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Acrilici e carte colorate per la essenziale geometricità
(quasi una sintesi grafica emergente dal codice generico dell'artista) con la quale Franco Di Pede dà vita alla sua
"Luce-porta".
Una linea bianca si innalza sul nero dello spazio rettangolare (in alternativa, questa volta, al prediletto
circolare), creando con altri segmenti che vanno dal rosso all'azzurro, dal verde al giallo, dal lilla all'arancione, una
verticale cascata di segni che disegnano, nella tendenza all'alto, la luce della Fede: la stessa che promana dalla Porta
Santa di cui Di Pede riesce a dare una ideale rappresentazione. Una operazione mentale; una pura astrazione, la
sua, per cogliere - nei territori del non oggettuale e rifacendosi alle parole del rito inaugurale del Giubileo - il
senso del varcare la soglia e del pregare, "così che, impetrati il perdono, l'indulgenza e la piena remissione delle
colpe", i fedeli possano camminare speditamente in una vita secondo il Vangelo del Figlio di Dio.
Da quest'opera, in linea con una ricerca nello spirito dell'insegnamento kandinskjano, tesa al manifestarsi di
forme "che eliminino il secondario per esprimere il necessario", viene così un ulteriore significativo contributo di
Di Pede a considerare il Giubileo del 2000, oltre il contingente e il temporale, occasione più generale per
soffermarsi - egli dice - "sul ruolo della Fede nella civiltà
contemporanea, così poco propensa a riflettere sul destino dell'uomo".
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PROFILO:
Franco Di Pede è nato nel 1937 a Matera, dove vive e lavora. Studi prima presso i licei
artistici di Napoli e Roma e, successivamente, ancora a Napoli, presso lAccademia e la Facoltà di
Architettura. Nel 1964 apre a Matera la Galleria dArte Moderna Studio, iniziando una
coraggiosa serie di mostre davanguardia. Impegnato in importanti iniziative culturali, continua a
coltivare la sua ricerca artistica in campo astratto-concettuale. Musei e gallerie darte moderna
ospitano sue opere.
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