IN SICILIA
Era luglio e l’ombra nella stanza
odorava di chiuso e di lavanda
a mazzetti riposta negli stipi
alti e massicci d’ebano intagliato.
Fuori il sole bruciava i muri
i tetti i cortili delle case
invasi da un silenzio scontroso,
senz’eco i passi sul selciato di
granito.
S’alzò, si bagnò il viso e il collo
con l’acqua dal càntaro di terracotta
e prese sulla credenza i fichidindia
rossi come granchi bolliti,
già puliti dalle spine
che le aveva portato Calogero il mezzadro
di buon mattino ancora freschi di
rugiada.
Donna Maria fu sorpresa dai ricordi
le sorelle e con loro l’allegria
nella casa ora così vuota e solitaria
dove quel violento pomeriggio d’estate
minacciava fremiti di passioni antiche.
Sempre così: aspettare che la notte
quietasse nelle ombre il giorno.
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