QUANDO SI COMINCIA A CRESCERE
(l'opinione di un'adolescente)
Nessuno può fare a meno di pensare, ma questo non vuol dire che pensare
faccia bene.
E' facile spostarsi col pensiero ed entrare nel mondo dei sogni;
il piccolo mondo, dove a rifugiamo nei momenti più critici, quando la
realtà ci distrugge il cuore. Gli amici non ci possono capire e siamo
soli, alla ricerca di un luogo, dove poter essere felici.
Viaggiamo nel nostro magnifico mondo, fatto di inutili sogni e
pensieri alla ricerca di pochi attimi di pace.
Tutti almeno una volta ci siamo rifugiati nel nostro piccolo mondo
virtuale, dove non ci sono problemi né complicazioni, dove possiamo
isolarci e stare in pace.
Siamo sicuri che sognare faccia bene?
Non sono ipocrita, anch'io sogno, forse lo faccio più degli altri.
La fase che sto attraversando E' una delle più complicate: l'adolescenza
non e facile da vivere: noi adolescenti siamo ribelli, vogliamo essere
liberi, non accettiamo nessun tipo di compromesso o regola, sentiamo il
forte bisogno di cambiare le cose, di porre fine alle ingiustizie, e non
solo!
I primi amori, le prime delusioni, ma anche l'impatto con il mondo
degli adulti, non siamo adulti, ma neanche bambini e questo ci fa paura,
anche, se, spesso, giochiamo la carta dell'indifferenza.
Siamo i protagonisti di un romanzo, che dobbiamo scrivere da soli:
non riusciamo ad ascoltare,gli adulti, perché cerchiamo la possibilità
di fare le nostre esperienze. Poi, spesso, ci scottiamo e non sempre le
ferite si rimarginano: quindi vorremmo chiedere aiuto agli adulti ma
l'orgoglio ce lo impedisce.
Forse non è solo per questo, gli adulti spesso sono presi dal
lavoro, dal problemi finanziari e ci risultano freddi, persone che non
sognano, che non hanno vissuto le nostre stesse emozioni.
So che questo non è corretto, ma spesso essi tendono a
sottovalutare i nostri problemi, dicendo che non sono cose serie, che
dimenticheremo tutto e che il mondo che ci aspetta sarà molto più duro
di quello che stiamo vivendo.
Come possono aver dimenticato la loro adolescenza?
E' possibile dimenticare il dolore, le delusioni, ma anche le
forti emozioni del crescere?
Così inizia la mia storia, quando mi sono svegliata e mi sono
trovata nei panni di un'adolescente.
Ero una bambina felice, vivace, ma serena.
Avevo un sacco dl amici, ero la capobanda di un gruppetto di
ragazzi e mi piaceva molto giocare a calcio.
La mia vita mi piaceva, non avevo problemi, non avevo
preoccupazioni, filava tutto liscio.
Ahimè! Non potevo sapere allora che le cose sarebbero cambiate
poi, da un giorno all'altro.
Una mattina però, purtroppo, mi accorsi con mio dispiacere di aver
preso una piccola cotta. Ero cresciuta senza rendermene conto,
iniziavano a piacermi i miei compagni di gioco e la cosa più
problematica e che non sapevo come comportarmi.
Da brava bambina cercai di parlarne con i miei genitori, che,
ovviamente, sottovalutarono il mio problema dicendo che "tutti noi,
prima o poi, cresciamo" e che la mia prima cotta non sarebbe stata poi
nulla di eccezionale.
Le loro parole mi buttarono nell'oscurità più profonda, pensavo
che fossero corrette ma crudeli.
Continuavo a ripetermi che tutto sarebbe tornato come prima.
Certo non potevo sapere che quello sarebbe stato l'inizio di una
serie di drastici cambiamenti. Improvvisamente cominciarono a proibirmi
di fare capanne, mi obbligarono a mettere le gonne più di una volta a
settimana, ma, soprattutto, mi vietarono di giocare a calcio. Non
riuscivo a capire il motivo di tutte quelle regole, non potevo
rispettarle: erano ingiuste.
I miei dicevano che ormai ero una "signorina" e non potevo più
comportarmi da maschiaccio. Io non mi sentivo un maschiaccio, io ero me
stessa, non potevano cambiare così improvvisamente la mia vita, non era
giusto!
Dovevo trovare una soluzione, dovevo inventarmi qualcosa prima che
la mia vita si trasformasse in una gabbia, dalla quale non sarei potuta
più uscire.
Le cose non potevano continuare in quel modo. Iniziai a cambiare,
ben presto divenni una giovane ribelle, rifiutai ogni tipo di regole,
non accettai più nessun tipo di compromesso.
Sino a quel giorno avevo sempre avuto un buon rapporto con i miei,
ma stavano cambiando le cose. Era cominciata una difficile guerra per
salvare la mia parte morale e non dovevo, non potevo perdere,
assolutamente.
Iniziai ad essere scostante soprattutto con mia madre. Avevo
perduto il rispetto per i miei genitori e per il mondo degli adulti. In
poco tempo mi guadagnai la fama di "dura", tutti in paese mi conoscevano
e la maggior parte era contro il mio spirito ribelle.
Non volevo il loro appoggio, non avevo bisogno di sostegno, sapevo
di sbagliare, ma ero disperata e il mio comportamento scorretto era
rimasta l'ultima carta a mia disposizione e dovevo giocarla a qualunque
costo.
Non ero completamente sola, si erano uniti a me il mio amore e la
mia banda, anche loro come me stanchi di crescere in un mondo fatto di
costrizioni e ipocrisia, dove non era la singola persona a contare, ma
l'immagine.
Credevo in noi, nei nostri sogni, nei nostri ideali, ma
soprattutto credevo in me. lo ero il capo, non potevo deludere i miei
compagni.
Ben presto, però i miei amici mi lasciarono, chi a causa dei
genitori, chi per altri motivi. Soltanto la mia amica più cara mi rimase
vicino.
Non mi importava degli altri, con lei vicino ero invincibile, ci
volevamo bene, credevamo nelle stesse cose e, soprattutto, ci
sostenevamo a vicenda.
Poco a poco i nostri genitori si rassegnano e non cercano più di
ostacolarci; avevamo vinto la prima battaglia, ma rimanevano ancora i
pregiudizi da sconfiggere. Ad un adulto probabilmente queste cose
potrebbero sembrare sciocche e senza senso, ma noi credevamo e crediamo
ancora oggi a quel sentimento di ribellione che per noi ha significato
imparare a parlare senza aver paura della reazione e del giudizio degli
altri.
Questa è stata una delle tante piccole battaglie che tutti noi
crescendo ci troviamo a combattere. Alcuni hanno il coraggio di andare
avanti, altri si fermano per paura.
L'importante E' raggiungere la propria meta.
Oggi sono un adolescente, che ha raggiunto parte dei suoi
obiettivi, ma non è ancora riuscita a trovare la felicità.
La bambina, che, un tempo lottava per i suoi ideali si è
risvegliata nel suo spirito, sono ritornata quella di una volta e farò
di tutto per convincere gli altri, che per raggiungere le mete
desiderate non serve sognare, bisogna rimboccarsi le maniche e lottare.
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