INTRODUZIONE
Intorno alla politica dell'intervento pubblico dello Stato, in ordine allo
sviluppo economico italiano, la storiografia è venuta delineando una serie
di interpretazioni abbastanza varie e diversificate.
Oltre alle ormai classiche posizione di Sereni e di Romeo, sulla politica
perseguita dallo Stato dopo l'Unità per la creazione di infrastrutture (1),
vanno sottolineate le diverse letture storiche emerse in merito alla
politica dell'intervento pubblico in età giolittiana. La legge speciale del
1904 per la Basilicata sarà, in sostanza, il primo, in ordine di tempo, di
una serie di interventi statali, che saranno successivamente indirizzati
verso le altre aree Meridionali quali Napoli ( nel 1904) e la Calabria nel
1906 (2).
Al di là dei singoli dibattiti, non c'è dubbio che l'area lucana può
rappresentare un campione di notevole interesse per lo studio dei tempi e
dei modi in cui si attuò la presenza statale in una zona del Mezzogiorno, e
non in ultimo per l'analisi delle posizioni in merito assunte dalle classi
dirigenti e dalle forze politiche locali.
L'età giolittiana contribuì al sorgere di orientamenti più moderni nella
Basilicata, con la legge speciale del 1904 che inaugurava la grande stagione
del riformismo giolittiano a favore del Mezzogiorno. Si sarebbe in questo
modo aperto il periodo delle leggi speciali, una stagione ricca di luci e di
ombre, nonché di contrasti i di nodi interpretativi che una attenta
storiografia sta cercando di dipanare. La legislazione speciale viene vista
come il primo intervento frammentario dello Stato che troverà la sua
realizzazione più organica nel secondo dopoguerra con la Cassa per il
Mezzogiorno (3).
Da una parte si mette in evidenza positivamente la nuova strategia volta al
riassetto idrogeologico del Sud (4), dall'altra alcuni studiosi sulla scia
della polemica antistatale del meridionalismo liberista hanno sottolineato
la sperequazione tra gli strumenti predisposti e la realtà socioeconomica in
cui essi intendevano operare (5).
Certo che la particolare situazione socio economica della Basilicata che,
all'inizio del secolo, presenta forti quote di terreni, abbandonati
all'interno e malarici lungo le coste, un tasso di analfabetismo del 75%
(inferiore solo a quello della Calabria), nonché un tasso di emigrazione fra
i più alti d'Italia (6) rende la regione uno dei centri privilegiati per i
finanziamenti pubblici nel settore delle infrastrutture.
L'ampio dibattito che si svolgeva a livello nazionale sulla "questione
meridionale" fu infatti stimolato nel 1902 dal viaggio del presidente del
Consiglio Zanardelli nel Mezzogiorno (7). Zanardelli si impegnò
personalmente in questo campo e, primo fra tutti i presidenti del consiglio
che l'avevano preceduto, si recò, benché vecchio, a visitare la Basilicata
nel settembre 1902 (8). L'iniziativa, con il viaggio effettuato in parte a
dorso di mulo, sollevò interesse e speranze. Nuove soluzioni furono proposte
da meridionalisti come Nitti, Fortunato e Ciccotti, per affrontare in
maniera realistica e complessiva il problema meridionale, che minacciava di
compromettere l'intera stabilità socio economica del paese.
Secondo Nitti, Napoli e la Basilicata rappresentavano due termini estremi
della questione meridionale, "la città popolatissima e la campagna
spopolata", mentre Fortunato scagliava i suoi strali contro l'assenza di
spirito imprenditoriale da parte della borghesia lucana. Le posizioni del
socialista potentino Ettore Ciccotti, unico rappresentante in parlamento del
socialismo meridionale si distaccavano dalle altre per la diversa ottica
politica. L'interpellanza, molto vasta e articolata, presentata nel 1902 col
titolo " La rovina di una Provincia e la politica italiana del governo",
metteva sotto accusa l'intera politica governativa meridionale e la sua
classe dominante e richiedeva lo sviluppo razionale e capitalistico
dell'agricoltura e un credito agrario agevolato (9) .
Il contatto tra Zanardelli e i lucani fu quasi sempre mediato dalla presenza
dei rappresentanti politici. Non a caso il viaggio del 1902 del presidente
del Consiglio in Basilicata e il progetto di legge speciale non
interessarono solo i grandi notabili, ma provocarono e fu un fenomeno
davvero nuovo per la Basilicata la mobilitazione di istituzioni,
associazioni e vasti strati sociali. Vi furono "memorandum" inviati al
governo da comuni, dalle società di mutuo soccorso e in alcuni casi anche
dai lavoratori agricoli ed artigiani, che costituirono una sorta di cahiers
de dolèances in cui si denunciavano vecchi mali e si esprimevano bisogni "
popolari" (10).
Il paese di Moliterno, di cui qui si pubblica il diario dell'incontro tra il
Sindaco e Giuseppe Zanardelli, nonostante avesse dato i natali a importanti
intellettuali come lo storico Giacomo Racioppi e Ferdinando Petruccelli
della Gattina, viveva tutti i problemi della montagna interna della
Basilicata. Il sindaco Vincenzo Valinoti Latorraca infatti accolse il
presidente del Consiglio con la famosa frase, "La saluto a nome di 3.000
moliternesi che sono emigrati e degli altri 5.000 che si apprestano a
partire" e chiese sgravi fiscali e sostegno per l'agricoltura e la
pastorizia.
In effetti, portate a termine, all'inizio del secolo, nella regione la
costruzione delle linee ferroviarie, la richiesta di un sostegno per opere
di carattere infrastrutturale, per sgravi fiscali sulla proprietà agricola e
per agevolazioni di vario genere risulterà sempre più pressante e sarà il
motivo dominante dei rapporti tra notabilato locale e governo centrale.
Queste richieste, alcune corporative, furono parzialmente accolte dal
legislatore. Del resto i liberali lucani Pietro Lacava e Michele Tonaca
parteciparono attivamente alla fase di preparazione della legge speciale del
1904, iniziando quell'indirizzo pedagogico nei confronti delle campagne che
caratterizzerà una parte delle posizioni dei liberali italiani nel Novecento
(11).
A scorrere le varie posizioni emerse dalla discussione in Consiglio
provinciale di Basilicata nel 1902 si riaffacciano, in altri termini, tutti
i nodi irrisolti e tute le contraddizioni della società lucana, già presenti
nel dibattito politico seguito all'unificazione: dall'assetto finanziario,
alla riforma fiscale; dalla questione demaniale alla scomparsa della piccola
e media proprietà, cardine, come è noto, del meridionalismo moderato (12).
Aveva iniziato la dura requisitoria al Consiglio provinciale di Basilicata,
il 23 aprile 1902, il presidente della deputazione Vincenzo Lichinghi,
sottolineando il nodo che interessava i "galantuomini", cioè la decadenza di
famiglie una volta ricche e agiate e la gravezza delle imposte (13). Anche
l'esito del dibattito non si scostava da una linea rivolta essenzialmente
all'adozione di provvedimenti speciali in favore della promozione di opere
pubbliche. Da questo punto di vista, come si è più volte rilevato da parte
di meridionalisti e storici, la legge speciale venne incontro a vecchie e
nuove esigenze della proprietà terriera.
Le leggi speciali sono state interpretate in vari modi, dalla storiografia;
da una parte si mette in rilievo come l'intervento dello Stato fu attuato
per tenere a freno le masse popolari, dall'altra, pur non trascurando i
motivi di ordine pubblico si evidenzia l'esistenza di un rapporto tra la
conquista del notabilato meridionale e la legislazione speciale (14). Vi
sono poi alcuni giudizi di condanna, volti a rimarcare i pesanti connotati
di classe del provvedimento, che avrebbe avuto il torto di lasciare
inalterati i rapporti di produzione (15). Certo è che alla vigilia
dell'approvazione della Legge speciale in Basilicata vi furono le pressioni
della grande proprietà per garantirsi sgravi fiscali, nuove condizioni di
stabilità sociale in seguito alla diminuzione di manodopera ed al rialzo dei
salari provocato dall'aumento dell'emigrazione. La relazione tecnica
dell'ingegnere Sanjuste commissionata da Zanardelli che si sofferma sulle
condizioni geopedologiche e sulla idrografia della regione fu accolta dal
governo '6, mentre la relazione sull'emigrazione di Ausonio Franzoni, che
spiccava per la capacità di analisi cruda e di denuncia aperta dei mali
della società lucana, fu successivamente censurata da Giolitti, che ne
impedì la pubblicazione sul "Bollettino dell'emigrazione" (17).
Significativamente, tutti i più importanti meridionalisti lucani, da
Fortunato a Nitti a Ciccotti, votarono contro la legge speciale.
Tuttavia, la legislazione speciale non ebbe solo questo significato. Il suo
impatto sulle strutture rurali lucane non fu, certo, rivoluzionario, ma
contribuì ad accelerare alcuni processi di differenziazione interna alla
regione. Al progetto di ricostruzione idroforestale della Lucania si
riconnettevano molteplici esenzioni fiscali. Era prevista la bonifica del
litorale ionico col duplice scopo del risanamento igienico e della
valorizzazione di nuove aree coltivabili. La stessa erogazione del credito
agrario imperniato sulla nuova Cassa provinciale di credito agrario, restava
subordinata in larga misura alla disponibilità dei proprietari ad eseguire
sui loro fondi opere d'irrigazione e di forestazione (18). Furono, cioè le
aree pianeggianti e più dinamiche, gravitanti sulle Puglie a beneficiare del
sostegno statale nell'espansione produttiva del primo quindicennio del
Novecento (19) . Dalle aree interne continuò invece l'emigrazione. La città
di Potenza però, per la presenza della burocrazia legata a quella attività
(nel capoluogo ebbe sede il "il Commissariato Civile" creato per provvedere
all'esecuzione delle opere pubbliche) diveniva centro "autonomo", oltre che
di conflitti sindacali, anche di dibattito economico politico e di
importanti "scelte di potere" che la differenziavano sempre più dalla
campagna circostante (20). Ma la legge permise anche la formazione di un
personale politico più competente, culturalmente più attrezzato ad
affrontare i problemi posti dalla modernizzazione dei servizi.
Il personale tecnico e burocratico, spesso legato a Nitti e a settori
riformatori, fu un protagonista importante nella vita delle nuove
istituzioni create dalla legge speciale (21).
In definitiva, nella legge finirono per confluire istanze contrastanti
dovute alle pressioni clientelari tipiche del notabilato politico locale.
Tuttavia, questo non intaccò la fisionomia unitaria del provvedimento,
centrata sulla sistemazione idraulico forestale (ripristino delle acque e
lavori di rimboschimento dei bacini montani). Il provvedimento va giudicato
non nella prospettiva diacronica "breve" ma con i più congrui parametri
storici della "lunga durata". Le realizzazioni furono parziali: opere di
bonifica, costruzioni di case coloniche, sviluppo della rete viaria, sgravi
tributari. Se misurato con le gracili risorse del bilancio e con
l'ortodossia liberale del tempo, assai prudente in materia di spesa
pubblica, questo progetto non risulta tuttavia di poco conto.
Gli interventi, pur non brillando per celerità di esecuzione (22) per la
prima volta dall'Unità, partirono all'interno di un progetto di sostegno ad
un'area arretrata, innestando un processo di lunga e difficile
modernizzazione.
Prof. Domenico Sacco Università degli Studi di Lecce
lll
1 Cfr.E.
SERENI, Capitalismo e mercato nazionale, Roma 1966, p.88 e R. ROMEO,
Risorgimento e capitalismo, Bari 1959, p. 97 e Id., Breve storia della
grande industria in Italia, Bologna, 1972, pp. 26 46
2 Per un quadro d'insieme dell'intervento speciale cfr. R. PETRI, La
frontiera industriale. Territorio, grande industria e leggi speciali prima
della Cassa per il Mezzogiorno, Milano,1990 e P. FRASCANI, Finanza, economia
ed intervento pubblico dall'unificazione affili anni Trenta, Napoli 1988
3 Cfr. A. LEPORE, La Questione meridionale prima dell'intervento
straordinario, Manduria Bari Roma 1991
4 G. BARONE , Mezzogiorno e modernizzazione, Torino 1986, pp. 14 20
5 Le posizioni negative della storiografa su un intervento basato
soprattutto sulle opere pubbliche sono condensate in A, ACQUARONE, L'Italia
giolittiana (1986 1915 ) vol. 1, Le premesse politiche ed economiche,
Bologna 1981, p 412, Non mancano polemiche sull'effetto perverso che
l'intervento dello Stato dello Stato avrebbe avuto nel plasmare un ambiente
sfavorevole allo sviluppo autonomo. Cfr. C. TRIGILIA, Sviluppo senza
autonomia. Effetti perversi delle politiche nel Mezzogiorno, Bologna 1992.
Infine viene sottolineata l'assenza di incentivi per favorire uno spirito
imprenditoriale privato: N. CALICE, Di alcune tendenze storiografiche sulla
modernizzazione, in "Bollettino storico della Basilicata" n. 4 , 1988, pp.
19 92
6 La Basilicata è l'unica regione italiana, ai primi del `900, a decremento
demografico. Sull'emigrazione delle regione cfr. S. LARDINO, Verso le terre
del riscatto: emigrazione e società in Basilicata nella relazione Franzoni
(1903, in Bollettino storico della Basilicata, n.5, 1989
7 A questo proposito si veda P. CORTI ( a cura di ) Inchiesta Zanardelli
sulla Basilicata 1902 , Torino, 1976. Qualche accenno anche in R. VILLARI (
a cura di ), Il sud nella storia d'Italia. Antologia della questione
meridionale, Bari 1972, vol. 1, PP. 388 ss.
8 Sul clima politico nel quale fu preparato il viaggio cfr. E. GENTILE,
L'Italia giolittiana, Bologna 1990 ( ed. or. Napoli 1977) , pp. 39 41. Sulla
figura di Zanardelli si veda R. CHIARINI, Giuseppe Zanardelli, Milano 1987
9 E. CICCOTTI, La rovina di una Provincia, in Id., Scritti e discorsi , a
cura di T. Pedio, Bari 1970, pp. 113 132
10 L'osservazione è di A. SINISI, Economia istituzioni agrarie e gruppi
sociali in Basilicata (1861 1914), Napoli 1989, p. 320
11 Sul dibattito politico in Basilicata per la legge speciale si veda N.
CALICE, Lotte politiche e sociali in Basilicata 1898 1922, Roma 1974, pp. 68
71 e D. SACCO, Forze politiche gruppi sociali e classe dirigente in
Basilicata tra Otto e Novecento, Manduria Bari Roma 1987, pp. 46 47 e 106
108
12 Cfr. Atti del Consiglio Provinciale di Basilicata del 1903, seduta del 23
aprile 1902, Potenza 1903
13 L'intervento di Lichinghi è riportato in V. VERRASTRO, Cento anni di vita
del Consiglio Provinciale di Basilicata, Potenza 1971, pp. 17 19
14 Per la prima posizione si veda G. CAROCCI, Giolitti e l'età giolittiana,
Torino 1971, p. 50; per la seconda cfr. F. BARBAGALLO , Stato, Parlamento e
lotte colitico sociali nel Mezzogiorno (1900 1914, Napoli 1980, pp. 146 e
158 159
15 Questa posizione sembra assumere Franco De Felice che individua nelle
leggi speciali dei provvedimenti atti a sviare " l'attenzione dal nodo
centrale " rappresentato dai rapporto tra proprietarie contadini e quindi
dalla riforma dei patti agrari. Cfr. F. DE FELICE, L'Età giolittiana, Torino
1980, p. 101
16 La relazione è stata pubblicata interamente da P. CORTI ( a cura di), Op.
cit. pp.73 128
17 A. FRANZONI, L'emigrazione in Basilicata ( bozze di stampa riservate a
S.E. il presidente del Consiglio dei Ministri Cav. Giuseppe Zanardelli,
Brescia 1903
18 Il testo della legge è in P. CORTI ( a cura di ) Op. cit., pp. 131 175
19 Sulla funzione per esempio, a questo proposito della Cassa provinciale di
credito agrario, si veda N. CALICE, Banche e Mezzogiorno negli anni della
.grande crisi, Matera 1984, pp. 39 42. Più in generale A.L. DENITTO, La
legislazione speciale per il credito agrario nel Mezzogiorno X1901 1911 1,
Lecce 1983
20 Per delle significative osservazioni sulle mutate funzioni delle città
meridionali ( Potenza prima della legge speciale può essere considerata
ancora un agro town) fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento,
che revisionano le tesi di Gramsci sul Mezzogiorno, come "grande campagna",
cfr. M. SAIJA, Le città meridionali. Stratificazione sociale e mercato del
lavoro, in AA.VV., Campagne e fascismo in Basilicata e nel Mezzogiorno,
Manduria 1981, pp. 105 113
21 E' il caso di Pasquale Indrio, che diresse la Cassa Provinciale di
credito agrario, riuscendo a raggiungere risultati positivi, ebbero un ruolo
rilevante anche Achille Nardi Beltrame, Cesare Cagli e il prefetto Vincenzo
Quaranta che fu commissario civile ( nomina governativa ) dal 1908 al 1914.
Sulla funzione e l'attività di questo personale tecnico, cfr. R. GIURA
LONGO, La Basilicata moderna e contem oranea, Napoli 1992, pp. 231 2135
22 Alcune volte, a causa di intralci burocratici, non si riuscirono a
spendere le somme preventivate, come attestano i dati delle relazioni dei
commissari civili pubblicate qualche anno dopo. Ctr. Relazione del
commissario civile per la Basilicata 1914 1916, Potenza 1916; Relazione del
commissario civile per la Basilicata 1916 1919, Potenza 1920 |