Home Page

Artisti Lucani

Guest Book

Collaborazione

R. Zaza Padula

le OPERE

Potenza

.


In Dimensione Acronica

 

- Poesie -

 

Rachele Padula Zaza

 

 

Presentazione

 

Non si lasci il lettore ingannare o intimorire dal titolo di questa raccolta di poesie. La dimensione acronica può cogliersi in sensi diversi, dalla assenza del tempo all’astrazione dal reale, dallo smarrimento psicologico alla perennità dei sentimenti che si provano, dei ricordi che si vivono, delle tristezze che ti avvolgono, delle gioie che ti sorridono, sentimenti e ricordi e melanconie e gioie che sono di tutti e di sempre. Ed è questa la dimensione della Padula, una dimensione squisitamente umana, che proprio per questo è acronica, perché si appartiene all’uomo nel suo multiforme porsi di fronte e dentro alle cose, alla natura, agli animali, ai suo: simili. Sicché, tu lettore sfogliando le pagine, verso dopo verso, poesia dopo poesia, alla fine credi di essere tu il poeta, di sentire tu quello che lei ha sentito, ma così, naturalmente, come parlando con te stesso, o in muto colloquio con i sogni e con i ricordi. Sicché alla fine trovi tutto in questa poesia, una poesia che non attinge i toni dell’ispirazione e delle forme classiche, ma è squisitamente romantica, se a questo consunto vocabolo diamo la dimensione umana, dell’uomo che segna orme nella storia, dell’uomo inquieto che anela a liberarsi dai mali, i piccoli mali di ogni giorno, che lo toccano, per andare indistintamente verso un aere più spirabile, verso il senso religioso del vivere umano, in cui l’esistenza sembra trovare un appagamento alle sue ansie.
Poesia romantica dunque questa della Padula? Direi di sì; ma sento di non aver colto nel segno se non aggiungessi che si tratta di un romanticismo proprio di ciascuno di noi, del romanticismo che ogni anima sensibile porta con sé, dentro di sé e che nelle ore di tristezza e di melanconia canta a se stesso e agli altri.
Scaturisce da questa dimensione che è di oggi, di ieri, di sempre la tematica disseminata nella raccolta: ricca, multiforme, quasi senza limiti, che va dalla rappresentazione di bozzetti, autentici idilli di tipo leopardiano, vedi per esempio « Autunno »:

 

  tra le siepi
spinose di more
le foglie cadenti
bagnate
   
o « Idillio »:
   
  la gemma che
turgida piano si schiude
e tremule foglie
delicate affida all’aria,
rigagnoli freddi
che mormoranti scendono dai monti
   
o « Una contadina»:
   
  A mezzogiorno
curva zappava
il viso solcato
marrone, di terracotta
   
e  
   
  Poco avanti
all’ombra di un noce frondoso
una piccola culla di legno
con dentro un bambino
   
e  
   
  Su di essa aperto
un largo ombrello da uomo
facea da capanna
ed un cane barbuto
era a guardia, fedele
   
ognuno di questi bozzetti è seguito dal commento, la meditazione dolorosa, così in « Autunno » che richiama
   
  Il tempo di scuola:
le speranze più ardite
i volti impegnati dei
compagni di classe
   
così in « Idillio »:
   
  Finché ci sarà
Una rondine
che farà il nido
sotto la mia grondaia
io sospirerò
un tempo migliore
come la primavera
   
così in «Una contadina»:
   
  All’imbrunire
sarebbe tornata
alla sua casa, in paese,
con in testa la culla di legno
e con i fianchi
spezzati dalla fatica
ondeggianti
sotto la veste
di tela nera a pieghe
   
alle solenni meditazioni sull’« immortalità »:
   
  Ci ritroveremo
nell’armonia della luce
particelle invisibili
nell’ordine del cosmo
   
o sul senso della Storia in « Meditazione »
   
  L’uomo è vecchio
di secoli di storia
   
secoli di storia che vanno dalle Piramidi a Cesare, ai « colpi di Lutero », a Hiroshima a Gagarin.
Ma nonostante questi voli e questi slanci la poesia resta a terra, nelle cose, nelle persone, nei fiori. Ed è qui tutta intera la poetica della Padula, in questi versi:
   
  La poesia non è lontana
è in una sedia di paglia
nel volo di un uccello
in un glicine secco per metà
in un foglio da disegno
rimasto in bianco
nel letto ‘di un fiume
privo d’acqua
per l’arsura estiva
   
e incalza poi ancora
   
  La poesia è nel volto
d’ogni uomo
nel vento
che scuote le selve
La poesia è in me, in te
   

e vuoi dire e dice che è in tutti la poesia dell’essere uomo in mezzo agli uomini, protagonisti sulla scena dell’esistente che è fatto di vento, di nebbia, de « i doni del sole », di neve, delle genziane e dei girasoli; di Malù la gatta, della coccinella, della farfalla e della lucertola, del ragno e della rana, di un baco e di una mosca, che ti stanno attorno come le figure dello Zio Antonio e di Salvatore, di Zia Rosina o di un’intera famiglia, dal padre che

   
  precede
lento e pensoso
   
al bimbo biondissimo col
   
  viso sporco di nero
perché ha mangiato
delle more
   
alla madre che segue
   
  sottomessa
con le braccia ingombre
di verdura
   
e  
   
  una bimba assonnata
   
e  
   
  dietro a loro
una capra
bianca e marrone
con l’occhio vigile e attento
della retroguardia
   

Come in una lunga pellicola, ora sbiadita, ora luminosa, la vita scorre tutta, con l’odore di Natale e le foglie gialle e la pioggia sottile di novembre, con il maggio odoroso, coi fremiti esistenziali della felicità e l’incubo della guerra dove la giovinezza matura tra cose dolorose; col sapore fanciullesco e ingenuo di chi vive tra i bimbi e quello viziato di chi vive tra i drogati.
C’è tutto in questo zibaldone di versi che ti prende dalla prima all’ultima pagina per la ricchezza dei colori, per la varietà dei sentimenti, tra cui è dominante il peso dei ricordi, della nostalgia, dei sogni, in una perturbante alternativa che ti fa sentire la sete dell’infinito e subito dopo ti fa morire tra le cose d’ogni giorno.
Non è nuovo questo tipo di poesia, ma reca tanto intimo piacere ritrovarla in mezzo ad una farragine di versi moderni, chiusi in una concettualità astrusa che si nega decisamente al cuore, se pur si apre all’intelletto.
Per questo soprattutto sento di dover dire un grazie a questa poetessa nostra, dico della nostra terra, perché pur non conoscendola fisicamente sento che è di questo nostro Mezzogiorno, dell’arida diruta Lucania dove

   
  la voce del vento
tra le rocce e le gole
diventa parole
   
o della Puglia, paese fiabesco per i trulli, le grotte, per i campi innumerevoli di ulivi e insieme michelangiolesco per i
   
  muscoli tesi in sforzi
supremi
i volti contorti per rabbia
o per riso
   
nostra, comunque, per la dolcezza del sentire, per i voli della fantasia nella solitudine e per l’amore alle cose piccole, semplici, alle creature che vivono come lei, come noi; grazie, quindi, per aver sentito e cantato per noi e aver offerto anche a noi un dolce balsamo alle quotidiane amarezze e averci stretto in un vincolo di umana solidarietà per farci credere e sperare ancora.

 

 

Matteo Fantasia

 

 

 

<< precedente

INDICE

successivo >>

 

 

 

[ Mailing List ] [ Home ] [ Scrivimi ]