PINO GENTILE
 - La Città delle scale
 

- Capitolo XIX -


CITTA' IN CONTROLUCE

CITTA' IN CONTROLUCE
 

La splendida collina di Montereale

A sud-ovest di Potenza c’è la collina di Montereale terminante in un breve spiazzato che supera 800 metri d’altitudine. Il fianco nord-est dei colli forma una specie di poggetto che non oltrepassa 760 metri: la depressione, abbastanza accentuata fra la città e la località di Montereale, è stata in piccola parte colmata nel 1837 dall’opera dell’uomo, quando alcuni cittadini chiesero il permesso di costruire delle case sulla via di Montereale, impegnandosi a riempire di dodici palmi (corrispondenti a metri 4,17) la sella fra le due colline di Montereale e di Potenza, onde rendere più agevole l’accesso su Montereale. Attualmente, è sorpassata da un viadotto che facilita le. comunicazioni fra la città ed il parco impiantato su Montereale da circa venti anni.

 

Negli anni ‘50, Parco Montereale, è stato uno dei principali punti di riferimento della città di Potenza: per i bambini, che avevano grande libertà di scorrazzare negli spazi esistenti, non essendoci l’incombente pericolo dell’intenso traffico, che, ai giorni nostri, rappresenta la grande piaga di uno dei polmoni verdi della città; per l’utenza in generale che vedeva nella tranquilla zona uno dei pochi luoghi in cui incontrarsi in un paesaggio incontaminato, ricco di verde e di luce.

Il “verde” presente nella Pineta di Montereale subisce però nel tempo un duro contraccolpo a causa, principalmente, della realizzazione della piscina comunale coperta, una struttura che fa acquisire una nuova dimensione, e non solo a livello sportivo, alla città di Potenza, preceduta da una forte contestazione da parte dei numerosi abitanti della zona in quel lontano aprile del 1974.

 

Nella circostanza, si scatena una vera e propria campagna a sostegno dei cittadini di Parco Montereale da parte della stampa.

Segnatamente da parte de “Il Mattino” che con un appropriato titolo: “Suona la campana a morte per 400 alberi della Pineta di Montereale”, prende posizione sulla delicata questione. Il quotidiano partenopeo è l’unico a battersi su questo fronte.

 

Il Comune di Potenza, allora presieduto dal Sindaco Antonio Bellino, non molla. Decide di mettere in cantiere il progetto approvato e così, il 7 aprile del 1974, al posto di un vecchio baraccone della stessa civica amministrazione potentina adibito a deposito, sorge la piscina, ideata nel 1961.

 

La pineta è anche luogo di puro e sano divertimento. Grazie all’iniziativa di un imprenditore locale, Toruccio Giugliano, sorgono alcuni campi di bocce, bar e dancing, realtà quest’ultima che ispira a Mario Albano la poesia “La pineta di Montereale e la piscina.

 

Non solo dancing fra coppiette dell’epoca, ma anche una concreta occasione per iniziative promozionali di spessore che richiamano l’attenzione della gente costituendo motivo di svago e di sano divertimento. L’elezione delle “miss” costituisce, a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 motivo di grande attenzione, soprattutto durante il week-end.

 

 

 

 

Vetrina per liberi artisti

 

Parco Montereale fu anche il luogo che consentì la libera espressione di artisti dilettanti che hanno lasciato il segno nella storia culturale della città. Fra questi il compianto Rocco Tulipano, titolare della sala da barba situata in Piazza Sedile che faceva angolo con la tabaccheria Mancusi.

 

Un localino accogliente, pulito e sempre alla moda ma, soprattutto, “caldo”, di quel calore umano che solo Rocchino, per virtù innate e coltivate, sapeva donare. Un uomo di una eleganza accurata ma sobria e decorosa e mai affrettata, aveva intelligenza viva e multiforme.

 

Queste non comuni virtù, Rocco Tulipano le trasferì nell’ arte.

Fu animatore di concertini, recital, commedie e fu lui stesso protagonista ed attore, cosi riferisce Francesco Galasso nel suo libro “Potenza nei ricordi e nelle immagini”. Gli fu congeniale la musica leggera e la commedia dialettale, ma seppe andare anche più in alto nelle esecuzioni musicali come nella recitazione. Ebbe seguito di pubblico e fece pubblico ogni volta che comparve con uno strumento in mano, da solo o in orchestra, ogni volta che comparve su un palcoscenico, sia per il semplice «sketch” o per il monologo, sia come protagonista di una commedia. Ebbe seguito anche di giovani e ragazzi, di suoi coetanei, che si affiancarono a lui per collaborare, per imparare da lui, per imitarlo.

 

Tonino Larocca, Gerardo Crisci, Gigino La Bella, Peppuccio Di Bello, Dino Bavusi, per fare dei nomi che, non a caso, trassero da lui l'ìspirazione e l’amore per il teatro, il coraggio di presentarsi in pubblico, la volontà per la preparazione, la forza per i sacrifici da sopportare, il piacere dell’applauso. Ed i Larocca, Crisci e gli altri, per tanti anni, hanno riempito la scena con apprezzate commedie in vernacolo potentino. Gli ultimi “testimoni” di questo impegno socio-culturale, sono Dino Bavusi, che ha come inseparabile partner, sulla scena come nella vita di ogni giorno, Melma Caggiano, Dino Lagrotta, Gigino La Bella. Quest’ultimo ha testimoniato il suo impegno in favore del vernacolo potentino anche con un libro “La rivolta dei vicoli” con presentazione del giornalista e scrittore Lucio Tufano.

 

Anna Armignacco - “Potenza, ricerche di geografia urbana”

 

 

 

 

L’elezione di “Miss Cinema” scatena la vena poetica di Mario Albano che compone una omonima poesia, inclusa nel suo libro “Cuntana D'Aprile” e che costituisce una preziosa testimonianza di quell’epoca.

 

 

Elezione “Miss Cinema”

 

“Addò give sàbbete, cummara,

te veriette tutta 'ndulettara,

cu vesta scullara e cu lu scialle,

chè giste alla Pineta p’ lu balle?”.

“Bè da d’ò te vene; pecchè strisse,

giett’ a la Pineta pe’ la Misse”.

“Nunn’è ca ie vuoglie critecà

ma la Misse la puterne fà,

mo l'hai fatte, qui, sti figliuledde,

una è bona e tre sò cuppetiedde”.

“Cuoppe! Cummà, ma chi m’ammacche,

gn’erene, benèrìa, cert’ stacche,

‘mpustare, tutt’ bone e d’presenza,

e, modestamente, d’ Putenza.

Ma la giuria, pe’ esse ‘chiù curtesa,

pe’ Missa, gese a scieglie ‘na Baresa.

Però, ‘chi t’aggia di, cummara mia,

tutt’ vesture a moda e fantasia;

gn’era ha vesta a fiore, de rasone,

era fatta a specia de pallone

ca se strengia sott’a li genocchie,

a forma de randinie, de pannocchie,

pò ‘na vesta a sacche, tutta dritta,

sova sbracciar’ e sotte li merlette;

la veretà... fasciette ‘na feura!

le l’era piglià pe’ 'na parura”.

“Ma gn’era pure lu presentatore?”.

“Dasciamme gì, cummà, s’offend’ Salvatore!

Tenemme d’acqua bona e l’aria fina,

penzamme giorne, giorne p’ campà”

 

Mario Albano

 

 

Mario Albano - Stamperia Santa Lucia (Roma)

“Cuntana D’Aprile - Design Mario Dell’Arco - Genzano di Roma - Estate 1984

 

 

 

 

[ Mailing List ] [ Home ] [ Scrivici ]

 

 

.