CITTA' IN CONTROLUCE
La splendida collina di Montereale
A sud-ovest di Potenza c’è la collina di Montereale
terminante in un breve spiazzato che supera 800 metri d’altitudine. Il
fianco nord-est dei colli forma una specie di poggetto che non oltrepassa
760 metri: la depressione, abbastanza accentuata fra la città e la località
di Montereale, è stata in piccola parte colmata nel 1837 dall’opera
dell’uomo, quando alcuni cittadini chiesero il permesso di costruire delle
case sulla via di Montereale, impegnandosi a riempire di dodici palmi
(corrispondenti a metri 4,17) la sella fra le due colline di Montereale e di
Potenza, onde rendere più agevole l’accesso su Montereale. Attualmente, è
sorpassata da un viadotto che facilita le. comunicazioni fra la città ed il
parco impiantato su Montereale da circa venti anni.
Negli anni ‘50, Parco Montereale, è stato uno dei
principali punti di riferimento della città di Potenza: per i bambini, che
avevano grande libertà di scorrazzare negli spazi esistenti, non essendoci
l’incombente pericolo dell’intenso traffico, che, ai giorni nostri,
rappresenta la grande piaga di uno dei polmoni verdi della città; per
l’utenza in generale che vedeva nella tranquilla zona uno dei pochi luoghi
in cui incontrarsi in un paesaggio incontaminato, ricco di verde e di luce.
Il “verde” presente nella Pineta di Montereale
subisce però nel tempo un duro contraccolpo a causa, principalmente, della
realizzazione della piscina comunale coperta, una struttura che fa acquisire
una nuova dimensione, e non solo a livello sportivo, alla città di Potenza,
preceduta da una forte contestazione da parte dei numerosi abitanti della
zona in quel lontano aprile del 1974.
Nella circostanza, si scatena una vera e propria
campagna a sostegno dei cittadini di Parco Montereale da parte della stampa.
Segnatamente da parte de “Il Mattino” che con un
appropriato titolo: “Suona la campana a morte per 400 alberi della Pineta di
Montereale”, prende posizione sulla delicata questione. Il quotidiano
partenopeo è l’unico a battersi su questo fronte.
Il Comune di Potenza, allora presieduto dal Sindaco
Antonio Bellino, non molla. Decide di mettere in cantiere il progetto
approvato e così, il 7 aprile del 1974, al posto di un vecchio baraccone
della stessa civica amministrazione potentina adibito a deposito, sorge la
piscina, ideata nel 1961.
La pineta è anche luogo di puro e sano
divertimento. Grazie all’iniziativa di un imprenditore locale, Toruccio
Giugliano, sorgono alcuni campi di bocce, bar e dancing, realtà quest’ultima
che ispira a Mario Albano la poesia “La pineta di Montereale e la piscina.
Non solo dancing fra coppiette dell’epoca, ma anche
una concreta occasione per iniziative promozionali di spessore che
richiamano l’attenzione della gente costituendo motivo di svago e di sano
divertimento. L’elezione delle “miss” costituisce, a cavallo degli anni ‘50
e ‘60 motivo di grande attenzione, soprattutto durante il week-end.
Vetrina per liberi artisti
Parco Montereale fu anche il luogo che consentì la
libera espressione di artisti dilettanti che hanno lasciato il segno nella
storia culturale della città. Fra questi il compianto Rocco Tulipano,
titolare della sala da barba situata in Piazza Sedile che faceva angolo con
la tabaccheria Mancusi.
Un localino accogliente, pulito e sempre alla moda
ma, soprattutto, “caldo”, di quel calore umano che solo Rocchino, per virtù
innate e coltivate, sapeva donare. Un uomo di una eleganza accurata ma
sobria e decorosa e mai affrettata, aveva intelligenza viva e multiforme.
Queste non comuni virtù, Rocco Tulipano le trasferì
nell’ arte.
Fu animatore di concertini, recital, commedie e fu
lui stesso protagonista ed attore, cosi riferisce Francesco Galasso nel suo
libro “Potenza nei ricordi e nelle immagini”. Gli fu congeniale la musica
leggera e la commedia dialettale, ma seppe andare anche più in alto nelle
esecuzioni musicali come nella recitazione. Ebbe seguito di pubblico e fece
pubblico ogni volta che comparve con uno strumento in mano, da solo o in
orchestra, ogni volta che comparve su un palcoscenico, sia per il semplice
«sketch” o per il monologo, sia come protagonista di una commedia. Ebbe
seguito anche di giovani e ragazzi, di suoi coetanei, che si affiancarono a
lui per collaborare, per imparare da lui, per imitarlo.
Tonino Larocca, Gerardo Crisci, Gigino La Bella,
Peppuccio Di Bello, Dino Bavusi, per fare dei nomi che, non a caso, trassero
da lui l'ìspirazione e l’amore per il teatro, il coraggio di presentarsi in
pubblico, la volontà per la preparazione, la forza per i sacrifici da
sopportare, il piacere dell’applauso. Ed i Larocca, Crisci e gli altri, per
tanti anni, hanno riempito la scena con apprezzate commedie in vernacolo
potentino. Gli ultimi “testimoni” di questo impegno socio-culturale, sono
Dino Bavusi, che ha come inseparabile partner, sulla scena come nella vita
di ogni giorno, Melma Caggiano, Dino Lagrotta, Gigino La Bella. Quest’ultimo
ha testimoniato il suo impegno in favore del vernacolo potentino anche con
un libro “La rivolta dei vicoli” con presentazione del giornalista e
scrittore Lucio Tufano.
Anna Armignacco - “Potenza, ricerche di
geografia urbana”
L’elezione di “Miss Cinema” scatena la vena
poetica di Mario Albano che compone una omonima poesia, inclusa nel suo
libro “Cuntana D'Aprile” e che costituisce una preziosa testimonianza di
quell’epoca.
Elezione “Miss Cinema”
“Addò give sàbbete, cummara,
te veriette tutta 'ndulettara,
cu vesta scullara e cu lu scialle,
chè giste alla Pineta p’ lu balle?”.
“Bè da d’ò te vene; pecchè strisse,
giett’ a la Pineta pe’ la Misse”.
“Nunn’è ca ie vuoglie critecà
ma la Misse la puterne fà,
mo l'hai fatte, qui, sti figliuledde,
una è bona e tre sò cuppetiedde”.
“Cuoppe! Cummà, ma chi m’ammacche,
gn’erene, benèrìa, cert’ stacche,
‘mpustare, tutt’ bone e d’presenza,
e, modestamente, d’ Putenza.
Ma la giuria, pe’ esse ‘chiù curtesa,
pe’ Missa, gese a scieglie ‘na Baresa.
Però, ‘chi t’aggia di, cummara mia,
tutt’ vesture a moda e fantasia;
gn’era ha vesta a fiore, de rasone,
era fatta a specia de pallone
ca se strengia sott’a li genocchie,
a forma de randinie, de pannocchie,
pò ‘na vesta a sacche, tutta dritta,
sova sbracciar’ e sotte li merlette;
la veretà... fasciette ‘na feura!
le l’era piglià pe’ 'na parura”.
“Ma gn’era pure lu presentatore?”.
“Dasciamme gì, cummà, s’offend’ Salvatore!
Tenemme d’acqua bona e l’aria fina,
penzamme giorne, giorne p’ campà”
Mario Albano
Mario Albano -
Stamperia Santa Lucia (Roma)
“Cuntana D’Aprile”
- Design Mario Dell’Arco - Genzano di Roma -
Estate 1984 |