Testamento dl Laurenzo
Valenzano.
(APA, Serie Prima, n. 26)
Di prima 8bre 1656
Io Laurenzo Valenzano
stan(d)o in pericolo di morte p(er) la pesta hò chiamato à D. Loisi che
mi faccia testamen(to), et lascia al S.mo S(acramen)to, et al S.mo
Rosario le robbe
Inprimis Lascia tumila quara(n)ta di grano, et orgio il quale è in tre
parte tumila 11 di grano, et tumila dodeci di orgi in casa del s(igno)r
Tiburzio, et una tina piena in casa di mio socero, et altra parte in
casa mia, et altre robbe che sono in casa. Levate la dote di mia moglie
una bestia sumarrina, et p(er) la morte n(on) posso dire niente. Sic
Volo. Io D. Aloisi sono testimo(nio) confesore.
Testamento dl Flnadea Paduano.
(APA. Serie Prima, n. 24)
Testamento di Finadea Paduano che si fa oggi li 7
di ottob(re) 1656.
Inprimis lasso Una casa in due mem(b)re Una
vignia alli casai di grano tt.a vinti incirca Una arcella piena di
cicerchie di tumula quatro incirca di fave tumula quatro, Una botte, Una
caldare, Una sartagine, una leva arcella vacante, Uno paro di maniche,
et uno para di scarppe, et di tutte queste robbe ne sia tutore Agostino
Tonno che essendoci erede non daro in beneficio di detto erede, et
vo(glio) cini essendo che suceda il Revere(n)do Clero che ni faccia
beneficio, p(er) lanima mia et mio Marito, et questo è la mia volonta,
et ni ò fatto scrivere il pre(sen)te testa(men)to p(er) mano di
D:Ambrosio Tonno co(n)fessore intempo di peste presente Agostina Tonno
oggi lì 7 di ottobre 1656.
Lucrezia Paduana.
Io D: Ambrosio Tonno ò scritto il pre(sen)te
testamento et p(er) volonta di detta testatrice, et so(no) testimonio.
Testamento di Arcangelo
Caruso.
(APA, Serie Prima, n. 31)
A dì 16 di 9bre 1656
Io Arcangelo Caruso stanno
a(m)malato p(er) pesta mi hò mandato à chiamare à D. Aloisi Fischetto,
et sta(n)do sano di mente, et mi faccio testamento, et lascio al R.do
Clero di Albano, una camera alla pumareta. Confina co(n) la casa deL..
ma(s)tro Francisco Guarino, et via publica, et una vigna alli prete
grosse, et mi si facciano beneficio p(er) me, et tutti di mia casa
padre, et madre.
Ite(m) Lascia, che tutte
le robbe che sono dentro in detta camera grano, et orgi sia di mio
fratello, et morendo mio fratello sia di Margarita mia zia, che
suppellesci mi et morto.
Ite(m) Lascia tre alveri,
che sono in refoggio, siano del Crucifisso, et doi sono c(on) Filippi,
cioè uno p(er) uno, et volendo il detto Filippo dario al Crucifisso
siano tutti voi, et Sic Volo.
Presente p(er) testimonio
Rosa Garagusa.
Io D.
Aioisi Fischetto hò scritto la presente p(er) tes(timon)io et
confessore.
Testamento di Gb. Battista Ciuciano a favore
della Venerabile Cappella S. Antonio di Padova.
(APA, Serie Seconda, n. XV)
(Nel
testamento, rogato “per tempo di peste”, sono descritte, minuziosamente,
tutte le “robbe” di una famiglia benestante. Viene menzionato persino
uno strofinaccio. Anche in questa donazione è presente lo zampino di D.
Ambrosio Tonno, confinante di casa con il testatore).
Hoggi li tre d’Ottobre 1656. Albano p(er) tempo
di peste.
Gio. Batt(ist)a Ciuciano d’età d’anni
cinquantacinq(ue) in circa, s’è disposto farsi testam(en)to, e lasciare
la metà delle sue robbe, cioè animali alla Ven(erabi)le Cap(pell)a di S.
Antonio di Pad(ov)a, che se ne debbia fare benef(icio) p(er) l’anima
sua, di sua mog(li)e, e di suo fra(te)llo conforme alloro calcolo, e
l’infra(scri)tte robbe sono infra. E n(on) essendo valido il
testam(en)to senza l’institut(io)ne d’herede, instituisce suo herede...
Gio. Dom.co Ciuciano suo figlio con le condit(io)ni:
In p(rimis) p(er) pezzi d’An(ima)li baccini
(bovini) num. trentacinq(ue), cioè la metà siano del suo herede, cioè
campando il d(etto) suo figlio, cioè dà levarsene uno, quale è del med.
conto lasciato dà Gio. Donato, e ni devo havere sop(rascri)tto testatore
car(li)ni venticinq(ue); et una Vacca.., la lascio al mio fr(ate)llo
Gio. Paolo, che se la sceglia dà dentro le Vacche, et una Genca à S.
Maria difonti, et uno Genco cogliuto à S. Maria alla gratia di S. Cona,
quale se l’hanno scelto, e stà dentro d(ette) Vacche. Bovi num. sette,
cioè la metà sia ancora di d(etto) suo figlio, e l’altri siano di
d(etta) Cap(pell)a. Di più pecore grosse n. cento, e nove, montoni
sideci, Ami (agnelli) n. vintuno, Cap(re)tti num. tre, Capre grosse n.
vintiquattro, et di d(etti) An(ima)li siano la metà del d(etto) suo
fig(lio), cioè campando, et altre cinq(ue) pecore à S. Rocco.
Item Lascio tt.a vinti di grano alla Cap(pell)a,
e l’altri siano de il‘Herede. Item la Vigna del Castelluccio, e
q(ue)sta sotto S. Rocco ancora li lascio a d(ett)a Cap(pell)a, e l’altri
siano del d(etto) suo herede.
Item lascio la Casa di tre habitacoli, cioè
quella à S. Pietro quale co(n)fina c(on) D. Ambrosio Tonno ancora li
lascio alla d(etta) Cap(pell)a, e dove habita siano dell’herede, cioè
suo figlio. Item lascio li pannam(en)ti al d(ett)o Herede, e n(on)
essendoci her(ed)e, cioè figli, siano ancora di d(etta) Cap(pell)a, e li
d(ett)i pannam(en)ti sono:
quattro sprovieri, e quattro matarassi pieni di
lana, e lana pese sei, orgio tt.a quaranta, capo pese cinq(ue),
casicavalli pese tre, campando d(etto) fig(lio) sia suo, e duoi
avantiletti di lana pinti; p(er) facce di mata razzi num, sei, e
capezzali n. sei. Una Gonnella torchina ed il Gippone (corpetto)
di velluto incigliato con trene d’argento. Un’altra rossa, Un ‘altra
carmosina
(scarlatta). Uno panno rosso di rascia. Uno collaro n(on) finito ed il
pizzillo grande. Uno Mante (imbottita). Uno accantiletto di lino
c(on) la rezza (retina di refe). Uno para di lenzola con la rezza
in soprapanno. Ariglieri di lino pinti n. quattro. Duoi bannili, uno di
rezza, e l’altro di seta rossa. Una cammisa nova. Uno para di lenzoia
con la rezza d’amendola. Un’altro lenzuolo c(on) la reticella di
morriano. Una fotra (tessuto per preservare guanciali o materassi).
Duoi chioncelle di lana, et un’altra di faccia di matarazzo. Una cammisa
di donna. Una fascia di rascia rossa. Una Pelliccia fina. Doi serte di
coralli rossi con segnali d’argento. Tre Bracci di buona valuta. Doi
legature, una rossa, e l’altra verde d’argento. Uno avantiero
(grembiale) di lino, et uno Velo bianco. Una torce di panne tto rosso
di canne quattro due Tela di chiappa di sacco lisciati russi, e negri.
Uno telo di stiavocchi (pulisci-bocca, tovagliolo, strofinaccio).
Uno paro di pantofoli. Centi gliomeri (gomitoli) di lino, et
un’altro... di bambace; Un’altra chiombella di lana. doi canne di tela
nociata. Un canna di panne tto bianco. Un’altro matarazzo pieno di lana.
Tre altri lenzola, et un’altra cammisa di do(n)na. quattro altre
chiombelle, cioè, tre di bambace, et un’altra di lana. Un’altro bannile.
Due vomeri. tre accette grandi, due consature. Uno candeliero d’ottone.
Uno para di Reti nove. Una Tovaglia di pasta grande. Una coverta bianca
di lana, et una copertura. Tre anelli d’oro, due à fede, et uno c(on)
lapetra bianca. Un’altra cannacchra di coralli. Due brocche d’argento
con due cocchiarelli (cucchiaini). Uno maccaturo (fazzoletto)
c(on) pizzillo grande. Di più docati dieci d’oro. Uno schiccianelo, cioè
sercitiale. Due caldare grandi nove, e due altre piccole vecchie, e due
altre mezane. Tre catene di ferro. Un’altra chiappa di sacco, e la
lascia alla zitella, et il matarazzo ancora, ed uno lenzuolo, et una
coverta. Del grano tt.a centocinquanta, ni dò tt.a vinti à S. Ant(oni)o,
e l’altro sia dell’Herede suo figlio. Una scoppetta (archibugio).
De lii quattro sprovieri ni à duoi di lino, et uno di q(ue)lli di lana à
comp.to de lii d(ett)i quattro, et un’altra di stessa lana. Tre
sartagine. Duoi coppi di ferro; due cocchiare di ferro, una grande, et
una piccola. E delle d(ett)e robbe, morendo il d(ett)o suo fig(lio)
siano di d(ett)a Cap(pell)a, et il sproviero di lana ad amendola sia di
sua Nepote Dom.ca fig(li)a di Gio. Paolo suo fra(tel)lo. Uno
scalfaletto, Una Trabura, due boffette
(armadietti), una fazzotora (madia) siano di d(ett)a Cap(pel)la.
Delle d(ett)e robbe faccio Procuratore il Sig. Tiberio laudato Compare
di detto mio figlio, e negandolo d’accettare, d(ett)a off(ert)a, e la
vendenia (vendemmia) la possa fare Gio. Paolo suo f(rate)llo e
p(er) Votte (botte) n. otto, et uno Tinazzo (tino grande),
barrili n. sei.
Item lascio una giovenca annecchiarica (da
uno a due anni) a B. Gaetano di q(ue)sta Terra. Dechiarando, che sè
d(ett)a Cap(pell)a n(on) volesse accettare d(ett)e robbe e d(etto) peso
à dir messe, et altri Officij, debbia darli à S. Fran(ces)co di
Tri(cari)co, che possa dire d(ett)e messe. Per li coralli li lascio à S.
Maria Mag(gio)re d’Albano.
Item lascio.., in Gravina vinti docati q(ua)li mi
deve il mio comp. Carlo Martone, com ‘appare p(er) sua ric(evu)ta, et
uno bolettino di sale fatto dall’Agente del Sig. Duca, ch’è di n. docati
sideci, e tarì quattro... Item lascio... due lampola (lampade),
Una cassa di noce. Una caldara (pentola). Uno Candeliero
d’ottone. Una casacca, centi petti di panno dentro d(ett)a cassa. Una
camastra
(catena del focolare). Una sartagine. Duoi quatri (asse di tavole
parallele per impastare la farina)... dà farne benef(icio) p(er)
l’an(im)a mia, e di mia mog(li)e. E per essere il vero n’hò scritto lo
p(rese)nte
(testamento) di mia prop(ri)a mano, e testato dalli so(ttoscri)tti
test(imon)ij.
Albano à 3 di 8bre 1656 tempo di peste. Gio.
Batt(ist)a Ciuciano manuprop(ri)a confirmo quanto di sop(ra) d(ett)o
folio...
Cedolone per la
pubblicazione della Scomunica di certe persone, che in Chiesa tolsero
capricciosamente il Baldacchino nella Festa del Corpus Domini. 26 luglio
1656
(APA, Serie Terza, lett.
I)
Molto R: di come
f(rate)lli. All’altra lettera che p(er) mezo dellatore di q(ues)ta han
ricevuta mi piace aggiungere q(ue)st’altra.
Per i sospetti che corrino
p(er) il contagio (peste), suspendiamo in altro tempo il Sinodo,
che p(er) lo solito dovea celebrarsi all’amità d’Agosto p(ro)ssimo
venturo. Vogliamo però è strettam(ente) comandiamo ài R. Arcip(re)ti, et
altri del Clero, che debbono nella Vigilia della B. Vergine dell’Assunta
farsi pagare quì da loro sacristani, quanto ci devono p(er) le risposte
ed altro è q(ua)nto debbono à q(ue)sto Seminario sotto pena di
sospantione ipso facto incorrenda dà R. Arcip(re)ti, è sacristani, ed
altre pene à nostro arbitrio, volendo in tutti i modi essere pagato
p(er) l’intiero, ritrovandici pieni di debiti, nè havendo il modo da
sostinere la n(ost)ra famiglia; si risolvino in tutte le maniere di
mandarci quel che ci devono, altrim(enti) n(on) havera(n)no da dolersi
se n(on) di loro medesimi.
Havranno intesi gl’eccessi
scandalosi de Ministri de Stigliano in Armento nel giorno del Corpus
D(omi)ni, c(on) haver violentem(en)te posti le mani adosso à Sacerdoti
dentro la Chiesa è strappa ti loro il baldachino dalle mani. Da q(ue)sto
n(ost)ro Tribunale sono stati scomunicati molti di q(ue)lli è sara(n)no
scomunicati forsi altri alla giornata. Ordiniamo à i RR. Arcip(re)ti,
che in ogni giorno di pre(ce)tto debbono scommunicare pubblicam(mente) i
medesimi nella Chiesa intermissa solemnia in q(ue)sto modo.
Si ponghi in mezo della
Chiesa il mortorio, ò Cataletto coverto di pa(n)no negro, monti sù il
pulpito un sacerdote parato c(on) il Piviale negro, et legga ad alta
voce la copia del Cedolone che mandiamo attorno; finito di legersi si
so(ni)no tutte le Campane della T(er)ra à mortore, si canti
immediatam(ente) il salmo da tutto il Clero, E(x)sur. gat Deus, eÌ
dissipentur inimici eius, è m(ent)re si fà la funtione, tenghi
l’Arcip(re)te una can(d)ela accesa nelle mani, è finita la funtione la
butti in T(er)ra; tutto ciò si faccia p(er) ogni festa sino ad altro
n(ost)ro ordine, et acciò i R. di Arcip(re)ti eseguino q(ue)sto n(ost)ro
ordine a puntino, cel’incarichiamo sotto pena di Cento Libre di cera
d’applicarsi à Luochi pij. Il Cedolone, che ma(n)diamo à chiasched’uno,
si affighi subito alla porta della Chiesa Mag(gio)re...
Tricarico 26 luglio 1656.
allo Cursore se li dia due canini p(er) loro, et il vitto.
Af f.mo come f(rate)llo
Pier Loysio Vescovo di Tricarico
(Segue l’elenco dei cittadini
scomunicati firmato da Mons. Pietro Aloisio Carafa, Vescovo di
Tricarico).
Passi, dogane, doganelle.
(APA, Serie Sesta, n. 16)
—
Passi pagati in Tri(cari)co, Miglionico, e Montescaglioso nel calar le
vacche alla marina, docati uno, grana quindeci. Passi pagati in
Montescaglioso, Miglionico, Grottola e Tri(cari)co nel ritorno delle
vacche dalla marina, docati uno, grana quindeci (foglio 39).
—
Pagato per la Dogana in Grassano a Vincenzo Lupo Doganiere nel ritorno
delle vacche dalla Marina, p(er) due presentate carl(ini) quattro, e di
più cavalli nove a pezzo p(er) 38: animali, come da ricevuta, grana 68
(foglio 11).
—
Per passi pagati alla Taverna del Vaglio nell’andare in d(etta) Fiera
(Potenza)
colle tre vaccine... (foglio 18).
—
Per passo delli due genchi venduti in Stigliano (foglio 22).
—
Quattro giorni di cavalcatura à prender li cuoi delle vaccine morte alla
marina docati due. Pagato in Grassano p(er) passo di detti cuoj, ò sia
dogana canini uno, grana dieci (foglio 39).
—
Al passo del Cerro p(er) li due genchi venduti in Venosa... (foglio
34).
—
Per Doganella al Doganiero di Accettura per le vacche, grana 37
(foglio 35).
—
Per passo in S. Mauro per la fiera di Stigliano, canini 05 (foglio
39).
—
Per rata di doganella pagata in Cognato grana quindeci (foglio 39).
—
Per allistamento di Foggia delle vacche in Gravina (foglio 22).
—
Per rata della dogana pagata in
Gravina carlino uno (foglio 31).
Contratto di matrimonio. (APA, Serie Prima, n. 2)
Il giorno otto del mese di Febbraio dell’anno
mille ottocento sei. Albano.
tra Antuono Saraceno di questa T(er)ra d’Albano,
il quale agge, ed interviene alle cose infra(scni)tte, tanto nel suo
proprio privato, e principal(mente) come, quanto nel nome, e parte della
vergine in capillis Maria Saraceno di lui Figlia legitima, e na(tura)le,
p(er) la quale promette de rato p(er) se, suoi eredi, e succ(esso)ri da
una parte, e Donato d’Antuono d’Anzi tutti di questa T(er)ra d’Albano,
il quale stando a mag. cautela col d(ett)o Antuono d’Anzi di lui Padre
p(rese)n te, ed il suo consenso alla med(esim)a con giuram(en)to
prestante agge panim(en)te, ed interviene alle cose infra(scni)tte p(er)
se, suoi eredi, e suce(sso)ri dall’altra parte. Sopra il felice
matnim(oni)o, che coll’aiuto del Sig.r Iddio s’ha da contrarre tra la
d(ett)a Maria Saraceno ex una, ed il d(ett)o Donato ex alt(r)a qual
matrimonio s’intende contrarre tra di loro secondo l’antico uso e
consuetudine di questa T(er)ra.
In p(nimi)s esso Antuono Saraceno s’obliga fare,
e curare... che la d(ett)a di lui Figlia Maria Saraceno pigli, ed abbia
da pigliare in suo vero, caro, e legitimo sposo, e marito il d(ett)o
Donato, e con esso lui contrarre solenne e leg(itti)mo matnim(oni)o...
Per contemplazione, e causa del qual matrimonio, e p(er) li pesi di esso
per detto futuro sposo più commodamente sopportandi, il pred(ett)o
Antuono Saraceno promette, e s’obliga assegnare, dare, e costituire in
dotem, dotis nomine, e per le doti, per porzione de beni paterni, doti
materne... alla d(ett)a Maria Saraceno sua Figlia, e per essa al prefato
Donato d’Anzi l’infrascnitta dote, e sotto l’in fra(scni)tti altri
patti:
In p(nimi)s una casa soprana in contrada di S:
Vito, g(iust)a il sottano di casa dotale di Rosa di Franc.co di Grazia,
via publica dalla parte d’avanti, e laterale, ed altri fini, franca, e
libera, sopra la qual casa si riserba d(ett)o Antuono Padre la vita sua
durante, cioè di abitarvi unitamente in d(ett)a casa colla d(ett)a
Figlia, e Genero.
Più una vigna d’opera tre in c(irc)a di zappa in
contrada del lisco, giusta la vigna del Sig: Franco Molfese ed altri
fini, franca, e libera, a riserba dell’annua rendita di grana sei dovuta
alla Venerabile Cappella del SS. Sacram(en)to.
Il letto cogl’infra(scni)tti pannam(en)ti =
Un saccone nuovo di Carrara = quattro lenzuoli nuovi di lino
= Una coperta bianca di lana
—
Tre coscini nuovi, cioè due di lino, ed uno di tela d’ondersi Un
avantiletto quattro camicie nuove, una di tela d’ondersi, due di
bombace, una di lino, e quella che porta adosso
= quattro tovaglie nuove, cioè una vandile di tela d’ondersi
guarnito con pizzillo, una di bombace p(er) la faccia, e due di lino
p(er) la Tavola, e Pasta = Due salvietti nuovi di bombace =
Una sottana nuova, e l’altra, che porta addosso = Un paio di
petti di panno piedimonte, e l’altro, che porta addosso = Un
avantiseno di scottino, e l’altro, come se lo troverà sopra = Una
caldaja usata di rama Veneziana di circa libre tredici = Una
sartagine di libre quattro in c(irc)a = Una camastra di ferro
Una cassa usata di tomola quattro in c(irc)a
= Una botte usata di barili cinque, p(er) farsela accomodare, e canini
venti in contanti anche p(er) la botte = Una facciatoja p(er) uso
di far pane = cinque pezzi di animali, cioè due Pecore, e tre
capre di vita = quali beni s’obliga esso Antuono Saraceno
Dotante, consegnarli nel giorno dell’allido, e mancando qualche cosa di
d(ett)i Pannam(en)ti. e mobili in d(ett)o giorno, s ‘obliga consegnarli
dopo due anni di tempo da oggi decorrendi...
All’incontro esso Donato futuro Sposo sentendosi
ben contento, e sodisfatto delle pred(ett)e doti, s’obliga pigliare, ed
accettare in sua vera, cara, e leg(itti)ma sposa, e moglie la sud(ett)a
Maria Saraceno, e con esso lei contrarre solenne, e leg(itti)mo
matrim(oni)o nel modo forma, e termini sud(ett)i; e ricevuto avrà le
sud(ett)e doti, come sopra promesse, s ‘obliga quelle tenere, e
conservare ad instarboniviri, e piuttosto aumentanle, che deteriorarle,
e farle salve sopra tutti li suoi beni pr(esen)ti, e futuri...
Patto che dissolvendosi il d(ett)o matnim(oni)o,
p(er) mortem, quod absit, d’essa Maria futura Sposa senza Figli dal suo
corpo, in costanza di d(ett)o matrimonio, in tal caso s’obliga esso
Donato, restituire al pred(ett)o Dotante, e suoi eredi le sud(ett)e
doti, come sopra promesse...
Patto parim(en)te, che dissolvendosi il d(ett)o
matrim(oni)o, p(er) morte, quod absit, d’esso Donato, e la d(ett)a Maria
superstite, et in mundo vivente, senza Figli nati dal suo corpo in
costanza di leg(itti)mo matrm(oni)o, in talo caso da ora p(er) allora
esso Donato li costituisce l’antefato, e beni giocali a norma della
reg(i)a novella Pramm(atic)a.
ed in fede io publico, e Regio Notaro Prospero
Albano, di questa Comune d’Albano in Basilicata col mio solito Segno ho
segnato. |