Questa silloge poetica è il frutto di
uno sguardo fermo, disincantato e attento che dalla finestra di casa -
il tema della finestra che inquadra il resto del mondo è ricorrente -
vede ben oltre il pezzo di cielo che si spalanca davanti. Vede il
trascorrere della luce, lo scivolare delle stagioni e il rapido
passaggio di uccelli e piccoli animali, ma lo sguardo punta altrove,
lontano.
La prima sezione della raccolta, Fabulae, rivela anche nel titolo il
registro prosastico che la caratterizza, brevi racconti con al centro un
correlativo oggettivo: un oggetto, un animale, a cui è affidato un
sentimento, un'emozione che diventa la chiave di volta del racconto, in
bilico tra realtà materiale e metafora. Il meraviglioso bestiario
poetico presente in questi versi- il baco da seta, il gufo contrariato,
le formiche, la marmotta, la farfalla, le rondini, il picchio e il topo
di campagna, la tartaruga, la coccinella, il pettirosso, il cavallo, il
gallo - proprio come nelle fabulae di Fedro, è un insieme di simboli e
paradigmi.
Nella seconda sezione, Fragmenta, Rachele Zaza Padula recupera la
tensione espressiva della tradizione ermetica: il verso è disgregato in
unità brevi, con un effetto di dilatazione della singola parola per lo
più derivante da un lessico antiletterario (il pane, le liquirizie, le
caramelle) o di timbro familiare (un due tre stella) o di tono
favolistico (il calesse di legno con i pomelli d'oro). A volte la
dilatazione se- mantica opera su una semplice preposizione, come
"nonostante" nella fulminea chiusa poetica: "Cicerone srotolò le
parole/le affrancò le convertì/ne era mago e signore/ nonostante
Catilina" La parola, nuda ed essenziale, e le pause di silenzio si
alternano come attesa e rivelazione.
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Rachele Zaza Padula ha lavorato
nella vita sociale con la paziente orditura che si usa nella famiglia,
nella scuola, nel frattempo non ha mai smesso di esercitare la propria
creatività e la voglia di indagare nella storia e nell'antropologia a
partire dai versi introspettivi ed ermetici delle prime raccolte.
RAFFAELE NIGRO
Nel montaggio dei versi e delle
poesie di Rachele Zaza Padula è sottesa una logica degli affetti.
Ritrovata la terra perduta e ritrovata, e nuovamente amandola, entrano
in scena i genitori emanazione e simboli della terra. Nel racconto
cristiano il padre fa festa al figlio perduto e ritrovato: una festa del
genere, si parva licet, mi sento di farla io a Rachele Padula che si è
concessa di ritrovare le sue radici sentimentali.
PASQUALE FESTA CAMPANILE
La "misura" di Rachele Zaza Padula, la sua sottile "consapevolezza"
letteraria e storica è rara.
CLAUDIO MARABINI
Il verso scorre semplice, allineando le parole, come si può fare in un
discorso in prosa, salvo il lampo improvviso, che presto getta la luce
sull'intera lirica.
GIOVANNI CASERTA
Cara Rachele, mi complimento con te per il ritmo delle tue pubblicazioni
che spaziano in vari domini dell'espressione letteraria benché tu sia,
secondo me, una narratrice per il bisogno che hai di raccontare, di
descrivere: e sappiamo bene che nella narrativa scrivere è descrivere.
Quasi tutte le tue poesie, ancorché brevi racchiudono una storia, ma
sarebbe limitativo notare soltanto il loro spessore sociale, biografico
o formale, c'è, infatti, soprattutto in esse un piano di lettura
propriamente letterario, dove la poesia è poesia, solo poesia senza
rimandi di sorta.
GINO AGNESE
Nelle poesie di Rachele Zaza Padula c'è una brevità da epigramma, più
che il sulfureo dell'epigramma, ci ho trovato il breve e il lancinante
dell'accensione lirica. Le liriche sono spesso intense, nate da un
quotidiano trasfigurato in immagini pensose, scaturite da una
osservazione della natura che diviene, sovente, vibrazione, attesa,
codice segreto, grido nel silenzio.
LUCA DESIATO
Il fascino dei versi di Rachele Zaza Padula a cui il lettore si avvicina
con perfetta spontaneità, senza essere messo sull'avviso da consonanze
contemporanee facilmente registrabili, consiste nell'accento
colloquiale, facilitato da rievocazioni di oggetti familiari, che ci
prende fin dall'inizio. È un diario interiore, un tempo ritrovato,
riprendendo il solo filo che conti, a cui ogni volta ci avviciniamo.
Inoltre, ciò che colpisce è la schiettezza, quasi spoglia, del discorso.
FERRUCCIO ULIVI
Rachele Padula con la freschezza di una poesia sorgiva che non cede ad
allettamenti di mode letterarie (e la sua cultura potrebbe
consentirglielo) con l'immediatezza di un linguaggio spontaneo, persino
colloquiale ci conduce nel suo rovello... la maturità e persino la
vecchiaia sono soltanto leggibili da segni esteriori, ombre che si
posano sulla incontaminata luce del cuore.
LUCIANO LUISI
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