IL TEATRO
COMUNALE
Consultando il manoscritto di Vincenzo Valinoti Latorraca "Monografia
storica della città di Moliterno" l'Archivio Storico Comunale e gli scritti
del Racioppi abbiamo appreso, con notevole soddisfazione, che Moliterno
aveva il privilegio di possedere un teatro, sin dal 1770.
Esso era situato all'estremità dell'abitato, verso sud est, nella contrada
oggi chiamata "Pietra Lunga", che, nel passato, era detta dell'"Olmo" e poi
di "San Domenico" su di un terreno concesso gratuitamente dai padri
Domenicani. Fu costruito nel 1770, a spese dei cittadini di Moliterno,
mediante pubblica colletta.
L'edificio era formato da una vasta platea, con un comodo palcoscenico e da
due stanze, che erano utilizzate come spogliatoio e ripostiglio. La platea
era lunga venti metri, larga nove metri e alta sette metri; il palcoscenico
era lungo nove metri per ogni lato e alto otto metri; le due stanze annesse
erano modeste e spoglie.
Si entrava nel teatro da tre porte, delle quali, due immettevano nella
platea, la terza, che sporgeva sulla via Piagge, comunicava direttamente con
il palcoscenico. La porta principale, che accedeva alla platea, e che si
apriva sull'antistante spazio pubblico, aveva gli stipiti in pietra da
taglio. Gli spettatori pagavano l'ingresso presso l'entrata situata accanto
alla platea.
Diversi affreschi abbellivano il teatro, quelli sulle pareti accanto
all'entrata principale nella platea raffiguravano San Domenico e San Nicola
e furono commissionate dai monaci, con l'intento di moderare il linguaggio
dell'attore Pulcinella, che spesso risultava scurrile.
Sulla porta principale, inoltre, era stata dipinta una balaustra e diversi
medaglioni, che le intemperie non hanno reso più visibili, sin dalla fine
del secolo scorso. Lo scenario del palcoscenico aveva la tela principale che
raffigurava una veduta del castello del paese, alla quale nel 1867 fu
sostituita un'altra raffigurante la Commedia, che era stata rappresentata,
mediante figure simboliche, opera del grande pittore, nostro concittadino,
Michele Tedesco. Anche le pareti del palcoscenico erano abbellite con figure
ed iscrizioni a grafite, eseguite minuziosamente ad inchiostro.
Una delle iscrizioni riportava i nomi dei cittadini, che maggiormente
avevano contribuito alla costruzione del teatro, ma questa é scomparsa,
poiché distrutta dal tempo. Sulla porta principale, inoltre, vi era una
pietra con sopra incisa un'iscrizione in latino: "Teatrum virtutis
monumentum et gloriae P. S. Dominici Guzman. Patroni maximi conservandum
censuit populas moliternensis A.P.V. 1762".
Il teatro fu aperto al pubblico, come si può dedurre da una pubblicazione
del Racioppi, il 4 Agosto 1773, festività del patrono San Domenico, con la
commedia "L'Amurat" del Cerlone, che aveva ottenuto molti successi nella
capitale. L'8 Settembre dello stesso anno fu rappresentata un'altra commedia
del Cerlone, in occasione della Festa della Madonna del Vetere. Ad entrambe
le rappresentazioni assistette il principe Gian Battista Pignatelli, con la
moglie ed i figli.
Nel teatro si esibivano sia compagnie di girovaghi che compagnie di attori
del posto, tra i quali ricordiamo il simpatico Pulcinella moliternese,
interpretato da Giuseppe Petrocelli, calzolaio, che nella vecchiaia divenne
custode del cimitero. Costui, pieno di ingegno e di attitudine alla
recitazione, con le sue argute facezie, dilettava e riprendeva il pubblico,
mettendo in evidenza i difetti ed i limiti più noti delle persone del posto,
svolgeva ciò, con tanto garbo, finezza e brio, che nessuno si dichiarava
offeso. Esisteva quindi un vero e proprio teatro dialettale, i cui copioni
sono andati completamente perduti.
Il Valinoti Latorraca ricorda tra gli attori anche il generale Giovanni
Parisi, morto nel 1817, il quale risultava molto simpatico al pubblico,
anche quando interpretava dei ruoli difficili, grazie al suo spirito
energico e ricco di ingegno ed alla sua esuberante vitalità.
Riportiamo integralmente un decalogo, inciso nel teatro, che suggeriva agli
attori dei consigli essenziali da rispettare, per una perfetta
interpretazione dei loro rispettivi ruoli:
Avvisi a ben recitarsi
1) Il suggeritore non si faccia udire dagli ascoltatori.
2) L'attore stia in carattere, e fermo col corpo e coi piedi.
3) Si gesta con la mano destra, raro con la sinistra, e con ambe, se impeto
di collera e esclamazione lo richiedesse, e con la quale incomincerà, con
quella il periodo terminar deve.
4) Badi con chi fa scena, da cui non si distragga con gli occhi e con la
mente.
5) Reciti con voce ferma e nasale; adagio ma non troppo, e si badi
soprattutto alle ultime sillabe.
6) Fuori cantilena e declamazione.
7) Cangi voce e gesti secondo il senso della parola.
8) Cambisi ed accelerasi la voce nelle parti di forza.
9) Chi fa da donna stia col petto all'udienza.
10) Stiasi accorto all'uscire ed all'entrare di scena ed avrà il viva.
(1775)
Dopo il 1860 il teatro fu utilizzato spesso come caserma per le truppe e
poi, annualmente, come sala dove si effettuavano i comizi elettorali, per
cui fu anche spesso campo di aspre lotte cittadine.
Siccome il teatro, nel 1845, risultava abbastanza deteriorato,
l'Amministrazione Comunale di quel tempo vi effettuò dei lavori di
riparazione. Nel 1890 la struttura del teatro si deteriò ulteriormente e,
per l'incuria delle Amministrazioni di quel tempo, cadde completamente in
rovina. Il Regio Commissario Straordinario, nel Consiglio Comunale, che si
svolse nel giugno del 1898, per ragioni di sicurezza, ordinò la demolizione
dell'intera tettoia, che già in gran parte era crollata. Il Valinoti
Latorraca, nei primi mesi del 1899 per ragioni di sicurezza, fece abbattere
le pareti pericolanti e inoltre fece collocare lo stemma, che abbelliva la
porta principale, tra il palazzo Municipale ed il convento di Santa Croce. |