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R. Zaza Padula

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.


In Dimensione Acronica

 

Rachele Padula Zaza

 

 

Zia Rosina

 

Aveva sul comò
il ritratto
di un bambino scolorito
che le ricordava
d'essere stata madre
per solo nove mesi
nel millenovecentotré
e quello del marito
“zio Peppino”
un nobile
che in vita si vantava
di avere lo stemma
e le tende di lampasso.
Nella sua stanza da letto
appena illuminata
tutto mi parlava
del passato:
i ninnoli di stile liberty,
il lavabo di marmo
variegato
i santini chiusi
in nicchiette di metallo
il suo vezzo di piccole granate
e i lampadari di coralli colorati.
Con riserbo d’altri tempi
poneva sempre
un poco di mistero
nel suo dire
mentre, a tratti,
batteva il bastone di noce
sul parchè.
E’ morta
e m’ha lasciato
il diario ingiallito del marito
in cui le dichiarava l’amore
con versi tolti
ai poeti siciliani e provenzali
su cartoline d’epoca illustrate.
Era stata molto amata,
appassionatamente,
ecco parchè
nella sua casa
a Bari, in via Calefati,
non m'era mai sembrata sola
e quando me ne andavo
tornava felice
al suo dolcissimo segreto.

 

 

 

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