Dove la terra finisce
"i lucani in Cile"
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Un rapido sguardo all’anno di arrivo dei lucani in Santiago del Cile83
e il dato che se ne ricava è nitido ed eloquente: l’emigrazione
verso la capitale è avvenuta in maniera mirata, dunque non più
avventurosa, e concentrata dal 1947 al 1961, negli anni della forte
ripresa migratoria all’indomani del secondo conflitto mondiale.
Poche le partenze precedenti (in genere
emigrazione di richiamo)
e successive.
Sono gli anni dell’ultimo esodo di massa, quando interi paesi si
spopolano per andare a ‘replicarsi’ e ricomporsi altrove,
generalmente nei paesi europei o del nord Italia. E trovandosi
comunque
nella necessità di
partire, la scelta più conveniente resta quella di raggiungere i
compaesani che hanno trovato altrove una dignitosa collocazione.
Dunque Oppido e Tolve riprendono l’esodo verso il Cile, sulle orme
di genitori e nonni, stavolta attraverso il più agevole canale di
Panama e sapendo che cosa si andrà a fare e dove. Contemporaneamente le aree dei nitrati vivono la crisi definitiva, sicché quella parte di lucani che in Iquique e Pica non ha potuto far evolvere le attività ‘di servizio’ descritte in precedenza, tenta anch’essa la via della capitale.
83 v. in apertura del presente lavoro.
Il Cile dal secondo dopoguerra ad
oggi. I lucani a Santiago
Dal 1946 fu presidente Gabriel González Videla, che avviò dapprima
un governo con la sinistra (tre comunisti in rappresentanza delle
organizzazioni minerarie e delle fabbriche). L’intenzione, nemmeno
troppo velata, era quella di neutralizzarne la forza. Quando fu
evidente che questa tattica non avrebbe funzionato, Videla aprì uno
scontro sempre più aspro contro la sinistra comunista: dalla
destituzione dei tre ministri a quella, nel ‘48, del senatore Pablo
Neruda, uno dei più grandi poeti dell’America latina, Premio Nobel
nel 1971 . A quel punto, perfino l’ottuagenario ex presidente Arturo
Alessandri si dimise dal Senato denunziando gli arbitri di Videla.
Nello stesso anno il Partito Comunista fu dichiarato fuori legge.
Intanto il censimento dell’agricoltura del 1955 rivelava che nella
nazione circa il 39% dei coltivatori possedeva meno del 3% di tutti
i terreni coltivati, mentre meno del 3% ne possedeva il 37%. Nelle
province centrali come Santiago e Valparaíso, dov’è la terra
migliore del paese, la distribuzione era ancora meno equa, con il 7%
dei proprietari terrieri aventi il controllo del 92% della terra e
dell’acqua da irrigazione84.
Scrive in proposito G.C. Pellegrini: “In un economia complessivamente vacillante, il settore agricolo era il più arretrato, governato da rapporti
di produzione cristallizzati da secoli, capaci di garantire
ricchezza e potere solo ai grandi proprietari terrieri, mentre i
contadini stentavano a sopravvivere. (L’ingiustizia nella
ripartizione della proprietà era tanto evidente, già nel 1928, che
il governo dell’epoca aveva tentato le prime riforme, scatenando la reazione dei latifondisti) “85.
Alla fine degli anni ‘60 i problemi erano ancora il predominio del
latifondo nelle mani di una piccola oligarchia di privilegiati e una
grande ricchezza mineraria sotto il pesante controllo straniero,
soprattutto USA. Intanto, con la definitiva crisi del nitrato di
soda, si spopolavano le aree minerarie (Chaeabuco, Huantajaya,
Humberstone...) a favore dei grossi centri portuali (Valparaíso,
Antofagasta, Iquique) e della capitale, dove comparvero le
bidonvilles
come conseguenza
della rapida urbanizzazione.
In questa fase la sola città di Santiago accoglie circa il il 78%
dei migranti interni. I quali però, una volta in città, si devono
accontentare di sottoccupazioni mal pagate, come dimostreranno anche
alcune testimonianze che riportiamo più avanti.
Alle elezioni del ‘64 (siamo in piena 'guerra fredda’) per la prima
volta si presenta l’alternativa: da una parte il FRAP con la
candidatura di Salvador Allende Gossens; dall’altra la Democrazia
Cristiana con Eduardo Frei Montalva. Washington, discretamente
fingendo la neutralità, sostiene Frei. Mosca, più apertamente,
Allende. Vince Frei, con un programma di ‘ellenizzazione’86
del rame e graduale riforma agraria con ampi indennizzi ai
latifondisti. Troppo per l’estrema destra e troppo poco, di lenti e
scarsi effetti, per la sinistra. Nel frattempo, se prima della
guerra il Cile esportava un sostanziale volume di generi alimentari,
dopo il ‘64 ebbe bisogno di acquistare grano e carne dall’Argentina
e dal Perù. La stessa industria, benché assai sviluppata rispetto ai
parametri medi dell’America latina, non era proporzionata alle
effettive potenzialità e non costituiva un fattore propulsivo di
sviluppo interno. Si avvertiva sempre più nettamente il peso di un
settore minerario per troppo tempo gestito da mani straniere, che lo
avevano indirizzato tutto all’esportazione, senza porlo anche al
servizio dello sviluppo locale87.
(In quegli anni Pablo Neruda cantava di una patria in cui
cobre y petroleo
lentamente se convierten en oro para reyes ajenos
“, rame e petrolio
lentamente si mutano in oro per i re stranieri88).
La situazione di indebitamento e povertà tangibile accrebbe la
popolarità di Allende.
84
Cfr. HERRING H., Storia
dell’America Latina, p. 964 n. 8. 85 G.C. Pellegrini, Il mondo attuale, L’America Latina, 20 voI., 1987, p. 239.
86
'cilenizzazione’: attraverso l’acquisto delle azioni dalle società
americane; questa forma avrebbe comunque mantenuto le miniere di
rame in mani USA.
87
Cfr. CC. Pellegrini,
L’America Latina, cit., p. 247. Si noti che questa sarà una
eredità negativa che peserà sul futuro governo di Allende.
88
P. Neruda, in Que despierte el Lenador
Nel 1970, il 4 settembre, Salvador Allende ottenne la maggioranza
relativa a capo di
Unidad Popular
(socialisti, comunisti, radicali, cattolici di sinistra) con un
programma dirompente: 1) distribuzione della terra ai contadini,
attraverso una riforma agraria accelerata da provvedimenti di
confisca del latifondo; 2) ‘nazionalizzazione’: delle miniere di
rame, ferro, saInitro, sodio e carbone, affermando la sovranità del
Cile sulle proprie materie prime; delle banche e del commercio
estero; delle attività basilari dell’economia: energia elettrica,
trasporti, comunicazioni, siderurgia89.
Ciò avrebbe dovuto migliorare il tenore di vita dei cileni, con
conseguente allargamento del mercato interno. Una politica che però
mobilitò contro il presidente tutti gli interessi colpiti, interni e
stranieri, senza riuscire a placare la sinistra estrema del
MIR.
Gli anni ‘72-73 videro un generale peggioramento dell’economia. Gli
USA, che già da diversi anni pilotavano verso una configurazione
politica autoritaria del cono sudamericano90,
fecero crollare il prezzo del rame per danneggiare le esportazioni
cilene. Tutta la fascia del terziario e del commercio risentì dei
contraccolpi della crisi. L’aumento incontrollato del costo della
vita e la scomparsa dal mercato di beni fondamentali suscitarono
reazioni popolari. Uno sciopero dei camionisti provocò uno stato di
caos e di tensione sociale. Il malcontento dilagò anche negli strati
medi e bassi della popolazione.
Come vedremo, è un momento di disagio anche per i lucani che a
Santiago si collocavano proprio in questa fascia, del terziario e
del commercio. “Bisogna puntualizzare una volta di più che i problemi attuali derivano in grande misura dalI'eredità del passato, da tutto un quadro di sviluppo capitalistico dipendente che ha deformato a tal punto la struttura dell'
economia cilena che sarà necessario un lungo tempo per superare tali
deformazioni “,
scriveva nel ‘72 Pedro Vuskovic, Ministro dell’Economia nel governo
di U.P.91.
89 v. in appendice due
documenti di di Salvador Allende: stralci del programma di Unidad
Popular. del gennaio 1970, e il decreto relativo alla
nazionalizzazione delle miniere di rame.
90
In nome dell’anticomunismo si insediano una serie di regimi
autoritari militari:
91
Due
anni di politica economica del Governo Popolare, di P. Vuskovic, 1973.
V. in Appendice
stralci della relazione, pubblicata in Revista de la Universidad Tecnica del Estado, 11-12. nov-dic. 1972/
gen.-feb. 1973, trad. in
Movimento Studentesco, Milano, n. 1.
Il 9 settembre 1973 il segretario socialista Carlos Altamirano,
parlando nello stadio di Santiago, denunciò l’imminenza di un
golpe
militare. Due giorni
dopo il generale Augusto Pinochet, favorito dagli USA92,
attuò il colpo di stato. Allende fu trovato morto, dopo aver
resistito fino all’ultimo con le armi nel Palazzo della Moneda. Si
troncava così un’esperienza, quella cilena, cui tutto il mondo
guardava con interesse.
“Il nostro governo era troppo radicale, non avevamo nel paese un
appoggio sufficiente per poter espropriare i latifondi e nazionalizzare le miniere di rame
“, dice oggi Altamirano.
‘Non era un errore economico, ne sono ancora convinto, ma politico"93.
Resta da capire come un Paese così orgoglioso della propria storia
in difesa dell’indipendenza e così teso alla riappropriazione della
propria identità culturale ed economica possa aver accettato una
così pesante ingerenza a tutto campo da parte degli USA.
Sul piano economico, Pinochet provvide da subito a liquidare le
riforme di Allende all’insegna di un liberismo totale, secondo i
dettami della “scuola di Chicago”, e riconsegnando le maggiori
ricchezze cilene in mani straniere; sul piano politico e sociale
introdusse un regime di repressione delle libertà civili e
persecuzione degli oppositori,
"interpretando ‘alla
ciIena’ quella
dottrina della
sicurezza nazionale impartita nelle
accademie militari USA ai quadri degli eserciti sudamericani [...]
ideologia cilena per la quale un confronto politico diventa
'guerra interna’
(e di conseguenza l’avversario un nemico da uccidere, anche se
inerme)”94.
Alcuni ex villaggi di minatori furono trasformati in campi di
concentramento e tortura, come l’Oficina di Chacabuco dove ancora ci
sono le mine collocate dai militari nel 1973.
92
Com’è stato
subito noto in tutto il mondo democratico (le conferme ufficiali
arrivano oggi con l’apertura degli archivi della CIA). Fu per questo
che in Cile e in tutto il Sudamerica l’opposizione intellettuale
assunse le forme di un forte antiamericanismo: tra gli altri, P.
Neruda
(‘Incitamento al Nixonicidio
“) e il gruppo teatrale argentino “Comuna Baires”
(‘Washington-Washington”).
93 La Repubblica, 20 dic. 1998, p. 23. Dopo la fuga e quasi
vent’anni di esilio, scampato al famigerato
Piano Condor (v.
riquadro),
Altamirano è rientrato in Cile nel ‘90, successivamente
all’elezione di P. Aylwin.
94 G. Rampoldi, Nel palazzo del terrore dove il Cile moriva, "La Repubblica”, 28 nov. 1998. Furono
perquisite e saccheggiate anche due delle tre abitazioni di Pablo
Neruda, a Santiago e Valparaíso, mentre il poeta era in fin di vita.
Man mano, anche parte della D.C. e della chiesa cattolica iniziarono
a far sentire la propria voce contro la gravità della situazione
sotto il regime militare, finché il 5 ottobre 1988, in un referendum
sul futuro istituzionale del paese il generale Pinochet — oggi
incalzato da quattro denunce di Amnesty International — risultò
sconfitto, pur rimanendo capo supremo delle Forze Armate e senatore
a vita, cariche che egli stesso si era garantito in precedenza con
una modifica della Costituzione. Il potere passò quindi a Patricio
Aylwin, eletto democraticamente nel 1990. Le successive elezioni
presidenziali furono vinte da Frei a capo di una coalizione di
centrosinistra. Ma i militari del
golpe
sono rimasti
intoccabili.
21 settembre 1998: Pinochet è arrestato in una clinica di Londra su
ordine della magistratura spagnola. Il giudice Baltasar Garzón lo
accusa di crimini senza prescrizione, secondo il diritto
internazionale: torture, sequestro di persona e decine di casi di
desaparecidos.
Crimini contro l’umanità.
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