PERCHÉ IL CATASTO ONCIARIO E QUESTO LIBRO
Allorquando decisi
come direttore del CENTRO REGIONALE LUCANO dell’Accademia di Storia
dell’Arte Sanitaria, Centro Studi sulla Popolazione, TORRE MOLFESE - San
Brancato di Sant’Arcangelo (PZ), di interpretare il Catasto Onciario di
SANTO ARCANGELO e farlo conoscere anche agli studiosi di storia
regionale, ero molto perplesso dal momento che avevo scarsa conoscenza
in materia.
Ho avuto la fortuna di incontrare Daniela Camelia, appartenente alla
famiglia Molfese, che mi ha proposto di mettere in chiaro il documento e
realizzare insieme questa idea. Il mio desiderio di pubblicare il
catasto onciario risaliva già agli anni ’70 quando ho iniziato a
interessarmi di storia locale e regionale, avendo compreso fin da allora
quale fosse l’importanza di questo documento. Un’intuizione andata
confermandosi in questi ultimi anni quando, girando in internet, notavo
che alcune regioni, come la Calabria, avevano pubblicato o resi
utilizzabili tutti i manoscritti o quasi riguardanti i catasti onciari
di molti paesi del nord della regione e che le pubblicazioni in me rito
hanno cominciato a farsi numerose. La trascrizione digita le,
faticosamente realizzata anche in considerazione della mole di dati
contenuti, ha permesso di ottenere l’indice dei nomi di persona,
l’indice dei nomi delle località topografiche e geografiche nonché le
“ricchezze” che la popolazione del tempo possedeva.
L’importanza di questo documento consiste nel fatto che era espressione
di un rivoluzionario tentativo di riorganizzazione fiscale del Regno di
Napoli. La sua istituzione, voluta da Carlo III di Borbone e coordinata
dalla Regia Camera della Sommaria, aveva lo scopo di porre fine alla
caotica situazione lasciata dal vice regno spagnolo e, nello stesso
tempo, di garantire una maggiore perequazione sociale, in quanto
ridimensionava in modo drastico i privilegi fiscali della nobiltà e del
clero. Il documento descrive in modo molto preciso la situazione
demografica del paese, i beni mobili ed immobili, le attività e le
professioni svolte, oltre alle tasse che si pagavano. Rappresentava e
rappresenta quindi una fonte autorevole ed inesauribile di no tizie per
la conoscenza della storia economica e sociale di Santo Arcangelo nel
Settecento.
Questo lavoro costituisce il coronamento degli sforzi pro grammatici ed
operativi del Centro Studi sulla Popolazione
Torre Molfese nel campo della storia locale e rappresenta un elemento
fondamentale degli scopi culturali che ci siamo prefissi. Il poderoso
impegno in questo settore è stato profuso non in chiave
nostalgico-campanilistica, bensì perché riteniamo che le vicende
municipali rappresentino un importante strumento di ricerca
dell’identità di una comunità, servano a far capire, apprezzare ed amare
il proprio paese, inculchino l’amore ed il rispetto per “i beni
culturali locali”, quali preziose testimonianze del passato,
contribuiscano infine alla formazione di un’autentica coscienza civile.
Sarebbe molto riduttivo circo scrivere in questo limitato ambito il
presente lavoro, di più ampio respiro, che dischiude ben più vasti
orizzonti culturali e che, proprio per ciò, vogliamo mettere a
disposizione non solo dei cittadini, ma anche degli studiosi e di quanti
vogliono approfondire le conoscenze della Basilicata e dell’intero Mezzo
giorno.
La sintetica immagine delle condizioni di Santo Arcangelo, attraverso i
dati contenuti nell’onciario del 1742, dimostra come esso, pur essendo
strumento fiscale imperfetto e legato ad un sistema arcaico tributario,
possa rappresentare una fonte inesauribile per ulteriori indagini
storiche e sociali, grazie alle informazioni reperibili sulla
popolazione, sui mestieri, sulle professioni e sulla distribuzione delle
poche ricchezze. Lascia mo agli autorevoli storici del paese
l’approfondimento di alcuni aspetti che abbiamo fedelmente riportato,
specie riguardo le famiglie notabili, alcune delle quali si sono estinte
ed altre, se pur con difficoltà, continuano ad essere presenti sul
territorio.
A ragione dunque scriveva Nunzio Federico Faraglia nel 1898 sulla sala
dei catasti dell’Archivio di Napoli: «Resta però il catasto onciario un
monumento insigne di grande utilità, per le ricerche le quali ogni dì
occorre di fare per notizie di fami glie, di confini di terre, di
possidenze di chiese, di demani di Università. Offre poi un largo campo
a chi volesse fare studi di statistica e di economia. Questo è il
contenuto della Sala, la minuta descrizione del Regno al tempo di Carlo
di Borbone».
A corredo del Catasto Onciario di Santo Arcangelo, che sarà pubblicato
come documento a parte a cura della DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA DELLA
BASILICATA, si è ritenuto interessan te, in aggiunta a informazioni
sulla compilazione del catasto, arricchire il lavoro anche con notizie
circa le origini del paese e la descrizione del territorio oltre a dare
una descrizione della vita quotidiana dell’epoca, con particolare
riguardo a come era composta la famiglia, a dove e come vivevano
specialmente le classi più povere, con accenni all’alimentazione e al
lavoro. Si è poi descritto il matrimonio e la figura della donna
appartenente alle differenti classi sociali.
Ma, soprattutto, essendo stato Sant’Arcangelo un paese prevalentemente
agricolo, si è dedicata una descrizione particolare alle malattie
connesse all’agricoltura, dando largo spazio alla medicina del tempo e
alle cure praticate dai medici, ma anche da barbieri e apotecari, o
speziali, che preparavano i rimedi del tempo a base di erbe medicinali
dispensate spesso tramite oli o vini medicati. E, infine, poiché
in questi paesi era presente anche una sparuta nobiltà per censo e forse
per rango si è illustrato come si entrava a farne parte, dal momento che
le leggi dell’epoca in merito erano abbastanza ferree.
E’ questo quindi uno spaccato di vita paesana, che illustra come era
vissuta la vita nel passato, e in particolar modo nel 1700, e fa
comprendere al lettore come erano distribuiti i beni e la ”si fa per
dire ricchezza” nella società dell’epoca.
"Consulti medici epistolari"
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