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ALBANO DI LUCANIA
a cura di Mario Scelzi

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GLI ALBANESI “REI DI STATO”

 

Nella seconda metà del Settecento, si diffusero, nel Regno di Napoli e, quindi, anche in Basilicata, delle organizzazioni clandestine che propugnavano fratellanza universale, solidarietà umana e maggiore giustizia sociale. Esponenti della nuova borghesia, in contrasto con il potere dei baroni e del Clero, si adoperarono a diffondere le nuove idee e a modificare il sistema economico. Gli intenti delle società segrete dei Giacobini, Massoni, Muratori e Repubblicani erano divergenti, ma, in sostanza, tutti gli iscritti aspiravano ad una costituzione sul tipo di quella francese. Furono organizzate dai seguaci delle idee illuministiche anche piccole sommosse e pericolose manifestazioni di protesta di contadini che aspiravano ad ottenere terre, sia demaniali, sia feudali. In questo periodo si radicò maggiormente la tendenza a mettere a coltura fondi “inculti e cespugliosi”, e si registrarono tentativi di occupazione di terre baronali. E' emblematico l’atteggiamento assunto nel 1792 dal sig. Rocco Calabrese che difese accanitamente i suoi diritti, schierandosi contro il Clero e contro la Ducal Corte di Albano. Aveva preso in affitto un terreno tenuto incolto da quattordici anni dal Clero e lo aveva dissodato “con farvici tutti quei preparativi, che si richiedono per la semina" Dopo aver speso “industria e fatighe”, il Procuratore del Clero ne chiese la restituzione, con l’intento, secondo il parere dell’affittuario, di “cedere ad altri il territorio suddetto, che per l’addietro non erasi trovato mai ad affittare”77. Il sig. Calabrese ricorse allora ai giudici della G. Corte di Napoli per essere riconfermato nell’affitto delle terre di Colamaggio, e la sentenza gli fu favorevole. L’avvenimento dimostra che è in ascesa una nuova classe dirigente, mentre il feudalesimo si avvia verso un lento, inesorabile declino.

Quando le armate napoleoniche scesero in Italia, messaggere dei nuovi principi di libertà, uguaglianza e fraternità, furono accolte con entusiasmo e simpatia da intellettuali e borghesi iscritti alle organizzazioni clandestine. Furono osteggiate, invece, da principi, dalla maggior parte della nobiltà e dalla Chiesa che vedevano nello straniero una minaccia al loro potere e alla religione. Il popolo rimase indifferente, perché non era in grado di esprimere un giudizio su forme di Stato e di Governo; l’unica sua aspirazione consisteva nell’avere terre da dissodare e nell’essere considerato non servo, ma uomo. Napoleone, avendo facilmente sconfitto gli avversari, istituì nell’Italia del nord la Repubblica Cisalpina (1797). Poco dopo sorsero altrove altre repubbliche isolate: Repubblica Ligure, Repubblica Romana, Repubblica Partenopea (gennaio 1799). Scacciati i Borboni, il governo della giovane Repubblica napoletana tentò di rimuovere le antiche istituzioni, di abolire la feudalità, di varare una nuova costituzione, ma non ebbe il tempo per concretizzare i progetti. Nel primo mese di vita della Repubblica, si verificarono, in alcuni centri della Basilicata, tentativi di “occupazioni di terre da parte di contadini affamati in risposta all’incuria del barone: si ebbero piccole occupazioni di terreni a Tito, a Rionero, a Senise, a Francavilla e a Pisticci”78. Anche in Albano si organizzarono, nel febbraio del 1799 e successivamente nel 1806, moti contadini diretti all’occupazione delle terre del Conte di Campomaggiore. Dal Pedìo apprendiamo che, durante il primo tentativo, il 26 febbraio 1799, cadde nel “conflitto tra le forze repubblicane e gli armigeri di quel Conte” un cittadino di Albano: De Grazia Celestino79. Lo storico ci fornisce anche i nominativi degli Albanesi che promossero e parteciparono alla spedizione: il reverendo Don Giuseppe Antonio Ciarletta, Rocco Nicola Ciarletta, l’arciprete Don Vito De Grazia, il sacerdote Don Vito De Grazia, Gerardo Molfese, Nicola Maria Molfese, Vito Egidio Molfese, Pasquale Molinari. Questi ed altri concittadini si schierarono con il movimento repubblicano contro i Borboni, promossero la costituzione della Municipalità nel proprio Comune e si adoperarono a diffondere nuovi principi democratici di libertà e di eguaglianza sociale. Il 24 giugno del 1799, caduta l’effimera Repubblica Partenopea, il regime borbonico si abbandonò ad una spietata reazione: alcuni pagarono con la vita il tentativo di formare un governo repubblicano, altri vennero condannati all’esilio o al carcere.

Il compito di punire i “rei di Stato”, colpevoli d’essersi schierati contro i Borboni, fu affidato ad una Giunta di Stato che compilò, per la Basilicata, due volumi, comprendenti 1.307 nominativi. I notamenti, però, andarono distrutti durante la seconda guerra mondiale. Oggi è possibile conoscere i nomi dei patrioti grazie ad un’accurata e paziente ricerca condotta e pubblicata dallo storico Pedìo. Appunto dalla sua opera80 attingiamo la biografia degli Albanesi che aderirono ai moti del 1799.

 

BOLLETTINO VITO nacque verso il 1756 da Giuseppe e da Carmina Carbone. “Massaro di campo “, coinvolto nei fatti svoltisi nel suo paese nel 1799, dopo la caduta della Repubblica Napoletana, fu incluso tra i “rei di Stato".

 

CIARLETTA GIUSEPPE ANTONIO nacque in Albano di Lucania verso il 1767 da Gabriele e da Giulia Calabrese. Sacerdote, risiedeva in Napoli nel 1794 ma, coinvolto nella congiura di Lauberg, fu costretto a rientrare nel suo paese dove, nel 1799, si schierò con il movimento repubblicano e promosse la costituzione della Municipalità di cui fu segretario. Fautore dei moti contadini, dopo la caduta della Repubblica Napoletana, nonostante avesse cercato di giustificare il suo operato, fu “consegnato”ed incluso tra i “rei di Stato”. Nel 1806 promosse l’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore. Morì in Albano di Lucania il 13 sett. 1806.

 

CIARLETTA ROCCO NICOLA nacque in Albano di Lucania verso il 1762 da Gabriele e da Giulia Calabrese. Dottore in utroque jure, nel 1799 si schierò con il movimento repubblicano e, dopo la caduta della Repubblica Napoletana, “siccome nominò quelli che s’erano manifestati giacomini non fu mai carcerato”. Durante il decennio aderì ai Francesi e, con il fratello Giuseppe Antonio, promosse nel 1806 l’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore. Cadde nella lotta contro il brigantaggio il 25 maggio 1807.

 

DE GRAZIA CELESTINO nacque in Albano di Lucania. Nel 1799 aderì al movimento repubblicano e cadde il 26 febbraio 1799 durante la occupazione delle terre del conte di Campomaggiore da parte della popolazione di Albano di Lucania nel conflitto tra le forze repubblicane e gli armigeri di quel conte.

 

DE GRAZIA VITO nacque in Albano di Lucania verso il 1763 da Giuseppe e da Beatrice Martino. Arciprete del suo paese, nel 1799 si schierò con il movimento repubblicano. Componente la municipalità repubblicana di Albano di Lucania, fu tra i promotori dei moti contadini conclusisi nel febbraio con la occupazione delle terre del conte di Campomaggiore. Dopo la caduta della Repubblica Napoletana venne incluso tra i “rei di Stato”. Affiliato alla Carboneria, aderì ai moti lucani del 1820-21 e nel 1848 fece parte del Circolo Costituzionale costituitosi nel suo paese. Morì in Albano di Lucania il 1 dicembre 1848.

 

DE GRAZIA VITO nacque in Albano di Lucania verso il 1768 da Nicola. Sacerdote, nel 1799 fu tra i promotori dei moti contadini conclusisi nel febbraio con l’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore. Morì in Albano di Lucania l’8 giugno 1813.

 

GALGANO FRANCESCO ANTONIO nacque in Albano di Lucania da famiglia appartenente alla media borghesia. Nel 1799 si schierò in favore del movimento repubblicano e, arrestato, dopo la caduta della Repubblica Napoletana, fu “consegnato”e incluso tra i “rei di Stato”.

 

GIUZIO VITO NICOLA nacque in Albano di Lucania. Sacerdote, nel 1799 aderì al movimento repubblicano e fece parte della Municipalità del suo paese.

 

MOLFESE GERARDO nacque in Albano di Basilicata il 27agosto 1771 da Benedetto e da Antonia Molfese. Appartenente alla famiglia di “galantuomini” fu avviato alla vita monastica. Minore Osservante poi secolarizzato, si dedicò all’amministrazione del ricco patrimonio familiare. Membro della Municipalità repubblicana del suo paese nel 1799, promosse e favorì il moto contadino diretto all’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore. Arrestato dopo la caduta della Repubblica Napoletana, “uscì coll’indulto” e fu incluso nel “Notamento dei rei di Stato”. Sostenne sempre le ragioni dei contadini del suo paese sulle terre del conte di Campomaggiore e nel 1806 promosse un moto diretto all’occupazione di queste terre... Morì in Albano di Basilicata, cantore della Chiesa Madre l’8 settembre del 1829.

 

MOLFESE NICOLA MARIA nacque in Albano di Basilicata da Vito. Appartenente a ricca famiglia gentilizia, nel 1799 aderì al movimento repubblicano e promosse, nel febbraio, i moti contadini diretti all’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore...

 

MOLFESE VITO EGIDIO IGNAZIO nacque in Albano di Basilicata il 12 ottobre 1739. Dottore in utroque jure. Nel 1799 fu presidente della Municipalità repubblicana del suo paese e promosse l’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore da parte dei contadini di Albano di Basilicata. Dopo la caduta della Repubblica Napoletana fu incluso nel “Notamento dei rei di Stato”. Morì in Albano di Basilicata il 18 gennaio del 1818.

 

MOLINARI PASQUALE nacque in Albano di Basilicata verso il 1754. “Galantuomo”. Sostenne gli interessi dei suoi concittadini sulle terre del clero di Albano di B. e nel 1799, componente della Municipalità repubblicana del suo paese, promosse le manifestazioni popolari conclusesi con l’occupazione delle terre del conte di Campomaggiore. Dopo la caduta della Repubblica Napoletana fu incluso nel “Notamento dei rei di Stato”. Morì in Albano di B. il 7 febbraio del 1821.


77  APA, Serie Prima, n. 6 bis.

78  D. D’ANGELLA, op. cit., Voi. LI, pag. 467.

79  T.  PEDI0, Dizionario dei Patrioti Lucani, op. cit.

80  T. PEDIO, Dizionario dei Patrioti Lucani, op. cit.

 

 

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