"La meta da raggiungere si fa chiara, / è la risposta ad
un richiamo / che soddisfa l'aspirazione all'Assoluto, / l'ultima porta si staglia luminosa,
/ cadono le sovrastrutture e l'Uomo, / nella sua essenziale nudità, /
supera il limite": sono i versi con i quali Antonietta Acierno, a ulteriore
sottolineatura di quanto da lei espresso sulla tela, manifesta il suo
sentire e vivere il Giubileo.
Colori e contrasti di matrice espressionista per dare il senso di quel rapporto con l'anima in tutti i suoi
muta menti che l'uomo vive in essenziale solitudine. Un modo, quindi, di guardare intimisticamente a questa esperienza
esistenziale e a cogliere, negli scritti dell'Apocalisse, letti senza indulgere a paure
millenaristiche, la rivelazione, il suggerimento per le immagini de
"l'ultima soglia del cammino nel tempo": quel cammino dell'homo
viator, quel pellegrinaggio con il suo valore salvifico nella prospettiva dell'incontro estremo con Dio, quell'andare
"oltre la porta", quel varcarne il limite e prendere consapevolezza della scelta che introduce
alla redenzione richiamata dal Giubileo.
In un contrasto forte e drammatico di luci e di ombre, in una livida atmosfera,
Antonietta Acierno vede così l'uomo attraversare l'ultima soglia, al di là della quale c'è la
luce della salvezza, la "vita del mondo che verrà".
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