reso artefice di una radicale trasformazione delle condizioni
di vita del capoluogo e del suo assetto urbanistico.
Nell’arco degli anni ‘60, il rapido sviluppo della
zona industriale sorta lungo le rive del Basento e la presenza delle
numerose aziende, grandi e piccole, che occupavano oltre cinquemila addetti,
avevano modificato radicalmente l’assetto della città che assunse i
caratteri di un polo industriale. Il collegamento tra il nuovo insediamento
dell’area industriale e la città era ostacolato dalla presenza della linea
ferroviaria Napoli - Potenza - Taranto che veniva utilizzata per il transito
dei treni di linea, per lo smistamento dei carri merci e per la
movimentazione delle locomotive. Erano pertanto frequenti lunghe soste
obbligatorie in prossimità dei passaggi a livello che pregiudicavano la
necessaria celerità di tutti i servivi e creavano notevoli congestioni di
traffico veicolare.
Sulla base di queste
motivazioni, il presidente del Consorzio Industriale, comm. Gino Viggiani,
dirigente del Ministero Agricoltura e Foreste che aveva già dimostrato
spiccate capacità manageriali nei vari incarichi a lui affidati, si fece
promotore dell'iniziativa di costruire un ponte che, sorpassando il Basento
e la linea ferroviaria, mettesse in collegamento diretto l’area con la
città. Sotto la presidenza Viggiani, fermamente convinto di dover sostenere
la costruzione di una struttura importante, non solo sotto il profilo
funzionale, ma di per sé significativa e capace di qualificare l’accesso
alla città, il Consorzio Industriale realizzò l’opera che può senz’altro
considerarsi tra le più rappresentative della cultura architettonica del XX
secolo e che sarebbe diventata un esempio da manuale per molti studenti: il
Ponte Musmeci...
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Il comm. Gino Viggiani,
quarto da sinistra, presidente del Consorzio Industriale di Potenza,
ripreso in una foto della fine degli anni '60 alla Ponteggi Dalmine |
Nei primi anni 70l’
opera era già realizzata e, cosi come preventivato, i maggiori costi di
costruzione erano stati compensati dall’economicità della forma strutturale.
Il progetto originario prevedeva anche opere di sistemazione dell’ area
sottostante e la realizzazione di un percorso pedonale di collegamento tra
le due sponde del Basento che doveva svilupparsi sulla volta sinusoidale, al
di sotto del’impalcato.
Tali opere, però, non
sono state realizzate, e, nel frattempo, nell’area sottostante al ponte e in
tutta la zona circostante, sono state realizzate opere edilizie ed
infrastrutturali diversificate e poco qualificate. Allo stato attuale,
quindi, si ripropone la necessità di un nuovo dibattito che offra spunti per
un’ attenta riflessione su ciò che ancora è possibile fare per la generale
sistemazione dell’area e per la valorizzazione del ponte. Pertanto, solo la
definizione di un obiettivo comune può ancora incidere in maniera
significativa sull’assetto urbanistico di una zona che caratterizza
l’accesso principale alla città. Se tale obiettivo ha come presupposto la
riqualificazione del contesto, si potranno prevedere e realizzare anche le
necessarie opere di completamento e di sistemazione paesaggistica che
migliorino e completino la fruibilità dell’opera di Musmeci.
Arch. Carmela
Petrizzi
Arch. Carmela Petrizzi - "Basilicata Regione Notizie"
nr. 104 anno XXVIII - Maggio, 2003 |