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GUARDIA

Esaminando vari testi di geografia e di storia della Lucania si riscontrano il centro abitato di Guardia Perticara, in Val d’Agri, ed un altro di nome Guardia non bene localizzato, che gli studiosi, forse ritenendo che si trattasse dello stesso Guardia Perticara, non si sono mai preoccupati di individuare. Probabilmente non vi si è fatto caso, neppure studiando il Catalogo dei Baroni, nel quale si trova scritto: "..dalla contea di Montepeloso facevano parte i feudi di Guardia e di Tur (Torre) Perticara, il cui barone era tenuto a fornire dieci militi, il feudo di Craculo (1), di quattro militi, tre feudi di tre militi ciascuno ad Aliano Inferiore, Aliano Superiore e ad Altojanni; due feudi, ciascuno di due militi, a Corleto (Corleto Perticara) ed a Pietrapertosa; sei feudi, ciascuno di un milite, ad Aliano Inferiore, a Gallipoli, a Guardia, a Missanello e due a Montepeloso (2). Inoltre, mentre i feudi di Guardia Perticara, Torre Perticara ed Aliano Superiore erano

Guardia: resti di abitazione

tenuti da Goffredo de Modellis, figlio ed erede di Giovanni Britando, l’altro Guardia era tenuto da tale Giurnisius de Gardia" (3).

E’ vero che molti centri abitati comprendevano più feudi, magari piccoli, ma riguardo al secondo Guardia non credo si tratti di un secondo feudo di Guardia Perticara, il cui territorio non era molto grande, bensì di un feudo a sé con relativo casale. Quest’ultimo centro o casale scomparso, che si chiamava pure Guardia, non si trova nella Valle dell’Agri, ma nell’alta valle del Basento, esattamente sulla sponda destra di quest’ultimo fiume e subito dopo il punto in cui si immette l’affluente destro cioè il Camastra, nel tratto che va dall’altezza dello scalo ferroviario di Albano di Lucania a quello di Campomaggiore, più a valle, Questo luogo, fino a qualche anno fa, era appena conosciuto dai pastori della zona, i quali raramente si arrischiavano di portarvi a pascolare il loro gregge a causa dell’accidentata natura del terreno. Infatti, per raggiungere la località dal lato di Albano, occorreva arrampicarsi su per una catena di rocce a picco, che in quella posizione costeggiavano il fiume; dopo di che si arrivava ad uno stretto, dove bisognava guadare il fiume come meglio si poteva e col grave rischio di essere travolti dalla violenta corrente dell’acqua. Raggiunta l’altra sponda, bisognava risalire una grande altura attraverso i crepacci delle rocce, quindi si discendeva in una grande valle, in cui il fiume si allarga nel suo caratteristico letto ghiaioso e smisurato. E qui, ripassando sulla sponda destra, si scorgono i resti dello scomparso casale di Guardia, di cui ci stiamo occupando.

Si notano alcune casette molto antiche, probabilmente dell’epoca romana, che, travolte chissà quando da una frana, la furia delle acque del fiume in piena ha riportato alla luce, travolgendole in parte. Queste casette non hanno però l’aspetto delle comuni casupole dei pastori, bensì di vere e proprie abitazioni in muratura che, a suo tempo, sono state abitate da intere famiglie e forse per secoli. Nella volta ad arco di una di esse si nota, tuttora infisso, il caratteristico anello in ferro ancora in uso in queste zone, per appendervi il maiale o le salsicce ricavate da esso per farle essiccare; particolare questo che potrebbe confermare la continuità di una vita domestica semplice e paesana vissuta fra quelle mura. Alla sommità di un’altra casetta si nota uno strato di terreno spesso oltre un metro ed in questo si vede piantato un albero d’ulivo secolare.

Da ciò si può dedurre che queste abitazioni sono state coperte dalla frana diversi secoli addietro, poiché i contadini del luogo, ignorando l’esistenza sottostante di quelle abitazioni,piantarono proprio nello stesso strato di terreno al di sopra della casetta l’ulivo, che si vede ancora oggi. Nella zona soprastante si notano qua e là altri ruderi di altre modeste abitazioni rurali ed altrettanto antiche, nonché quelli di un vero e proprio palazzetto formato di diversi ambienti che, probabilmente era la casa baronale.

A qualche chilometro più a valle, dove il fiume torna a restningersi, vi è un’opera d’ante veramente grandiosa: un ponte antico quasi quanto i ruderi, ad una luce, alto metri 22, lungo 150 e largo metri cinque, sul quale è stato possibile far passare la conduttura dell’Acquedotto Pugliese. Questo ponte sembra una costruzione di origine romana, ma, stando alla leggenda che ancora oggi si narra intorno ad esso, lo avrebbe fatto costruire una vecchia baronessa del posto durante il medio evo, dopo che un suo figlio ed il mulattiere, che lo conduceva alla scuola di Tricarico, annegarono nel fiume mentre cercavano di guadarlo. La baronessa molto addolorata decise di far costruire il ponte affinché se ne servissero gli abitanti del suo villaggio, e così nessun’altra madre avrebbe più sofferto un dolore pari al suo. Perciò il ponte prese da lei il nome di: "Ponte della Vecchia", come ancora oggi lo chiamano.

Tutto questo credo ci dimostri chiaramente che in questa località vi fu uno o più centri abitati, con un casale, e che fu feudo a sé. Questo casale, in principio, dovette essere uno dei fortilizi militari che i Romani, dopo la guerra con Pirro, costruirono lungo il Basento per poter vigilane sulla sua valle, considerata allora la principale via interna di comunicazione della regione, per la quale arrivavano gli invasori dalle coste dello Jonio. Dalla guarnigione che vi alloggiò e dal compito specifico che questa aveva è probabile che derivi il nome di Guardia dato, in seguito, alla località (4). Dopo la caduta dell’Impero Romano questo fortilizio rimase come centro abitato o casale e, comunque, dovette essere abbastanza conosciuto. Si trova, infatti, che.., "i Saraceni, dopo che ebbero occupato Conza e Grumento (anno 872 d.C.) presero Pietrapertosa e Guardia, da cui, lungo il Camastra, si spinsero ad Abriola, castello che, ancora nel 907, il saraceno Bonar teneva con quello di Pietrapertosa" (5).

Se teniamo conto che la località Guardia, di cui parliamo, si trova sulla sponda

Guardia:
Ponte della Vecchia

destra del Basento, poco più a valle del posto in cui si immette l’affluente Camastra, quindi ad est del gruppo montuoso dei monti Coperino (m. 1456) e Caldarosa (m. 1494), che divide la valle del Basento da quella dell’Agri, posta si può dire ad ovest del menzionato gruppo montuoso, ci convinciamo che questi ruderi di cui parliamo sono proprio quelli del centro scomparso di Guardia, che non ha nulla a che fare con il paese di Guardia Perticara, tutt’oggi esistente in Val d’Agri.

Se così non fosse, non mi saprei spiegare perché i Saraceni, per andare da Pietrapertosa ad Abriola, sarebbero passati per la Valle dell’Agri, cioè per Guardia Perticara, anche perché da lì non avrebbero potuto in alcun modo seguire l’affluente Camastra, cosa, invece, molto agevole per essi se fossero passati o partiti dal centro di Guardia posto sulla sponda destra del Basento, come detto sopra.

E non basta. Il "ponte della Vecchia" di cui si è parlato, ai tempi di Ferdinando I d’Aragona, lo troviamo fra i 178 passi proibiti della Basilicata, come passaggio doganale (vedi il capitolo: "Dominazioni posteriori fino al 1860") e sotto al nome di GUARDIA? Proprio così, seguito da un punto internogativo, per significare che lo storico GALANTI, il quale se ne occupò, non fu sicuro di quale Guardia si trattasse (6), mentre i vecchi contadini del posto affermano, per averlo sentito dire dai loro avi, che anticamente quella località era detta Guardia, e che per passare da sopra al "Ponte della Vecchia", si pagavano un certo numero di carlini o ducati.

Questa seconda Guardia dunque è esistita e forse fino all’XI-XII secolo, giacché non si riscontra nel Cedulario della tassazione focatica del 1277. Probabilmente era già stata distrutta dalla frana ed i suoi abitanti si erano andati a stabilire nei centri vicini, forse a Pietrapertosa, dato che nel menzionato Cedulario si trova che quella popolazione, all’epoca, era piuttosto numerosa: 280 fuochi, pari ad un massimo di 1.680 persone ed un minimo di 1.120 (7).

La località di cui abbiamo parlato oggi è facilmente raggiungibile per mezzo dell’autostrada n. 407 "Basentana", che vi passa quasi sopra, perciò è a portata di mano di quegli studiosi che vorrebbero accentarsene per eseguire più accurate indagini.

 


 

(1)   RACIOPPI G.: Storia dei popoli, ecc,, vol. II. pag. 215: (Craculo casale scomparso che non è l’odierna Grottole o l’odierno Craco,.

(2)   FORTUNATO G.: Op. cit., vol. III, pag. 94.

(3)   FORTUNATO G,: Op. cit,, vol. III, pag. 100.

(4)   n.d.t. Analoga località avente le stesse origini si trova sulla sponda destra del Sele, presso Oliveto Citra (SA), denominata Guardiola.

(5)   FORTUNATO G.: Op. cit., vol. III, pag. 21.

(6)   RACIOPPI G.: Storia dei popoli, ecc., voi, II, pag. 215.

(7)   FORTUNATO G.: Op. cit., vol. III, pag. 154.

 

 

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