Contadina di Ruoti
A mezzogiorno
curva zappava
in mezzo a un campo giallo.
La sua ampia veste
pieghettata nascondeva
ogni grazia di donna
o calore di sposa,
il suo viso solcato
era marrone, di terracotta,
le sue labbra
eran bianche d’arsura.
Poco avanti
all’ombra di un noce frondoso
c’era una piccola
culla di legno
con dentro un bambino.
Su di essa aperto
un largo ombrello da uomo
facea da capanna
ed un cane barbuto
era a guardia, fedele.
Il cane
con la coda dell’occhio
seguiva le mosche
ronzanti tra il verde dei rami
e quand’una gli andava vicina
la ingoiava rapido,
indifferente.
Più tardi
nella pace del campo assolato,
col bimbo
al seno attaccato,
la donna
all’ombra del noce
mangiò lentamente
lanciando del pane
all’amico dell’ora,
al cane,
che aspettava quei lanci
con ringhio invitante.
All’imbrunire
sarebbe tornata
alla sua casa, in paese,
con in testa la culla di legno
e con i fianchi
spezzati dalla fatica
ondeggianti
sotto la veste
di tela nera a pieghe.
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