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ALBANO DI LUCANIA
a cura di Mario Scelzi

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IL COMPARIZIO DELL’ANNUNZIATA

 

Il rapporto di comparatico che si stabilisce tra due o più persone o tra due famiglie è molto sentito in Albano di Lucania. Esso si contrae mediante l’esecuzione di cerimoniali privati o pubblici, laici o religiosi ed è soggetto a norme trasmesse dalla tradizione popolare. Talvolta il legame di comparatico lega in un rapporto di amicizia non solo i contraenti e i loro familiari, ma anche i discendenti. Sono interessate a questo patto di alleanza le fasi più salienti della vita: nascita, battesimo, cresima, matrimonio o un particolare momento dell’esistenza.

Nel nostro paese, nel passato, mancando le levatrici, le partorienti erano assistite dalle “mammane” le quali, per tradizione, diventavano comari. Per la loro preziosa collaborazione erano considerate una seconda madre, confidenti, custodi, modello a cui attingere, durante la vita.

— Io sono cummare di mezzo paese, — ci ha riferito in un’intervista zia Carmela Valenzano. — Prima non c’erano le levatrici; si partoriva in casa. Per il parto venivano chiamate le donne più esperte. Io ho tirato tanti bambini. Chi tirava i bambini diventava cummare e faceva da cummare al bambino anche al battesimo. Guardate quante fotografie tengo. Sono tutte fotografie di battesimo. Io sono cummare di mezzo paese. Tutte le cummare mi rispettano ancora.

Diventava comare o compare anche chi effettuava il primo taglio delle unghie al neonato. Per l’operazione venivano scelte persone del vicinato; conoscenti con i quali si voleva rinsaldare, mediante una cerimonia ritenuta quasi sacra, un preesistente vincolo di amicizia o di affetto; rappresentanti del ceto sociale superiore che avrebbero potuto proteggere il bambino, durante la crescita; persone colte e stimate. Prima del taglio delle unghie, si inserivano tra le mani del bambino delle monetine o, quando queste scarseggiavano, si donavano dolci, caramelle, taralli, frutta secca, giuggiole, ecc. Quest’usanza, caduta ormai in disuso, vive nel ricordo degli anziani.

Il più caratteristico tipo di comparatico era costituito dal comparizio dell’Annunziata, praticato fino al 1965, anno in cui la cappella, situata in periferia nord del paese, è stata dichiarata inagibile ed ancora oggi è in fase di restauro. La festa della Madonna dell’Annunziata, che cade il 25 marzo, si svolgeva senza manifestazioni esteriori, come processione, sparo di fuochi pirotecnici, accompagnamento di banda musicale. Dopo la cerimonia religiosa, allietava la ricorrenza una genuina scampagnata nella adiacente villa comunale, per consumare la colazione. Il rito della merenda all’aperto si praticava per festeggiare coloro che si erano uniti in un vincolo di comparatico. Quest’ultimo veniva ufficializzato dal celebrante in mattinata, al termine della messa, o nel primo pomeriggio, dopo la funzione religiosa. Partecipavano alla cerimonia rappresentanti di ogni ceto sociale e d’ogni età, ma la maggioranza era costituita da bambini e ragazzi di età scolare. Per consuetudine, coloro che avevano stabilito di diventare compari effettuavano, a coppie o a gruppi, tre giri intorno alla cappella, incrociando i mignoli. (Ancora oggi, i bambini che desiderano “fare la pace” dopo un litigio, incrociano i mignoli). I tre giri venivano ripetuti al termine della cerimonia religiosa, apportando la seguente variante: si usciva dalla porta principale, quella rivolta a est, si compiva un giro antiorario e si rientrava dall’ingresso secondario. Durante l’attraversamento della cappella, si sostava dinanzi all’immagine della Madonna, si recitavano tre Ave o la litania, ci si segnava con la croce, e si usciva un’altra volta dalla porta principale. Al termine il sacerdote impartiva la benedizione collettiva, ufficializzando il legame di comparatico. Durante i tre giri intorno alla cappella, si recitava cantilenando la formula:

 

Cummar’ a San Giuan’ battezzam’ ‘stu pann’, 'stu pann’ è battezzat’ sempr’ cummar’ n’amma chiamà.

 

Quann’ avimm’ ‘na cosa cosella l’amm’ spart’ ca cummarella e quann’ avimm’ ‘na cosa cuson’ l’amm’ spart’ cu cumparon’.

 

Catenella, catenella, chi si scocchia va all’infern’; chi scocchia l’Annunziat’ Santa Lucia 1’ faggè cecata.

 

I suddetti versetti non sono originari di Albano: derivano da riti religiosi praticati da tempi remoti in molte zone dell’Italia centromeridionale. L’antropologo prof. Enzo Spera, nell’articolo “Pupe di San Giovanni e battesimo di bambole”, in seguito a informazioni fornitegli dagli alunni della Classe III A sul comparatico dell’Annunziata di Albano di Lucania, scrive: “1) la prima strofa è in tutto simile alla formula rilevata a Barile, tranne che nel primo verso, dove in luogo di pupa, vi è cummar’, così come nella formula di Amantea; 2) l’impegno dichiarato nella seconda parte della formula e relativamente allo scambio, che in sostanza pone ed esplicita i termini di reciprocità che il comparatico comporta, è del tipo già visto presente nel cerimoniale seguito a Fossacesia, per il comparatico di San Giovanni, ed in quello del battesimo delle bambole, sempre nel ciclo di San Giovanni, dalle bambine di Amantea; 3) nel cerimoniale di Albano di Lucania è previsto che i contraenti si colleghino fra loro tenendosi con i mignoli incrociati, azione simile, anche questa, a quella descritta dalla Florio De Luca e dal De Nino 2

I fatti e i luoghi menzionati dal prof. Spera (li riportiamo in sintesi o integralmente) concernono il battesimo delle bambole, rito praticato a Barile (Pz) e ad Amantea (Cs) e lo scambio di fiori e giocattoli tra i bambini di Fossacesia (Ch). A Barile, nel pomeriggio di San Giovanni Battista, coppie di bambini, nei pressi della stazione, depongono per terra una bambola di stoffa e la scavalcano tre volte, cantilenando la formula:

Pupa di San Giuanni battizzami si panni

sti panni so’ battezzati

tutte commari sime chiamate.

 

A conclusione del cerimoniale, le coppie di bambine diventano comari.

Ad Amantea, scrive Florio De Luca M.T., si stabiliva un legame di comparatico quasi simile a quello di Barile: “Il giorno di San Giovanni le bambine che desiderano diventare ‘cummari’ vanno in chiesa nel pomeriggio per fare il battesimo delle bambole, poi tenendosi per il mignolo si strappano un capello per ciascuna e lo fanno volare contemporaneamente, inoltre, sempre tenendosi per il mignolo, dicono: ‘Simu cummari, si avimu ‘na cosicella ni l’avimu a spartiri’. In fine, sollevando, per tre volte le mani legate dal mignolo, cantano:

Cummari ‘e San Giovanni

vattiamu ‘sti panni

i panni e li pannizzi

a Madonna ccu li trizzi,

li trizzi ‘ncannulati

a Madonna d’ ‘a pietà”3.

 

‘Per l’Abruzzo, il De Nino così descrive il semplicissimo cerimoniale eseguito dai bambini, dalle bambine e adolescenti di Fossacesia, in provincia di Chieti, il 24giugno, nei campi intorno alla chiesa di San Giovanni in Venere: ‘Al suono del campanone, le fanciulle e i fanciulli si stringono a vicenda il dito mignolo della mano destra, dicendo:

Cumpare e cummare, San Giovanni Natale; Quandi tiè caccòse tu, li dienn’ a mme

Quandi tienghi caccòse ji,

li    diengh ‘a tti.

 

Segue per ultimo lo scambio dei fiori tra le commarelle, e di giocattoli tra comparucci’ .

 

Confrontando le notizie attinte dall’articolo del prof. Spera con il comparatico dell’Annunziata di Albano, possiamo esprimere le seguenti considerazioni:

1) la formula pronunciata durante i tre giri intorno alla cappella non è originaria del luogo; i contraenti il comparatico preferiscono definirsi compari di San Giovanni e non dell’Annunziata, mentre la cerimonia si svolge il 25 marzo, festa dell’Annunziata e nella cappella omonima;

2) in Albano esisteva una cappella dedicata al culto di San Giovanni; essa fu abbattuta nel 1920, per erigere l’attuale edificio della Scuola Media. Intorno vi era spazio sufficiente per effettuare, volendo, i famosi tre giri, ma il rito del comparatico si svolgeva, anche allora, nella cappella dell’Annunziata;

3) nei versetti si fa menzione al “pann” che altrove significa bambola; qui, invece, nessuno ha saputo spiegare il significato preciso del termine. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che non si tratta di “pann”, ma di “pan’ “, pane, con riferimento alla colazione che si consumava nei dintorni della cappella, dopo la cerimonia;

4) la terza parte della formula, relativa alla rottura del comparatico, sembra sia stata aggiunta da qualche pia devota locale, giacché non tutte le persone interpellate sono a conoscenza della sua esistenza;

5) il rito della colazione è in comune col battesimo delle bambole di Barile.

La festa dell’Annunziata non è legata soltanto al rito del comparatico, ma anche alla terapia dell’ernia. Affluivano a gruppi familiari o in processione con ceri, fedeli dai paesi limitrofi, con la speranza che la Madonna, considerata particolarmente miracolosa, guarisse il male. Chi riteneva d’aver ottenuto la grazia, ritornava ogni anno, per manifestare la propria gratitudine. Per consuetudine, il bambino affetto da ernia, prima di essere introdotto nella cappella, doveva essere portato in braccio da un compare. Assumeva la funzione di padrino, per i maschi, e di madrina, per le femmine, la prima persona incontrata nei pressi della cappella. Secondo alcuni informatori, il bambino veniva deposto direttamente in braccio alla prima persona incontrata, senza alcuna formalità di presentazione o di richiesta. Nessuno dei prescelti si sottraeva al compito di comparatico, in quanto il diniego era considerato una scortesia o addirittura un affronto. In seguito i familiari ed il compare col bambino in braccio compivano tre giri intorno alla cappella, recitando la formula, assistevano alla cerimonia religiosa, ripetevano per la seconda volta i giri e, al termine, ricevevano la benedizione collettiva impartita dal celebrante. Chiudeva il rito una festosa scampagnata nell’adiacente villa comunale, per consumare la merenda a base di frittata, salsiccia e vino paesano.

Riportiamo alcune interviste rilasciate da cittadini che hanno vissuto personalmente l’esperienza del comparatico dell’Annunziata e di altri comparizi minori.

 

Carmela Valenzano, anni 84.

— Peccato che non si fa più la festa dell’Annunziata. La Madonna faceva tante grazie. Venivano anche dai paesi vicini, soprattutto da Brindisi di Montagna. Venivano scalzi. Portavano candele alla Madonna e facevano offerte. La Madonna curava l’ernia. I genitori portavano i bambini malati. Facevano tre giri intorno alla cappella, mettevano il bambino sull’altare o ai piedi della Madonna e chiedevano la grazia. Venivano anche uomini grandi che avevano l’ernia. Pure loro erano scalzi. Dopo la messa, tutti quelli che volevano diventare compari facevano tre giri intorno alla cappella. Si tenevano con i mignoli incrociati. Si entrava dalla porta laterale, si diceva un’Ave davanti alla Madonna e si usciva dalla porta più grande, quella che dà sulla gradinata. Poi il prete dava la benedizione ai presenti e si diventava compari. I forestieri sceglievano per compari ai figli la prima persona che incontravano nei pressi della cappella. Un uomo per i bambini, una donna per le bambine. Quando si facevano i tre giri e durante la benedizione, il bambino era tenuto in braccio dal compare. Dopo andavano nella villa a mangiare la colazione. Era una festa importante e anche bella. E il comparizio veniva rispettato per tutta la vita.

 

Rocco Di Perna, anni 86.

(L’intervista è stata effettuata per strada)

— Veniva tanta gente da fuori. Alle volte venivano in processione e portavano anche il cero. Alcune famiglie ritornavano ogni anno per aver ricevuto una grazia.

—            La Madonna dell’Annunziata era famosa perché curava in particolare qualche malattia?

— Non ricordo. Lo chiederò a mia moglie e ve lo farò sapere. Allora non c erano i mezzi di oggi. Venivano col treno fino alla stazione, poi facevano la salita a piedi. Alcuni venivano con la cavalcatura. Portavano pure i bambini. La prima persona che incontravano, vicino alla cappella, doveva fare da compare al bambino. Una volta stavo seduto sui gradini della cappella. Si avvicinò una forestiera e mi chiese, con gentilezza, se facevo fa compare al bambino. Lo presi in braccio e facemmo tre giri intorno alla cappella. Allora si facevano tre giri tenendosi con i mignoli legati.

—            Perché con i mignoli?

— I mignoli rappresentavano gli anelli della catena dell’Annunziata che non si deve mai spezzare. Significa che bisogna sempre volersi bene; bisogna sempre rispettarsi. Io ho quattro compari dell’Annunziata: tre paesani e un forestiero.

—            In quale momento della Messa si diventava compari?

— Alla fine della Messa si facevano altri tre giri sempre tenendosi così (ripete il gesto dei mignoli). Poi il prete dava la benedizione a tutti e si diventava compari. Alla fine della festa si andava al Monte (villa) a farsi una scorpacciata.

Il giorno dopo:

— La Madonna dell’Annunziata curava l’ernia. Venivano ad Albano non solo i piccoli, ma anche i grandi.

 

Un signore.

Un signore che ha voluto rimanere nell’anonimato ci ha raccontato una singolare avventura che ha vissuto nel giorno dell’Annunziata:

— Stavo passeggiando con la mia fidanzata nei pressi della cappella. Si avvicinarono due coniugi con un bambino in braccio, dicendo che venivano da Brindisi e che avrebbero avuto piacere se fossi diventato il compare del bambino. Poiché non conoscevo la consuetudine, rifiutai. Alle loro insistenti preghiere, indispettito e un po’ spaventato, perché li avevo scambiati per zingari, fuggii in direzione della villa. Fui inseguito da tre o quattro paesani che avevano assistito alla scena e dai due forestieri. Mi supplicarono di accettare, per il bene del bambino. Alle loro reiterate insistenze non ebbi più il coraggio di oppormi, perché i genitori avevano le lacrime agli occhi. Dopo la messa, il prete impartì la benedizione al bambino che tenevo in braccio. Ma alla fine me la svignai definitivamente, per non correre il rischio di recarmi al loro paese ed assolvere ad altri doveri. D’allora non li ho rivisti più. Ricordo che si trattava di un bel bambino biondo. Era il 1964.

 

Il rito del comparatico tra bambini e adolescenti può sembrare, a prima vista, una manifestazione puramente ricreativa, ma in realtà presenta dei fini etico-religiosi. L’asserzione è avvalorata dalla presenza, nella catena dell’Annunziata, di giovani e adulti che vi partecipano come compari prescelti o perché sperano di guarire dall’ernia se stessi o un congiunto. I bambini, sotto forma di gioco, imparano a rinsaldare il senso della fratellanza, della solidarietà umana, della fedeltà agli impegni assunti. Nel comportamento, negli atteggiamenti, nelle attività di relazione imitano le espressioni di vita del mondo degli adulti. Nel contempo gli adulti, inserendosi nelle attività ludiche dei bambini, vi apportano i loro problemi quotidiani, cercando di risolverli con l’aiuto di una forza soprannaturale, nel nostro caso invocando la grazia della Madonna dell’Annunziata. Fuori e dentro la cappella, i due mondi convivono, si intrecciano e si sovrappongono, sebbene ognuno manifesti forme ed obiettivi diversi. Lo spazio, il tempo, l’incrocio dei mignoli, la recitazione cantilenata della formula, il rito dei tre giri, l’attesa della benedizione collettiva, la consumazione della colazione sull’erba, sono elementi che accomunano tutti i partecipanti alla festa, senza distinzione di età e di sesso.

La ricerca sul comparizio dell’Annunziata è stata condotta per ricucire, mediante la testimonianza dei nostri concittadini, una tradizione popolare che, sebbene praticata fino a vent’anni fa, stava diventando un ricordo così labile e frammentario da rischiare di naufragare entro breve tempo. Infatti, soltanto poche donne anziane hanno saputo ripetere integralmente la formula. Essa, inoltre, è servita a farci capire che la cultura albanese deve collegarsi a fatti e fenomeni popolari che hanno interessato, in tempi lontani, l’Italia centrale e meridionale. Spetta ad altri il compito di indagare su quando, come e perché questi riti si siano diffusi in zone così vaste. A noi preme sottolineare l’urgenza di restaurare il più presto possibile la cappella dell’Annunziata, per ripristinare, in Albano, una tradizione popolare ricca di fascino e di valori.


2 E. SPERA, Pupe di San Giovanni e battesimo di bambole, in « Bollettino della Biblioteca Provinciale di Matera », Tip. BMG Matera, Anno V, N. 8, 1984, pag. 42.

3 M. T. FL0RI0 DE LUCA, Amantea. Tradizioni e folklore, Cosenza 1971, pag. 42.

4 A.  DE NINO, Tradizioni popolari abruzzesi, L’Aquila 1971, pag. 257.

 

 

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