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Antonio Maria Cervellino - KÉRYGMA
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BREVI CONSDERAZIONI SULLA VALIDITA' DEGLI AFFRESCHI


È risaputo che dal 1200 in poi, nel periodo corrispondente a quello in cui hanno operato in Lucania i Monaci Basiliani, sono tante le opere d'Arte Sacra realizzate in Italia. Basta vedere i Mosaici della Basilica di San Marco risalenti a questa data (1200-1220) che stilisticamente sono un campione di forti commistioni tra l'Arte orientale e quella occidentale-romana. (Enc. UTFT Cronologia Universale - pag 361) Ma, oltre a quanto sopra, altre opere come affreschi, sculture ed architetture hanno visto gli albori in quel periodo e chiaramente tali opere sono committenze di Papi, Principi e Regnanti ed è giusto che oggi e sempre vengano ammirate per il loro intrinseco valore e perché eseguite da famosi e noti artisti dell'epoca, Ma un'opera, nel nostro caso, un affresco eseguito con scarsi mezzi ed in luoghi, non dico ingrati, ma quasi essendovi allora soltanto acqua ed ortaggi (da coltivare) come garanzia di sopravvivenza per poveri immigrati è altrettanto giusto che tale opera venga ugualmente da tutti conosciuta ed ammirata nonché divulgata in Italia e nel Mondo. In fondo il suo Messaggio è in sintonia con Quelli delle grandi firme di artisti noti e famosi in tutto il mondo. Anche se qui non c'è grandezza per i nostri Monaci Basiliani qui palpita di loro un'intensa spiritualità anche se "l'espressività degli affreschi tende a sconfinare nel grottesco" come afferma la Dott. Rosa Villani in una nota critica la quale in fondo, non nega al "ciclo Cristologico un linguaggio schietto ed immediato, pur moltiplicandosi le deformazioni formali". E proprio questo linguaggio immediato che attrae il visitatore a primo acchitto, allontanandolo da considerazioni critiche, anche se giuste, lo conduce subito a fruire il suo personale godimento spirituale. A volte personaggi di un certo spessore si recano a S. Antuono in visita agli affreschi e non mancano fra questi coloro che, un pò per vanità, un pò per ostentare le loro personali conoscenze storiche ed artistiche, esprimono discutibili giudizi. Un'osservazione che ormai è diventata luogo comune e che spesso viene presentata con parole dotte è la seguente: "bello questo pannello, stupenda quella scena... si nota subito che in questi affreschi c'è l'assimilazione dei due stili artistici, occidentale ed orientale". Bene, più e più volte è stato ribadito loro ed a tanti altri che tale assimilazione dei suddetti stili è avvenuto altrove in Italia, ma non in Lucania per motivi storici, politici e geografici (5). Allora al di là degli stili artistici, se fusi o meno tra di loro, al di là delle influenze catalane, culturali ed etniche, cos'è che affascina l'appassionato visitatore, stimolandolo addirittura a formulare giudizi personali sull'opera? È appunto quell'immediatezza sopraccitata dalla Signora Rosa Villani, è quel getto iniziale dettato all'artista dalla sua intima gioia di diffondere la "Buona Novella" con i suoi scarsi mezzi e le sue preziose conoscenze È, infine, la certezza, quale creatore delle immagini, di sentirsi l'umile, ma valido mezzo nel bandire il sofferto Messaggio di Fede che, proiettato nel futuro, continuerà il Suo cammino nella Storia dell'Umanità. Quindi, anche se profano, I'attento visitatore non può non fruire quel momento magico che gli viene da ciò che guarda e ammira e se lo si avvicina e gli si domanda chi è l'autore dell'opera, forse risponderà: "io lo conosco, perché vedo la sua firma negli affreschi 
5) Per chi volesse approfondire le proprie conoscenze su queste notizie riscontri le "Brevi considerazioni sulla pittura medievale in Lucania" presentate a Melfi nel 1969 nel Convegno su "Dante e la cultura Sveva" dal prof. Pietro Borraro. 
Ugualmente per chi volesse saperne di più sugli affreschi, si rivolga all'Archivio storico per la Calabria e la Lucania per le notizie sui "Resti di un ciclo evangelico, affreschi della Kripta di Sant'Antuono in Oppido Lucano" del 1962 di Alba Medea.

 

 

 

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