Maggio
Era maggio
e con mia madre
e con le mie sorelle
mi recavo nella
cappelletta di sant’Anna
odorosa di paramenti
inamidati,
paziente opera amorosa
di poche suore esperte d’ago.
Mia madre, giovane e bella,
bella davvero tra le
signore del quartiere,
m'inorgogliva
e la guardavo
pregare nell’aria
fumosa
dei ceri e dell’incenso.
A quel tempo m’insegnava
il rispetto pei morti
e per i giusti
per i miseri, gli oppressi
col suo esempio,
senza parlare,
ed io imparavo
guardandola negli occhi.
Terminata la funzione
uscivamo
tutti insieme
e s’alzava allora
dai gruppi
un cicalio sereno,
ininterrotto,
mentre tutt’intorno
s’effondeva un profumo
esaltante di rose.
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