Domenico Cassini
Da Antonio Cassini, massaro di pecore, e Diana Metelli, contadina, onesti e
poveri cittadini moliternesi, nacque il 18 marzo 1777, Domenico Cassini,
secondogenito, rimasto orfano di padre all'età di tre anni. La madre si
risposò il 22 marzo 1782 con il negoziante Santo Lapadula, il quale ebbe
sempre cura paterna per i due figlioletti Giuseppe e Domenico Cassini.
II nostro Cassini mostrò sin dall'infanzia ingegno singolare e grande
vocazione per lo studio, si racconta infatti che egli, sin da piccino,
passava le notti a leggere.
Il suo maestro d'infanzia fu frate Ageslao Maragiati da Catanzaro, il quale
nel convento del Rosario, educava tutti i figlioli del popolo alla dottrina
cristiana. L'altro maestro della sua adolescenza fu D. Domenico Tempone, il
quale divenne anche suo padrino e protettore. La fortuna economica dei due
fratelli Cassini, dopo la morte del padre, si (imitava ad una piccola
casetta presso la chiesa della Trinità e ad un piccolo fondo in contrada
Fiumara.
Le sue qualità intellettuali e le cognizioni acquisite già all'età di 15
anni ebbe modo di approfondirle mediante un'adeguata istruzione. Nel 1793
venne a Moliterno il Vescovo Diocesano D. Bernardo della Torre, il quale
conosciuto il giovane, dopo averlo visto recitare una bellissima preghiera
in latino, ne, rimase così meravigliato, da invitarlo gratuitamente nel suo
seminario di Potenza, dove egli destò le meraviglie di tutti. Per lungo
tempo fu ossessionato dal pensiero del sacerdozio, ma ben presto depose
questo pensiero. Monsignor della Torre lo aiutò a trasferirsi a Napoli per
studiare diritto e, ben presto divenne avvocato dì grido e dopo qualche
tempo Presidente della Camera degli Avocati. Il Cassini, che in politica era
analitico, giunto a Napoli divenne noto come carbonaro, e quindi fu spesso
molestato dalla polizia. Andò dapprima in Sicilia, poi s'imbarcò con un
veliero e scese a Livorno, da qui passò a Pisa, dove continuò a studiare per
due anni. Come riuscisse a studiare e soprattutto a guadagnarsi da vivere
non si sa, alcuni sostengono che lavorasse presso il Marchese Donnaperna, ma
questa è un'ipotesi del tutto falsa visto che il Marchese era napoletano ed
i suoi possedimenti si limitavano al territorio napoletano; probabilmente
egli conobbe questo personaggio, ma solo in un periodo successivo,
esattamente nel 1802, quando il Marchese gli diede asilo e protezione presso
la sua abitazione. Stabilitosi quindi definitivamente a Napoli scrisse un
libro sul Diritto Papiniano, in cui, riunendo e commentando le leggi
attribuite ai sette re dì Roma, non gli piacque di giovarsi di quanto
l'erudizione alemanna, dopo Vico, aveva posto in luce. Tale libro però non
venne letto né comprato. Scrisse anche l'opera "Le Alligazioni Forensi" che
fu pubblicata postuma dal nipote Domenico Cassini.
Nel 1820 fu eletto deputato. Aveva fatto pratiche nello studio di Giosuè
Starace, dove acquistò profonda conoscenza del Diritto feudale. Fra te tante
pratiche, rimane la sua difesa per i Comuni dì Marsiconuovo, Moliterno,
Picerno, Sarconi e San Chirico Raparo.
Dopo un'arringa, tracannando acqua e limone, morì improvvisamente, chi dice
di veleno, chi di colera nel 1837.
Domenico Cassini non fu soltanto un grande avocato, ma anche e soprattutto
un grande gentiluomo.
lll
Giovanni
Parisi
Giovanni Maria Francesco Parisi nacque a Moliterno il 25 marzo 1780 da
Michele Giuseppe Parisi ed Isabella Caiafa. Fu educato a Napoli
nell'Accademia Militare dalla quale uscì con il titolo di sottotenente di
cavalleria.
Nel 1805 abbandonò la carriera delle armi per studiare Giurisprudenza.
Tornato a Moliterno, fu nominato capo della Guardia Civica e conservò questo
titolo fino al 1815. Egli era molto preparato sia nel campo militare che
giuridico, fu un ottimo tiratore ed amava i cavalli e fa caccia. Rese,
inoltre, notevoli servigi a Moliterno ed ai paesi circostanti, per quanto
riguarda l'ordine pubblico. Egli, quando si insediò, trovò una guardia
civica demoralizzata e corrotta, composta per la maggior parte da
facinorosi, e la trasformò in una compagnia regolarmente militarizzata ed
ubbidiente alla disciplina e all'ordine. La guardia civica di Moliterno,
all'inizio, era composta da un centinaio di soldati, ma, da! 1806 al 1812,
siccome fu trasformata in Legione distrettuale, fu composta di altri
cinquecento uomini tra i ventuno e i cinquanta anni. Tra il 3 e il 4 agosto
dei 1806 il Comandante Parisi, con l'appoggio di un gruppo di volontari
francesi e della Legione Civica, accerchiò Sarconi e represse
un'insurrezione. Il 25 settembre dei 1806 Moliterno rischiò di essere
saccheggiata da una banda di briganti, capeggiati da Rocco Staduti, che
arrivò in paese con circa trecento seguaci, per liberare i briganti
rinchiusi nelle prigioni, divenute deposito di ribelli e banditi. Il Parisi
inseguì lo Staduti ed i suoi seguaci dal bosco dei Faggeto al varco del
Calore ed il pericolo fu così scongiurato. Nella notte dei 10 dicembre dei
1809 un gruppo di briganti e di coscritti disertori, guidato da Domenico Di
Pierro, detto II fuoriuscito, che doveva avere origini moliternesi, fu dei
tutto sconfitto dal Parisi nei pressi della Cappella di Santa Maria e
soltanto il Di Pierro riuscì a trarsi in salvo, mentre i briganti seguaci,
vennero fucilati nell'attuale giardino dei monaci di Santa Croce. Dal luglio
al settembre del 1809 il Parisi difese arduamente il nostro paese dagli
attacchi da parte dei briganti, che erano soliti devastare le campagne,
commettendo omicidi, incendi, devastazioni ed inquinamenti di fontane
pubbliche. Grazie all'opera di controllo dell'ordine pubblico attuata dal
Parisi, i briganti rimasero sempre lontani da Moliterno. Egli fece costruire
in un fondo alpestre, detto Fontana d'Eboli, un fortilizio ove mantenne
fissa una compagnia, per tenere sotto controllo il passaggio dei briganti
che dal Chiaito si recavano verso l'altopiano dei Frusci dal quale potevano
accedere facilmente alla valle del Sinni, del Noce e del Tanagro. Giovanni
Parisi fu anche Sindaco di Moliterno ma solo per pochi mesi, poiché caduto
da cavallo, morì dopo quattro mesi, l'11 ottobre 1817.
Fu seppellito nella Chiesa dei Padri Riformati di Santa Croce.
lll
Francesco Racioppi
Francesco Racioppi nacque a Spinoso il 7 ottobre 1790 da Vincenzo e da
Maddalena Magliocchino. Si trasferì a Moliterno per motivi di lavoro e qui
sposò Anna Teresa Lapadula dalla quale ebbe diversi figli.
Nel 1831 ottenne la carica di sindaco che mantenne fino al 1836, poi fu
rieletto nel 1840 e rimase in carica fino al 1845, anno della sua morte.
Durante le due amministrazioni del Racioppi Moliterno progredì molto,
soprattutto nell'ambito delle questioni demaniali.
Egli spedì infatti una lunga lettera all'Intendenza di Basilicata chiedendo
che si riportasse in undici terzi il Demanio Comunale. Malgrado la sua
richiesta non fosse stata accolta, egli si adoperò in tutti i modi per
migliorare l'assetto territoriale di Moliterno. |